sabato 30 gennaio 2010

Aria nuova all'Osteria La Grotta nel Centro Storico di Pisa.

Parlare di Pisa è per me molto facile, visto che ci sono nato (moltissimi anni fa), oltretutto a poche decine di metri dal Campanile di Santa Maria, conosciuto in tutto il mondo come la "Torre Pendente" o la "Torre di Pisa".
La Città, attraversata dal Fiume Arno, che sfocia in mare a pochi chilometri, sorge su un territorio pianeggiante denominato Valdarno Inferiore, racchiuso tra il mare e i Monti Pisani.
Pisa è un luogo ricco di Storia, tutti i suoi monumenti sono lì a testimonianza, primo fra tutti Piazza del Duomo, conosciuta anche come Piazza dei Miracoli, straordinaria, dal 1987, l’Unesco, l’ha dichiarata “Patrimonio dell’Umanità”. Il Duomo di Santa Maria Assunta, meravigliosa cattedrale medievale, con il suo Campanile che pende, il Battistero e il Cimitero Monumentale, il tutto scenograficamente posto su un grande prato verde e incorniciato dalle antiche mura. Oltre ai tanti monumenti ci sono i Lungarni con gli antichi palazzi e la magnifica piccola Chiesa Gotica di Santa Maria della Spina edificata nel 1230, le Piazze e le Vie, dai vicoli a Borgo Stretto, quest'ultimo è la principale via del Centro Storico.
Borgo Stretto nasce nel Medioevo come ubicazione per le botteghe del tempo, che successivamente si svilupparono e ampliarono i loro traffici, rendendo necessaria la costruzione degli ampi portici, tuttora esistenti, come protezione delle merci e dei clienti.
Il terreno su cui sorge la Città è acquitrinoso e cedevole, gli edifici erano stati costruiti, e sono, senza fondamenta, pertanto, quando necessitò ampliare le attività commerciali con magazzini, non potendo scavare cantine, si costruì sopra i portici, successivamente col tempo i magazzini diventarono abitazioni, fino a giungere ai nostri tempi. Ecco l’affascinante Borgo Stretto, se lo si percorre verso Borgo Largo, alla fine delle loggie, sulla destra c'è Via San Francesco, imboccatela, fatti pochi metri, al numero civico 103, troverete un’Osteria, una delle licenze commerciali più vecchie della Città: La Grotta.
L’Osteria La Grotta, da semplice rivendita di vino fu trasformata negli anni cinquanta, in qualcosa di più, era il salotto buono della Città, non solo buon Vino, ma anche affettati e formaggi, con i piatti caldi come le zuppe e la trippa, cucinate e portate da casa dai proprietari del tempo, per l'epoca un Locale all’avanguardia. Nel 1965 venne ristrutturata e vi fu costruita la prima cucina, passarono gli anni e nel 1992 arrivò la trasformazione in Locale rustico ma più raffinato di una semplice Osteria, fino ad arrivare ai primi anni del terzo millennio; dal 2004 c’è una nuova gestione, il proprietario è Giacomo Nasello (insieme a me nella prima foto in basso).
Giacomo, classe 1970, già a 17 anni, quando era libero dagli impegni scolastici, andava ad aiutare in sala, al Ristorante Baldini a Pontedera (Pi), poi un’esperienza di tre anni all’Albergo Ristorante Enrico a Ponsacco (Pi), qui la figlia del proprietario, Claudia Marinelli, bravissima Sommelier (vincitrice nel 1993 della prima edizione Trofeo Calp F.I.S.A.R. Miglior Sommelier dell’Anno), lo inizia al mondo del Vino, questa passione non lo abbandonerà più. Altre esperienze importanti per Giacomo sono quelle all’Hotel Goya a Forte dei Marmi (Lu) e dal 1993 al 1995 al famoso Ristorante La Polveriera di Giacomo Pardini a Pontedera. Per i successivi otto anni si dedica con l’aiuto del bravo enologo Attilio Pagli, al mondo del vino, prendendo anche la rappresentanza di alcuni grandi nomi come Arnaldo Caprai e Allegrini, fino al momento in cui sopravviene la decisione di rilevare l’Osteria in questione.
La Grotta è un Locale molto caratteristico, il suo nome deriva dal fatto che il soffitto e parte delle pareti è rifinito simil roccia, dando l’impressione di essere proprio in una grotta. Molto caldo e accogliente, si respira un’aria di pulito, nella prima sala, dove c’è anche il bancone, una decina di tavolini di legno, nella seconda, più piccola con il caminetto, che porta anche alla cucina, altri quattro. L’arredamento è rustico, l’apparecchiatura è semplice, piccole tovaglie di carta e tovaglioli di stoffa, ma nel complesso molto gradevole. In sala il servizio è assicurato da Giacomo, dalla sua “dolce metà” Scilla e da Giusi, in cucina l’esperta Chef Elisabetta Banti.
