domenica 27 ottobre 2024

“FLAMENCO DE LEONES” A MADRID: IL GRAN CAFÉ CANTANTE DOVE LA MAGIA DEL FLAMENCO SI ACCOMPAGNA AI MIGLIORI SAPORI DELLA CUCINA SPAGNOLA.




Ho sempre sottolineato quanto amore ho per la Spagna e in particolare per la sua Capitale la magnifica Città di Madrid a cui sono legato da moltissimi piacevoli ricordi di anni e di lunghi soggiorni. Madrid è sicuramente la Grande Città che amo di più al Mondo: è stato un amore immediato, sbocciato più di 40 anni fa, quando la visitai per la prima volta.

Madrid è super affascinante e accogliente, ricca di bellezze naturali, architettoniche e culturali, ed è anche sede di un’importantissima Università. La sua lunga storia le ha dato una grande signorilità e fascino in abbondanza. A Madrid convivono parchi e giardini, musei e gallerie, edifici carichi di storia e palazzi super moderni, monumenti bellissimi, piazze e luoghi caratteristici, zone commerciali estremamente tradizionali e altre super tecnologiche e attrezzate.

A Madrid le feste sono di casa, abbondano divertimenti diurni e notturni, non ci si può certo annoiare. Qui l’eccellente Ristorazione e l’ottima Gastronomia sono solide basi culturali che danno vita a moltissimi suggestivieventi”. In questa magnifica Città ci sono alcuni Ristoranti tra i più famosi al Mondo con relativi Chef ancheSuper Stellati” e molti di loro sono miei amici.

Ma soprattutto, a Madrid, quello che mette a proprio agio è la straordinaria simpatia, gentilezza e gioia di vivere della popolazione

Ecco, un Locale che riunisce proprio queste due qualità, ottima cucina e gioia di vivere e divertirsi si chiamaFlamenco de Leones” ed è ubicato al Civico 4 diPlaza de la Independencia”, una delle Piazze più belle e ricche di fascino di Madrid. La bellissima e grande “Plaza de la Independencia” ha al centro un monumento che è il simbolo della Città stessaPuerta de Alcalá”, e ha anche uno stretto legame con l’Italia visto che la "Puerta" è stata edificata su progetto dell’Architetto Italiano Francesco Sabatini (1722 - 1797).

Puerta de Alcalá” è una maestosa struttura in granito a 5 campate adornate da colonne, capitelli, fregi e statue. L’armonica costruzione venne inaugurata nel 1778 per volontà del Re di Spagna Carlos Sebastián de Borbón y Farnesio (Carlo III, 1716 - 1788).

Flamenco de Leones” è un santuario dove l'Arte del Flamenco (riconosciuta dall’UNESCO come “Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità”) rivive, nel suo massimo splendore, sotto la Direzione Artistica del grande Maestro Jonatan Miró e con un cast di grandi artisti nazionali, cantanti e ballerini famosi, come Jesús Carmona, Patricia Guerrero, Manuel Liñán, Carmen Amaya, María Moreno o l'incomparabile Chelo Pantoja.

Jonatan Miró è originario di Barcellona, si è formato e specializzato nella Danza Spagnola e nel Flamenco tra Barcellona, ​​Madrid e Siviglia. Nel 1999 ha debuttato con la Compagnia di Antonio Canales e nel 2001 è entrato a far parte del Balletto Nazionale di Spagna, palcoscenico in cui ha lavorato direttamente con delle eccellenze come Pilar López, Antonio Gades e Jose Antonio. Successivamente ha collaborato con famose compagnie di ballo ricevendo, nel 2007, grazie alle sue eccezionali qualità il “Premio come Miglior Ballerino di Danza Spagnola e Flamenco” al Concorso Coreografico di Madrid. Nel 2011 ha assunto la Direzione Artistica dell'emblematicoTablao Villa Rosa” a Madrid dove è rimasto fino alla sua chiusura nel 2021.

Tablao in Spagnolo è ilPalcoscenico per le esibizioni di Flamenco”.

Jonatan Miró ha insegnato presso i conservatori di danza professionale più importanti di Spagna e tiene corsi di altissimo livello in tutto il Mondo. Nel 2022 ha iniziato a seguire inizialmente la nascita del Café CantanteFlamenco de Leonesdiventandone poi Direttore e figura principale.

Flamenco de Leones” è un Locale molto bello, estremamente accogliente, suggestivo e multifunzionale con i suoi vari spazi che rendono omaggio alla cultura e all'essenza Spagnola dei Cafè Cantanti del XIX Secolo. Progettato dal prestigioso e famoso “Studio di Interior Design Jouin Manku” è stato decorato con dipinti a olio di Iván Floro e con piastrelle dipinte a mano di Sergio Mora. Varcando la soglia del maestoso “Paso de Carruajes” (Passo delle Carrozze), i visitatori vengono condotti alle “Scale veneziane in marmo” (una spettacolare e maestosa scalinata con le pareti decorate da 15 grandi tele di Iván Floro con scene di costumi Spagnoli), che fungono da preludio a un percorso che conduce a spazi che evocano l'essenza più autentica del flamenco: “La Sala Grande”, adornata con le piastrelle dipinte a mano, risuona con l'anima del passato, mentre il “Flamenco Principal” è il cuore pulsante del Locale dove l’arte del flamenco si svolge nella sua forma più pura. Inoltre, la Location offre spazi versatili per eventi, adattabili a qualsiasi esigenza, creando un'atmosfera perfetta per ogni occasione.

In una Città come Madrid in cui le radici del flamenco sono fortissime, il “Flamenco de Leones” sorge come un santuario dove quest'arte millenaria rinasce in tutto il suo splendore. Il flamenco, con il suo “duende”, la sua passione e la sua profonda connessione con l'anima, trova in questo spazio una casa che respira storie ed emozioni, in cui ogni visitatore vive esperienze indimenticabili che vanno oltre ciò che si può vedere e sentire: è qualcosa che si sente nel profondo dell'essere.

Duende” è un termine, un’espressione intraducibile che Federico Garcìa Lorca (mitico poeta, drammaturgo e regista teatrale Spagnolo, 1898 - 1936) ha definito come quella forza dionisiaca che agguanta l’artista di Flamenco, o il Torero: il punto massimo di tensione che si crea tra l’artista e lo spettatore, quel momento dove i due si parlano e comunicano senza dirsi niente.

Flamenco de Leonesè un Locale di flamenco di nuova generazione, un laboratorio in cui emergono giorno dopo giorno nuovi contributi, dove si mantiene viva l'essenza di quest'arte Andalusa, contribuendo alla sua crescita e conservazione: un'esperienza immersiva che appassiona chiunque. “Flamenco de Leones” è un progetto che non solo intrattiene, ma educa e preserva la Cultura Spagnola, avvolgendo il pubblico in un abbraccio di tradizione e modernità.

