giovedì 30 aprile 2015

AL PODERE RELAIS “LE MEZZELUNE” DI BIBBONA (LI) IMMERSI NELLA MAGNIFICA CAMPAGNA TOSCANA DEGUSTANDO UN BUONISSIMO OLIO.




Le piante di olivo selvatico (Olea Europaea Oleaster) esistono da millenni e l’uomo ha imparato a conoscerle da oltre 6000 anni.

A partire dagli Armeni e successivamente dagli Egiziani, questa conoscenza venne approfondita e queste straordinarie piante, non più selvatiche ma coltivate, da cui, grazie alla spremitura delle olive, si ricava quel magnifico prodotto che si chiama Olio, divennero essenziali per la vita dell’uomo.

Già 2500 anni a.C. nel Codice Babilonese (composto da 282 leggi), che porta il nome del Re Hammurabi (regnò dal 1792 al 1750 a.C.), si regolava la produzione e il commercio dell’olio d’oliva.

L’olio di oliva, prima per i Greci e poi per i Romani, fu fondamentale per lo sviluppo dell’agricoltura, del commercio e dell’alimentazione, ciò ne favori la diffusione in tutto il bacino del Mediterraneo.

L’olio di oliva veniva prodotto nella Penisola Italica già nell’VIII e il VII Secolo a.C.; di questo fatto ne siamo certi grazie ai numerosi ritrovamenti archeologici.

L’Italia geograficamente si prestava allo sviluppo delle piante di olivo (“Olea Europaea Sativa”, le varietà da olio e da mensa) grazie al favorevole clima mediterraneo.

Lucio Giunio Moderato Columella, agricoltore e scrittore Romano di Agricoltura, nel I Secolo d.C., nel suo trattato, pervenutoci integro, in dodici volumi “De re Rustica”, definiva l’olivo come “il migliore albero esistente” (Olea prima omnium arborum est).

Nel mondo Romano si arrivò ben presto ad avere una classificazione di cinque tipologie di olio a seconda del momento in cui avveniva la raccolta e la spremitura:

- “Oleum Ex Albis Ulivis”, l’olio migliore, prodotto con olive verdi chiare raccolte manualmente e scelte una per una direttamente dalla pianta;

- “Oleum Viride”, quello fatto con olive più verdi e tendenti a scurirsi, prese sempre sulla pianta, buono ma non eccellente;

- “Oleum Maturum”, l’olio delle olive più mature, di qualità mediocre;

- “Oleum Caducum”, generato da frutti già caduti a terra, il meno buono;

- “Oleum Cibarium”, il risultato della spremitura delle olive peggiori, scartate e bacate, quest’ultimo olio, il più cattivo, era riservato agli schiavi.   

Sempre i Romani produssero anche selezioni particolari di olio di qualità come, ad esempio quello di Venafro (Venafrum), una zona particolarmente avocata nell’attuale Provincia di Isernia, e di conseguenza arrivarono anche le contraffazioni, visto che c’era in circolazione molto olio scadente, come quello proveniente dall’Africa e che veniva usato esclusivamente per l’illuminazione.

L’olio d’oliva, attraverso i secoli, è sempre stato conosciuto per le sue virtù terapeutiche e organolettiche; molti sono i suoi meriti, nella prevenzione dei disturbi dell’apparato digerente, grazie alla massima digeribilità e al fatto che viene assorbito interamente dall’intestino regolandone le funzioni. 
Oltre a ciò aiuta a prevenire e a curare molte altre malattie legate all’invecchiamento osseo e alla problematiche cardiovascolari.

Oggi la coltivazione dell’olivo viene praticata in più di 50 Paesi del mondo, con una produzione, di livello e buona qualità, anche in quelli meno tradizionali come Messico, Cile, Perù, Argentina, Stati Uniti, e Sudafrica

L’Italia è il secondo produttore Mondiale di Olio di Oliva, dopo la Spagna, e la sua produzione migliore, l’Olio Extra Vergine di Oliva con denominazioni D.O.P. e I.G.P., è sicuramente ai massimi livelli. 

