lunedì 30 novembre 2009

Sabato 28 Novembre 2009 Dracopulos Giorgio, Gastronomo del Corriere Del Vino, interviene su Radio 24 al Gastronauta.

Siamo nel periodo più "caldo" per la Ristorazione, visto che sono appena uscite le Guide 2010, soprattutto la Guida Michelin Italia 2010, che, con la sua indubbia autorevolezza ed importanza, crea sempre una certa fibrillazione per le "Stelle" assegnate e per quelle tolte.
Sabato 28 Novembre 2009, durante l'interessantissima trasmissione IL GASTRONAUTA, condotta dal bravo collega Davide Paolini, che va in onda su Radio 24 dalle 11.00 alle 12.00, sono intervenuto per sottolineare il difficilissimo momento della Ristorazione Italiana.
La discussione verteva sul fatto che alcuni super premiati Ristoratori, all'apice della loro carriera, avessero dichiarato di voler rinunciare ai giudizi delle Guide Gastronomiche. Tra gli altri ospiti era intervenuto anche il grande Ezio Santin, che con la moglie Renata, da 30 anni, all'Antica Osteria Del Ponte, alle porte di Milano lungo il Naviglio in Località La Cassinetta di Lugagnano, sono un vero e proprio "Atelier del Gusto". Ezio, ribadendo il concetto che le guide mettevano troppa pressione, dichiarava di voler rinunciare alle loro classificazioni, dedicandosi solo a soddisfare le esigenze ed i gusti della propria clientela.
Il mio intervento, sottolineava che, in un momento economico estremamente difficile per la Ristorazione Nazionale, noi critici dovevamo essere più costruttivi e di appoggio alla Ristorazione stessa, non solo quindi critiche e voti, ma anche un aiuto pratico e concreto fatto di consigli e di partecipazione, anche a serate, dando supporto sia ai giovani che intraprendono questa meravigliosa arte, sia ai loro colleghi ormai già affermati.
E' sempre un grande piacere poter intervenire ad una Trasmissione come Il Gastronauta che esprime nei commenti degli addetti e in quelli degli ascoltatori, una grande passione comune per l'Agroalimentare e l'Enogastronomia Italiana.
http://www.radio24.ilsole24ore.com/
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domenica 29 novembre 2009

Ristorante Il Veliero a Nettuno (Roma): il sogno realizzato della Famiglia Della Millia.