Il “Flamenco de Leones” oltre ai magnifici spettacoli di flamenco ha anche una ricca e gustosa proposta gastronomica che trasporta il commensale in un viaggio attraverso i sapori più genuini della Spagna con Menù, realizzati con ottime materie prime, che celebrano in particolare la ricchezza della Cucina Andalusa.

La selezione di “tapas” con cui si accolgono gli ospiti comprende alcuni degli antipasti più rappresentativi della gastronomia Spagnola, successivamente, i tre Menù preparati con estrema cura trasportano in un viaggio culinario pieno di sorprese e saporite delizie. Il "Menù Lunares", per esempio, comprende prelibatezze come la “coda di bue stufata nel vino rosso” accompagnata da un cremoso purè di patate che evoca i sapori più autentici della cucina spagnola. Il "Menu Duende" offre delizie come “l'alboronía”, una tradizionale ratatouille Andalusa arricchita con un uovo a bassa temperatura, che celebra la ricchezza e la diversità della regione. Il "Menu Castanets" si distingue per la “sogliola a bassa temperatura con salsa al limone”, coronata da asparagi e “Formaggio Payoyo” (Formaggio Spagnolo prodotto con il latte intero diCapre Payoyae Pecore Merina Grazalemeñaa Villaluenga del Rosario e in altre zone della Sierra de Grazalema, realizzato per la prima volta nel 1997 è diventato un punto fermo della Gastronomia Nazionale). Ogni Menù offre la possibilità di scegliere tra un piatto principale di carne, pesce o vegetariano. I dessert sono il tocco finale perfetto per un'esperienza gastronomica unica, con prelibatezze che rievocano i sapori più tradizionali e amati.

La Carta dei Vini offre un'ampia selezione che comprende grandi referenze provenienti da tutta la Spagna, oltre a una varietà di importanti etichette Internazionali. Particolarmente degni di nota sono i “Vini Sherry”, vero e proprio simbolo della tradizione Andalusa, che, con le loro ricche sfumature, non solo esaltano i sapori dei piatti, ma evocano anche lo spirito del Sud della Spagna, completando la serata con una nota di sofisticata perfezione.

Al “Flamenco de Leones” ci sono, dal Martedì al Sabato, “due turni ogni sera”, i visitatori infatti possono scegliere tra due esperienze decisamente uniche: il “Primo Spettacolo” inizia alle 20:15, con un “Menù di Tapas” disponibile dalle 19:00. il “Secondo Spettacolo” inizia alle 22:00 ma gli ospiti possono arrivare anche alle 20:15 per godersi una serata piena e immergersi completamente nella suggestiva atmosfera del flamenco e della gastronomia.

Al “Flamenco de Leones” di Madrid, ogni sera è una celebrazione dell'arte e della vita, un luogo in cui la tradizione incontra l'innovazione in un abbraccio che cattura l'essenza del flamenco nella sua forma più autentica. Questo non è solo un luogo per vedere e ascoltare, ma uno spazio per sentire, per lasciarsi trasportare dalle emozioni che il flamenco suscita e per vivere un'esperienza gastronomica che eleva i sensi: un viaggio in Andalusia senza lasciare Madrid, dove arte e gastronomia si fondono in perfetta armonia.

Al Gran Café CantanteFlamenco de Leonesa Madrid la magia del Flamenco si accompagna ai migliori sapori della Cucina Spagnola.

https://www.flamencodeleones.es/en

https://www.youtube.com/watch?v=fmqyh3i0tOk 


"Flamenco de Leones" a Madrid: Il Passo delle Carrozze e l'Ingresso 

"Flamenco de Leones": Le Scale Veneziane in Marmo (Foto FDL)  

Estremamente Accogliente, Suggestivo e Multifunzionale (Foto FDL)

L'Arte del Flamenco Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità

Uno Spazio per Lasciarsi Trasportare dalle Emozioni (Foto FDL)

La Magia del Flamenco e i Migliori Sapori della Cucina Spagnola


giovedì 24 ottobre 2024

AD ASTI IN PIEMONTE IL “BAGNA CÀUDA DAY 2024”: UNA STRAORDINARIA MANIFESTAZIONE DIFFUSA ASSOLUTAMENTE IMPERDIBILE.

 


La “Bagna Càuda” è una definizione Piemontese che significa “Salsa Calda” ed è una tipicissima gustosa e interessante specialità gastronomica della Cucina di questo Territorio in particolare del Basso Piemonte.

Grazie alla pregevole iniziativa della Rivista Astigiani, organo dell’Omonima Associazione Culturale che si prefigge di promuovere il Territorio Astigiano, dal 2013 si svolge con cadenza annuale il “Bagna Càuda Day”, una grande Festa che dura per alcuni fine settimana invernali durante la quale si può degustare la “Bagna Càuda” in  Cantine, Osterie, Ristoranti e Vinerie, in particolare ad Asti, nelle Langhe, nel Roero, nel Monferrato e in altre Zone non solo Piemontesi.

Il 7 Febbraio 2005 la Delegazione di Asti dell’Accademia Italiana della Cucina (fondata nel 1953 dal Giornalista Orio Vergani) ha depositato presso il Notaio Marzia Krieg a Castigliole d’Asti il Testo di una “Ricetta Canonica” (da ritenersi la più affidabile e tramandabile) della “Bagna Càuda”. In occasione del “Bagna Càuda Day 2015” è stata presentata la proposta di candidare la “Bagna Càuda” all'UNESCO come “Patrimonio Immateriale dell'Umanità”.

La “Bagna Càuda” si prepara mettendo a cuocere nel latte dell’aglio (pulito e privato della sua anima) fino a quando raggiunge una consistenza molto morbida, successivamente si scola e si unisce ad acciughe (deliscate e dissalate in acqua fredda) cuocendo poi il tutto in olio extravergine di oliva, che non deve assolutamente friggere, fino a totale scioglimento degli ingredienti che diventano Salsa. Buona norma è l’uso della stessa quantità di aglio e di acciughe. La “Bagna Càuda” si consuma intingendovi vari tipi di verdure, solitamente invernali, crude o cotte. 

La “Bagna Càuda” è un rito conviviale, un vero e proprio “sistema gastronomico”, che in origine prevedeva la condivisione del cibo in forma collettiva da parte dei commensali che lo attingevano tutti da un unico recipiente somministratore il “Dian”, o “Tian”, un tegame di cottura in terracotta mantenuto caldo grazie a uno scaldino di coccio riempito di braci vive denominato “S-cionfetta”. La scomodità d'intingere in un unico recipiente e il fattore igienico hanno portato in anni più recenti all'adozione di speciali contenitori individuali in terracotta denominati “Fojot”.