Il Menù, prevalentemente di terra, cambia tutti i mesi per seguire la stagionalità della spesa, molto accurata la scelta degli ingredienti, grande passione per l’olio extra vergine toscano, “il migliore del mondo”. Particolare anche la scelta delle carni, per le robuste bistecche l’ottimo Angus Irlandese, per i controfiletti e le tagliate il più saporito Angus Argentino. L’Aberdeen Angus, è una solida razza bovina, originaria del nord est della Scozia, per la sua particolare resistenza, adattabilità e qualità della carne è ormai diffusa in molti altri Paesi del mondo, dal 1873 è arrivata anche nelle Americhe, prendendo qui il nome di Black Angus.
Da notare che l’acqua della casa, opportunamente trattata da un sistema della Water Consulting di Empoli (Fi), è gratuita.
La Carta dei Vini è molto interessante, si nota la mano dell’esperto, molte le etichette, dopo una prima pagina di Birra Artigianale, si inizia con i Prosecchi, molta scelta tra i Vini Rossi del Territorio, sia delle Colline Pisane che della Toscana, non mancano all’appello tutte le altre importanti Regioni vitivinicole Italiane, poi i Rosati, qualche selezionato Vino Bianco, pregevole la scelta dei Vini Francesi. Sul fronte della Carta c’è una bella e lunga frase presa da “il Vino e l’Uomo” di Claude Papin (vigneron in Anjou, Francia, titolare dello Chateau Pierre Bise) che cosi finisce: “ Senza il vino l’uomo è condannato a perdere la sua Libertà, cioè la sua Natura”.
Nel cestino del pane i freschi e buoni prodotti del Panificio Artigianale Primavera, di Pisa, fette di pane bianco e schiacciatine, tagliate, assortite ai vari sapori. Ma veniamo alla degustazione.
Antipasto - La mousse tiepida di baccalà al profumo di cipolla su polentina fritta croccante e riccioli di carote.
Questo piatto è stato accompagnato dal Rosato Scalabrone 2008 Bolgheri D.O.C., 12.5% Vol., della Tenuta Guado Al Tasso di Bolgheri (Li), un bel Vino delicato, vellutato e avvolgente.
Primo – I casoncelli, fatti in casa, (piatto tipico della Lombardia, un impasto ripieno di carne ed erbe dalla forma quadrata o rettangolare) con gobbi, petto d’anatra affumicato e uvetta.
Secondo – Il controfiletto all’olio peposo con patate mascé e rape saltate con le olive.
Insieme a queste due portate è stato servito un Chianti Classico 2007 Rocca di Montegrossi D.O.C.G. (90% Sangiovese, 5% Canaiolo, 5% Colorino), 13,5% Vol., dell’ omonima Azienda di Marco Ricasoli Firidolfi di Gaiole in Chianti (Si), un Vino dal colore rosso rubino, intensi gli aromi, robusto ma molto buono, lungo e persistente dal retrogusto particolarmente gradevole.
Dolce – Ricotta di pecora montata con cioccolato caldo e cacao.
In abbinamento al Passito Solera 1927 Pedro Ximenez Montilla-Moriles Denominacion de Origen, 16% Vol., della Bodegas (Azienda di produzione, selezione o distribuzione del Vino) Alvear in Andalusia (Spagna), un nettare, molto buono .
Tutti i piatti e gli abbinamenti mi hanno molto soddisfatto.
Da Maggio a Ottobre, sempre a seconda della stagione, si può mangiare fuori nel confortevole spazio all'uopo arredato, e poi c'è una grossa novità, dal primo di Marzo 2010 apre "Casa Giacomo", tre accoglienti camere, sopra l'Osteria, in cui gli ospiti potranno, se lo desiderano, anche pranzare o cenare con più intimità.
Scambiare le opinioni con Giacomo Nasello, un giovane comunicativo e molto preparato, e ascoltare la sua interpretazione della Ristorazione è stato molto interessante. Con grande passione ha sottolineato che la freschezza delle materie prime usate, abbinata ad una cucina sincera e tradizionale, sforzandosi sempre di mantenere in equilibrio la qualità con il prezzo è la via giusta per soddisfare la clientela, anche la più esigente.
Era molto tempo che non venivo a pranzo nel Centro Storico di Pisa, ed è stato piacevole trovare che all'Osteria La Grotta si respirava una positiva aria nuova, e dove con professionalità e gentilezza mi hanno servito "Vino, Pane e Companatico".
