Il Messico
(in Spagnolo “México”) è una Democrazia Rappresentativa denominata “Estados
Unidos Mexicanos”, che si estende, per poco meno di due milioni di chilometri
quadrati, nella parte più stretta e meridionale dell’America Settentrionale con
una popolazione di 117 milioni di persone.
La Capitale
del Messico è “Città del Messico” (la sua sigla è MX) una bellissima e antica
Città (costruita sulle macerie dell’ancora più antica capitale azteca
Tenochtitlán 1325 -1521), che oggi è diventata anche una megalopoli di circa
nove milioni di abitanti.
La storia
dell’uomo in Messico nasce circa 30.000 anni fa e, in millenni molto più vicini
a noi (circa il 2.500 a.C.), passa attraverso nomi di popoli dalle culture e
dalle tradizioni estremamente affascinanti: “Olmechi” gli inventori della
scrittura, del calendario e del culto del giaguaro; “Zapotechi” la cui lingua è
ancora parlata da una piccola parte dei Messicani di oggi; “Maya” una civiltà
tra le più evolute con i loro caratteristici e inconfondibili templi a forma di
piramide a gradoni; “Toltechi” particolarmente ricordati per aver introdotto
nella loro religione i sacrifici umani; “Aztechi” i più conosciuti e i più
potenti, i costruttori dell’impero, che vennero sconfitti e sottomessi dai
“conquistadores” Spagnoli nel 1525.
Culture misteriose
ed estremamente evolute.
Pensate soltanto ai Maya che, affascinati dai corpi
celesti, dalle misurazioni del tempo e dai fenomeni astronomici, hanno inserito
nel loro calendario un ciclo di un milione e 872.000 giorni pari a 5.000 anni.
Territori e
popolazioni così antiche che, venendo poi a contatto con molti altri popoli di
culture lontane e diverse, hanno tramandato e costruito, attraverso i secoli,
tra le altre, anche una solida tradizione culinaria.
Sono andato
a Madrid, in Spagna, a trovare uno dei più grandi Chef Messicani, Roberto Ruiz,
che ha aperto in Calle General Pardiñas 40 (Angolo Calle Ayala) il suo
Ristorante “Punto MX”.
Roberto Ruiz
è nato proprio a Città del Messico nel 1975 (in “slang” un vero “chilango”
cittadino nativo di Città del Messico).
Nella sua Famiglia non c’è stata una
vera e propria tradizione nel mondo della ristorazione, ma semplicemente la sua
,mamma è sempre stata una bravissima cuoca e suo nonno si mise a cucinare in
casa quando la nonna fu operata al cuore e non poté più fare lavori gravosi.
Ma vedere la
mamma e il nonno bastò per far scattare la passione per la cucina a Roberto.
Quando, da più grande, disse a suo padre che voleva diventare cuoco si prese del
“matto”, allora non c’era il boom mediatico sugli chef che c’è adesso.
Roberto ha
iniziato dalla gavetta, mesi e mesi, per molte ore al giorno a lavare piatti e
pulire le cucine.
Ma era un ragazzo pieno di voglia di apprendere, lavorava e
studiava con molto impegno.
Tanta
passione fu presto ripagata e Roberto Ruiz vinse una borsa di studio in una
delle Scuole professionali più importanti di tutta l’America Latina, il “Centro Culinario Ambrosía” dove si diplomò nel 2000.
Dopo varie
esperienze, nelle cucine di Grandi e lussuosi Alberghi come il “Nikko” e il
“Four Seasons”, nel 2004 lo Chef Ruiz ha inaugurato il suo primo Ristorante,
insieme alla sua mamma, in una Località turistico archeologica nella parte
sud-occidentale del Paese, a Malinalco (questo Ristorante è ancora aperto e a
condurlo c’è rimasta la mamma).
Nel 2005,
mentre era ancora impegnato a lanciare il suo nuovo Locale, venne chiamato in
Spagna, da Plácido Arango Arias (classe 1931, ricco uomo d’affari messicano,
titolare di una catena di supermercati in Spagna e di 900 Ristoranti in Messico,
noto collezionista di preziose opere
d’arte, Presidente della Fondazione “Principe delle Asturie”), per portare la cucina messicana
nelle cene del Consiglio Reale del Museo del Prado a Madrid.