Il “Fojot” è una ciotola a due piani, al primo piano (la ciotola vera e propria) viene versata la Salsa mentre sotto si trova lo spazio per mettere un fornellino ad alcol (o metaldeide in versione combustibile solido), in alternativa si può usare un lumino di cera, permettendo così di mantenere calda la Salsa durante tutta la degustazione.

La “Bagna Càuda” venne per moltissimo tempo snobbata dalle classi più abbienti che la consideravano un cibo Contadino e inadatto a un'alimentazione raffinata, principalmente per la presenza dell'aglio e degli effetti della sua assunzione sull'alito.

Un primo accenno storico di una Salsa tipoBagna Càuda” lo si ritrova alla fine del XIV Secolo nel Trattato del Medico-Dietista Antonio Guainerio (esercitò in Piemonte fra Torino e Chieri) dove si cita la passione dei Contadini Piemontesi per l’aglio, ingrediente fondamentale per il “Sapor Rusticorumuna tipica e amatissima pietanza calda Medievale cremosa e densa. Nel 1766 una descrizione più accurata venne fatta da un “Cuoco Piemontese” di una certa “Salsa detta del poveruomo” che più si avvicina alla nostra “Bagna Càuda”. 

La prima descrizione della Bagna Càuda nella sua versione attuale si deve al Giornalista e Scrittore Torinese Roberto Sacchetti (1847 - 1881).

Le “acciughe salate” erano un prodotto molto conosciuto e di facile reperimento in Piemonte già dal XII Secolo; arrivavano attraverso le rotte del sale marino ma non dalla Liguria, la cui Costa è prevalentemente scogliosa e ricca di dirupi e dove non c’è spazio per le Saline, ma dalla vicina Provenza (nel Sud della Francia) e dalle Foci del Rodano che invece ne erano ricche.

Carovane di Mercanti Astigiani percorrevano l’unica strada documentata che allora era denominata “Strata Salis” e che univa le Miniere di Salon-de-Provence, Comune Francese nel Dipartimento delle Bocche del Rodano oggi nella Regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra, ad Asti dove il sale veniva smistato per tutta l’Italia del Nord. Il percorso attraversava le Valli Maira, Stura, Gesso, Vermenagna e la Val di Susa.

Questo commercio era finanziato dai ricchi Banchieri di Asti che consideravano il “sale” alla pari di una moneta corrente. Molto probabilmente parte di questo traffico era anche praticato di contrabbando per evitare il pagamento delle gabelle ai vari passaggi di confine. Il commercio del sale favoriva anche l’approvvigionamento delle “acciughe salate” prodotte in grandi quantità nel Golfo del Leone, lungo la costa da Barcellona a Tolone.

La diffusione della “Bagna Càuda” è dovuta proprio alle “acciughe sotto sale” che grazie alla capillare azione degli “Acciugai” (o Anciuè), i Rivenditori al dettaglio delle acciughe, provenienti per la maggior parte dalla Valle Maira e dalle altre Vallate di collegamento tra il Sud Piemonte e la Provenza, che fino a tempi non lontani battevano sistematicamente le campagne per la venditaporta a porta”. Le acciughe venivano trasportate originariamente in barili e successivamente nelle grandi e variopinte latte da 10 e più chili.

Devo ricordare anche un altro particolare. Nel Cinquecento e nel Seicento in Piemonte si consumava soprattutto olio di noci e nocciole ed era questa tipologia di olio che veniva usata in prevalenza per le ricette più antiche di “Bagna Càuda”. Infatti in Piemonte gli oliveti si coltivavano in zone ridotte come sulle colline delle Valli Belbo e Tiglione. Nel 1709 una terribile gelata invernale causò la distruzione di molti oliveti con la conseguenza di un graduale abbandono della loro coltivazione, ripresa poi in anni molto più recenti. Una conseguenza fu che la “Bagna Càuda” nell’Ottocento, ormai dominatrice sulle tavole Contadine Piemontesi, in particolare dell’Astigiano e del Monferrino, prevedeva l’uso parsimonioso di olio d’oliva Ligure (la dicitura “olio d’oliva extra vergine” è più moderna).

LaBagna Càuda non è soltanto una gustosissima pietanza ma è anche, in soli tre semplici ingredienti base presi dalla Dieta Mediterranea, uno straordinario concentrato di proprietà positive per il nostro organismo:

- L’Aglio è una fonte di antiossidanti e dei precursori di una molecola denominata “allicina” che è dotata di attività antibatterica, antivirale e antimicotica. L’allicina è anche un’alleata della salute cardiovascolare riducendo la rigidità dei vasi sanguigni e agevolando l’abbassamento della pressione del sangue;

- Le Acciughe (Pesce Azzurro) sono ricche di “Acidi Grassi Omega 3” (ma anche di Proteine e Vitamine) che favoriscono la riduzione del livello di trigliceridi nel sangue aiutando a prevenire attacchi di cuore e ictus proprio grazie all'alto contenuto di “colesterolo buono”, oltre ad abbassare il rischio di trombi e coaguli grazie al mantenimento del sangue più fluido;

- L'Olio Extra Vergine d’Oliva è un'ottima fonte di molecole dall'attività antiossidante naturale, i composti fenolici, in particolare, sono stati associati a diversi effetti benefici per la salute, in particolare per il sistema cardiovascolare.

A tutto ciò si aggiungono gli indiscussi e infiniti benefici che il consumo di verdure crude e cotte apportano alla nostra alimentazione.

La “Bagna Càuda nei Secoli si è Internazionalizzata diventando una Ricetta famosa in molti Paesi del Mondo. In Argentina, dove è giunta negli ultimi anni del 1800 grazie all’elevato numero di Emigrati Piemontesi, è conosciuta come “Bañacauda” e in ben due Cittadine dove la percentuale di Popolazione di Origine Italiana è altissima, Calchin Oeste in Provincia di Córdoba e a Humberto Primo (fino al 1935 il nome ufficiale era “Nueva Roma”) in Provincia di Santa Fe, se ne celebra ogni anno la “Fiesta”. In Giappone a metà degli anni 90’ grazie ad alcune trasmissioni televisive di un Gastronomo di Origini Piemontesi la “Bagna Càuda” si è rapidamente diffusa fino a diventare popolarissima in tutto il Paese. La “Bagna Càuda”, grazie sempre agli Emigrati, è conosciutissima anche in molte zone degli Stati Uniti.

Quest’anno la più grande Manifestazione collettiva al Mondo ilBagna Càuda Day” si svolgerà negli gli ultimi due fine settimana di Novembre (22-23-24 e 29-30 Novembre e 1° Dicembre) con una novità assoluta: il prolungamento dell’Evento anche dal 29 Gennaio al 2 Febbraio 2025 con la “Bagna della Merla”. La Manifestazione coinvolgerà più di 150 locali tra Ristoranti, Cantine Storiche, Agriturismi, con una disponibilità di oltre 20.000 posti a tavola. L’iniziativa è promossa per il dodicesimo anno dall’Associazione Culturale Astigiani che ne destina gli utili a favore di concrete azioni di solidarietà.