Osteria La Grotta
Via San Francesco, 103 Pisa
Aperta a pranzo e cena sempre
Giorno di riposo la Domenica
Tel. 050 578105
info@osterialagrotta.com
http://www.osterialagrotta.com/













domenica 24 gennaio 2010

FRANCO BIONDI SANTI, MONTALCINO (SIENA) E IL BRUNELLO, NEL BEL LIBRO: QUESTA E' LA MIA TERRA.

E' appena uscito, edito dalla Protagon Editori di Siena, un bel libro di Maurizio Boldrini, Bruno Bruchi e Andrea Cappelli dal titolo: “QUESTA E’ LA MIA TERRA, Franco Biondi Santi, Montalcino e il Brunello”.
La Pubblicazione è di grande formato, sulla copertina scura spicca un significativo ed intenso primo piano di Franco Biondi Santi (classe 1922), un nobiluomo della campagna Toscana che ha fatto della sua vita straordinaria una missione per lo sviluppo della Viticoltura e del Vino, in particolare il Brunello di Montalcino.
Nel Libro, di 160 pagine finemente rilegate, ci sono molte avvincenti fotografie, anche di grande dimensione, come sempre molto ben realizzate dal bravo fotografo Bruno Bruchi. Molto materiale inedito è stato raccolto direttamente dall'Archivio Privato della Famiglia, gentilmente donato, insieme a moltissimi, preziosi ed antichi volumi, dai Biondi Santi, nel 1874, alla Biblioteca Comunale di Montalcino (Si).
Il Libro è suddiviso in una Introduzione, “L’Alchimista che trasforma gli acini in oro liquido”, fatta dagli Autori, in cui viene espressa tutta la loro motivata ammirazione per questo straordinario Viticoltore, e in Sei Capitoli, oltre alla Bibliografia finale.
Il Capitolo Uno, "L'Albero dei Biondi Santi" è anche l’asse portante di tutto il Volume, occupa infatti esattamente la metà delle pagine: in questo lungo capitolo viene raccontata, per bocca dello stesso gentiluomo toscano, non solo l’affascinante storia della sua Famiglia, fin dal 1789, ma anche, in stretto legame, quella di un mondo legato alla terra, all'Italia, a Montalcino e al suo Vino, il Brunello. La documentazione in questa parte del libro è quanto mai rara e interessante.
Tra i molti particolari, ed estremamente avvincenti ricordi, possiamo trovare:
La vecchia foto del nonno, Ferruccio Biondi Santi, diciassettenne, in uniforme da Garibaldino, appoggiato al suo moschetto con la baionetta in canna (fucile ancora oggi gelosamente conservato), che partì volontario nella Terza Guerra d’Indipendenza contro l’Impero Austriaco nel 1866;
I molti i riconoscimenti, documentati, sul Vino prodotto dal 1865, allora brunello con la”b” minuscola, premiato, con la Medaglia d'Argento, all'Esposizione Agraria di Montepulciano del 1869, per poi diventare la Prima Grande Riserva del 1888 (nella loro cantina ci sono ancora due preziosissime bottiglie di questa storica annata), e soprattutto gli attestati di paternità del Brunello di Montalcino, confermati nel 1932 in un documento che porta la firma dell’allora Ministro dell’Agricoltura e delle Foreste Giacomo Acerbo, che per quelle strane coincidenze della Storia, era nato, a Loreto Aprutino nell’interno del Pescarese, il 25 luglio, proprio del 1888. Capitolo Due, “Il Greppo e la produzione del Brunello”: è dedicato alla storia della Tenuta, il Greppo appunto, che si trova su una collina sulla strada tra Montalcino e Sant’Antimo, ai meravigliosi vigneti di Sangiovese che la circondano e ai “segreti” di Biondi Santi per fare il Brunello. Un illustre personaggio come lui, con sessantanove vendemmie sulle spalle, ha certamente molto da raccontare.
Capitolo Tre, “Un legno speciale per il Brunello”: incentrato sulle botti di Rovere di Slavonia (in Croato Slavonija, attuale regione orientale di questo Stato), scelte perché sono di un legno abbastanza neutro, solo leggermente tannico e con un delicato profumo di vaniglia, che proviene da boschi ubicati sui rilievi del territorio considerato.
Capitolo Quattro, “Le Antiche riserve e il rito della Ricolmatura”: ampia trattazione dei modi di conservazione delle bottiglie, dai tappi allo speciale “rito” della ricolmatura con Vino della stessa vendemmia, nei casi in cui il nettare cali nella bottiglia per il trascorrere dei decenni. Questa tecnica Biondi Santi è stato tra i primissimi ad effettuarla, i suoi Vini, grazie a ciò, possono superare la eccezionale meta dei cento anni.