Nettuno, sotto Roma, è una ridente Cittadina sul mare, quando si parla di lei la mente corre a secoli ricchi di storia. Probabilmente esisteva già un insediamento quando la vicina Antium era capitale dei Volsci, dopo l'arrivo dei Romani nel 338 a.C., passarono dei secoli fino ad arrivare alle distruzioni causate dalle invasioni barbariche, che percorsero l'Italia provocando anche la caduta del loro Impero d'Occidente nel 476 (il Re degli Eruli, Odoacre depose l'ultimo Cesare, Romolo Augusto), successivamente, forse intorno ad un tempio dedicato al dio Nettuno (da cui deriva il nome), si ricostituirà un altro nucleo abitativo. E' dal Medioevo, però, che Nettuno diventa un centro importante, lo raccontano le pietre, ancora oggi in bella vista sul lungomare, sia che formino case o chiese, sia che si stratifichino in mura o fortezze. Molte le famiglie potenti che diverranno, di volta in volta, signori di Nettuno: i Conti di Tuscolo, i Monaci di Grottaferrata, gli Orsini, i Frangipane, i Colonna, i Borgia, i Carafa, fino al 1564, quando tornata per un periodo sotto i Colonna, verrà successivamente ceduta alla Reverenda Camera Apostolica (organo finanziario del sistema amministrativo Pontificio).
Anche se negli anni venti e trenta, come in tutta Italia, vi sono state fatte molte valide opere di ammodernamento e di urbanizzazione, tra cui la costruzione di numerose piazze, del bel lungomare, la stazione ferroviaria con l'elettrificazione della linea per Roma, a Nettuno il profumo del Medioevo si sprigiona ancora intenso dal Borgo Antico, dalla Torre Astura (bellissima fortezza marittima edificata, poco fuori dalla Città verso Latina, nel 1193 dai Frangipane per difendersi dalle incursioni dei Saraceni, vedi la prime due foto sotto), dagli antichi palazzi, dalle chiese e dal Forte Sangallo (terza foto sotto), costruito per volere di Cesare Borgia, tra il 1501 e il 1503, dall'Architetto fiorentino Antonio Cordini detto da Sangallo il Giovane (1484/1546) su progetto di suo zio Giuliano Giamberti, che con le sue spesse ed alte mura si erge a difesa della Città. Il Borgo Antico Medievale non è altro che l'antico Castello di Nettuno, mura e torri cilindriche imponenti, costruite alla fine del 1300, su un alto scoglio marino, quando la Città era sotto la Signoria degli Orsini. Tra importanti palazzi come quello Baronale o quello Doria-Pamphilj, tra le case appoggiate l'una sull'altra e la Chiesa Collegiata di S. Giovanni Battista ed Evangelista, corrono i vicoli che hanno il fascino di un tempo, sembra quasi di vedere le donne di allora con la loro sfarzosa ed elegante veste colorata tradizionale "La Priora", ancora affaccendate nelle loro quotidiane mansioni. Percorrendo Via del Baluardo ed uscendo dalla porta più meridionale dell' Antico Borgo Marinaro c'è Piazza Cesare Battisti, e siccome dopo tanto girovagare tra la storia avrete sicuramente fame, vi consiglio di fare una sosta rigenerativa al Ristorante Il Veliero, ubicato, sul lato più vicino, proprio della suddetta Piazza.
Il Ristorante Il Veliero della Famiglia Della Millia a Nettuno (Roma) è un bel Locale luminoso e accogliente, due sale, la prima più grande e tutta vetrata, la seconda più interna con un grande "acquario" e dove si affaccia la cucina; in tutto l'arredo predomina il colore bianco, l'atmosfera è fresca, pulita e rilassante, in perfetta sintonia con il mare che, attraverso la vetrata, si vede di traverso al di là della strada. Il Locale, dal giorno della sua apertura nel 1993, è un sicuro approdo per gli amanti della "Buona Cucina".
I Della Millia sono di Nettuno, il babbo Guglielmo (con il figlio Claudio nella sesta foto sotto), molti anni fa, era proprietario di un appezzamento di terreno, su cui aveva creato, successivamente, una bella Azienda Vitivinicola; negli anni che seguirono, buona parte della Famiglia, si dedicò alla gestione di un importante Bar ubicato al Porto di Anzio, ma la loro voglia e passione per la ristorazione non era soddisfatta, cosi sedici anni fa nacque il Ristorante Il Veliero: tutti insieme, nel lavoro sempre desiderato. Oggi, con i consigli di babbo Guglielmo, il figlio Claudio (classe 1968) si dedica alla cucina, e, Marco (classe 1961), l'altro figlio, si occupa della sala e dei Vini (vedi foto in alto), amano tanto il loro lavoro, e per dare un miglior servizio, non vanno mai in ferie, rimanendo aperti sia a pranzo che a cena.
Lo Chef Claudio Della Millia è autodidatta, la cucina è nel suo "Dna", la sua filosofia culinaria si basa sulla ricerca della qualità, del naturale, avvalendosi della perfetta conoscenza delle materie prime, e dando la preferenza ai prodotti del territorio, sempre scelti seguendo la loro stagionalità, prediligendo sempre piatti semplici con qualche leggero accenno di innovazione.
Marco accoglie tutti con gentilezza, familiarità e simpatia, mettendo subito gli ospiti a proprio agio, i tavoli sono comodi, l'apparecchiatura è "fresca" e dall'impronta marinara, l'atmosfera è decisamente gradevole.
La Carta dei Vini è una accurata selezione sia nelle etichette che nei prezzi, con molto riguardo alla Aziende del Lazio.
Ma veniamo alla degustazione che, per l'appunto è stata accompagnata, su consiglio di Marco, da "Alborea" 2008 I.G.T. Lazio Bianco, (Grechetto e Malvasia Puntinata) dell'Azienda Agricola "Casale Certosa" dei fratelli Antonio e Fausto Cosmi di Santa Palomba (Roma), un vino dal colore giallo oro delicato, al naso aromi di frutta fresca e sentori floreali, in bocca secco ma elegante e morbido, molto gradevole:
- Mazzancolla alla catalana;
- Fritto di triglie e pesce sciabola dorato con gamberetto in camicia di zucchino (dalla foto manca il gamberetto, era talmente invitante che non ho fatto in tempo a prendere la macchina fotografica che l'avevo già mangiato);
- Parmigianina di fragolino;
- Maltagliati fatti in casa, stesi a mano, vongole, calamaretti e scampi con zucchine romanesche, al profumo di basilico;
- Rana pescatrice su riduzione di pomodoro con olio extra vergine e peperoncino locale;
- Fantasia di dolci: tiramisù all'arancio, tiramisù al caffè, crostata di ciliegie, crostata di albicocche, con fruttini gelato, datteri, noci e fragole.
La fantasia di dolci è stata abbinata con "Solunto" Moscato di Pantelleria D.O.C. dell'Azienda Cantine Solunto di Marsala (Trapani), aromatico e dolce, viene prodotto con uve Zibibbo.
Ho trovato, nei piatti che mi sono stati serviti, molta genuinità, fragranza e delicatezza di sapori.
Molti personaggi famosi sono stati e sono clienti di questo importante Ristorante, ma fra tutti i nomi che mi sono stati fatti, mi ha colpito quello del grande Alberto Sordi che, quando poteva, veniva a mangiare gli spaghetti con le telline, successivamente, alla fine del servizio dello Chef Claudio, si avviava con lui, verso il lungomare, per una lunga passeggiata animata da indimenticabili conversazioni.
Sono rimasto molto soddisfatto della visita, sono uscito convinto che, la Famiglia Della Millia, sia riuscita ha realizzare il sogno della sua vita: far mangiare bene, tutti i giorni, la loro clientela.
Ristorante Il Veliero
Aperto Sempre
Giorno di riposo: Martedì
Piazza Cesare Battisti, 1
Nettuno (Roma)
Tel. 06 9880354
























domenica 22 novembre 2009

" Mangiamoci i Giornalisti" una divertente serata al Ristorante Golden del Porto Turistico Cala de' Medici di Rosignano Solvay (Li).