La Manifestazione sarà diffusa non solo in Piemonte, ma anche in Valle d’Aosta e in Liguria con persino significative presenze all’estero. In Cina celebreranno il “Bagna Càuda Day” i Piemontesi che lavorano a Shanghai, si festeggerà anche in Giappone a New York e in altre capitali Europee.

Anche per questa Edizione 2024 tutti i partecipanti alle degustazioni (i bagnacàudisti) nei Locali aderenti riceveranno in omaggio ilBavagliolone in Stoffa” che quest’anno è disegnato dalla giovane e brava artista Giorgia Sanlorenzo che ha interpretato il motto “Esageruma nen il mondo è di tutti”. Un forte richiamo a difendere il Pianeta Terra, la nostra casa comune così bistrattata. “Esageruma nen” è un’espressione Piemontese che significa “Non esageriamo”.

Per sapere quali sono i Locali che aderiscono all’originale formula 2024 del Bagna Càuda Daysarà sufficiente andare sul sito https://bagnacaudaday.it/ e scorrere gli elenchi, suddivisi per aree geografiche: Astigiano, Monferrato, Langhe, Torinese, Alto Piemonte e non solo.

Per ogni Locale è pubblicata una scheda con il numero di posti messi a disposizione, telefono e mail per prenotare.

Simpaticissima l’idea di Seguire i Semafori” che indicano il tipo di Bagna Càuda proposta dai vari Locali partecipanti: “Rosso” per la versione classica “Come Dio Comanda”, “Giallo” per quella “Eretica” con l’aglio stemperato e “Verde” per la bagna “Atea” senz’aglio.

Ci sarà anche la possibilità di avere la Bagna Càuda con consegna a domicilio (già pronta con tutte le verdure giuste) grazie ai Locali che propongono la versioneSporta a ca’”.

I “bagnacàudisti” potranno esprimere un indice di gradimento sull’accoglienza e la convivialità ricevuta.

Tra le novità di quest’anno c’è anche una simbolica e fascinosa carovana, composta da auto storiche del “Camea Club di Asti”, che partirà Sabato 23 Novembre dalla Liguria, più precisamente dall’Oleificio Roi di Badalucco in Provincia di Imperia percorrendo la Strada del Col di Nava e passando per Nizza Monferrato e Costigliole, portando ad Asti l’olio nuovo di olive taggiasche, le acciughe, l’aglio di Vessalico, i cardi e i peperoni. La Carovana arriverà ad Asti in Piazza Catena verso le ore 17 e proprio in Piazza sarà allestito oltre alMercatino della Bagna Càudaanche un grande Fujotche verràacceso a mo’ di braciere olimpicoper dare il via alBagna Càuda Day 2024”.

Il “Bagna Càuda Day” ha anche le sue simpaticissime mascotte: sono le “Acciù in Stoffa” (pezzi unici portafortuna anche in versione portachiavi) e per i più golosi le “Acciculate” (di finissimo Cioccolato prodotto dalla Ditta Davide Barbero nella originale forma a pesce).

Ogni anno nel Bagna Càuda Daynon si festeggia soltanto una magnifica, gustosissima, colorata, storica e tipica ricetta della Cucina Piemontese, ma anche un forte simbolo culturale di socializzazione e convivialità.

Bagna Càuda Day 2024”: una gioiosa e straordinaria Manifestazione diffusa assolutamente imperdibile.

https://bagnacaudaday.it/

https://www.youtube.com/watch?v=lxAGwVdy-l4


 "Bagna Càuda": Un Vero Sistema Gastronomico (Foto F. Bello)

 "Bagna Càuda": Una Gustosissima Pietanza (Foto Franco Bello)

 "Bagna Càuda: 3 Ingredienti della Dieta Mediterranea (Foto F. Bello)

"Bagna Càuda": Socializzazione e Convivialità (Foto Franco Bello)

Gioiosa e Straordinaria Manifestazione (Foto BCD)

"Bagna Càuda Day 2024": Il Bavaglione (Foto F. Bello)


sabato 19 ottobre 2024

IL “CAVIALE ALBINO” DELLA “ROYAL FOOD CAVIAR”: RARO E DAL GUSTO ASSOLUTAMENTE UNICO.

 


Il Mondo dell’Enogastronomia è immenso e ha un’incredibile infinità di sfaccettature ma anche dei “Pilastri” internazionalmente famosi e apprezzati praticamente ovunque, dei “Prodotti Cult”, spesso molto cari, che godono di una vita di interminabili successi, potrei citare per esempio lo Champagne e anche il Tartufo Bianco Pregiato o il Caviale.

Il “Caviale” è un alimento a dir poco straordinario che si ottiene attraverso l’attenta lavorazione e salatura delle uova di diverse tipologie di pesci denominati “Storioni”.

Lo “Storione” (Acipenser Sturio) è praticamente un “fossile vivente” (anche per il suo aspetto) visto che ha fatto la sua apparizione nel Mesozoico, oltre 200 milioni di anni fa. Nell’antichità il Fiume Tevere ne era ricco e veniva denominato dai Romaniil Lupo del Tevere”. Lo “Storione” è un pesce possente che si presenta con un aspetto “squaliforme”, ha la bocca piccola e protrattile posta ventralmente con 4 barbigli tattili (praticamente dei sensori che servono a individuare il cibo), ha grandi dimensioni (diversi metri, è il più grande pesce d’acqua dolce esistente) e vive per diversi decenni prevalentemente in acqua dolce pulita e fredda, ma esistono anche Storioni che vivono esclusivamente in acqua salmastra. Lo Storione appartiene alla Famiglia delleAcipenseridaeche comprende 26 Specie di pescianadromi” (che per qualche ragione migrano); infatti gli Storioni risalgono i Fiumi per andare a riprodursi. Il nome “Acipenser” in Latino era il termine che indicava proprio lo “Storione”.

La Carne dello Storione è molto pregiata ma la vera delizia sono le sue uova che dopo attenta e particolare lavorazione diventano “Caviale”. Ci vogliono dai 7 ai 25 anni, a seconda delle tipologie, affinché uno Storione riesca a produrre le uova che in natura non hanno un sapore ben definito e pertanto devono essere trattate con il sale per diventare una vera prelibatezza.

Anche se abbiamo tracce antichissime provenienti da fonti Persiane, Egiziane, Greche e Romane sul consumo di uova di Storione, bisogna arrivare nel XII Secolo per avere documentazioni, provenienti da popolazioni Mongole, su questo tipo di consumo.