Capitolo Cinque, "Il Vero Moscatello di Montalcino": qui si descrive la storia del Vino dolce che i frati dell'Abbazzia di Sant'Antimo producevano, con uve di Moscato Bianco, già nel 1200, e che attraverso i secoli, per le sue pregevoli peculiarità, si era diffuso in tutte le corti d'Europa, ottenendo nel 1867, all'Exposition Universelle di Parigi, la " Mention Honorable". Di questo Vino particolare, Franco Biondi Santi conserva ancora una sessantina di straordinarie bottiglie dell'ultima annata prodotta , il 1969.
Capitolo Sei, "Dalla Normandia alla rinascita di Sant'Antimo": vi si descrive l'impegno profuso dalla Famiglia Biondi Santi, e in particolare da Franco, ad aiutare Padre Andrea Forest, proveniente da un Convento della Normadia (Francia), per il recupero della storica Abbazia, faro della Cristianità, in Toscana, durante il Medioevo.
Sono stati molto bravi gli Autori (Maurizio Boldrini, Bruno Bruchi, Andrea Cappelli), riuscendo a fare di "Questa è la mia Terra" un bel Libro "sincero", coinvolgente e che riesce a trasportare il lettore attraverso uno dei mondi più affascinanti che l'uomo possa trovare in questa sua esistenza terrena, fatto di Terra ma anche di lunghi filari di Viti, di magnifico Vino ma anche di storie di Uomini con la "U" maiuscola come Franco Biondi Santi.
http://www.biondisanti.it/



domenica 17 gennaio 2010

Il Ristorante Operà delle Terme di San Carlo (Massa): un forte segnale di rilancio grazie al Gruppo Vichi.

Proprio a ridosso della Città di Massa (Ms) ci sono le propaggini tirreniche della Alpi Apuane (famose per l'escavazione del marmo di Carrara); imboccando la strada che da qui si inerpica sulle montagne, per raggiungere la Garfagnana (territorio della Provincia di Lucca compresa tra le Apuane e l'Appennino Tosco Emiliano), dopo circa 4 km., a più di trecento metri di altezza, si arriva nella panoramica Frazione di San Carlo Terme. Qui sgorgano le tre preziose sorgenti dell'Acqua Aurelia, un'acqua minerale naturale conosciuta per i suoi benefici fin dai tempi dei Romani (grandi cultori delle Terme in genere); la frazione prende il nome da San Carlo Borromeo (1538/1584), illustre Vescovo di Milano dal 1565 al 1584, canonizzato nel 1610 da Papa Paolo V. La tradizione narra che San Carlo, sofferente di calcoli renali, di passaggio a Massa, trovò grande giovamento bevendo queste acque.
L'attuale mercato delle Acque Minerali in Italia è molto vasto: 279 marchi, 183 stabilimenti di imbottigliamento per 162 Aziende Produttrici, un "mare" di ben 12.608 milioni di litri di acqua limpida che vengono imbottigliati, quasi totalmente, per il mercato interno, solo un milione viene esportato. Un comparto con 7.500 dipendenti ma con un indotto di oltre 32.500 altri addetti, un giro di affari di circa 2.200 milioni di Euro annui. L'acqua è la bevanda più diffusa e acquistata dagli Italiani, ognuno di essi ne consuma, in 365 giorni, 196 litri, siamo primi in Europa e terzi nel Mondo dopo gli Emirati Arabi e il Messico.
Lo Stabilimento Termale dell'Acqua San Carlo assunse importanza fin dagli anni trenta (nel 1937 era considerata la migliore acqua del mondo), una lunga storia di affermazioni/successi fino a giungere ai nostri giorni.
L'Acqua Oligominerale Naturale San Carlo è particolarmente leggera e gradevole, è indicata, tra l'altro, grazie al suo residuo fisso molto basso (58 mg/l), nel trattamento delle calcolosi e delle infezioni delle vie urinarie, nei disturbi gastroenterici, nelle affezioni del metabolismo e nei disturbi dell'ipertensione arteriosa.
Dal 2007, tutto il complesso delle Terme di San Carlo, è stato rilevato dal Gruppo Vichi, una realtà romana gestita in prima persona dal suo fondatore e Presidente Giuliano Vichi, indomabile con i suoi 82 anni, e dai figli Giancarlo e Mauro (vedi prima foto sotto). Dal 1954 un Gruppo in continua ascesa, oggi è leader Italiano nella zincatura, ha otto stabilimenti con 300 dipendenti, oltre a forti investimenti immobiliari di grande prestigio. Nell'acquistare le Terme di San Carlo, il Gruppo Vichi, non ha solo diversificato i suoi investimenti, ma con l'entusiasmo che contraddistingue questa Famiglia d'Imprenditori, ha voluto dare anche un forte input per poter meglio affrontare le nuove sfide dei mercati del terzo millennio, gli investimenti sono stati e sono importanti (sette milioni di Euro per l'acquisto del complesso delle Terme, e altrettanti per la ristrutturazione dello Stabilimento, la costruzione di un nuovo Albergo da 40 camere, che sarà realizzato in tempi brevi, marketing e comunicazione), tra gli obbiettivi principali anche lo sviluppo della ristorazione, concentrata, soprattutto, nel panoramico e accogliente Ristorante Auditorium appena ribattezzato Operà (prima si chiamava Musì).
