La Sardegna è per estensione la seconda Isola del Mediterraneo (dopo la Sicilia); è lunga 270 km. e larga 145 km., con 1.897 km. di Coste bellissime: la sua superficie raggiunge i 24.100 Chilometri Quadrati. Il Promontorio di Capo Ferro, sulla Costa Nord-est dell’Isola, nel Comune di Arzachena (SS), dista dal Toscano Monte Argentario 188 km. di Mar Tirreno, mentre 10 km. meno (178) la separano dalle Coste Tunisine e dal Continente Africano, solo 11 km. è la distanza dalla Corsica Francese.
Il
Territorio dell’Isola è prevalentemente composto da Colline e Altopiani
Rocciosi, seguono le Zone pianeggianti e poi le Montagne. I Fiumi più
importanti, per esigenze non solo idriche, sono sbarrati da imponenti Dighe che
formano grandi Laghi Artificiali. Il “patrimonio boschivo” della Sardegna è il
più importante d’Italia, più di un milione e 213.000 Ettari, come anche il suo
sottosuolo per quanto riguarda i Minerali. Il Clima è Mediterraneo e tale
fatto, attraverso i Secoli, ha permesso lo sviluppo di molte attività
dell’uomo. Si è sviluppata l’Agricoltura, specialmente quella cerealicola, la
Pesca e l’Allevamento in particolare Ovino.
La Sardegna
per la sua particolare conformazione è diventata nel tempo un Territorio di
Pastori. Qui oggi troviamo un terzo dell’intero patrimonio Ovino e Caprino
Nazionale, una produzione di latte ovino che raggiunge il 50% in Italia e, di
conseguenza, si producono una grande varietà di ottimi formaggi. La Sardegna ha
anche il primato di prima Regione Italiana per il numero di puledri grazie alla
secolare Tradizione dell’allevamento semibrado di Cavalli (principalmente di
Razza Anglo-araba).
Il Mare che
bagna le coste della Sardegna è veramente “miracoloso”: una trasparenza
fantastica che permette di vedere la ricchezza del mondo sommerso (flora e
fauna acquatica) anche a importanti profondità, una limpidezza che lo rende un
immenso specchio che riflette il cielo, tra l’infinità dei colori dei suoi
fondali spiccano le verdi praterie di Posidonia Oceanica e il Rosso vivo dei
Coralli. Il Mare poi bagna delle vere e proprie opere d’arte create nei Secoli
dalla Natura sia sulle rocce sia sulla morbidissima sabbia (bianca o rosa).
La Pesca in
Sardegna ha sempre avuto, grazie al fantastico e pescoso Mare che la circonda,
una sicura e forte Trazione ma, in alcuni periodi storici, è stata frenata dal
pericolo dei Pirati Saraceni: una minaccia che incombeva non solo sui natanti
ma anche sui centri abitati costieri. Per tale motivo si era sviluppata quel
tipo di pesca che si faceva negli stagni dell’Isola (circa 12.000 Ettari tra
acque dolci e salmastre) o nelle peschiere con la cattura di grandi quantità di
anguille e muggini (o cefali). Il lavoro dei Pescatori dell’Isola ha assunto
maggiore importanza a partire dal 1600 in poi, raggiungendo il pieno sviluppo
dal 1800 con l’uso del particolare sistema di pesca delle “Tonnare”.
Molte sono
le attività Tradizionali dei Pescatori Sardi rimaste immutate attraverso i
Secoli così come certe tecniche vedi la tipica raccolta in Mare del Corallo e
certe lavorazioni come quella della “Bottarga”. L’Agricoltura si è
specializzata in produzioni vinicole, olivicole, di arance, di barbabietole, di
carciofi. Particolarissimo il “Carciofo Spinoso Sardo” tanto da essersi meritato il
Marchio D.O.P. e la cui produzione è documentata già dal 1780.