Il piccolo e antichissimo Comune di Bibbona, poco più di 3.000 abitanti, in Provincia di Livorno, ubicato nella magnifica Regione Toscana e adagiato nella bella, verdeggiante e ondulata campagna della Val di Cecina, si compone dal Borgo storico vero e proprio, e da due frazioni: La California, in pianura, e sul mare Marina di Bibbona, uno dei centri estivi turistici più conosciuti della Costa degli Etruschi.

I primi insediamenti in questa zona hanno sicuramente origini Etrusche, ma dell’antico Paese di Bibbona, le prime notizie risalgono al 1109 quando era denominata “Biboni”.

Il Paese è arroccato ad 80 metri s.l.m., e la sua configurazione urbanistica fatta di muri a pietra e stretti vicoli lastricati lo rendono particolarmente interessante, accogliente e attraente.
Il Borgo, circondato dal bel paesaggio agricolo boschivo, è ricco di angoli caratteristici e scorci carichi di storia che trasudano di quel particolare e intenso “profumo”: la poesia e il fascino dell’antico.

Nella campagna di Bibbona, non troppo distante dal Borgo e a circa cinque chilometri dal mare, si trova un particolare Podere che produce olio extra vergine di oliva di qualità e allo stesso tempo è un piccolo e accogliente relais: Le Mezzelune.

Il Podere Relais di CampagnaLe Mezzelune” è immerso tra sei ettari di macchia mediterranea e tantissimi olivi.

Comprende la “Casa Padronale”, una bella e accogliente costruzione rustica, di fine Ottocento, a pianta quadrata con torretta, finemente ed elegantemente restaurata, con quattro camere e balcone  panoramico privato, più due piccole costruzioni indipendenti denominate “Casetta del Falco” e “Casetta delle Rondini”.
Davanti alla “Casa Padronale” oltre al giardino un bellissimo e grande orto che fornisce agli ospiti delle rare prelibatezze.

Il PodereLe Mezzelune” produce miele biologico, saponi e dolci infusi per tisane con le profumate e preziose erbe dell’orto, ma soprattutto produce, con molta attenzione e cura, due tipi di olio extra vergine di oliva:

- Olio Extra Vergine di Oliva Lazzero”, ottenuto da una unica varietà (monovarietale) di oliva denominata proprio Lazzaro, un raro cultivar autoctono, quasi scomparso, del Territorio di Casale Marittimo/Bibbona, dalle olive molto piccole e a bassa resa;

- Olio Extra Vergine di OlivaI.G.P. Toscano”, un blend tradizionale ottenuto da varietà classiche  Toscane come Frantoio, Leccino, Moraiolo, Pendolino e Maurino, un olio certificato a Indicazione Geografica Protetta protetto e garantito dal Consorzio di Tutela.

Al Podere Le Mezzelune”, per salvaguardare e proteggere il raro cultivar autoctono denominato Lazzero, hanno intrapreso il progetto “Adotta un Ulivo”.

Il Podere Relais di CampagnaLe Mezzelune”, grazie alle sue pregevoli e “bucoliche” prerogative, è segnalato anche dalla “Guida Rossa Michelin Alberghi & Ristoranti”.





La Strada

La Casa Padronale

La Sala della Casa Padronale

Una delle Casette

Una Vista del Giardino

Olio Extra Vergine di Oliva Toscano I.G.P.

lunedì 27 aprile 2015

OSTERIA “BOCCON DEL PRETE” IN PIENO CENTRO A SIENA: LA SINCERA E BUONA ACCOGLIENZA DELLA TRADIZIONE TOSCANA.




Nella monumentale Città Toscana di Siena, non lontano dalla meravigliosa “Piazza del Campo”, c’è un’Osteria che si chiama “Boccon del Prete”.