Martedì 17 Novembre 2009, nell'accogliente ed elegante sala del Ristorante Golden del Porto Turistico Cala de' Medici di Rosignano Solvay (Livorno), si è svolta una simpatica manifestazione, "Mangiamoci i Giornalisti", che ha messo in gioco, come Chef, sei conosciutissimi giornalisti del settore enogastronomico.
La serata gentilmente sponsorizza dal Porto Turistico, nella persona del suo Presidente l'Avvocato Maria Paoletti, e dal Ristorante Golden con lo Chef Roberto De Franco e Cecilia Lami, ha avuto una grande risonanza, richiamando numeroso e interessato pubblico, insieme alla stampa locale e televisiva. La conduzione, affidata ufficialmente al nostro Settimanale Enogastronomico il "Corriere del VINO", ha visto Paolo Valdastri e il sottoscritto, Giorgio Dracopulos, alternarsi nella presentazione, dei partecipanti, delle preparazioni, dei commenti, delle interviste e degli abbinamenti. La calda serata, fuori stagione, ha permesso di usufruire in pieno della bellissima terrazza panoramica, nella parte coperta erano state preparate le postazioni per cucinare e un lungo tavolo per la preparazione dei piatti, in modo che tutti i presenti, in qualità di giurati, potessero esaminare e valutare le diverse proposte, le ricette e le eventuali difficoltà delle preparazioni, tanto da poter dare un giudizio il più equo e attendibile possibile.
Molto interessati i presenti, sia per gli ingredienti usati che per le descrizioni delle ricette, io ho curato la parte gastronomica e Paolo Valdastri quella enologica e artistica. Erano presenti, sia come Sponsor che come graditi ospiti, anche i Pittori Mario Madiai e Maurizio Stiaffini in arte "Hemmes". Ma veniamo alla gara vera e propria. Hanno rotto gli indugi, partendo per primi, come da scaletta, la coppia (si poteva partecipare in due) Doady Giugliano e Antonello Colombu, con "Spaghetti alla chitarra con triglie e carciofi". La pasta rigorosamente fatta in casa è stata saltata, dopo tutte le fasi di preparazione, con delle bellissime triglie di scoglio e dei delicatissimi cuori di carciofo. La seconda ricetta ad andare in onda è stata quella di Claudio Mollo, in tenuta bianca da Chef e con un grembiule giallo, che ha preparato "Mezze maniche, speck, asparagi e ricotta salata". Le mezze maniche, lo speck croccante, gli asparagi, con una bella spolverata di ricotta salata. L'affascinante Rosanna Ferraro, si è dedicata alla terza ricetta, "La matriciana mia". La pasta, i rigatoni, andava a sposarsi con un ricercato guanciale di Norcia stagionato, avvolgendosi nel pomodoro, ravvivato dal peperoncino e con una innovativa aggiunta di pecorino di fossa Toscano. Quarti alla partenza, Fabio Pracchia e la giovane e bella assistente, Maria Teresa Baldassari, che si cimentavano nella preparazione di una "Vellutata di fagioli con cavolo nero, bruschetta e olio nuovo". La delicatezza della vellutata di fagioli cannellini accarezzava il cavolo nero esaltandolo, la bruschetta, leggermente strofinata d'aglio, e il delicato olio nuovo Toscano impreziosivano il piatto. Quinto alla partenza Bruno Bruchi con "Filetto di maiale in crosta di aromi, pere caramellate e riduzione di vino". Piacevolmente intensi i profumi, la morbidezza del filetto, la perfetta cottura, la bella presentazione con le pere "bicolori" caramellate e la esaltante riduzione di vino.
Questi i piatti in gara, aiutati dall'efficientissimo e preparato Staff del Ristorante Golden, tutto è filato alla perfezione e il servizio si è svolto nel migliore dei modi. Per l'abbinamento dei vini della serata chi meglio di Paolo Valdastri può illustrarveli, lascio la parola all'esimio Collega:-

Quattro i vini che sono stati serviti in accompagnamento con le preparazioni dei giornalisti chef.
Per gli “Spaghetti alla chitarra con carciofi saltati e triglie” della coppia Giugliano-Colombu è stato scelto l’Annick 2008 di Cosimo Maria Masini, chardonnay e sauvignon blanc, prodotto sulle colline di San Miniato (Pi). La morbidezza ben contrastata dalla freschezza acida, la struttura piena ed i profumi accattivanti di frutta tropicale e di erbe di campo hanno bilanciato perfettamente la consistenza aromatica del piatto.
Le “mezze maniche con speck croccante, asparagi e ricotta salata” di Claudio Mollo sono state abbinate al vino Morso 2007, merlot e sangiovese di Mario Madiai, un rosso leggero e slanciato, dai profumi floreali.
I saporiti rigatoni di Rosanna Ferraro hanno visto l’abbinamento con il vino più importante di Mario Madiai, il Malacoda 2006 merlot in purezza, caldo, corposo, dai forti profumi di frutta nera e confetture di more e mirtilli e con tannini solidi ma dolci.
Lo stesso vino è stato servito anche con la vellutata di fagioli e cavolo nero di Pracchia, piatto apparentemente semplice, rivelatosi invece molto intenso negli aromi e nella sapidità.
Il gran finale è spettato al filetto di maiale avvolto in aromi, con riduzione di Cosimo e pere caramellate di Bruchi. Il vino utilizzato per la riduzione è stato anche servito in accompagnamento al piatto. Si tratta del Cosimo 2006, sangiovese e buonamico da una vecchia vigna di cinquant’anni dell’azienda Cosimo Maria Masini di San Miniato (Pi), azienda che lavora secondo i dettami biodinamici. Profumi complessi di cuoio e pelliccia, accompagnati da frutto nero, bocca solida e tannini scalpitanti, queste le caratteristiche che hanno bilanciato la succulenza e l’aromaticità del piatto, con piena coincidenza nelle solidità delle strutture.
Uno dei temi portanti della serata al Porto del Gusto è stato “Vino e Arte”. I vini della Cosimo Maria Masini recano etichette realizzate dall’artista tedesco Tobias Rehberger. Si tratta di una serie di cerchi simbolizzanti la chiusura del cerchio produttivo che si realizza all’interno dell’azienda biodinamica.
Mario Madiai, uno degli ultimi eredi della Scuola Livornese, ha realizzato invece una serie limitata di bottiglie con etichette rigorosamente dipinte a mano in esemplare unico. Il tema è costituito da un animale, una sorta di lucertola che per ogni annata tiene in bocca qualcosa di diverso (vedi foto in alto): un essere che, come la vite, trae energia dal sole e si nutre dei frutti più integri della terra. L’etichetta viene tagliata in tre o sei parti ed incollata sulle bottiglie, creando un effetto visivo molto suggestivo. Ogni serie di etichette è originale per i diversi effetti cromatici utilizzati. (di Paolo Valdastri).