La
coltivazione della Vite in Sardegna è molto antica e risale al IX Secolo a.C.
quando i pacifici mercanti Fenici iniziarono ad arrivare sulle coste dell’Isola
e riuscirono facilmente a integrarsi con la locale “Civiltà Nuragica” (gli
Antichi Sardi, XXIII Secolo a.C. - II Secolo d.C.). I Fenici introdussero molte
nuove conoscenze e tecnologie nella vita dell’Isola tra cui una forma di
aggregazione urbana fino allora sconosciuta: la Città. Anche i Cartaginesi, i
Greci e i Romani hanno successivamente sviluppato, tra moltissimo altro, la
Viticoltura Isolana.
Ma è a
partire dal XIV Secolo in poi, con l’arrivo in Sardegna di Vitigni come la
“Vernaccia”, il “Vermentino”, il “Cannonau” (introdotto, dopo il 1479 con
l’arrivo della dominazione Spagnola, e che in Spagna prende il nome di
“Alicante”) e altri, che l’Isola ha iniziato ad avere un’importanza specifica
nella produzione vitivinicola, confermata e ampliata grazie ai successivi e
favorevoli sviluppi storici come il passaggio della Sardegna (Trattato dell’Aia
del 1720) sotto Vittorio Amedeo II di Savoia Principe di Piemonte.
Negli ultimi
decenni i Viticoltori Sardi hanno approntato nelle loro Aziende, con grande
intelligenza e passione, tutte le nuove tecnologie enologiche, consentendo il
forte rinnovamento del Settore Vitivinicolo della Sardegna (oltre 27.200 Ettari
di Vigne) rendendolo dinamico e innovativo. Ciò ha migliorato moltissimo la
qualità della produzione con Vini Rossi eleganti e strutturati e Vini Bianchi
freschi e sapidi: il Vino Sardo si è diffuso rapidamente anche sui Mercati
Internazionali. Oggi in Sardegna sono presenti 33 Denominazioni Vinicole: Una
DOCG, Diciassette DOC e Quindici IGT.
Per quello
che oggi vi voglio raccontare iniziamo proprio da un’importante Azienda
Vitivinicola la “Cantina Santadi” ubicata in un Territorio della Sardegna
particolare ed estremamente interessante il “Sulcis”.
Il “Sulcis”
è un Territorio che si estende nella porzione sud-occidentale dell’Isola ed è
parte integrante della Regione storico-geografica del Sulcis-Iglesiente.
Il Coronimo (toponimo riferito ad una Regione o ad un'Area geografica) deriva
dall'antica Città di Sulki (o Sulci, la Capitale dei Solcitani,
un’antica Tribù) che sorgeva nel luogo dell'odierna Sant'Antioco, sul
versante nord dell'omonima Isola, è stata un antichissimo insediamento
Nuragico, una Città Fenicia e poi Punica e Romana. Il
Sulcis propriamente detto corrisponde al versante sudoccidentale dei Monti
del Sulcis e alla Pianura sottostante fino alla costa sud-occidentale
che si affaccia sul Canale di Sardegna, da Capo Altano (o Capo
Giordano) fino al Golfo di Palmas e da qui continua verso
il Capo Teulada. Fa parte del “Territorio Sulcitano” anche l'Arcipelago
del Sulcis con le Isole di San Pietro e di Sant'Antioco,
quest'ultima è unita alla terraferma, fin dall'antichità, per mezzo di
un istmo artificiale.
Dal punto di
vista geografico, geomorfologico e naturale, il Sulcis ha una forte
caratterizzazione (stagni costieri, macchia mediterranea, boschi, foreste,
sugherete, pascoli, terreni seminativi) in quanto è quasi completamente
delimitato dal mare e dall'omonimo massiccio montuoso che lo isolano dal
resto della Regione. L'unica via naturale di collegamento è dislocata nella
parte orientale del confine settentrionale. Nel complesso, l'ambiente naturale
si differenzia in due biotopi fondamentali: uno di Pianura e di bassa
Collina e uno più impervio, tipicamente Montano. Il primo ha offerto,
storicamente, le condizioni per lo sviluppo di una società rurale stanziale,
basata sull'agricoltura e sull'allevamento degli ovini, il secondo, per le
condizioni più difficili, ha consentito lo sviluppo di una società rurale non
stanziale, basata soprattutto sull'allevamento dei caprini e dei bovini rustici
e, marginalmente, sullo sfruttamento delle risorse forestali
(legno, sughero, carbone vegetale).