Il “Malossol” il Caviale leggermente salato come lo conosciamo oggi non è stato possibile realizzarlo fino a che non furono trovati sistemi particolari di stoccaggio e trasporti refrigerati. Soltanto alla fine del XVIII Secolo il Caviale, introdotto inizialmente in Europa dalla Russia grazie al Marinaio e Commerciante Greco Ioannis Varvarkis, divenne un “fenomenoMondiale.

L’eccessivo consumo di Storioni portò presto al calo della produzione Europea mentre in Nord America nella seconda metà del XIX Secolo s’iniziò a produrre Caviale in grande quantità. Se ne produceva talmente tanto che, oltre a essere esportato praticamente ovunque, nei Bar Americani veniva servito del Caviale per promuovere le bevande come oggi facciamo con le “noccioline”. Fino al 1875 il Caviale veniva confezionato in barili di legno da 55 Kg, da allora in poi vennero adottate delle latte metalliche da pochi chili; tali contenitori permettevano attraverso la pastorizzazione di allungare notevolmente la vita del prodotto. Successivamente nei primi anni del 1900 vennero adottati sistemi di confezionamento sotto vuoto, non solo in vetro, dal peso di 30 o 60 grammi.

Nel 1915 anche in America la produzione entrò in crisi per il troppo consumo e la pesca degli Storioni, sia da diporto che commerciale, fu vietata fino agli anni 50. Dopo l’America il Mar Caspio Russo divenne l’area di produzione principale del Caviale. Superata la metà del 1900 nell’area iniziarono anche i primi esperimenti di riproduzione artificiale degli Storioni ma anche qui la produzione esagerata mise in crisi il sistema.

A causa della penuria di Storioni selvatici a livello Mondiale nel 1998 la Convenzione di Washington sul Commercio Internazionale delle Specie di Fauna e Flora Minacciate di Estinzione (C.I.T.E.S.) decise d’inserire tutte le specie di Storione all’interno dell’Appendice Seconda della Convenzione. Tale fatto ha portato al divieto di commercializzazione su tutti i Mercati Internazionali dello Storione Selvatico e dei prodotti da esso derivati. Oltre a ciò, la Convenzione, ha anche imposto l’obbligo di marcare la produzione proveniente dagli allevamenti con una “Speciale Etichetta Cites” dove in un codice (di lettere e numeri) vengono riassunti: la Specie dello storione, il Codice sull’origine del prodotto, il Codice “Iso” del Paese di origine, l’Anno di produzione nel caso di confezionamento diretto, il Codice dell’eventuale Azienda confezionatrice, il Codice identificativo del lotto di produzione o del permesso “Cites” di esportazione.

Oggi il Mercato Mondiale degli Storioni e del Caviale è sostenuto quasi esclusivamente dagli allevamenti. Il più grande produttore in assoluto è la Cina ma la produzione si è sviluppata molto anche in Russia, in Francia, in Iran e in Italia. La nostra bella Italia oggi è la principale produttrice Europea di Caviale con circa 60 Tonnellate annue ed è anche la seconda nel Mondo. Le Zone di maggiore concentrazione dei nostri allevamenti di Storioni si trovano in particolari Territori delle Province di Brescia, Pavia, Cremona e Venezia.

Due delle Aziende Italiane che producono e commercializzano  un caviale considerato nel Mondo di assoluta eccellenza, di estremo lusso e straordinario pregio sono la Acipenser (che produce) e la Royal Food Caviar (che commercializza) di proprietà di Carlo Dalla Rosa e sua moglie Nancy D’Aiuto.

Due anime complementari quella di Carlo Dalla Rosa e Nancy D’Aiuto, che nel tempo, unendo la passione e la voglia di mettersi in gioco, hanno dato vita alle loro Aziende. Carlo, Dottore di ricerca in Scienze della Produzione Animale e specializzato in Itticoltura, ha iniziato a lavorare come dirigente di un allevamento di trote e grazie a questa esperienza, con una visione proiettata al futuro, ha maturato l’idea di dedicarsi a un ambizioso progetto, ovvero allevare gli storioni.

Dai primi anni ’90 e nel giro di pochi anni, il sogno di Carlo si è realizzato, consolidato e ha iniziato a dare i primi frutti attraverso la realizzazione (trasformando una ex troticoltura risalente agli anni Sessanta) su una superficie di oltre 10 ettari in Provincia di Brescia a Calvisano, di un impianto lungo 1 Km con 80 vasche esterne e 75 coperte. Carlo Dalla Rosa è diventato uno dei massimi esperti di storionicoltura, non solo in Italia, e segue con rigore e grande passione tutto il processo produttivo ponendo sempre grande attenzione all’ambiente in cui vivono gli storioni.

La Ditta Acipenser” da trent’anni alleva gli storioni a ciclo completo, rispettando altissimi standard qualitativi, con la massima attenzione al ricambio idrico dell’acqua e ai mangimi, costituiti da materie prime selezionate. Il rispetto del benessere degli storioni e la sostenibilità ambientale sono due valori fondanti dell’Azienda e si rispecchiano in determinate scelte tecniche, che operano nel rispetto di precise norme e certificazioni tra cui l’importante Marchio InternazionaleFriend of The Sea”.

All’interno dell’allevamento gli storioni nuotano in vasconi alimentati da abbondante acqua sorgiva e ossigenata (2.000 litri/secondo a ciclo aperto) che entra in impianto senza utilizzo di fonti energetiche (interna ed esterna), perennemente monitorata e ricambiata più volte al giorno, per garantire una totale assenza di spiacevoli retrogusti nel prelibato caviale. Il benessere dello storione determina la qualità del caviale. Le ridotte densità di allevamento, la verifica dell’esatto stadio di maturazione delle uova, l’uso di mangimi “OGM free”, di altissima qualità e ricchi di farine di pesce, e infine i rigorosi controlli igienico sanitari, rendono l’allevamento un vero fiore all’occhiello nel Territorio Nazionale. Tutto il sistema è inoltre a ciclo completo: ciò consente la tracciabilità e una facile identificazione del lotto di produzione, oltre alla garanzia che le quantità estratte siano omogenee e appartengano a una specifica femmina.

Negli ultimi anni notevoli energie e risorse sono state dedicate alla delicata fase di crescita degli storioni infatti è nell’avannotteria che tutto ha inizio. Qui in un primo settore, dove tutte le variabili ambientali, e non, sono mantenute strettamente sotto controllo 24 ore al giorno, avviene la fecondazione delle uova a cui segue la schiusa di piccole larve con un sacco vitellino che le alimenta nei primi giorni. Successivamente si passa alla somministrazione di un minuscolo crostaceo vivo (Artemia Salina) per poi alimentare gli avannotti (i piccoli storioni) con una finissima farina contenente tutti i nutrienti necessari.