Come attore principale del nuovo indirizzo ristorativo è stato scelto sicuramente lo Chef giusto: Roberto Carnevali.
Roberto, classe 1954, espressione più sincera del territorio circostante, Executive Chef ma anche Responsabile di tutto il Settore Ristorazione delle Terme, è un autodidatta, di quelli con la "Cucina" nel sangue. Nasce in una famiglia di Ristoratori Massesi, cresce mangiando e imparando una cucina tradizionale, fatta di straordinari prodotti della agricoltura e dell'allevamento. La mamma era nativa della Lunigiana, un territorio che prende il nome dalla antica Città Romana di Luni, alla foce del fiume Magra, anticamente con questo nome si identificava un territorio vasto che comprendeva la Riviera Spezzina e la Versilia, sul mare, per poi addentrarsi fino all'alta Garfagnana, da Sarzana fino a Albareto in Provincia di Parma. Oggi la Lunigiana si identifica con l'Alta Val di Magra. La gastronomia, attraverso i secoli si è particolarmente sviluppata nel Massese, una terra di confine che ha assorbito tradizioni e ricette di tre Regioni (Toscana, Liguria e Emilia). Questo è il DNA dello Chef Roberto Carnevali che ha lavorato tutta la vita nei suoi locali di Massa, distanti l'uno dall'altro poche centinaia di metri, L'Osteria del Borgo, La Taverna De Battì e Le Chansonnier. Roberto e la sua famiglia hanno fatto storia nella tradizione culinaria dell'entroterra Massese, e ora, che arrivato all'Operà, ha portato con se tutto il suo "bagaglio" gastronomico, fatto di ricette di terra e di mare, con tutte le prelibatezze di questa terra meravigliosa: l'agnello, l'aglio, l'arancio, il cardo, la cipolla, il fagiolo e il limone, tutto massese, l'agnello e le patate di Zeri, il biroldo delle Apuane, la cipolla di Treschietto, il fagiolo di Bigliolo, il lardo di Colonnata, il pane di Pontremoli, la mela rotella, il testarolo e la torta d'erbi della Lunigiana, il panigaccio di Podenzana, la salsiccia di Montignoso, e ancora una infinità di altri ottimi prodotti che sarebbe troppo lungo elencare, ma, vi garantisco, tutti straordinari. Queste sono le materie prime della Cucina sincera di Roberto Carnevali, che del mestiere e della ristorazione sa proprio tutto, essendo un ottimo Chef ma anche Sommelier e Barman.
In cucina Roberto è coadiuvato dal giovane ma già esperto Sous Chef Marino Balloni (con me e Roberto nella seconda foto sotto).
Il Ristorante Auditorium Operà è una bella struttura tutta a vetri, proprio di fronte allo Stabilimento Termale di San Carlo, nel Parco Termale delle Alpi Apuane, in estate si può usufruire anche della ampia terrazza con un magnifico panorama; finemente arredato ha una ricettività all'interno per circa 90 coperti, ma lo spazio non manca, un luogo ideale per organizzarvi eventi enogastronomici di qualsiasi tipo, il tutto accompagnato dalla musica preferita, ovviamente suonata dal vivo. Straordinariamente ricchi i Buffet (vedi foto), dove si mescolano sapori e colori, artistiche preparazioni, ricercate ricette e cucina del territorio, il tutto incorniciato da un impeccabile servizio.
Da sottolineare che la prenotazione è obbligatoria.
Grazie alle scelte particolarmente indovinate della proprietà, il Gruppo Vichi, che ha saputo, non soltanto investire dei capitali ma, soprattutto, scegliere gli uomini giusti da inserire nei punti nevralgici dell'Azienda da poco acquisita, come per la ristorazione, si aprono nuove prospettive per un forte rilancio sia delle Terme di San Carlo che del suo Ristorante Auditorium Operà.
Operà Ristorante della Terme
Via dei Colli, 92
San Carlo Terme (Ms)
Tel. 0585 810677
Fax. 0585 47704
info@termedisancarlo.it
www.termedisancarlo.it








mercoledì 13 gennaio 2010

IL CORRIERE DEL VINO A TAVOLA AL RISTORANTE IN GARGOTTA DI CASTIGLIOCELLO (LIVORNO).