Il servizio dei vini è stato inappuntabile ed effettuato dai bravi Sommelier F.I.S.A.R. guidati da Adriana Pieroni.
Alla fine della serata, dopo aver scrutinato tutte le schede e sommato i voti espressi dai giurati, è stato designato il vincitore, prima di dichiararlo, anche per accentuare la curiosità degli astanti, abbiamo fatto i ringraziamenti e consegnato gli Attestati del Corriere del VINO e del Ristorante Golden. Il primo Attestato del Corriere del VINO ho avuto il piacere di consegnarlo, a nome di tutta la nostra Redazione e del nostro Direttore, Riccardo Gabriele, proprio a Paolo Valdastri, in qualità di "Neo Giornalista". I ringraziamenti sono andati allo Staff del Ristorante Golden per il perfetto supporto dato alla manifestazione, premiando Cecilia Lami e Roberto De Franco, attestati anche a Mario Madiai, Maurizio Stiaffini e a Cosimo Maria Masini. Successivamente sono stati premiati i Giornalisti concorrenti. La vincitrice, finalmente proclamata, Rosanna Ferraro, con la sua ricetta "La matriciana mia", a cui è stata consegnata come primo premio, personalmente da Mario Madiai, una delle pochissime Magnum prodotte di Malacoda 2006, personalizzata con l'etichetta dipinta a mano dal Maestro, scelta dalla vincitrice ed applicata al momento (vedi ultime due foto in basso). Gli altri, classificati a pari merito al secondo posto, Claudio Mollo, Fabio Pracchia con Maria Teresa Baldassari, Doady Giugliano e Antonello Colombu, Bruno Bruchi, hanno ricevuto gli attestati di partecipazione.
Il Ristorante Golden e il Porto Turistico Cala de’ Medici sono molto attenti, tutto l’anno, a sottolineare lo stretto legame tra il Porto e il territorio circostante, mantenendo vivo lo spirito promozionale che crea molte occasioni di convivialità.
La divertente e riuscita serata si è conclusa tra la soddisfazione di tutti, lasciando aperta la possibilità, in un non lontano futuro, di "Rimangiarci i Giornalisti".
Porto Turistico Cala de' Medici
Ristorante Golden
Rosignano Solvay (Li)
Tel. 0586 795252
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lunedì 16 novembre 2009

Ribolla Gialla di Oslavia e l'Azienda Primosic: un connubio perfetto.