Dopo aver sostato in questo settore per circa 2 mesi, i piccoli storioni vengono trasferiti manualmente al secondo settore dove alloggeranno per circa 4 mesi in 75 vasche da 7 mq di superficie, alimentate con acqua di pozzo ed equipaggiate di mangiatoie automatiche. In questa fase viene posta particolare attenzione al benessere del pesce, alla densità, all’alimentazione che non deve creare forzature ma deve donare vigore ai piccoli storioni che saranno “compagni di viaggio” per 10/25 anni. Raggiunta la taglia di circa 80/100 gr, dopo circa 6 mesi dalla nascita, gli storioncini vengono trasferiti manualmente nelle grandi vasche esterne di allevamento.

Da novembre ad aprile gli storioni all’ultimo stadio di maturazione delle uova vengono trasferiti al laboratorio specializzato dove viene eseguita una lavorazione rigorosamente artigianale mediante l’estrazione, la salagione (che in assenza di contaminazioni consente di utilizzare una quantità di sale intorno al 3% sul peso del prodotto con la tecnica “Malossolche in Russo significapoco sale”) e il primo confezionamento. La garanzia di un buon caviale dipende dall’uovo estratto, che deve essere non ancora maturo e in grado di resistere alla pressione osmotica del sale. Dopo una stabulazione in cella frigorifera per circa due mesi, nelle latte originali, il caviale raggiunge la sua ottimale maturazione concentra il suo sapore ed esalta le caratteristiche intrinseche dei diversi tipi di storione: è pronto per essere degustato al meglio.

Il controllo maniacale dell’intera filiera e il metodo di lavoro basato sull’esperienza e sulla saggezza degli esperti Aziendali consentono all’Acipenser di garantire sempre una freschezza naturale al 100%, preservando inoltre le caratteristiche e il sapore del caviale selvatico. L’Azienda Acipenser è un’autentica eccellenza Italiana che brilla tra i maggiori Produttori di Caviale del Mondo.

Carlo Dalla Rosa è membro sostenitore della World Sturgeon Conservation Society (W.S.C.S.)   l’Associazione Internazionale che ha come primo obiettivo quello di promuovere la conservazione, la salvaguardia e la reintroduzione in natura degli Storioni. Grazie alla continua ricerca, lo studio, il confronto con le Aziende, il coordinamento e l’organizzazione di simposi mondiali, la “W.S.C.S.” rappresenta un importante e fondamentale anello di congiunzione con chi lavora gli Storioni.

Conquistata dalla passione del marito Carlo Dalla Rosa, nel 2011, Nancy D’Aiuto fondata la Royal Foodha iniziato a commercializzare in Italia il loro pregiato caviale sia nel settore della ristorazione sia ai privati. Un’attività inizialmente nata per un numero ristretto di clienti ma che negli anni ha allargato il suo raggio d’azione, facendosi conoscere e apprezzare sempre di più a livello non solo nazionale. La “Royal Foodcon i suoi prodotti di altissima qualità 100%Made in Italy” è la ragione e la forza per cui Nancy D’Aiuto si impegna quotidianamente, con passione, determinazione e fascino, a spiegare e far capire la straordinaria qualità del caviale proposto, nonché dimostrare l’impegno improntato su 30 anni di esperienza, serietà, correttezza e precisione nel servizio.

La Royal Food Caviar”, in vista dell’arrivo della stagione fredda e delle festività natalizie 2024, presenta una vera e propria gustosissima e pregiata rarità: il Caviale Albino”. 

Il “Caviale Albino” (detto anche il “Caviale d’Oro”) si ottiene dallo storioneAcipenser ruthenus” (chiamato anche “Storione Sterleto”) nella sua eccezionale variante albina, un pesce di piccole dimensioni che raggiunge la maturità più precocemente rispetto alle altre specie, questo caviale si contraddistingue per la tipologia delle uova che sono più piccole e dalla texture vellutata con un colore dorato. Il “Caviale Albino” si differenzia anche per il gusto grazie a delle note piacevolmente burrose, erbacee e speziate: piccole perle semplicemente magnifiche in grado di ammaliare i più sofisticati cultori del gusto. Il “Caviale Albino” viene venduto in formati da 30 e 50 grammi (i formati da 500g e 1Kg, per lo più riservati alla ristorazione, sono confezioni in latta “viva” in cui il prodotto matura) ed è consigliato degustarlo, mantenendo la giusta temperatura affinché il caviale possa esprimere al meglio le sue potenzialità, su del pan brioche o in abbinamento a delle meringhe salate.

Posso solo ribadire che il favolosoCaviale AlbinodellaRoyal Food Caviarè molto raro e dal gusto assolutamente unico.

https://royalfoodcaviar.com/

https://www.acipensersrl.it/

https://www.youtube.com/watch?v=NXuRKRakCvQ


"Acipenser" a Calvisano in Provincia di Brescia (Foto RFC)

"Storioni" (Foto Royal Food Caviar)

"Royal Food Caviar": Straordinario Caviale Italiano (Foto RFC)

"Royal Food Caviar": Il Prezioso Caviale Albino (Foto RFC)

Il "Caviale Albino": Raro e Assolutamente Gustoso (Foto RFC)

Nancy D’Aiuto e Carlo Dalla Rosa (Foto RFC)

domenica 13 ottobre 2024

NELLA FANTASTICA ATMOSFERA DEL MITICO “FOUR SEASONS HOTEL FIRENZE” IL NUOVO RISTORANTE “ONDE” HA IL GUSTO DEL MARE.




In Toscana nella “favolosaCittà di Firenze tra l’infinità di magnifici monumenti ed edifici storici c’è, al numero Civico 99 di Borgo Pinti, il Palazzo della Gherardesca oggi sede di uno degli alberghi più prestigiosi al Mondo, il “Four Seasons Hotel Firenze” (5 Stelle).

La “Four Seasons Hotels & Resorts” è una Società Canadese, fondata nel 1960 da Isadore Sharp (classe 1931), titolare di una Catena con più di 130 Alberghi/Resort super accoglienti ubicati in posti bellissimi e sparsi in più di 40 Paesi del Mondo. In Italia, per ora, ci sono tre strutture di questa Catena: quella di Firenze, a Milano e l’altra a Taormina (Messina).

Il complesso del Palazzo della Gherardesca, rientrante nel patrimonio artistico nazionale, è composto da due grandi Edifici, il “Palazzo della Gherardesca” e il “Palazzo del Nero” (negli anni definito anche “Conventino” e “Villa”). Il Primo è stato edificato tra il 1472 e il 1480, su progetto di Giuliano Giamberti da Sangallo (1445 - 1516) Architetto, Ingegnere e Scultore Fiorentino. Il Secondo risale al XVI Secolo. I due Edifici Rinascimentali sono divisi dal fantastico Parco Botanico privato, il più grande di Firenze, 4,5 ettari, denominato il “Giardino della Gherardesca” (già Giardino Pinti).