Volevamo scambiarci gli Auguri per l’Anno Nuovo e, nello stesso tempo, festeggiare il forte incremento di lettori e consensi, avuti in Internet nel 2009, dal nostro Giornale il “Corriere del Vino”; abbiamo, pertanto, organizzato una cena.
Sabato sera 09/01/2010, Riccardo Gabriele, Paolo Valdastri e il sottoscritto, Giorgio Dracopulos (rispettivamente Direttore, Vicedirettore e Gastronomo del Corriere del Vino), accompagnati dalle rispettive signore, ci siamo ritrovati in uno dei pochi Ristoranti, segnalati dalla Guida Michelin 2010, nella Provincia di Livorno, il Ristorante In Gargotta a Castiglioncello (Li).
Ma siccome “il lupo perde il pelo, ma non il vizio”, abbiamo approfittato dell’occasione , anche per fare una “piccola” degustazione di Vini, abbinandoli alle portate della cena. Per rendere la cosa più interessante sono stati scelti tre Vini Rossi, diversi tra loro e di differenti annate, più un Vin Santo.
Nel simpatico e raccolto ambiente del Ristorante in questione, premurosamente curati dal titolare Francesco Urbani, abbiamo degustato:
Antipasto Toscano assortito, composto da vol-au-vant (involucro di pasta sfoglia) con porcini e vitello, quadrotti di polenta grigliata con caramelle di vitello al limone, crostini di champignon, con cipolle porrettane, stracchino e salsiccia.
Il Vino che accompagnava questo piatto era Solengo 1998, Rosso Toscana I.G.T. 13% vol., della Tenuta di Argiano, Montalcino (Siena), Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah. Un bel vino, negli anni è cresciuto, colore intenso, un bel bouquet di frutti maturi con sentori di ribes e more, in bocca morbido ma significativo, equilibrato e corposo, bella struttura, un finale molto lungo e piacevole, mi ha impressionato positivamente.
Primo, pappardelle al ragù di Cinta Senese (rara e antica razza suina allevata allo stato brado, cosi chiamata per una cintura di pelo chiaro all’altezza delle zampe anteriori).
Insieme a Solaia 1996, Rosso Toscana I.G.T. dei Marchesi Antinori (Firenze), 13% vol., prodotto a 350 metri s.l.m. nell’omonimo vigneto di dieci ettari, situato nella Tenuta Tignanello di Antinori, nel cuore della Zona del Chianti Classico, con uve 75% Cabernet Sauvignon, 20% Sangiovese e 5% Cabernet Franc. Il Vino viene affinato per circa 14 mesi in piccole botti di rovere e per almeno altri 12 mesi in bottiglia. Color rubino, delicato sia nei profumi che al palato, esprime tutta la complessità dei suoi tannini soffici, non troppo lungo ma piacevolissimo.
Secondo, agnello nostrale con patate arrosto e sformatino di verdure.
Abbinato a Ornellaia 1995, Rosso D.O.C. Bolgheri Superiore, 13,5% vol., 65% Cabernet Sauvignon, 30% Merlot e 5% Cabernet Franc. Nell’anno della bottiglia, la omonima Tenuta di produzione era ancora del Marchese Ludovico Antinori, Viticoltore in Bolgheri (Livorno). Color rubino granato, intenso al naso, molti i profumi tra cui spiccavano sentori di frutta selvatica, cuoio, liquirizia e cioccolata, in bocca avvolgente e vellutato, molto equilibrato ed intenso, un lungo finale dagli aromi persistenti, una delle migliori annate. (Vedi prima foto sotto: "il Direttore intento alla degustazione").
Dolce, crostata di mandorle e marmellata di arance.
Successivamente, i cantuccini classici Toscani.
In accompagnamento, Vin Santo 2003 San Gimignano D.O.C., 16% vol., dell’Azienda Il Colombaio di Santa Chiara, San Gimignano (Siena). I fratelli Logi (Alessio, Stefano e Giampiero) titolari di questa bella Azienda a carattere familiare, hanno messo in questo Vino dolce tutto l’amore per la loro terra, bel colore ambrato, profumo intenso e ricco di aromi, particolarmente gradevole in bocca, dal retrogusto persistente, un gran bel prodotto.
Tutte le portate, preparate dalla brava Chef Antonella Guerrieri del Ristorante In Gargotta (mamma di Francesco) , sono state molto gradite da tutti e hanno svolto alla perfezione il compito di esaltare i grandi Vini in accompagnamento.
La conviviale serata del “Corriere del Vino a Tavola” si è conclusa a tarda sera con lo scambio dei doni e degli auguri.