Il Colle di Oslavia si trova in Friuli Venezia Giulia, e precisamente nel cuore del Collio, vicino alle alte vette della Alpi Giulie e al Mare Adriatico. Siamo alle porte di Gorizia, infatti il Paese di Oslavia (in Sloveno Oslavje, in Friulano Oslavie) è una piccola frazione proprio di questa bella Città. La zona è famosa per la produzione dell'ottimo Vino e per il Sacrario Militare dedicato ai caduti della Prima Guerra Mondiale (1914/1918). Il Sacrario, edificato nel 1938, in Località Piuma a quota 179, su progetto dell'Architetto Ghino Venturi, ha un corpo centrale imponente, di forma cilindrica, in pietra bianca, proprio sulla sommità di una lunga scalinata, custodisce 57.740 Soldati caduti per la Patria, di cui 36.000 ignoti, nelle undici feroci battaglie che qui ebbero luogo. Territorio martoriato questo Colle, ad Oslavia non esistono edifici antecedenti alla fine della Prima Guerra Mondiale, qui tra il 1915 e il 1918 era terra di nessuno, proprio in mezzo ai due schieramenti, contesa con continui devastanti bombardamenti ed eroici, violenti assalti alla baionetta.
Per capire bene la storia di questi luoghi, attraverso i secoli, bisogna concentrarsi in particolar modo sul groviglio di popoli, di confini in continuo movimento, di lingue e tradizioni diverse, ma le Genti di queste meravigliose terre rimanevano attaccate alle proprie tradizioni, alle loro origini, alla loro cultura e alla loro Collina. La mia amica Paola Antonaci (brava responsabile delle Pubbliche Relazioni dell'Azienda Primosic) mi ha suggerito una bellissima e suggestiva similitudine: "come in un mare d'erba dove i venti soffiano cambiando inclinazione ma mai sradicando i fili".
Terra difficile, ma anche favorita dalla sua particolare consistenza, la "Ponca" definita tecnicamente "Flysch", composta da sedimenti sottomarini stratificati di marne, argille calcaree, e arenaria, sabbia calcificata, formatasi 50 milioni di anni fa, in contemporanea all'elevarsi della montagne. Una terra ricca ideale per la coltivazione della vite, anche grazie ad un particolare microclima, unico per ventilazione, robusti venti, come la Bora in inverno, e delicati venticelli estivi, piogge primaverili e sole nella bella stagione, insieme alla notevole escursione termica tra il giorno e la notte, fanno, del Colle di Oslavia, una magnifica distesa di filari con una produzione di grandissima qualità.
Tra i vitigni più antichi quello che identifica meglio il territorio è sicuramente la Ribolla Gialla, nel 1976, in tutto il Collio, erano una sessantina gli ettari a lei dedicati iscritti all'Albo. Non siamo sicuri delle origini di questo Vitigno, si pensa che somigliando alla varietà "Robola", già presente anticamente nell'Isola Greca di Cefalonia, sia stato portato in Friuli, dai Greci, o successivamente dai Romani, altri attribuiscono ai mercanti Veneziani questo merito, molti studiosi infine ritengono che il vitigno è da considerarsi sicuramente autoctono, l'unica cosa certa è che non poteva trovare altro posto al mondo per crescere così bene. Le prime notizie affidabili, della presenza della Ribolla Gialla nel Goriziano, risalgono in alcuni documenti del 1299, e da allora in poi, attraverso i secoli, crebbe in qualità, e nel 1781, il medico Antonio Musnig, uomo di vasta cultura, nel suo Trattato "Clima Goritiese", immortalò, il Vino prodotto da questo Vitigno, come "il primo bianco Friulano".
Il Vitigno pregiato della Ribolla Gialla di Oslavia è forte e meraviglioso, ha una buona resa, durevole attraverso gli anni, tiene bene testa alle malattie anche se, nelle annate più piovose, diventa più delicato, i grappoli sono dorati, il vino, secco e vellutato, che se ne ricava, è una gioia per il palato.
Parlare di un Vitigno così interessante e amato porta necessariamente il pensiero alle ottime Aziende che lo coltivano e lo lavorano, su questa straordinaria Collina, tutte impegnate a raggiungere livelli sempre più alti di qualità, tra queste una in particolare è innamorata della Ribolla Gialla: l'Azienda Primosic.