Un’antica Colonia Romana (fondata, probabilmente, su un precedente sito Etrusco) all’epoca dell’Imperatore Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto (63 a.C. - 14 d. C.), è oggi quella straordinaria Città, immersa nel poetico e verdeggiante paesaggio collinare dell’interno della Toscana, che porta il nome di Siena.

La Città è conosciuta in tutto il Mondo per il suo grande patrimonio artistico e culturale, tanto che il suo Centro Storico Medievale è stato riconosciuto, nel 1995, dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (U.N.E.S.C.O.), come “Patrimonio dell’Umanità”.

Cuore pulsante del Capoluogo è la bellissima “Piazza del Campo” (XI Secolo) con la sua particolare forma a conchiglia in pendenza, dove, due volte l’anno, il 2 Luglio e il 16 Agosto, si svolge una della manifestazioni più coinvolgenti della tradizione Italiana: il “Palio di Siena”. 
Una corsa adrenalinica e appassionante, molto sentita dai Senesi, dove i cavalli con i fantini che montano a pelo (senza sella) si sfidano con grande irruenza per portare al successo la Contrada che rappresentano.

Imboccando uno degli undici varchi che si aprono su “Piazza del Campo”, precisamente  la rampa di Vicolo del Bargello (detto anche “il ripido chiasso”) ci si trova in Via di Città
Inoltrandosi in  quest’ultima, nel tratto a sinistra, e percorrendola fino alla Piazzetta denominata “Piazza di Postierla”, a sinistra inizia Via S. Pietro.

In questa fascinosa Strada, dall’aspetto prettamente “trecentesco” (è stata oggetto di forti interventi di riqualificazione proprio in quel periodo), al numero civico 17, si trova un’Osteria molto interessante che, come ho già accennato, si chiama “Boccon del Prete”.

L’OsteriaBoccon del Prete” nasce nel 2002 grazie agli attuali proprietari Guido Bellotti e Luciana Franchini e di un socio, il notissimo ed esperto Ristoratore Ettore Silvestri, che successivamente, nel 2005, è uscito dalla Società.  

Guido (Maître e Sommelier A.I.S.) Lucchese, “ma di fuori le mura”, fin da piccolo si appassiona alla ristorazione frequentando anche l’Istituto Alberghiero.

Luciana è nata a Scarlino, in Provincia di Grosseto, il suo sogno sarebbe stato quello di fare l’insegnante, ma tutte le sue migliori amiche si iscrissero all’Istituto Statale di Istruzione Superiore Raffaello Foresi” di Portoferraio (LI) nel ramo di “Enogastronomia ed Ospitalità Alberghiera”. 
La sua scelta fu quella di seguire le amiche e prese l’indirizzo di “Addetto ai servizi di Sala/Bar”. 

Nel 1988 Guido e Luciana si sono sposati e dalla loro unione è nato il figlio Emanuele.

Dopo varie esperienze lavorative sempre nel campo della ristorazione dal 1993 al 1998, sia Guido che Luciana, lavorano in Sala al noto e prestigioso Locale SeneseAntica Trattoria Botteganova” di Ettore Silvestri che successivamente, come già detto, diventerà, per un periodo, loro socio.

Poi, successivamente, fino all’anno 2000, Guido e Luciana, fanno un’altra esperienza molto importante al mitico “Borgo San Felice” in Località San Felice a Castelnuovo Berardenga (SI).

Con l’apertura dell’OsteriaBoccon del PreteLuciana inizia ad alternare il suo lavoro tra la Sala e la Cucina
Oggi Luciana Franchini è una brava Cuoca/Chef che, dal 2005, delizia i suoi ospiti con le sue ottime preparazioni.

L’OsteriaBoccon del Prete” ha l’atmosfera “intrisa” dal fascino della Storicità Senese con gli archi, le travi e le volte.

