La “farina” ha avuto da sempre e ha un ruolo essenziale nella storia dell’alimentazione umana; le varianti possono essere numerose ma l'origine di ogni macinazione nasce dal “grano” che appartiene alla Famiglia delle Graminacee, riconoscibili genericamente per la particolare forma a spiga: il “grano” è una delle specie vegetali più coltivate al Mondo. Utilizzato anticamente anche al posto della moneta come merce di valore per scambi e baratti è ancora oggi un enorme motore economico che costituisce un'importante risorsa per le aree in cui può essere coltivato.
La parola
“farina” deriva dal Latino “farīna” che a sua volta deriva
da “far = farro”, infatti gli Antichi Romani proprio dal “farro”
ottenevano la polvere adatta a insaporire e raddensare le loro preparazioni. La
“farina alimentare” è il prodotto della macinazione dei frutti secchi
o dei semi di varie piante: grano, mais, orzo, farro, riso, avena,
segale, castagne, ceci, mandorle, nocciole, grano saraceno.
Comunemente però indichiamo col nome di “farina”, senza specificarne l'origine,
quella ottenuta dal “grano tenero” (triticum aestivum) che viene
usata per la panificazione, in pasticceria e in cucina. La
farina di “grano duro”, usata per la panificazione e la produzione
di pasta alimentare, prende il nome di "semola".
Su chi ha
realizzato per primo la “farina” non ci sono ovviamente certezze trattandosi di
un evento che si perde nella notte dei tempi, ma alcuni Ricercatori Italiani,
delle Università di Firenze e di Siena, della Soprintendenza all'Archeologia
della Toscana e dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, hanno
analizzato uno strumento litico (oggetto di pietra realizzato dall’uomo), un
pestello da macinazione con residui di grani di amido, recuperato nel 1989
nella Grotta denominata “Paglicci”, in Puglia nelle vicinanze di Rignano
Garganico oggi Provincia di Foggia, stabilendo che nel Paleolitico Superiore,
circa 32.000 anni fa, si produceva farina macinando chicchi di avena selvatica.
Gli abitanti
dell'insediamento di “Grotta Paglicci” erano cacciatori e raccoglitori, ma
avevano acquisito la sofisticata tecnica di manipolazione delle piante
necessaria a ottenere farina. La tecnica di lavorazione adottata indica con
precisione che migliaia di anni prima dell'avvento dell'agricoltura il consumo
di avena macinata aveva un ruolo importante nelle strategie di sopravvivenza di
quella popolazione.
Pare siano
state però le Popolazioni dell'Asia Minore, della cosiddetta area della
“Mezzaluna Fertile”, che oltre 10.000 anni fa per integrare la caccia fino
allora praticata addomesticarono le piante che gli servivano per il
sostentamento facendo nascere quel sistema straordinario che definiamo
“agricoltura”.
La
“Mezzaluna Fertile” era una Regione Storica del Medio Oriente che si estendeva
all'incirca sugli attuali stati di Egitto, Israele, Palestina, Giordania,
Libano, Siria, Cipro, Turchia, Iraq, Kuwait, Iran e Arabia Saudita.
La
coltivazione delle “graminacee”, soprattutto del grano, si diffuse pian piano
in tutt'Europa, contribuendo a migliorare la qualità dell'alimentazione delle
popolazioni del vecchio continente. Nel Medioevo, la più diffusa era
certamente la farina di frumento, adatta alla preparazione di pane, pasta
e prodotti da forno. Con la scoperta dell'America arrivò sulle tavole
degli Europei anche la farina di mais, da cui si sviluppa la polenta,
originariamente preparata anche dagli Antichi Romani con farine di altri tipi
di cereali (soprattutto miglio e farro).
La “farina
di frumento”, così come la conosciamo oggi, viene utilizzata soprattutto per la
preparazione di pasta, pizza e pane. Le sue caratteristiche alimentari
dipendono soprattutto dalla quantità di produzione (industriale o artigianale
da piccoli mulini) e soprattutto dalla sua macinazione. Il processo
di raffinazione nasconde numerose curiosità e dipende dalla
lavorazione dei chicchi di grano; il processo di abburattamento separa
infatti il germe di grano dalla crusca, facendo così ottenere un prodotto più o
meno raffinato. Il particolare nome deriva proprio dal “buratto”, uno strumento
dotato di griglia che separa, grazie alla forza centrifuga, tutti gli elementi del
cereale.
Dalla raffinazione
industriale si ottiene la “farina bianca”, o “00”, mentre nelle produzioni
artigianali che effettuano una lavorazione e una raffinazione più blande sul
chicco, si ottiene la farina integrale. Particolare la produzione dei Mulini
con “macina a pietra”, diffusi ancora in alcune parti del Territorio Italiano
(soprattutto nell'Italia Centrale e nel Meridione) che mantengono intatto il
chicco di grano durante tutte le fasi della sua macinazione e ne preservano le
caratteristiche organolettiche e nutrizionali, grazie alle basse temperature di
lavorazione che non superano mai i 30°.
Particolare
attenzione poi si deve avere per la “qualità della farina”: in base alla sua
granulometria e alla sua raffinazione assorbirà più o meno acqua: di norma, più
sarà fine e impalpabile, più acqua dovrete aggiungere ai vostri impasti.