La Famiglia Primosic abita a Oslavia dal 1700, Carlo Primosic, nel 1800, forniva il suo Vino ai commercianti, che dalle colline del sud dell'Impero Austro-Ungarico, portavano questo nettare alla Capitale Vienna, superati i momenti difficili delle due Guerre Mondiali, nel 1956 Silvestro Primosic, detto Silvan, grande appassionato ed esperto vignaiolo, dalla personalità vulcanica, inizia il primo imbottigliamento in proprio. Da allora in poi, è stato tutto un crescendo, con molta dedizione e fatica, l'Azienda si è sviluppata, mantenendo sempre, anche quando sembrava illogico, dato le richieste diverse del mercato, uno strettissimo rapporto con il territorio, valorizzando i Vitigni Autoctoni, soprattutto la Ribolla Gialla, vitigni secolari del Brda Sloveno e del Collio, vinificandola da sempre con orgoglio e testardaggine.
L'Azienda produce la Ribolla Gialla Collio D.O.C. (circa 65.000 bottiglie) e la Ribolla Gialla di Oslavia Riserva Collio D.O.C. (circa 5.000), due grandi Vini, gli anni degustati sono stati, in ordine, il 2008 e il 2006:
il primo, giallo paglierino brillante con riflessi dorati, aromi intensi, netti, piacevoli e fragranti, dai sentori di frutta e fieno appena falciato, in bocca asciutto ma fresco ed equilibrato, estremamente gradevole, discreto il corpo, il retrogusto è persistente con sentori di pesca e mela;
il secondo, la Riserva, è denominato "di Oslavia" proprio per accentuare questo legame intenso con la propria terra, ha un colore giallo dorato intenso, predominano i profumi di bosco, caratteristicamente asciutto, inebria la bocca con sentori di mandarino candito e cioccolato fondente, lungo e persistente lascia una bocca estremamente soddisfatta.
Quest'anno Silvestro Primosic festeggia la sua cinquantaquattresima vendemmia, negli anni gli si sono affiancati, nella conduzione aziendale, anche i figli, Boris e Marko (vedi foto in alto), quest'ultimo è anche Vicepresidente del Consorzio Collio, di cui suo padre è stato nel lontano 1967 uno dei fondatori. Oggi i Primosic hanno una bellissima Azienda con circa 28 ettari in gran parte di proprietà, e una produzione complessiva intorno alle 250.000 bottiglie, suddivisa tra tutti i loro ottimi Vini che hanno ricevuto innumerevoli riconoscimenti e premi, molti dei quali portano i nomi dei vigneti di produzione: Refosco, Chardonnay, Sauvignon Blanc, Merlot, Belvedere Friulano (Tocai), Murno Pinot Grigio, Murno Merlot, Gmajne Chardonnay, Gmajne Sauvignon Blanc, Klin, Metamorfosis, Picolit.
In questi ultimi anni è stata fatta una meritevole opera di zonizzazione dei vigneti dell'Azienda, con l'obiettivo di definirli per terreno, esposizione, sistema di allevamento, età, al fine di esaltare le espressioni varietali di ognuna e procedendo, di conseguenza, ad una vinificazione specifica.
Molto è stato fatto dalla Famiglia Primosic per promuovere la Ribolla Gialla in Italia e all'estero, partecipando a iniziative come partner di Ditte famose, ad esempio la Porsche, o dando al loro Vino base il nome "Think Yellow" che diffonde un pensiero positivo e solare, sollecitando una esperienza emozionante dentro e fuori la bottiglia, "il giallo assoluto fatto Vino", la "Ribolla Gialla".
Belle e sentite le parole che i Primosic hanno voluto scrivere all'inizio del loro nuovo depliant: "Tradizione nella modernità, può sembrare un paradosso, è invece una condizione importante per noi, un'Azienda orgogliosa del proprio passato ma che vuole essere in sincrono con il proprio tempo". E se ciò non bastasse, per descrivere un pensiero in connubio perfetto con la Ribolla Gialla di Oslavia, posso aggiungere le parole di Marko Primosic (con me nelle foto in basso): "Qui, a volte, quando il sole tramonta, anche il Cielo si tinge di giallo, un giallo proprio come quello della Ribolla".
Azienda Agricola Primosic
Loc. Madonnina D'Oslavia, 3
Oslavia (Gorizia)
Tel. 0481 535153 Fax. 0481 536705
primosic@primosic.com
www.primosic.com