Roberto Ruiz doveva restare in Spagna tre mesi,
invece è rimasto nove anni.
In Spagna
Roberto ha conosciuto la grande qualità delle materie prime di questa
meravigliosa terra e ha incominciato a studiare come migliorare le ricette
messicane usando prodotti di eccellenza: nasce cosi la sua “filosofia
culinaria”.
Roberto, aiutato
dalla moglie María Fernandez e dall’amico Martin Eccius, non avendo i mezzi per
aprire un ristorante, iniziò a proporre la sua Cucina in una versione
“itinerante” denominata “La Cantina del Mar”.
Delle cene organizzate in varie
Località, pubblicizzate sui media, che ottengono un immediato successo, alle
persone piace la loro Cucina.
Dopo
pochissimi anni Roberto Ruiz è già uno
Chef affermato e conosciuto, decide allora che è venuto il momento di aprire il
loro nuovo locale a Madrid in uno dei quartieri più eleganti della Città.
Il Ristorante
è molto accogliente, si entra attraverso la porta a vetri nel piccolo
disimpegno da cui partono due brevi scalette, sulla sinistra si sale al salottino
(tavolini, poltrone e poltroncine) con il bancone bar, è uno spazio
multifunzionale, il “Mezcal-Lab”, dove si possono fare varie e particolari
degustazioni.
Qui troverete anche una selezione (la più importante d’Europa,
grazie alla passione del “Mezcalier” Martin Eccius) di “Mezcal” rari e
artigianali.
Di fronte si
scende al ristorante.
Al piano
interrato troviamo subito la reception con delle gentilissime signorine, un
altro piccolo bancone bar e la sala che si allarga e si stringe a forma di “c”
quadrata, passando anche davanti alla cucina.
I colori
sono chiari, l’arredo è moderno, semplice e di gusto, il pavimento, in parte, è
in legno (parquet), l’apparecchiatura è bella e “pulita”, tutti i particolari
sono molto curati.
In fondo alla prima parte della sala, vicino all’ingresso
della cucina, un banchino dove vengono preparate in diretta e in continuazione centinaia
di “tortillas”.
La
“tortilla” (tradotto “piccola torta”) fatta con mais o grano e una specifica e
fondamentale tipicità alimentare delle popolazioni mesoamericane
(centroamericane).
C’è da
sottolineare il pregio straordinario di queste “tortillas”, preparate al “Punto
MX”, infatti vengono fatte con una particolarissima pasta di mais denominata
“nixtamal”.
La pasta è frutto di una precisa tecnica, tramandata da millenni,
che prevede la cottura dei grani di mais in acqua insieme a una determinata
percentuale di calce (tre parti di acqua e una di idrossido di calcio).
Poi il
tutto viene fatto riposare per una notte, durante la quale il seme di mais si
gonfia e si spoglia delle parti di scarto.
La granella pulita, cosi ottenuta,
viene lavata, ridotta a pasta e sottoposta a fermentazione.
Questo
procedimento, non più comune neanche in Messico per il suo costo, rende
l’impasto di mais ricco di preziosi nutrimenti (soprattutto vitamine), che
altrimenti non sarebbero state disponibili, e le “tortillas” molto più
fragranti e buone.
Il Menu è
ampio ma è bene che, se non conoscete le portate, vi facciate consigliare dal
giovane direttore, molto bravo e disponibile, Carlos Arias Eguren.
La Carta dei
Vini è molto selezionata, una settantina di etichette tra Bollicine, Vini
Bianchi e Rossi e Vini Dolci, in gran parte Spagnoli ma anche da Francia,
Germania, Austria, Argentina e Italia.
Molto interessanti i prezzi, mediamente
bassi, c’è anche la possibilità di avere vini al bicchiere.
Ma veniamo
alla degustazione fatta che è stata accompagnata, nella prima parte, da una
buona bollicina Spagnola con la denominazione “Cava” che si riferisce al “Metodo
Classico Spagnolo”:
- “Gramona
III Lustros” Cava Gran Reserva, un ottimo blend dal perlage fine e delicato 70%
Xarel-lo e 30% Macabeo, 12% Vol., prodotto dall’Azienda “Gramona”.