Dall’ingresso (la porta a vetri fronte strada) si acceda ad una prima saletta con alcuni tavolini e un bancone nell’angolo a destra. 
Sulla sinistra, da una apertura ad arco, si accede in un disimpegno, da dove, a destra, si scendono le scale per raggiungere (nel sottosuolo dell’antica Siena) un’ampia, alta e bella sala, con le pareti di vecchi mattoni, su cui si affaccia anche il locale cucina, mentre di fronte, attraverso  un’altra apertura ad arco, si accede alle altre tre salette del Locale
In tutto, tavolini, comodi e distanziati, per una sessantina di coperti.

L’arredo è semplice e curato, molti accessori creano degli angolini veramente accoglienti e piacevoli.

Il Menu offre un’ampia scelta di piatti prevalentemente di terra, ma quelli di pesce non mancheranno di accontentare anche il cliente più esigente. 
Il Menu cambia spesso per seguire le stagionalità, ed è strettamente legato alla spesa giornaliera. Ricca anche la Carta dei Dessert.

La Carta dei Vini predilige il Territorio Senese e Toscano.

Ma veniamo alla degustazione fatta che è stata accompagnata da:

- “Terlaner Classico 2013”, Bianco Südtirol - Alto Adige D.O.C., Cuvée di Pinot Blanc, Chardonnay e Sauvignon Blanc, 13,5% Vol., prodotto dalla “Kellerei - Cantina Terlan” di Terlano (BZ);

- “Castello di Cacchiano Riserva 2007”, Chianti Classico D.O.C.G., Sangiovese e una piccola quantità di Canaiolo, 14,5% Vol., prodotto dall’Azienda “Castello di Cacchiano”, del mio carissimo amico Giovanni Ricasoli - Firidolfi, in Località Cacchiano a Monti in Chianti, Gaiole in Chianti (SI).

Sono state servite le seguenti portate:

- Crespelle di baccalà mantecato all’olio extra vergine di oliva con crema di olive nere e insalatina;

- La tartara di tonno fresco in salsa di soia su pane abbrustolito con insalatina di verdurine all’aceto balsamico;

- Pici con cavolo nero, briciole di pane e pecorino;

- Filetto di maialino con cipolle caramellate e patate al rosmarino;

- Tortino di pere con salsa vanigliata al Vinsanto.

Ricche e ben presentate tutte la portate. 
La Cucina della Cuoca/Chef Luciana Franchini è “semplicemente” buona, la sua predilezione per la qualità delle ricette tradizionali è sicuramente una scelta da condividere.

In Sala sarete premurosamente serviti da Guido Bellotti, da suo figlio  Emanuele e dalla gentile e sorridente Claudia Santelli.

All’OsteriaBoccon del Prete”, in pieno centro a Siena, ho trovato la sincera e buona accoglienza della Tradizione Toscana.




Il Bancone all'Ingresso

L'Antica Sala nel Sottosuolo

Una Vista delle Salette

Uno degli Accoglienti Angolini

Crespelle di Baccalà Mantecato

Tartara di Tonno Fresco

Pici con Cavolo Nero

Filetto di Maialino

Tortino di Pere

Claudia, Emanuele, Guido, Luciana

Luciana Franchini e Giorgio Dracopulos

domenica 19 aprile 2015

“FATTORIA DI MONTECHIARI” I VINI AFFASCINANTI E PREGIATI DELLA FAMIGLIA PANATTONI.




Il termine “fermentazione”, usato per indicare l’aspetto del mosto nel processo di lavorazione del Vino, deriva dalla parola latina “ fervere = ribollire”.

La fermentazione è una fase fondamentale e, a seconda delle condizioni in cui avviene, modifica le qualità organolettiche del Vino cambiando decisamente sentori, colori, sapori e aromi che successivamente vengono ulteriormente accentuati nelle fasi finali di produzione.

I metodi tradizionali di fermentazione alcolica e vinificazione del vino sono tramandati da secoli e sono stati poi aggiornati da varie tecniche sviluppatesi in tempi molto recenti.

Nata da alcuni esperimenti, iniziati nel 2002, oggi è una realtà la “vinificazione integrale”.