Ristorante In Gargotta
Via Fucini, 39 Castiglioncello (Li)
Tel. 0586 754357
Fax. 0586 685575
ristogargotta@hotmail.it
http://www.corrieredelvino.it/





sabato 9 gennaio 2010

Al Ristorante del Genusshotel Badl a Caldaro al Lago (Bolzano) la serenità della vacanza si unisce alla buona cucina.

Già altre volte ho parlato di Caldaro al Lago (Kaltern am See in Tedesco) in Provincia di Bolzano, una delle località più belle dell'Alto Adige (Sudtirol), qui si uniscono molteplici aspetti favorevoli sia geografici che storico culturali e agricoli. Innanzi tutto la zona è contraddistinta dal clima mite e dalla variegata vegetazione, poi c'è il verde Lago di Caldaro, il più grande e temperato dei laghi naturali Alpini, data la sua profondità che non supera i quattro metri, un luogo bellissimo sia in estate che in inverno, intorno il magnifico panorama con le montagne. Le fitte distese di canne, che lo circondano, sono un parco per migliaia di uccelli acquatici e palustri, ben 250 specie diverse, tra i più belli la Cicogna Bianca (o Cicogna Europea) e lo Svasso Maggiore dal bel piumaggio variopinto. Poi c'è, oltre ad altri, il nuovo Lido, lo stabilimento balneare super attrezzato, inaugurato nel 2006, con idromassaggio, piscine per grandi e piccini, una grotta rocciosa sotterranea, il pontile con i pedalò e la barche, l'area ristorazione. Il Paese di Caldaro è vicinissimo, si raggiunge anche a piedi. Una piccola Cittadina di circa 7.500 abitanti votata all'agricoltura, in particolar modo vigneti e frutteti; il suo nome nasce dalla parola latina "caldarum" (paiolo di rame), rappresentato anche nello "Stemma Comunale", è diviso in nove frazioni ubicate a diverse altitudini, portano i nomi di San Giuseppe al Lago, Centro, Pianizza di Sotto, Villa di Mezzo, Pozzo, Pianizza di Sopra, Sant'Antonio, San Nicolò e Castelvecchio, dai 214 metri s.l.m. della prima fino ai 612 metri s.l.m. dell'ultima. I primi insediamenti, secondo i ritrovamenti archeologici, risalgono addirittura agli ultimi secoli del III millennio a.C. (Eneolitico), molti i reperti di Epoca Romana, poi attraverso i secoli passa sotto il governo di vari Stati e Vescovadi; ci sono una decina di Chiese di un certo valore storico e otto Cappelle con statue lignee raffiguranti scene della Passione di Gesù, non mancano alcuni interessanti Castelli, in uno dei quali, Laimburg, vi è stata istituita una Scuola Sperimentale di Agricoltura. La Viticoltura, oggi, rappresenta l'essenza stessa del Paese, ed ha una antichissima tradizione, visto che sono stati trovati dei vinaccioli risalenti all'Età del Ferro, già nel 1220 poi è documentata una prima citazione ufficiale del "Vinum de Caldaro". Nei primissimi anni del 1900 esisteva un consorzio tra Vignaioli, ma è dal 1999 che è nato l’attuale Consorzio Wein Kaltern, dal 1955 , poi, viene attraversata dalla “Strada del Vino del Sud Tirolo” (Suedtiroler Weinstrasse) che unisce Caldaro a Andriano, Ora, Bolzano, Cortina all’Adige, Magrè, Montagna, Nalles, Egna, Vadena, Salorno, Terlano e Termeno. Per il Vino nuovo, ogni anno, ci sono grandi festeggiamenti, che portano il nome “Torggelen” (ci sarebbero due puntini sopra la”o”, ma non c’è la lettera nelle nostre tastiere), dal Tedesco “torggl” (torchio), dove non mancano Speck e salami artigianali, piatti tradizionali come i Canederli o Knodel (grossi gnocchi dall’impasto variabile, allo Speck, al formaggio o agli spinaci, in alternativa anche nella versione dolce) o il Gulasch (letteralmente “zuppa del mandriano”, un sostanzioso stufato di carne) con la polenta, e poi ci sono la caldarroste, le frittelle dolci e lo Strudel. Potete andare a visitare l’interessante Museo Enologico dell’Alto Adige e una infinità di Aziende Agricole con le loro belle e storiche cantine, dove fare delle magnifiche degustazioni, oltre a ciò, aggiungeteci una vita sana fatta di passeggiate (molto bella e immersa nel verde quella della Gola di Rastenchklamm), di sport acquatici in Estate e sci in Inverno. Un gran bel posto Caldaro e per godersi appieno una bella Località e fare una bella vacanza, bisogna dormire e mangiare bene: vi consiglio il Genusshotel Badl e il suo Ristorante.
