La “Terra” è
il nostro rotondo Pianeta, ma tale nome non fu mai “meno appropriato” dato che
è formata per il 71% da acqua
(idrosfera).
Di questo
71% la quasi totalità è acqua salata (96%) il resto è acqua dolce, per due
terzi sotto forma di ghiaccio.
Nell’acqua
salata la concentrazione di sale varia a
seconda dell’apporto più o meno grande di fiumi e dall’intensità di
evaporazione.
In tutti i casi il termine “acqua salata” identifica tutti gli Oceani
e i Mari diversamente ubicati sul nostro Pianeta.
Gli Oceani
sono le distese più vaste di “acqua salata”, in realtà, secondo la definizione
data, nel 1953, dall’Ufficio Idrografico Internazionale (oggi Organizzazione
Idrografica Internazionale) vi è “un solo Oceano” diviso in 4 Bacini:
Oceano
Pacifico, Oceano Atlantico, Oceano Indiano, Oceano Artico.
Ma come al
solito non tutti nel Mondo la vediamo allo stesso modo infatti in Italia, per
esempio, la classificazione riguarda solo l’Oceano Pacifico, l’Oceano Atlantico
e l’Oceano Indiano, mentre si definisce il resto come “Mar Glaciale Artico”.
L’Oceano
Atlantico è il secondo Bacino Oceanico della Terra per estensione (circa il 20%
della superficie) ed è diviso tra Atlantico Settentrionale e Atlantico
Meridionale.
Tra i
Continenti e le Nazioni che l’Oceano Atlantico Settentrionale bagna c’è anche
l’Europa e Paesi come Spagna e Portogallo.
Le onde
prodotte dall’Oceano Atlantico che si infrangono sulle Coste sono già a cose
normali di una forza spaventosa, considerate poi che recenti studi hanno
dimostrato che negli ultimi 70 anni l’altezza media di queste onde è
addirittura in aumento:
si parla di più di 10 millimetri l’anno, oltre 10
centimetri a decennio.
Quando le
onde, e specialmente le Oceaniche, colpiscono Zone Costiere Rocciose hanno una
forza tale che nel tempo riescono a disgregare le rocce stesse.
Ci sono
uomini ardimentosi denominati “Percebeiros” che, sulle ardue Coste della
Galizia, lottando con le fredde e forti onde in alcuni specifici tratti di quella
di Costa, ci danno la possibilità di poter degustare una delle più
straordinarie delizie che l’Oceano ci può offrire:
i “Percebes” (nome
scientifico “pollicipes pollicipes o pollicipes cornucopiae”).
La Galizia è
una Comunità Autonoma nel Nord Ovest della Spagna, confinante a Est con altre
due Comunità Autonome Spagnole (le “Asturie” e la “Castiglia e León”) e a Sud
con il Portogallo;
è una Regione bella, accogliente e verdeggiante, bagnata a
Ovest dall’Oceano Atlantico e a Nord Est dalle acque del Golfo di Biscaglia.
I
suoi abitanti si chiamano “Galleghi” o “Galiziani”.
La Galizia,
è stata anche un’antica “Provinciae” Romana, oggi ha 4 Province:
A Coruña,
Pontevedra, Ourense e Lugo.
Il Capoluogo Regionale è Santiago di Compostela, destinazione
finale di tutti i Pellegrini che hanno percorso, attraverso i secoli, e
percorrono, il “Cammino di Santiago” (circa 800 km. attraverso Francia e
Spagna) per giungere alla meravigliosa Cattedrale della Città (consacrata nel
1211) luogo di sepoltura di San Giacomo di Zebedeo detto il Maggiore, uno dei
Dodici Apostoli.
All’estremo
Ovest della Galizia le scogliere del “Cabo Finisterre” (ubicato sulla
cosiddetta Costa della Morte) erano considerate dagli Antichi Romani la fine
del Mondo conosciuto.
La Costa
Galiziana si allunga per più di 1500 km. ed è molto varia come conformazione,
si alternano piccole insenature, vaste spiagge, isolotti e impervie scogliere.
Proprio su
alcuni tratti di queste scogliere si avvinghiano e si sviluppano le colonie di
Percebes che si nutrono di plancton e uova di pesce grazie al continuo
infrangersi delle onde su di loro.
I “Percebes”
a prima vista sembrerebbero dei molluschi i realtà sono dei “crostacei” (una
Famiglia numerosa ed eterogenea suddivisa in numerose Classi, Sottoclassi e
Infraclassi), che appartengono all’Infraclasse dei “Cirripedi”.