La “Vinificazione Integrale per i Vitigni Rossi” oggi è un marchio forte e una tecnica consolidata grazie alla storica Azienda FranceseTonnellerie Baron” che dal 1875 produce “barriques” di pregio.

Questa particolare tecnica di vinificazione permette (semplificando al massimo la descrizione) di immettere l’uva vendemmiata in speciali barriques, riempendole per un 85%; in questo modo l’uva rimane nelle migliori condizioni possibili. 
Con queste botti, modificate, si può effettuare tutte le classiche operazioni di vinificazione. 
Usando questo procedimento si conserva tutto il potenziale aromatico qualitativo delle uve utilizzate. Poi, con la possibilità di ruotare le barriques stesse, durante la fermentazione alcolica, avviene la rimessa in sospensione delle fecce nobili favorendo cosi nel vino una maggiore “grassezza” e tannini più morbidi e setosi.

Solo un centinaio di rinomate e famose Aziende Vitivinicole nel Mondo hanno iniziato ad usare la “Vinificazione Integrale per i Vitigni Rossi”, soprattutto in Francia, in Spagna e negli Stati Uniti.

In Italia pochissime e una di esse è la “Fattoria di Montechiari”.

La “Fattoria di Montechiari” è ubicata su una dolce collina (200 m. s.l.m.) che guarda con rispetto un’altra altura, a 162 m. di altitudine, su cui è adagiato il piccolo Comune del suo bellissimo Territorio Toscano: Montecarlo, in Provincia di Lucca.

L’antico Borgo di Montecarlo fu fondato nel 1333 da Carlo IV di Lussemburgo (Imperatore del Sacro Romano Impero dal 1355 al 1378) e da ciò ne deriva anche il toponimo.
La Fortezza di Montecarlo ebbe un ruolo strategico fondamentale nelle Guerre del XIV Secolo tra Lucca, Pisa e Firenze.

Oggi il ricco Territorio in questione è ben coltivato a ulivi e viti, vi si produce Olio Extra Vergine di Oliva, Vini Bianchi e Rossi D.O.C. di qualità. 

Queste terre sono attraversate dalla “Strada del Vino e dell’Olio di Lucca, Montecarlo e Versilia”.

La “Fattoria di Montechiari” nasce sugli antichi ruderi di una fortezza, andata distrutta circa nel 1300, e sui successivi resti dell’antica Dogana che divideva il Ducato di Lucca (1815 - 1847) dal Granducato di Toscana (1569 - 1859).

Gli imponenti, impegnativi e qualificati lavori di ristrutturazione della Fattoria di Montechiari, di proprietà di Moreno Panattoni (nativo del luogo e conosciuto tour operator internazionale) e sua moglie Donna Catherine Pirmez Panattoni, sono durati molto tempo, terminati nel 1978  hanno dato un risultato che si può definire, semplicemente, d’inestimabile bellezza

La Villa padronale, le cantine, gli spazi per le riunioni e le degustazioni, le terrazze (fruibili anche per le convivialità) da cui si gode una vista magnifica e panoramica a 360 gradi, il curatissimo giardino, la piscina, intorno, poi, 23 ettari di olivi e vigne sui declivi meglio esposti.

Le Vigne si estendono per 10 ettari e sono sapientemente divise in piccole parcelle per sfruttare al meglio le caratteristiche del terreno (assai alluvionale e particolarmente caratterizzante), il sole e i venti. 

I Vitigni impiantati, dopo un’attenta analisi di ogni terreno (fatta in Francia a Bordeaux, al tempo non era possibile farla in Italia) sono: Chardonnay, Pinot Nero, Sauvignon, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e il tradizionale Sangiovese Grosso.

Le Cantine sono ubicate al centro dell’Azienda, proprio sotto la Casa, per poter meglio controllare tutte le fasi della vinificazione e dell’affinamento dei Vini.

Tutti i cicli di lavorazione seguono il processo biologico, l’Azienda è certificata “ICEA”.