Il Palazzo della Gherardesca è uno dei più importanti esempi di quello stile abitativo denominato “Casini di delizie”, grandi e accoglienti case di città che in realtà sono bellissime Ville immerse nei colori dei loro parchi e giardini. Tutta la struttura, d’incredibile bellezza, si eleva intorno al grande cortile a forma quadra, studiato per sfruttare al massimo la luce naturale, con arcate a tutto sesto su pilastri quadrati, all’interno dei quali corre il loggiato con le volte a botte. Il tutto arricchito e decorato con una fine, preziosa serie di pitture e di bassorilievi.

Dal 1940 al 1942 il Palazzo è stato risistemato e il cortile, per meglio preservarlo dalle aggressioni atmosferiche, è stato coperto con un lucernario; tutto il lavoro è stato progettato e seguito dall’Architetto Riminese Piero Sanpaolesi (1904 - 1980) e dall’Architetto Montecatinese Raffaello Brizzi (1883 - 1946).

Il complesso (due Palazzi e il Parco) dopo essere stato rilevato dalla Four Seasons Hotels & Resorts” nel 2001, è stato in sette anni meticolosamente restaurato, sotto il controllo della Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Soprintendenza delle Belle Arti. In questo periodo è avvenuto anche l’accurato recupero dell’infinità di opere d’arte in esso contenute. Dal 15 Giugno del 2008 tutto il Complesso del Palazzo della Gherardescaè una delleperledella Catena Alberghiera dellaFour Seasons Hotels & Resorts”.

Il “Four Seasons Hotel Firenze” ha 115 straordinarie camere e suite, altre 36, appena ristrutturate sono al “Palazzo del Nero”. Tutte sono diverse l’una dall’altra e ognuna ricca di dettagli unici (affreschi, fregi, bassorilievi, lucernari, soffitti istoriati, camini monumentali e molto altro). Poi c’è la grande piscina, il fitness centre, la libreria e la sala di lettura, i lussuosi negozi, oltre a moltissimi altri servizi con i più alti standard di ospitalità.

Un tale complesso quello del “Four Seasons Hotel Firenze” che per la sua attività richiede alcune centinaia di dipendenti e di un grande ed espertissimo Responsabile: dal Mese di Luglio 2019 il Direttore Generale è Massimiliano Musto.

Massimiliano (per gli Amici Max) è nato a Napoli il 23 Maggio del 1969. La sua Carriera nel magico Mondo dell’ospitalità è iniziata più di 30 anni fa quando da giovanissimo si è trasferito in Scozia per imparare l’inglese e la professione. Successivamente si è Laureato alla University of West London in “International Hotel Management”. Operando e viaggiando in molti Paesi del Mondo ha accumulato moltissima esperienza che si abbina perfettamente a gentilezza e simpatia.

Al “Four Seasons Hotel Firenze” una particolarissima attenzione e cura viene dedicata anche all’Enogastronomia di qualità con una predilezione per i prodotti e le ricette del Territorio.

I Ristoranti sono: “Al Fresco”, la Trattoria aperta nella bella stagione a bordo piscina, il lussuoso e accogliente spazio denominato “Atrium Bar”, il fiore all’occhiello della struttura “Il Palagio” e i due nuovissimi Locali, il RistoranteOnde” e il “Bar Berni”.

Il Palagio”, dal 2012Una Stella Michelin” (sempre riconfermata) è il Ristorante principale del “Four Seasons Hotel Firenze”, ubicato nelle ex scuderie del Palazzo oggi trasformate in una lussuosa e “suggestiva” sala dalle grandi colonne e il soffitto a volta. Una dozzina di comodi tavoli riccamente imbanditi per circa 55 coperti, nella bella stagione si cena all’aperto in giardino.

L’Executive Chef delFour Seasons Hotel Firenzeè il bravissimo Paolo Lavezzini.

Paolo Lavezzini è nato, il 22 Dicembre del 1978, in Emilia Romagna nella storica e accogliente Città di Fidenza in Provincia di Parma. Crescere in una Regione dove la gastronomia è un’eccellenza mondiale e dove le “nonne” cucinano divinamente non poteva certo non segnarli la vita: ecco che per Paolo le grandi passioni all’apice delle sue aspirazioni erano la “cucina” e anche il “calcio”. La passione per il calcio era “cromosomica” in quanto suo Padre era “Allenatore di Calcio Professionista” (Rino Lavezzini, classe 1952, è stato anche il tecnico della Squadra del Fidenza) ma Paolo ha resistito alla spinte paterne verso la carriera calcistica e alla fine ha convinto anche suo Padre e, visto il trasferimento in quel periodo della sua Famiglia a Marina di Carrara (MS) (il Padre allenava al tempo la Carrarese), si è iscritto a una prestigiosa Scuola come l’Istituto Professionale Alberghiero di StatoG. Minuto”, dove nel 1997 si è diplomato.

Le sue prime esperienze sono del tutto straordinarie: all’HotelByron” (5 Stelle Lusso) a Forte dei Marmi (LU) e alla mitica “Locanda dell’Angelo” di Ameglia (SP), aperta nel 1974 da Angelo Paracucchi uno dei più grandi innovatori della Cucina Italiana, un vero mito. Proprio Paracucchi riconoscendo in Paolo Lavezzini grandi capacità lo volle inviare in Francia, a Parigi, in un altro suo magnifico RistoranteIl Carpaccio”, aperto nel 1984 e tutt’ora in attività con diversa gestione, all’interno dell’HotelLe Royal Monceau - Raffles Paris” (5 Stelle).

Paolo, rientrato in Italia nel 1998, ha iniziato a lavorare alla leggendaria “Enoteca Pinchiorri” (Tre Stelle Michelin) di Firenze, fianco a fianco con lo Chef Riccardo Monco, nel Gennaio 2003 è tornato a Parigi per un’altra magica esperienza con Alain Ducasse all’ “Hôtel Plaza Athénée” e nel 2005 al RistoranteAkelarre” (Tre Stelle Michelin) del grande Pedro Subijana Reza a Igeldo (Donostia-San Sebastián) nella Comunità Autonoma dei Paesi Baschi in Spagna. Sempre nel 2005 è volato negli Stati Uniti a New York e nel 2006 è rientrato a Firenze all’“Enoteca Pinchiorri”.

Nel 2009 ha aperto un suo LocaleLe Terrazze del Conte” a Marina di Carrara e poi dal 2010 al 2012 è stato alla guida del RistoranteLa Terrazza” all’Hotel Plaza e de Russie” (5 Stelle) di Viareggio (LU). Alla fine dell’Estate 2012 Paolo Lavezzini ha deciso che era venuto il momento di allargare ancor di più le sue conoscenze gastronomiche Internazionali ed è volato in Sud America, più precisamente in Brasile, dove si è letteralmente innamorato di quel mondo e di quella cultura estremamente vivace e piena di gioia di vivere. Per sei anni è stato Executive Chef all’HotelFasano Rio de Janeiro” (5 Stelle). Il 15 Ottobre 2018 venne inaugurato, nella Città più popolosa del Brasile San Paolo, il “Four Seasons Hotel São Paulo a Nações Unidas” (non più gestito direttamente dalla “Four Seasons” dal Dicembre 2020) e Paolo Lavezzini divenne l’Executive Chef del RistoranteNeto” (“Nipote” in Portoghese) all’interno dell’Hotel riscuotendo da subito moltissimo successo.