Badl in Tedesco significa “Bagno”, l’Hotel deve il suo nome a una antica sorgente di acqua sulfurea che c’era nella proprietà e veniva sfruttata per bagni e inalazioni. La struttura si trova in località Pozzo (la frazione più piccola del Comune), a 513 metri s.l.m., da cui si gode un magnifico panorama; accanto la caratteristica Chiesina di San Rocco (vedi foto in alto), dei primi anni del XVI secolo, sul muro esterno ha un pregiato affresco di San Cristoforo. L’Hotel è stato rinnovato recentemente, 30 confortevoli accoglienti camere o suite, tutte con della bellissime viste, arredate con eleganza e stile locale (vedi la mia camera, ultima foto in basso); per gli ospiti ci sono molti servizi a partire dal Ristorante, il Bar, la grande piscina coperta, la biblioteca, la sauna, la stanza giochi per i bambini, il solarium e la possibilità di avere trattamenti personalizzati di benessere e massaggi, il parcheggio esterno e quello sotterraneo.
La Proprietà, di questo ospitale Albergo è della Famiglia Roschatt-Morandell che lo gestisce direttamente, mantenendo un livello molto alto di attenzioni e premure per la clientela, tanto da “coccolarla”. La Famiglia dei titolari viene da una lunga tradizione di ristorazione e ospitalità, già nel 1800 qui c’era la Locanda, dove si ospitava e si ristorava, nel migliore dei modi, sia i popolani che i signori. Anche oggi i Proprietari hanno una grande attenzione per la ristorazione, infatti sono rimasto favorevolmente colpito dal loro Ristorante. Una sala interna su cui si affaccia la nuova cucina, una veranda completamente vetrata che lascia, nella bella stagione, anche qualche tavolino all’aperto. Molto belle e coreografiche le apparecchiature, addirittura, in alcuni casi personalizzate; il personale di sala è esperto, gentile e servizievole, il Menù offre ampia scelta con molti piatti della tradizione locale, in cucina il bravo Executive Chef Erwin Dreher, con i suoi collaboratori Manfred, Josef e Tibor.
Erwin, classe 1959, nasce nel Baden- Wùrttemberg, nella parte più sud-occidentale della Germania, ha un grande amore per l’arte culinaria che lo porta a frequentare un istituto specifico che lo qualifica Chef, ma, già dal 1973, giovanissimo, è già al lavoro in cucina.
Poi ha lavorato per 12 anni in Località importanti della Svizzera, come Saint Moritz, sempre in qualificati locali, successivamente ha fatto anche altre interessanti esperienze, tra cui due anni su grandi navi da crociera, nell’Aprile del 2009 è arrivato all’Hotel Badl.
La Carta dei Vini è molto selezionata ma interessante, ci sono soprattutto Vini del Territorio, ma si spazia dai Bianchi ai Rossi, dai Rosati alle Bollicine, dagli Champagne ai Prosecchi per finire ai Vini Dolci in gran parte Italiani, ma con scelte anche dalla Francia, Australia, Sudafrica e U.S.A. (California).
Ma veniamo alla degustazione che è stata accompagnata da una ottima bottiglia di Rosso, espressione del Territorio, Arzio 2005 (50% Merlot, 25% Cabernet Sauvignon, 25% Cabernet Franc) della Tenuta Arzenhof Baron di Pauli, di Caldaro (Bz).
Gelato di mascarpone e rucola con prosciutto di cavallo;
Carne di manzo affumicato con carciofi cremosi nel cestino di parmigiano;
Lasagnette di asparagi freschi con petto di tacchino;
Sella di agnello arrostito con patate cremose e verdure di stagione;
Strudel in versione tradizionale (mele, pinoli, uvetta e cannella).
Tutti piatti con presentazioni molto belle, profumi e sapori di grande livello.
Soggiornare in una Cittadina piena di fascino come Caldaro al Lago, circondati da tanta bellezza della natura e in più essere in uno dei Territori più importanti della Viticoltura Italiana è sicuramente una vacanza straordinaria; se, a tutto ciò, uniamo le innumerevoli comodità, l’accoglienza e la buona cucina del Genusshotel Badl, si può star certi che la vacanza sarà indimenticabile.
Alla cortese Silvia Mottes alla Reception ho detto “herzlichen dank” (tante grazie) per tutto, e caricando i bagagli sull’auto mi sono ripromesso di tornare presto per ripetere la piacevolissima esperienza.
Genusshotel Badl
Località Pozzo, 34
Caldaro al Lago (Bz)
Tel.. 0471 963305
Fax. 0471 964632
info@hotelbadl.com
http://www.hotelbadl.com/