Dal 1992 l’Agronomo ed Enologo dell’Azienda è il bravissimo Stefano Chioccioli.

Dal 2013 l’Azienda ha adottato, per il Cabernet Sauvignon, l’impegnativa e onerosa “Vinificazione Integrale per i Vitigni Rossi” per dare a questo Vino maggiore volume e complessità, più rotondità e una più accentuata intensità aromatica, un boisé più ricco e piacevole.  
  
La “Fattoria di Montechiari” produce in totale circa 40.000 bottiglie (di cui molti formati grandi nelle varie misure) suddivise in quantità diverse nei seguenti Vini:

- “Montechiari Merlot”, Rosso I.G.T. Toscana, con uve provenienti dai Poderi Satti e Alzaia, 100% Merlot, 14% Vol., passa oltre 16 mesi di barriques e almeno 12 mesi in bottiglia prima di essere commercializzato;

- “Montechiari Cabernet”, Rosso I.G.T. Toscana , con uve, di vigne di oltre 30 anni, provenienti dai Poderi Villa Montechiari, Galante e Crocetta, un blend di Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, 14% Vol., passa oltre 20 mesi di barriques da 225 l. in “sistema a fermentazione integrale” e almeno 12 mesi in bottiglia;

- “Montechiari Rosso”, Rosso I.G.T. toscana, con uve, di vigne di oltre 30 anni, del Podere Libeccio Alto, 85% Sangiovese, 15% Cabernet e Merlot, 13% Vol., fermenta 14 mesi in botte di rovere da 20 hl. e 12 mesi in bottiglia;

- “Montechiari Oro”, Bianco I.G.T. Toscana, con uve dei Poderi Passo a Lucca, Galante, Libeccio Basso, 85% Chardonnay, il resto Sauvignon Blanc e una piccola parete di Semillion, 13% Vol., passa 9 mesi in barriques da 225 l. e almeno 6 mesi in bottiglia, il nome “Oro” deriva dal suo bel colore dorato;

- “Montechiari Brut Donna Catherine Vintage”, un’ottima bollicina “Metodo Classico” (Méthode Champenoise) prodotta dal 2005, estremamente elegante e leggermente rosata, fatta con uve delle vigne di oltre 30 anni dei Poderi Galante Alto e Galante Basso, 100% Pinot Nero fermentato in bianco, 11,5% Vol., minimo 20 mesi di fermentazione in bottiglia (consiglio di assaggiare le annate più vecchie, più resta in bottiglia più diventa buono).

Vini importanti di grande qualità che negli anni hanno vinto molti premi e hanno avuto moltissimi riconoscimenti. 
Come non ricordare i “Tre Bicchieri” (massimo punteggio) della Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso al “Montechiari Cabernet” nelle annate 1995 e 1997 e il grande, recente, successo alla Fiera Internazionale del Settore Vitivinicolo di Mosca del 2014.

Ma non ci sono soltanto i Vini, viene prodotto anche dell’ottimo Olio Extra Vergine di Oliva da olive raccolte a mano.

La “Fattoria di Montechiari” è frutto della grande amore e della passione di tutta la Famiglia Panattoni, Moreno, la gentilissima moglie Donna Catherine, di origine Francese (un grande amore nato nel 1966 all’Hotel Ritz di Parigi), la loro figlia, il genero e i tre bei nipoti, due maschi e una femmina, la dolcissima Allegra.

Alla super accoglienteFattoria di Montechiari”, di Montecarlo in Provincia di Lucca, ho potuto assaggiare, con molto piacere e soddisfazione, gli affascinanti e pregiati Vini della Famiglia Panattoni.




Moreno e Catherine Panattoni

Fattoria di Montechiari L'Ingresso

La Vista su Montecarlo

La Villa

L'Ingresso della Cantina

La Sala Degustazioni

Il Retro della Villa

La Terrazza Coperta

Una Vista del Giardino

La Piscina

Vista di una Vigna

Le Botti per la Vinificazione Integrale

Grandi Formati 

Premi e Riconoscimenti

Moreno Panattoni e Giorgio Dracopulos

venerdì 17 aprile 2015

“IL PRANZO DELLE BIRRE” AL RISTORANTE “L’ARCANO DEL MARE” DI LIDO DI CAMAIORE (LU).