Ai nostri
tempi il “Sulcis” viene suddiviso geograficamente in due Zone: la parte
settentrionale, più popolata e meno vasta denominata “Alto Sulcis” (costituito
dall'omonimo bacino carbonifero e dall'arcipelago) ha come centro territoriale
la Città di Carbonia e comprende otto Comuni (Calasetta, Carbonia, Carloforte,
Narcao, Perdaxius, Portoscuso, San Giovanni Suergiu e Sant'Antioco) e la parte
meridionale, meno abitata con un territorio un po' più grande definita “Basso
Sulcis” con dieci Comuni (Domus de Maria, Giba, Masainas, Nuxis, Piscinas,
Santadi, Sant'Anna Arresi, Tratalias, Villaperuccio e Teulada). Dal punto di
vista economico l'Alto Sulcis ebbe nel recente passato un'economia
prevalentemente mineraria, oggi ha un'economia basata su attività dei servizi e
del terziario con diverse piccole imprese turistiche, agro-pastorali
e della pesca. Nel Basso Sulcis l'economia si basa invece prevalentemente sulle
attività di tipo agro-pastorale, sebbene siano diffusi anche la pesca e il
turismo.
Proprio nel
“Basso Sulcis” è ubicata la Cantina Santadi, a pochi chilometri in linea d’aria dalle meravigliose
spiagge e dune bianche di Porto Pino, nel piccolo Comune agropastorale di
Santadi, da cui prende il nome, rinomato per la sua ricca enogastronomia, per
le bellezze naturalistiche e per le numerose testimonianze del passato. La
Cantina è una delle realtà produttive più celebri e importanti della Sardegna,
artefice di una grande opera di valorizzazione enologica del Territorio del
Sulcis. Una Cantina Sociale, tra le più vitali e importanti d’Italia, nata il
24 Ottobre 1960 per volontà di 27 Produttori guidati dal patriarca Peppino Sais
e il coordinamento dell’Ente per la Trasformazione Fondiaria e Agraria in
Sardegna.
Oggi la
“Cantina Santadi” è una magnifica realtà con 20.000 mq. di aree edificate, una
Cantina di 2.500 mq. dotata di una moderna ed elegantissima Barricaia, 45
fedelissimi dipendenti e 220 Soci conferitori. Dai complessivi 650 Ettari
vitati, di cui una ventina sono di stretta proprietà, vengono realizzate circa
due milioni di bottiglie di vino per un fatturato di 12 milioni di euro.
Grande
importanza per lo sviluppo della Cantina Santadi è stata, a partire dalla metà
degli anni ‘80, l’appassionato e straordinario supporto del mitico Enologo
Giacomo Tachis che ha aiutato a far conoscere in tutto il Mondo le eccellenze
territoriali a base di “Carignano”, il vitigno a bacca rossa di origine
Spagnola più tipico del Sulcis. Giacomo Tachis (1933 - 2016) è stato il più
straordinario e rivoluzionario Enologo del Ventesimo Secolo e la Cantina
Santadi ha voluto rinominare, con il supporto del Comune, la strada dove si
trova la cantina proprio con il nome di “Giacomo Tachis”.
“Cantina
Santadi” seguendo la sua meritevole filosofia di valorizzazione del Territorio
ha recentissimamente realizzato e pubblicato (fine Marzo 2024) un meraviglioso
Libro dal titolo: Terroir Sulcis.
Il Libro è
stato fortemente voluto dal bravissimo e appassionato Presidente Antonello
Pilloni (Socio dal 1974 e Presidente dal 1976) e dal Consiglio di
Amministrazione della Cantina di Santadi. Il Libro ha avuto il supporto dei
finanziamenti concessi dal "Bando Territoriale di Sostegno alle Imprese
del Sulcis Iglesiente, Capoterra e Campidano di Cagliari" (Fondi del Piano
Sulcis, gestito e coordinato dal Centro Regionale di Programmazione e dal
Gruppo Azione Locale Sulcis).