Nel 2021 prima di arrivare al “Four Seasons Hotel Firenze Paolo ha trascorso alcuni mesi al RistoranteBistrot” (Una Stella Michelin) di Forte dei Marmi (LU) con l’amico Chef Andrea Mattei con cui ha condiviso le esperienze da “Pinchiorri” e da “Ducasse”.

Come Executive Chef del “Four Seasons Hotel Firenze Paolo Lavezzini ha seguito e inaugurato Giovedì 3 Ottobre 2024 anche i due nuovi Locali ubicati all’interno di Palazzo Del Nero”: il RistoranteOndee ilBar Berni”.    

Palazzo Del Nero”, come già accennato è un Edificio risalente al XVI Secolo, è stato per oltre 200 anni dimora della Famiglia Del Nero, una Famiglia di origine Genovese trasferitasi a Firenze nel XIV Secolo. Successivamente è diventato patrimonio del Casato dei Ruspoli, altra Famiglia Fiorentina molto antica e Nobile che ha dato i natali a Principi, Duchi, Marchesi, Conti e anche a un Cardinale. Nel XX SecoloPalazzo Del Nero” e stato trasformato nella Sede di un Convento dell’Ordine Religioso delle “Serve di Maria Riparatrice”.

Dopo circa 12 Mesi di importanti LavoriPalazzo Del Neroci appare perfettamente ristrutturato e rimodernato sotto la guida dell’Architetto Pierre-Yves Rochon (Classe 1946) famoso Designer d'Interni Francese. Ha 36 bellissime Camere e Suite (una in meno di prima per fare spazio al nuovo Bar) che preservano il fascino senza tempo e l'eredità storica dell'Edificio, introducendo suggestivi elementi innovativi: le tonalità principali danzano tra l’oro, il verde e il rosso, celebrando l’Epoca Rinascimentale, insieme alla carta da parati con vedute dell’Arno e della Campagna Toscana. A ciò si aggiunge la reception, concierge e salone per eventi (la “Sala Conventino”) ricavato all’interno di una Chiesa sconsacrata di inizio Novecento, il tutto con “ingresso principale” da Via Capponi anziché da Borgo Pinti.

Il nuovo RistoranteOnde” ha un’atmosfera molto accogliente in cui gli ospiti si possono rilassare all’interno delle belle sale gustando i sapori più sinceri e più freschi del Mar Mediterraneo. La sera poi non manca l’animazione da “Dj Set”.

Anche al RistoranteOnde” (nomen omen = il nome è un presagio) la straordinaria Cucina di Mare dello Chef Paolo Lavezzini è sincera espressione della sua grande preparazione, della straordinaria e ricercata qualità delle materie prime e dal grande amore che ha per il mare: infatti a conferma di ciò ha voluto vivere con la sua Famiglia, la Moglie Eleonora Nicodemi e la bellissima Figlia Laura, proprio vicino al mare nella splendida Versilia.

Il nuovo RistoranteOnde” del “Four Seasons Hotel Firenze”, un progetto che vuole essere una gustosissima e accoglientissima “Osteria Contemporanea”, è nato grazie anche al supporto dell’’Executive Pastry Chef Mariano Dileo, del Sous Chef Giacomo Cavicchi, del Restaurant Manager Roberto Pennacchiotti, del Food & Beverage Director Alessio Anedda e quello "fondamentale" del Direttore Generale Massimiliano Musto

Sincere e chiare le parole dell’Executive Chef Paolo Lavezzini: “Onde è un sogno iniziato nel modo più semplice, con una chiacchiera tra colleghi ormai tre anni fa. C’è una parte di Firenze che inesorabilmente tende al mare. Non è qui, eppure lo sentiamo, il richiamo è costante, fa quasi parte dell’identità fiorentina. È da questa sensazione che prende forma il ristorante. Un’osteria contemporanea con i più veri sapori del mare, quello nostro ma anche di altrove. Qui vogliamo che gli ospiti si sentano come a casa, liberi di parlare con la brigata dalla cucina a vista. Vorremmo dare alla città qualcosa di inaspettato, e che possa essere il regalo più bello”…

Il Menu del nuovo RistoranteOnde” è pensato per essere per lo più condiviso, con piatti che spaziano dal pesce crudo alla paranza fritta, dalle immancabili ostriche e champagne al tradizionale spaghetto alle arselle, oltre ad altri classici intramontabili rubati alla “Cultura Culinaria Anni‘80”. Ogni piatto si abbina ai migliori champagne e vini bianchi, ma la Carta dei Vini si espande con selezioni inaspettate e anche contaminazioni dal vicino Bar Berni.

Anche il “Bar Berni”, che prende in nome dal diminutivo di “Bernardo Del Nero” il fondatore dell’antico lignaggio dei “padroni di casa”, è molto accogliente essendo il nuovo “All Day Dining e Vermouth Bar” (decine le Etichette di Vermouth tra cui scegliere) del “Four Seasons Hotel Firenze”. Qui gli ospiti possono rilassarsi tra le natura verdeggiante interna ed esterna, godendo anche della splendida vista sul Giardino della Gherardesca. Il Bar Manager Antonello Palermo e il suo team hanno creato una selezione di cocktail interamente a base di vermouth, dedicati alle sette isole dell’Arcipelago Toscano e alle loro erbe spontanee, perfetti da scoprire anche in un eventuale abbinamento al Menu di Onde.

Nella fantastica atmosfera del miticoFour Seasons Hotel Firenzepotrete godervi ilgusto del mareal nuovo RistoranteOndee anche deliziarvi con molto altro.

https://www.fourseasons.com/it/florence/

https://www.youtube.com/watch?v=XJIjBtfXHXg


Ristorante "Onde": La Sala Blu (Foto  Hospitality Builders)

Ristorante Onde: La Sala Rossa (Foto Hospitality Builders)

 Paolo Lavezzini e Giorgio Dracopulos

"Crudo di Mare" (Foto Alberto Blasetti)

 "Aragosta con Caviale" (Foto Alberto Blasetti)

 "Branzino" (Foto Alberto Blasetti)

 "Aragosta alla Catalana" (Foto Alberto Blasetti)

Ristorante "Onde": Solo Delizie (Foto Hospitality Builders)

Nuovo Ristorante "Onde": Il Team (Foto FSHF)