domenica 8 ottobre 2017

“TRABACCOLARA” NON SOLO UNA GUSTOSISSIMA RICETTA MA ANCHE UN LIBRO CHE RACCONTA UN’AFFASCINANTE STORIA DI MARE.




Definire precisamente, con delle parole, la Storia infinita tra l’Uomo e il Mare è cosa praticamente impossibile.

Un grande Scrittore Polacco, poi naturalizzato Britannico, Joseph Conrad (1857 - 1924), che aveva avuto una vita molto avventurosa e viaggiato tantissimo, anche per mare, ha detto: 
Il Mare non è mai stato amico dell’Uomo. Tutt’al più è stato complice della sua irrequietezza”.

L’Uomo ha iniziato ad avvicinarsi al Mare per necessità, dovendo procurarsi il cibo con la pesca, già nel Paleolitico
L’Età della Pietra Antica (“Paleolitico” dal Greco “παλαιός λίθος”) fu il primo periodo della Preistoria in cui si svilupparono le più antiche tecnologie umane per mezzo di strumenti in pietra.

Attraverso i millenni la lotta tra l’Uomo e il Mare ha fatto si che venissero sviluppate scienze e tecnologie per meglio conoscere maree, correnti, venti, profondità, stagioni, abitudini migratorie riproduttive dei pesci, e ancora moltissimo altro. 
Per tutto ciò  era necessario costruire imbarcazioni sempre più sicure e affidabili. 

Anche se Lucio Anneo Seneca, filosofo e politico romano vissuto tra il 4 a.C. e il 65, sosteneva che “Un grande pilota sa navigare anche con la vela rotta”, la necessità per i pescatori di avere una buona imbarcazione è sempre stata fondamentale.

Vi voglio parlare di due tipi di barche che sono al centro della nostra storia.

Il primo è il “Trabaccolo”: un’imbarcazione tipica del Mare Adriatico, nata partire dal 1700 ma che si è perfezionata nel corso del 1800, è stata usata fino ad anni molto vicini a noi. 
Nel 1915 (inizio della Prima Guerra Mondale per l’Italia) furono militarizzate tutte le Navi e le Barche civili, tra queste vennero censiti 168 Trabaccoli tra Venezia e Bari
Una barca robusta con due alti alberi, armati con “vele a terzo”, carena arrotondata, chiglia e paramezzale (struttura interna della chiglia), interamente pontata, con una capace stiva centrale a cui si accedeva da un grande boccaporto a prova di mare. 
Il “Trabaccolo” per le sue specificità era una barca adibita principalmente al trasporto merci

La seconda è la “Paranza”: una “barca da pesca”, nata probabilmente alla fine del 700, molto diffusa in Adriatico fino al 1950
Aveva un lungo pennone su cui si alzava in origine una “vela latina” e in anni più recenti una “vela a terzo”. 
Lo scafo assomigliava al “Trabaccolo” con la prora a petto d’anatra, ma aveva, in proporzione alla lunghezza, una maggiore larghezza. 
La “Paranza” era specifica per la “pesca a strascico”, infatti il suo nome deriva dal fatto che, originariamente, questo tipo di pesca veniva praticato con due barche che procedevano affiancate “in paro” appunto. 
Con l’invenzione dei “divergenti” è stato possibile praticare la “pesca a strascico” anche con una sola imbarcazione.

Descritte le barche passiamo alla storia che desidero raccontarvi.

Agli inizi del 1900 a San Benedetto del Tronto, una bella e accogliente Cittadina, con origini che si perdono in Epoca Romana, adagiata sulla Costa Marchigiana alla foce del Fiume Tronto, era molto sviluppata la pesca. 
Famosi, intraprendenti e ingegnosi i pescatori del luogo, tantoché, nel 1912, furono i primi ad applicare un motore a una barca da pesca, una vera e propria “rivoluzione industriale”, che li portò a navigare anche in acque molto lontane e incrementò vertiginosamente la pesca.

Alla fine della Prima Guerra Mondiale (1914 -1918) il Mare Adriatico, però, era molto pericoloso, a causa delle moltissime mine che vi galleggiavano, e impoverito.
Un consistente gruppo di pescatori decise di trasferirsi, con barche e famiglie, su una nuova Costa, quella Tirrenica

La Località prescelta, per non rubare il lavoro a nessuno, era una Cittadina che in quel tempo era più “terra” di marinai che di pescatori: Viareggio.

Viareggio è in Toscana, nel tratto costiero rientrante nella Provincia di Lucca, è un’accogliente e storica Località turistico/balneare
Le sue lunghe e sabbiose spiagge sono bagnate, per la gioia dei vacanzieri, dalle acque del Mar Ligure

Viareggio, oltre alle innumerevoli attrattive estive, ha un’intensa vita mondana tutto l’anno, per esempio, dal lontano 1873, qui, si svolge anche uno dei Carnevali più belli, coreografici, ricchi, divertenti e famosi del Mondo.

Viareggio davanti ha il mare, alle spalle è incorniciata dal suggestivo panorama delle Alpi Apuane, ai lati è racchiusa dalle grandi, verdeggianti e rilassanti pinete.

La Darsena di Viareggio è una delle zone più antiche della Città, con il suo vecchio porto di pescatori, oggi affiancato da quello turistico e dai famosi cantieri navali di super lussuose imbarcazioni. 
Anticamente quella che oggi è la via principale, Via Coppino, era il regno dei vecchi artigiani dediti alle barche come i calafati e i maestri d’ascia. 
Proprio la Darsena di Viareggio fu la meta definitiva dei pescatori Marchigiani e dello loro barche da pesca con cui erano arrivati: le “Paranze”.