Al RistoranteL’Arcano del Mare” di Lido di Camaiore, in Provincia di Lucca, si è svolta una divertente iniziativa dal nome “Il Pranzo delle Birre”.

Il primo cereale coltivato, ad uso alimentare, dall’uomo, oltre 10.000 anni a. C., è stato l’orzo.

L’orzo si ottiene dalle “cariossidi” (frutti secchi indeiscenti, cioè frutti che giunti a maturazione non si aprono spontaneamente) di una pianta che si chiama “hordeum vulgare”.
Questa pianta, appartenente alla famiglia delle “poaceae” meglio conosciute come “graminacee”, è stata così denominata dal medico, botanico e naturalista Svedese, Carl Nilsson Linnaeus (1707-1778), considerato l’ideatore della classificazione scientifica moderna di tutti gli organismi viventi.

Antecedentemente all’orzo coltivato l’uomo aveva avuto i primi contatti alimentari con l’orzo selvaticohordeum spontaneum”.   

Grazie al facile metodo di coltivazione, l’orzo, è stato un tipo di coltura che ha modificato profondamente il modo di vivere dei nostri antenati, trasformandoli da cacciatori nomadi ad agricoltori stanziali, favorendo anche la nascita dei primi villaggi.

L’orzo essendo ricco di fosforo, potassio, magnesio, vitamina PP, vitamina E, ferro e calcio, ha favorito anche lo sviluppo cerebrale dell’uomo.

Grazie all’ingegno l’uomo incominciò ad elaborare le prime tecniche agrarie ottenendo un surplus di alimenti che dovevano essere conservati, la conseguenza fu che tutto ciò andava preservato dal deperimento e dall’assalto dei roditori: una delle soluzioni, che dava maggiori garanzie, fu quella di mettere i grani del raccolto in recipienti colmi di acqua.

L’orzo immerso dava inizio al processo della fermentazione, trasformando l’acqua in un qualcosa che oggi possiamo definire una rudimentale birra.

La Birra è una delle bevande più antiche dell’Umanità
Le prime tracce ci giungono da scritti di origine Medio Orientale di circa 5000 anni fa, ma, dalle prove chimiche fatte su alcuni resti di antichissime ceramiche, si può azzardare a dargli un luogo e una data di nascita in un Territorio che corrisponde, a grandi linee, all’attuale Stato dell’Iran, più di 7000 anni fa.

Già i Sumeri (prima popolazione sedentaria al mondo), che vissero 4000 anni fa sui monti della Mesopotamia, bevevano birra e la chiamavano “se-bar-bi-sag” (bevanda che fa vedere chiaro).

Questa bevanda dava ai nostri antenati più forza e felicità, rendendoli più pronti ad affrontare la vita terribile di allora; da ciò essi ritennero che in questo ci fosse un qualche intervento divino.

Anche gli Egiziani facevano largo uso di birra ma, nei momenti di carestia quando tutto l’orzo veniva destinato all’alimentazione, bevevano il “vino di palma” che ricavavano dalla linfa zuccherina della pianta.

La Birra non piaceva molto ai Greci che la dileggiavano definendola “vino d’orzo”, e anche i Romani, pur conoscendola, non né facevano un largo consumo ma la relegavano soprattutto nel campo della cosmesi femminile per la pulizia e il nutrimento della pelle.

La Birra, come bevanda, era largamente diffusa in tutta le Province dell’Impero Romano.

In quei secoli lontani fu chiamata, soprattutto, Birra, Ale e Cervisia
Il primo appellativo, molto probabilmente, deriva dal Latinobibere” (bere), mentre il secondo era usato dai popoli nordici e dagli Inglesi, il terzo deriva dal GallicoCerevisia” ed è all’origine di definizioni moderne di Birra come il termine SpagnoloCerveza”.