domenica 8 novembre 2009

AD ANZIO (ROMA) IL RISTORANTE ROMOLO AL PORTO: TIPICITA' E TRADIZIONE CON UN PIZZICO DI FANTASIA.

La cittadina di Anzio dista poco più di 58 chilometri da Roma, oggi è una nota località turistica/balneare, ma ha una storia antichissima, dai ritrovamenti archeologici si risale addirittura alla preistoria. L'antica Antium invece, primo centro abitato di una certa rilevanza, fu fondato dai Volsci (un antico popolo italico), che ne fecero loro capitale, circa nel 500 a.C., e successivamente nel 338 a.C. divenne Colonia Romana. Nell'età imperiale i Romani vi costruirono lussuose ville, anche l'imperatore Nerone se ne fece costruire una e, qui, volle costruire anche un bellissimo porto di forma circolare, quando cadde l'Impero Romano i Saraceni, purtroppo, lo distrussero. Successivamente la località decadde riducendosi ad un piccolo villaggio di pescatori; fu Papa Innocenzo XII° che la riportò in auge nel XVI° secolo, ricostruendo il porto ad est dell'originario, battezzando il nuovo insediamento Porto d'Anzio e da allora i suoi abitanti furono i "Portodanzesi". Dopo le dolorose note vicende della Seconda Guerra Mondiale, con i drammatici eventi dello sbarco degli Anglo/Americani, la Cittadina di Anzio è cresciuta molto, nei successivi anni, nel dopoguerra, diventando, ai nostri giorni, una accogliente, attrezzata ed importante località balneare anche, per il suo Porto, uno tra i principali punti di riferimento per la pesca in Italia, grazie al numero e alla grande tradizione marinara dei suoi pescatori.
L'amicizia è una gran bella cosa, ma quando si và a trovare un grande amico come Walter Regolanti, titolare, con la sua bella famiglia, del famoso Ristorante Romolo al Porto ad Anzio (Roma), e, oltre che salutarlo, ci si ferma a mangiare da lui, vi garantisco che ne gioisce non solo il cuore ma pure il palato: qui la cucina di mare è un'arte.
Anche la storia culinaria della Famiglia Regolanti parte da piuttosto lontano, nonno Remo e nonna Lionilla avevano la trattoria ancor prima dell'ultimo conflitto mondiale, parecchi anni dopo, intorno ai primi anni 60, babbo Romolo con il fratello minore, Alceste, la nonna e la zia Elena, aprirono un Ristorante che oggi si chiama Da Alceste al Buon Gusto, sempre al Porto di Anzio.
Ma è nel 1968, quando Romolo mette su famiglia, che nasce il loro attuale Locale: Romolo al Porto.
Non un giorno, ma quarantuno anni di indubbi successi, stanno a testimoniare la grande professionalità e qualità di questo eccellente Ristorante.
Il Locale è ubicato, vista mare, proprio sulla passeggiata del Porto, ha l'aspetto della trattoria vissuta, caldo e avvolgente, l'arredamento è marinaro, l'estate, ai tavolini fuori, mangi praticamente sul molo.
L'accoglienza è sempre calda e simpatica, è come al solito pieno, sono capitato all'improvviso, meglio sempre prenotare, anche se fanno più turni, c'è gente fino a tardi, sia a pranzo che a cena, ma Walter, dopo il primo attimo di sorpresa e un grosso affettuoso abbraccio, mi trova un tavolo. Il Menù alla Carta è tradizionale ma molto semplice, il vero Menù è dato dalla spesa giornaliera, fatevi consigliare, e assaggerete tante prelibatezze. In Italia ci sono straordinari Locali dove si mangia dell'ottimo pescato, ma quello che vi viene servito qui, sia cotto che crudo, ha una marcia in più, lo notano tutti, e non si parla di venti o trenta coperti, la qualità, miracolosamente realizzata, viene servita anche per i grandi numeri. Per gestire al meglio il Locale, Walter ha imparato anche, molte segretissime tecniche, dal grandissimo Chef Francese Alain Ducasse (classe 1956, oggi cittadino del Principato di Monaco, eccelso Cuoco ma anche grande imprenditore, 1400 dipendenti e 20 ristoranti con molte stelle Michelin).
In cucina babbo Romolo, mamma Luisa, la zia Franca, zia Rita e l'altro figlio Marco, anche lui Chef, e in sala Walter (vedi foto in alto, Marco in maglietta scura e Walter in giacca bianca), sono gli artefici, con la loro grande esperienza e bravura, di questo straordinario "Rito Gastronomico" che si ripete tutti i giorni senza alcuna imperfezione.
Nella filosofia della Famiglia Regolanti troviamo: la pasta, i dolci, le marmellate, rigorosamente fatte in casa, la costante e attenta ricerca di tutti gli altri prodotti usati in cucina, dove regna la qualità e il biologico, la estenuante lotta giornaliera per accaparrarsi il pescato migliore. Il pesce può anche essere "povero", ma deve avere una indubbia freschezza.
Walter mi ha portato due magnifici coreografici ed abbondanti piatti di antipasti assortiti, prima il mare crudo (prima foto in basso) poi il mare caldo (seconda foto in basso).
Nel crudo ho degustato, tra le altre cose: Fragolino con timo selvatico, Triglie con prugne e pistacchi di Bronte, Sarago al pesto, Gamberi rossi con finocchi e aceto balsamico, Julienne di calamaro al tabasco, Sughero al couscous e pomodoro secco di Favignana.
Nel mare caldo, tra belle dorature e gustosi fritti, c'era: Mille foglie di merluzzetti, patate e pecorino primosale, Ombrina su vellutata di cipolle rosse di Tropea, Polpo rosso alle noci e radicchio.
Stavo per arrendermi soddisfatto e sazio, quando Walter si è presentato con un meraviglioso piatto di spaghetti ai Polipetti con il pecorino romano (vedi foto), a dir poco favoloso, la pasta, oltretutto, era perfetta anche come cottura, con il Locale pieno un vero esempio di arte culinaria.
La degustazione è stata accompagnata da un bottiglia molto buona, consigliata da Walter che anche un bravissimo Sommelier, uno Chardonnay Terre di Chieti I.G.T. Biologico "Capo Le Vigne" dell'Azienda Agriverde Relais del Vino di Caldari, di Ortona (Chieti). Un vino piacevolissimo, dal colore paglierino intenso con riflessi dorati, profumo delicato ma potente, in bocca una esplosione di aromi fruttati, vigorosi e persistenti, retrogusto lungo e avvolgente.
Non sono riuscito a mangiare altro, ma vi posso dire cosa mi è dispiaciuto non assaggiare, è stato un sacrificio non poter degustare la loro Crostata di pere, cotte nel loro distillato, con cioccolato e granella di mandorle.
Walter ha recentemente ampliato anche la sua già importante Carta dei Vini. Oltre alla selezione di Vini Bianchi e Rossi da tutte le principali regioni italiane con una scelta anche di mezze bottiglie e magnum, troviamo: gli Champagne, i Rosati, Le Vendemmie Tardive, i Biologici e i Biodinamici insieme ai super selezionati gruppi Triple A e Renaissance A.O.C.
A completamento della Carta dei Vini c'è quella dell'Olio, dell'Acqua, dei Distillati e delle Birre artigianali Nazionali ed Estere.
Come sempre sono venuto via soddisfattissimo della visita, e anche dispiaciuto di lasciare, così presto, dei cari amici.
Grandi professionisti i Regolanti, strenui difensori di una cucina espressione della tipicità e della tradizione "condita" con un pizzico della loro lodevole fantasia.
Ristorante Romolo al Porto
Via Porto Innocenziano, 19 Anzio (ROMA)
Aperto sempre a pranzo e cena.
Chiuso il Mercoledì.
Tel. 06 9844079




domenica 1 novembre 2009

Rara, eccezionale e selezionata verticale del Roncùs Bianco Vecchie Vigne all'Azienda Roncùs di Capriva del Friuli (Gorizia).