Nacque cosi, con questa forte  spinta, oltre a una nuova comunità di persone che ben s’integrarono tra di loro, quella comunità di pescatori “Viareggini”, che nei momenti migliori ha avuto anche più di 100 barche in mare.

I Marchigiani, grandi lavoratori e profondi conoscitori del mare, oltre alle loro tecniche di pesca portarono anche alcune della loro tradizioni, comprese quelle gastronomiche.
Dall’incontro di due mondi gastronomici, nacque (senza precise certezze di attribuzione) una particolare ricetta che venne chiamata ispirandosi alle barche da trasporto dell’Adriatico i Trabaccoli: “Trabaccolara”.

La “Trabaccolara” non è altro che un piatto di pasta (prevalentemente spaghetti) e pesce, quello di recupero, il meno pregiato, quello che una volta non veniva portato ai mercati o rimaneva invenduto, ma che oggi è stato rivalutato. 
Un sugo insaporito da pomodori tagliati a pezzettini, da aglio, prezzemolo, sale, pepe, olio extravergine di oliva, il tutto sfumato con il vino bianco. 
Una vera e propria delizia per il palato.

La ricetta della “Trabaccolara” è tornata in auge alla fine del 1900 grazie ai grandi Ristoratori Viareggini che l’hanno fatta conoscere in varie parti d’Italia e non solo.

Ecco che, proprio per raccontare dettagliatamente questa affascinante storia, è appena uscito un piacevolissimo Libro Tascabile intitolato: “Trabaccolara - Una storia e una Ricetta dal Mare di Toscana” con il Progetto Grafico di Editografica.

Il Libro edito a cura della Regione Toscana (Assessorato alle Attività Produttive, al Credito, al Turismo, al Commercio) e “Vetrina Toscana”, nasce da un’idea di Vieri Bufalari (caro amico che purtroppo ci ha lasciati), la Dr. Daniela Mugnai e il Giornalista Corrado Benzio.

Vetrina Toscana” è il progetto di Unioncamere Toscana e Regione Toscana nato per promuovere ristoranti, produttori e botteghe che producono o utilizzano i prodotti tipici del Territorio.
Grazie a “Vetrina Toscana” in questi ultimi anni il Turismo Agroalimentare Regionale è diventato un modello da imitare, un viaggio tra filiera corta dell'enogastronomia, qualità delle produzioni artigianali e Territori dal patrimonio storico/culturale unico. 
A oggi le Aziende che aderiscono a “Vetrina Toscana” sono innumerevoli.

Vetrina Toscana” ha scelto di promuoversi con tutti i mezzi possibili: stampa, televisione, web, degustazioni, rassegne, cene a tema, cene nei musei, spettacoli, festival. 
Grande è stata la capacità di fare rete con altre manifestazioni, sia nelle Città capoluogo di Provincia come nei piccoli Borghi.

Il LibroTrabaccolara - Una storia e una Ricetta dal Mare di Toscana”, in formato cm. 15,5 x 15,5, ha la Copertina rigida con bandelle, è stampato su carta lucida ed è arricchito da moltissime e rarissime “foto storiche” oltre ad altre del Fotografo Riccardo Bianchi.

All’inizio due brevi introduzioni di Stefano Ciuoffo, Assessore alle Attività Produttive, al Credito, al Turismo, al Commercio della Regione Toscana, e Oriano Landucci, Presidente della Fondazione Banca del Monte di Lucca, Fondazione che ha contribuito alla pubblicazione.

Seguono quattro avvincenti Capitoli che raccontano nei particolari tutta la Storia della “Trabaccolara”, e moltissimo altro, inquadrando il tutto sotto vari punti di vista. 
Due Capitoli sono di Corrado Benzio, uno di Franco De Felice e il quarto di Adolfo Lippi.

Poi ci sono due ricette, con i rispettivi procedimenti per la realizzazione.
La prima e proprio quella degli Spaghetti allaTrabaccolara” della brava Chef Marzia Lombardi del Ristoranteda Giorgio” di Viareggio (LU).
Le seconda “La Recanati” (omaggio a Porto Recanati, nelle Marche) della brava Amalia Ghilarducci Titolare e Chef del Ristoranteda Miro alla Lanterna” sempre a Viareggio.

Seguono, nel Libro, i nomi e i recapiti dei primi 55 magnifici Ristoranti, non solo di Viareggio, che hanno aderito all’iniziativa per la promozione della “Trabaccolara”.

L’ultima pagina è dedicata ha un commovente ricordo dall’amico Vieri Bufalari da parte di Daniela Mugnai.

Un bel Libro questo “Trabaccolara - Una storia e una Ricetta dal Mare di Toscana”, un Libro dal profumo di mare” che si legge tutto di un fiato da quanto appassiona.

La “Trabaccolara” una "Ricetta Marchigiana", nata a Viareggio che non si cucina nelle Marche
Per tale motivo si può concludere con le belle parole scritte, alla fine del suo Capitolo, da Franco De Felice
Mi piace pensare che la Trabaccolara sia un piatto che i pescatori Sanbenedettesi hanno voluto creare solo a uso e consumo dei Viareggini, come segno di riconoscimento per averli accolti nei lontani anni dei primi del Novecento. E per permettere a un Sanbenedettese, che ha l’occasione di assaggiarla, d’incanto, di sentire il profumo del Mare di San Benedetto del Tronto. Ovunque si trovi”.

PS. Un particolare ringraziamento al bravo Chef Giacomo Pezzini del RistoranteBasilico Fresco” per aver preparato la “Trabaccolara” fotografata in questo Articolo





Trabaccolo. Disegno di Aldo Cherini

Trabaccolo. (Foto Arosio Stefano - Wikipedia)

Paranza. (Foto Arosio Stefano - Wikipedia)

"Trabaccolara" dello Chef Giacomo Pezzini

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