Attraverso i millenni la Birra fu perfezionata e, in tutte le epoche, ebbe grande importanza, fino a raggiungere i nostri giorni in cui ha una posizione di grande prestigio tra le bevande alcoliche.

Oggi il mercato mondiale è in mano alle grandi multinazionali e a migliaia di piccoli produttori.  

Ultimamente molti degli appassionati homebrewers (in Inglese coloro che si dedicano alla homebrewing, arte di produrre birra in casa) in Italiano definiti domozimurghi (dal latino domo = casa e zimurgo = colui che pratica la zimurgia o scienza della fermentazione) si sono messi in gioco commercializzando le loro preparazioni artigianali.  

Al caratteristico RistoranteL’Arcano del Mare”, uno dei più noti e storici ristoratori della Versilia, Riccardo Santini, ha organizzato, in collaborazione con Luca Bonaccorsi della “Radeberger Gruppe Italia”, distributore per l’Italia di molti marchi (la “Radeberger” è il più grande produttore Tedesco di Birra con il 15 del mercato), questo speciale pranzo abbinato alla degustazione di birre molto interessanti.

Ecco il Menu con gli abbinamenti:

- Selezione degli speciali salumi della Macelleria Bacci di Montignoso (MS), abbinati a “Norbertus Festbier” (il Marchio “Norbertus” esprime tutta la tradizione delle birre Conventuali Tedesche) una Birra stile Festbier, una Lager bionda giallo dorata a bassa fermentazione, 5,8% Vol.;

- I crostini e gli sformati della Casa, accompagnati a “Norbertus Hefe-Weizen” una Birra stile Hefeweizen, bionda giallo dorata torbida ad alta fermentazione, 5,8%;

- Zuppa di cipolle, insieme a “Braufactum Colonia”, Birra artigianale della Braufactum, di stile Kölsch, Tradizionale Renano, limpida e dorata ad alta fermentazione, 5,5% Vol.;


- Casarecci all’anatra muta, abbinati a “Braufactum The Brale”, una Birra, una reinterpretazione dello stile Inglese Brown Ales, dal caratteristico colore scuro (ramato) ad alta fermentazione, 5,0% Vol.;

- Maialino nostrale alla birra, accompagnato da “Braufactum Marzus”, Birra a bassa fermentazione di stile Märzen, una Lager dal colore ambrato limpido, 5,5% Vol.;

- Peposo dell’Impruneta, insieme “Braufactum Darkon”, Birra bruna limpida a bassa fermentazione di stile Schwarzbier, 5,4% Vol.;

- Torta di Cioccolata e pere, abbinata a “Braufactum Roog”, Birra bruna velata di stile Rauchweizen ad alta fermentazione, 6,6% Vol., una birra decisamente fine e persistente.

Una degustazione di piatti e birre che ha suscitato interesse richiamando i molti ospiti presenti.

Per tutta la durata del pranzo un bravo e super preparato Roberto Parodi ha illustrato in maniera estremamente dettagliata ogni birra che veniva servita. 
Roberto oltre ad essere il Presidente dell’Associazione Degustatori Birra della Lombardia e degustatore professionista è uno dei maggiori esperti Italiani del settore diplomato Sommelier della Birra all’Accademia Doemens di Gräfelfing (un Comune sobborgo di Monaco di Baviera in Germania). 

Roberto Parodi è anche Quality Manager del “Radeberger Gruppe Italia”.

Al RistoranteL’Arcano del Mare”, di Lido di Camaiore (LU), ho degustato interessanti preparazioni gastronomiche della nostra Cucina Tradizionale Toscana abbinate sapientemente a delle buone Birre.




http://www.radeberger.it/                           


Riccardo Santini

Casarecci all'Anatra Muta

Torta di Cioccolato e Pere

Roberto Parodi, Giorgio Dracopulos, Luca Bonaccorsi