“Terroir
Sulcis” è un Libro semplicemente bellissimo, un Tomo imponente del peso di 4,2
kg. (672 pagine di carta lucida) nel grande formato 32,5 x 24,5 cm. con
copertina rigida che raffigura un vigneto davanti al mare in Località “Su Port’e
su Trigu” nel magico momento del tramonto, col sole che va a dormire dietro a
Sant’Antioco.
“Terroir
Sulcis” un Libro assolutamente speciale che parla di Vino, ma non solo, infatti
il focus è su tutto il Territorio raccontato in tutte le sue sfaccettature. I
Capitoli affrontano la vita rurale del Sulcis con un approfondimento sui
“Furriadroxius” (in origine, erano poco più che capanne, ma nel tempo si sono
trasformati in vere e proprie abitazioni, in grado di permettere l'insediamento
stabile della famiglia contadina) e i “Meraus” (casupole), per passare alla
storia e produzione dell’antico “Tessuto Orbace” e al vecchio abbigliamento
rurale d’una volta. La Pubblicazione prosegue poi con una disamina degli
attuali “Costumi Tradizionali” e dei “Gioielli Tipici”, nel segno della
filigrana. Si parlare poi del magico “Sughero”, la cui qualità è fondamentale
per la longevità dei grandi Vini da invecchiamento, dell’antica arte della
“Coltelleria Sarda”, del “S’Alimentu Primu” (la grande tradizione del pane
artigianale), dei “Formaggi”, del “Miele Sardo”, dell’“Olio Extravergine
d’Oliva”, del “Carciofo Spinoso”, del “Tonno Rosso di Corsa Carloforte”.
Non manca lo
spazio dedicato alla fondamentale “Civiltà del Carbone” e alla vita nelle
Miniere di Carbonia (una Cittadina appositamente fondata negli Anni Trenta
del Novecento per ospitare le maestranze impiegate nelle miniere di
carbone) e alla descrizione dei 10 Comuni che ospitano le Vigne dei Soci
conferitori della Cantina Santadi. Ma nel Libro “Terroir Sulcis” c’è tantissimo
altro come la Storia del Comune di Santadi compreso Tradizioni e Folclore,
l’infinità dei ritrovamenti archeologici, il Capitolo sul “Parco Naturale
Regionale di Gutturu Mannu” che ospita specie animali rarissime, come
l’autoctono cervo sardo, l’aquila, il gatto selvatico e il geotritone, il
Capitolo che si occupa delle “Grotte di Is Zuddas” sul Monte Meana con il loro
incredibile scenario creato dalla millenaria azione dell’acqua, quello
sull’Antica Viticoltura e l’ampia sezione rivolta alla “Cantina Santadi”
(Storia, Filosofia, Terreni, Vigneti, Cantina, Vini, Enoteca Aziendale,
Ospitalità, Persone).
Infine
decine di Pagine sono dedicate a “17 Ricette Tipiche del Territorio Abbinate a
17 Vini della Cantina Santadi”. Le Ricette sono state realizzate da Ristoranti,
Locande, Strutture Agrituristiche e Massaie della zona.
Il Libro
“Terroir Sulcis” è completamente illustrato da incantevoli e suggestive fotografie
(grandi e anche giganti) realizzate da un fantastico ed esperto Fotografo
Professionista come Bruno Bruchi.
Il Libro
“Terroir Sulcis” è stato curato da Andrea Cappelli uno dei Giornalisti Italiani
più esperti di Editoria Enogastronomica.
Posso solo aggiungere che “Terroir Sulcis” è un Libro imponente e semplicemente stupendo ricchissimo di meravigliose storie di incredibili Territori, di appassionate Genti e di ottimi Vini.
https://www.cantinadisantadi.it/responsive/
https://www.youtube.com/watch?v=8h46joFBpgE
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