Nella
splendida Regione dell’Emilia-Romagna in Provincia di Piacenza si trova lo
storico Comune di Gragnano Trebbiense, ubicato nella Pianura Padana tra il
Fiume Trebbia a Est e il Torrente Luretta a Ovest, qui in Località Pilastro al
Civico 2 c’è un Azienda che produce farine di alta qualità: il Molino Dallagiovanna.
La Storia di
questa Azienda nasce nel 1832 quando la Sig.ra Ernesta con uno spirito
pionieristico e tanto sacrificio commercializzava cereali che ritirava, con un
antico carro trainato dai cavalli, dagli agricoltori e poi li portava a
macinare in vari Molini della zona. Passarono alcuni decenni in cui l’attività
si ampliò e sopraggiunse la necessità di acquisire un Molino, tale fatto si
realizzò nel 1870 con l’acquisizione del primo Molino a pietra che era
alimentato dall’acqua del Rio Vescovo. Il Molino apparteneva ai Visconti di
Modrone e su di esso gravava una “servitù di messe alla Curia”, dopo anni di
duro lavoro si realizzò nel 1926 la possibilità di riscattare tale servitù per
la somma di 12.000 Lire.
Passarono i
decenni e i discendenti della Famiglia della Sig.ra Ernesta continuarono a
portare avanti l’attività in anni anche difficilissimi come quelli della
Seconda Guerra Mondiale (1939-1945).
Nel 1949 la
guida dell’Azienda venne assunta da Guido, Renzo e Vittorio Dallagiovanna che,
spinti da un forte spirito innovativo, tra le molte novità introdotte
costruirono anche il Primo Molino a Cilindri, a cui ne susseguì un Secondo nel
1953. Ancora oggi i loro nomi sono impressi nel Molino tanto da essere presenti
anche nel nome Societario stesso dell’Azienda: “Molino Dallagiovanna G.R.V.”.
Oggi il
“Molino Dallagiovanna” è guidato dalla quinta e sesta generazione della
Famiglia: i Cugini Pierluigi e Sergio Dallagiovanna insieme a loro Stefania,
Sabrina e Renza Figlie di Pierluigi e Paolo Figlio di Sergio. L’Azienda sta
vivendo una forte crescita in un’ottica lungimirante facendo conoscere a tutta
Italia e in oltre 50 Paesi nel Mondo, l’alta qualità delle sue farine. I
Dallagiovanna selezionano personalmente solo le più pregiate qualità di grani
per le loro farine. Ai fornitori viene richiesto sempre il “passaporto dei
grani” che certifica i trattamenti effettuati sul campo durante la semina e la
provenienza: questo per garantire solo prodotti eccellenti.
La Ricerca e
lo Sviluppo sono fondamentali per valutare qualità, forza, elasticità,
resistenza e tenacia di ogni singola farina attraverso analisi effettuate con
tecnologie di ultima generazione. Compito di un Molino non è solo offrire una
farina di altissimo livello, ma anche ottenere prodotti equilibrati, costanti e
sicuri. La pulizia è uno dei requisiti chiave per proporre una farina di
qualità superiore, per tale motivo al Molino Dallagiovanna si effettua una prima
pulitura a secco del grano e successivamente sono gli unici che lo lavano con
acqua. Questo tipo di lavorazione, abbandonato da tutti gli altri causa i costi
elevati, permette di eliminare tutte le impurità e ammorbidire i chicchi
facilitandone la successiva molitura a freddo che lenta e delicata rispetta le
componenti organolettiche del grano.
Nel loro
“Laboratorio d’Arte Bianca” le farine sono testate da espertissimi Tecnici dell’Azienda,
come Mattia Masala, e da importanti Maestri provenienti dalle Migliori Scuole
d’Italia: CAST Alimenti, AMPI e da grandi professionisti del settore e Chef di
tutto il Mondo che, con la loro arte ed esperienza, sono fondamentali per il
miglioramento continuo della produzione.
Il “Molino
Dallagiovanna” produce moltissime tipologie di farine: dalle linee
tradizionali per pane, pasta, dolci e pizza, quest’ultime anche con
le virtù del germe di grano, una linea di preparati senza glutine e
senza lattosio specifici per ogni settore dell’Arte Bianca,
farine biologiche, semilavorati professionali e farine
create “su misura” in base alle esigenze produttive della clientela.
Ogni farina viene confezionata in sacchi con chiusura a valvola
termosaldata a ultra-suoni per impedire contaminazioni e fuoriuscita
del prodotto. I prodotti vengono imballati e confezionati per mezzo
di materiali riciclabili e di facile smaltimento. Le farine,
infine, vengono lasciate riposare prima di essere vendute sul mercato.
La
sostenibilità è una componente fondamentale per l’Azienda infatti il Molino
negli anni ha stretto legami forti con l’ambiente e il territorio per
poter garantire prodotti eccellenti per tale motivo sono stati creati rapporti
commerciali di lungo termine con gli Agricoltori e i Fornitori di tutte le
materie prime sulla base dei medesimi valori di sostenibilità e di
trasparenza.
In quasi
duecento anni di vita il “Molino Dallagiovanna” è diventato una delle realtà
più produttive e moderne del settore, in grado di esportare oltre i valori tradizionali
di un’antica arte molitoria anche l'eccellenza alimentare Italiana, realizzando
con grande passione farine superiori che profumano di grano buono.
https://www.youtube.com/watch?v=N3n8G1ZKsxw
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