I “Percebes”
si caratterizzano per il loro aspetto veramente particolare:
un peduncolo
carnoso ricoperto da un corpo allungato di robusta pelle flessibile di colore
marrone/nero;
da una parte gli organi che gli permettono di fissarsi con forza
alle varie superfici, dall’altra un insieme di piastre calcaree madreperlacee che
formano delle specie di unghie all’interno delle quali sono ubicate e protette le
parti vitali.
I “Percebes”
si possono trovare sulle Coste di altre Zone della Spagna come le Asturie, la
Cantabria i Paesi Baschi e le Isole
Canarie, ma anche in Portogallo, Francia, Marocco, Senegal, Capo Verde e Canada.
Raramente si trovano nel Bacino del Mar Mediterraneo.
Senza
addentrarmi troppo nel loro complicato ciclo vitale riproduttivo c’è da
sottolineare che non avendo un cuore il loro sangue non ha l’emoglobina
pertanto devono catturare, grazie alla superficie del torace, l’ossigeno
disciolto nell’acqua.
Da ciò ne deriva che più onde li colpiscono, specialmente
con temperature basse, meglio si sviluppano.
I “Percebes”
si dividono in due varietà quelli che crescono e vivono esposti al sole (i
migliori, come quelli Galiziani) e quelli che prosperano sott’acqua sulla
sabbia (come quelli Marocchini).
I “Percebes”
che crescono sulle scogliere Galiziane della Costa della Morte (in particolare
quelli di Punta Faro Roncudo) sono considerati i migliori al Mondo grazie alla loro favorevole
esposizione al sole, alla particolare ricchezza di nutrimento dell’acqua e alla
straordinaria ossigenazione data dal continuo infrangersi su di loro delle
forti onde Oceaniche:
in questo ambiente idoneo possono raggiungere anche i 12
cm. di lunghezza.
In Galizia
il periodo riproduttivo di questo stranissimo essere inizia nel mese di Marzo e
finisce a Settembre con l’apice all’inizio dell’Estate.
Per tale motivo la
raccolta viene autorizzata, sempre in determinate Zone tenute sotto controllo,
solo per pochi giorni nei mesi in cui l’Oceano tende a essere più freddo e agitato.
Per i
“Percebeiros” staccare manualmente, grazie a vari attrezzi per fare leva, i
“Percebes” dalle rocce mentre sono sballottati contro le stesse dalle forti onde
è cosa assolutamente non facile e molto pericolosa.
Poche decine di uomini
coraggiosi che rischiano molto nel loro difficile lavoro e purtroppo non sono
rarissimi anche i casi di gravi incidenti.
Tutto ciò rende i “Percebes”
Galiziani ricercati crostacei dal prezzo giustamente elevato.
Da
sottolineare che per essere consumati i “Percebes” devono essere freschi e
pertanto vivi;
sono piuttosto delicati e non durano molto dopo essere stati
staccati dal loro ambiente vitale.
Ma come si cucinano
i “Percebes”?
Cucinare i
“Percebes” è molto facile si possono grigliare, saltare in padella con un
pochino di olio, farli bollire con delle
patate o delle foglie di alloro,
ma il metodo migliore e quello più tradizionale
per gustarli è il seguente:
- “Mettete
in una pentole a bollire dell’acqua proporzionata al numero di “Percebes” da
cuocere, se avete il Mare vicino potete usare anche l’acqua di Mare altrimenti
aggiungete 70 gr. di sale per ogni litro di acqua che usate.
Appena l’acqua
raggiunge la temperatura di bollitura potete aggiungere i “Percebes”, se sono
piccoli o medi per la cottura basta un minuto, se sono molto grossi sono
sufficienti un paio di minuti. Appena pronti scolateli e serviteli
presentandoli come più vi aggrada”.
Importante è
anche imparare come si degustano:
- “Aspettate
un attimo che la loro temperatura cali e si possano maneggiare, poi afferrateli
mettendo le dita nel punto dove la parte madreperlata si unisce al corpo e applicate
una torsione spezzandoli verso il basso per non schizzarvi, la parte color
arancione che rimane attaccata agli artigli e quella da portare alla bocca.
Poi
potete aprire, sempre con le dita, o succhiare, la parte superiore (come si fa
con le teste dei Gamberi o degli Scampi) che contiene un gustoso “simil corallo
rosso”.
Che dire di
più sennonché mangiare i “Percebes” significa certamente assaporare, grazie al
loro entusiasmante sapore intenso e iodato, le più preziose e straordinarie
delizie che si possono strappare alle onde dell’Oceano.
Percebes Gallegos
Punta Rocundo. Foto Tg Carrusel Cabecera Grande
Percebe Gigante. Foto Lucía Freitas Rodriguez
Percebes Galiziani Cotti. Foto Tg Carrusel Cabecera Grande
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