Nella
seconda parte sono sprofondato in pieno Messico con un buonissimo “Mezcal”:
- “El Jolgorio Tabala”, Mezcal artigianale di Tabala prodotto dal Mezcalero
Gregorio Martinez Jarquin nel Comune di
Santiago Matatlán nello Stato Messicano di Oaxaca.
Il “Mezcal” è
un distillato che viene prodotto attraverso la cottura, la tritatura, la
macerazione per alcuni giorni e la successiva distillazione della parte
centrale di vari tipologie della pianta dell’agave.
Sul tavolo ho
trovato un comodo glossario che spiega il significato delle parole poco
conosciute usate nel Menu.
Sono state
servite le seguenti preparazioni:
- Guacamole (antica
salsa a base di avocado che risale agli Aztechi) “Punto MX” (da degustare
durante tutto il pranzo);
- Aguachile (un
tipo di ceviche) rojo de lenguado y langostinos. Chile guajillo;
- Panuchos (particolare
tortilla) de cochinita pibil. X’nipek (salsa) de cebollita morada y chile
habanero;
- Enchilada (tortilla
ripiena e arrotolata su se stessa) de carnitas de pato. Salsa de pipián verde;
- Tacos (tortilla
piegata a metà e ripiena) de Wagyū. Aguacate (avocado), cebolla asada y salsa
de miltomate;
- Tuétano (midollo)
a la brasa. Salsa molcajeteada, majado de hierbas.
Le
preparazioni dello Chef Roberto Riuz sono semplicemente straordinarie, tutte ben
presentate e buonissime.
Lo Chef è
supportato da una numerosa, giovane e brava Brigata di Cucina.
Roberto
riesce a preparare i sui piatti, con passione e costanza, oltreché con grande
bravura ed esperienza, usando ingredienti provenienti dal Messico e anche con altre
materie prime, sempre di qualità eccezionale, non solo Spagnole.
Come nel caso
del “Wagyū” (Japanese Black) una razza bovina Giapponese allevata nel
territorio della Città di Kobe che ha una carne particolarmente buona grazie
all’equilibrio perfetto tra parte grassa e parte magra.
Nella
ricerca del “meglio” grande è l’aiuto della moglie María Fernandez che si
occupa della spesa.
Roberto
pratica l’attenta rivisitazione sia delle ricette molto antiche sia di quelle
più recenti della cultura “Tex-Mex”, Texane e Messicane (il Texas, oggi stato
Federato degli Stati Uniti d’America, è stato territorio messicano fino al
1836).
Le sue ottime preparazioni piacciono molto e accendono la curiosità
degli appassionati che arrivano, per degustarle, da molte parti del mondo.
Niente può
descrivere meglio il suo modo di cucinare se non Roberto Ruiz in persona:
“Nuestra cocina es una mezcla de tradición y modernidad en la cual combinamos
técnicas ancestrales y técnicas de vanguardia para ofrecer a nuestros clientes
una auténtica experiencia de sabores mexicanos”.
Il servizio
di sala, fatto da numerosi camerieri/e, è preciso ed efficiente, molto accorto
ai bisogni di ogni commensale.
Per tutti
questi innumerevoli e riconosciuti pregi al “Punto MX” sono stati dati punteggi
super positivi su tutte le Guide specializzate del settore.
Anche la “Guía Roja Michelin España & Portugal 2015” (uscita a novembre 2014) ha dato al
Ristorante “Punto MX” una meritatissima
“Stella”.
Il Ristorante “Punto MX” è l’unico Ristorante Messicano in Europa
(nel mondo ce ne sono solo altri due negli Stati Uniti) ad avere avuto questo super
ambito riconoscimento.
Un
particolare e affettuoso ringraziamento al gentilissimo Chef Roberto Ruiz che
con molta disponibilità ha pazientemente “subito” la mia lunga intervista.
Al
Ristorante “Punto MX” di Madrid, in Spagna, ho trovato l’esaltante fascino
millenario dell’antica tradizione culinaria Messicana.
"Mezcal-Lab"
La Reception
Il Banchino per le "Tortillas"
Guacamole Punto MX
Aguachile rojo de Lenguado y Langostinos
Panuchos de Cochinita Pibil
Enchilada de Carnitas de Pato
Tacos de Wagyū
Tuétano
(midollo) a la Brasa.
Lo Chef Roberto Ruiz e la Brigata di Cucina
Lo Chef Roberto Ruiz e Giorgio Dracopulos
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