Il Collio Goriziano è notoriamente una delle mie mete preferite, non solo per gli straordinari vini che qui si producono, ma anche per il fascino, la bellezza di questi luoghi e per i molti amici Vignaioli che ho in questa zona d'Italia.
A poca distanza da Cormons, centro nevralgico di tutta l'area, c'è in piccolo paese che porta il nome di Capriva del Friuli (fino al 1954 la denominazione ufficiale del Comune era Capriva di Cormons), il territorio è collinare, la terra è di confine, la Slovenia è vicinissima, a due chilometri, e la sua storia parte da molto lontano. Già in epoca Romana, questi erano luoghi abitati, dopo la caduta dell'Impero che aveva fatto di tutto il mondo conosciuto Roma, arrivarono i Longobardi (popolazione germanica orientale), successivamente, intorno all'anno mille, la dominazione divenne quella del Patriarcato di Aquileia (una entità politica e religiosa che dal 568 amministrò un vasto territorio con al centro l'odierno Friuli), dopo il 1428 divenne dominio Veneto. Nel XVI° secolo Capriva entrò a far parte dei territori degli Asburgo d'Austria, solo dopo il sanguinoso Primo Conflitto Mondiale (1914/1918) diventò, finalmente, Italiana. Oggi il Comune non arriva ai 2.000 abitanti, ma in compenso, ha tante vigne, da cui si producono Vini molto buoni, anzi buonissimi.
L'importante Azienda Agricola, di cui vi voglio parlare, è proprio di Capriva del Friuli, il suo nome è Roncùs, il proprietario è un Vignaiolo esperto, appassionato enologo, che ha anche una filosofia tutta sua, applicata alla viticoltura, Marco Perco (vedi prima foto in basso).
Marco, classe 1961, cresce su di una terra che da tre generazioni è della sua famiglia, molta della sua passione deriva da quella trasmessagli dal nonno Giuseppe, dopo essersi diplomato Perito Agricolo svolge vari lavori, ma nel 1990 decide di occuparsi dello sviluppo della sua Azienda, in particolare della produzione vitivinicola, e per meglio qualificarla le dà la nuova denominazione: Roncùs.
La scelta del nome non è casuale, nel vecchio Catasto Asburgico di Maria Teresa D'Austria (Arciduchessa regnante d'Austria e regina d'Ungheria e Boemia vissuta tra il 1717 e il 1780) la casa colonica dell'Azienda era accatastata in Località "Roncuz", poi, visto che in dialetto Friulano, il dislivello collinare del terreno, come quello di parte della proprietà in questione, si chiama "Ronc's" al plurale, è stato naturale pensare a "Roncùs". La sua particolare visione del legame tra terra e vino, amore e passione per il suo lavoro, lo portano ad identificare le sue vigne più vecchie (dai 40 ai 60 anni) con il giusto messaggio informativo, da diffondere, delle peculiarità migliori del Territorio Friulano. Non espianti, dunque, ma una valorizzazione dell'esistente, con un recupero ambientale di cui possono andare fieri. Cinque ettari, sui dodici totali, da cui si fa un Vino molto importante, l'uvaggio principale la Malvasia Istriana, adattissima per coniugare aroma, freschezza e bevibilità, in più abbinandola a più piccole percentuali (variabili a seconda delle annate) di Friulano (Tocai) 20% e di Ribolla 10%, si raggiunge la perfetta identificazione del Territorio.
Il nome da dare a questo significativo ed importante Vino Bianco ? niente di più appropriato:- Vecchie Vigne. Dopo aver tenuto, tutto l'anno, queste selezionate Vigne, sotto un attento controllo e dopo averle amorevolmente accudite, il vendemmiato, previa una leggera macerazione su le bucce, viene tenuto a fermentare, tre anni sui lieviti indigeni, che rimangono per molto tempo sul fondo fine, necessitando di periodi più lunghi per raggiungere la maturazione e adottando un protocollo che valorizza l'originario patrimonio microbiologico di solo fermentazioni spontanee. Un anno in botte grande (rovere di Slavonia) da 2000 litri, successivamente in acciaio, quasi in affinamento, per altri due anni, passato questo periodo, vengono tolti i lieviti e il Vino per sei mesi riposa in bottiglia, prima di uscire dalla cantina. Come tutto ciò che è troppo buono, viene prodotto in numeri molto bassi, non più di seimila bottiglie........ ma che bottiglie. Un Vino Friulano ricco e complesso, che offre fantastici aromi insieme a splendide sensazioni, con una grandissima capacità di maturare negli anni, anche più di dieci, senza "invecchiare".
Ma veniamo alla degustazione del Roncùs Vecchie Vigne Collio Bianco D.O.C., le annate assaggiate sono state il 2006, 2005, 2004, 2002, 2000.
I cinque bicchieri in fila, con le rispettive bottiglie alle spalle, sono uno spettacolo già alla vista (vedi seconda foto in basso), il Vino, color giallo oro alimentare con le varie sfumature, che brilla dentro, è una ottima presentazione ed anche un invito molto accattivante:
- 2006 - Colore carico, aroma ricco, floreale, intenso, in bocca rilascia forti sentori di frutta fresca, lungo e persistente, con una acidità intrigante, è stato appena messo in commercio e stanno partendo le prime consegne;
- 2005 - Particolarmente dorato, complessi aromi fruttati, molto piacevole in bocca, con un retrogusto di frutta bianca;
- 2004 - Colore rilucente, con molti riflessi, molto minerale al naso con note di particolare fragranza, si apre in bocca e nella sua asciuttezza esprime grandi sapori avvolgenti, intenso, vivo, lungo e persistente;
- 2002 - Giallo oro tenue, dai profumi particolarmente freschi, sintetico nei sapori ma allo stesso tempo molto gradevole, con un particolare delicato retrogusto;
- 2000 - Colore brillante, molti i riflessi, profumi ricchissimi di frutta fresca e secca, non mancano sentori di spezie e di fiori di campo, in bocca una esplosione di aromi fantastici, molto avvolgente nella sua particolare delicatezza, un grande finale che lascia un palato eccezionalmente soddisfatto e asciutto.
I Vini assaggiati erano straordinari, e qualcuno anche qualcosa di più. Qui si parla di un Vino che è un fiore all'occhiello per la produzione enologica nazionale: il Vigne Vecchie 2000 per la prestigiosa rivista inglese Decanter è il "Best Old World White" (il Miglior Vino Bianco del Vecchio Mondo), il 2001 ha preso i "Tre Bicchieri" della Guida del Gambero Rosso, al 2004 sono stati assegnati i "5 Grappoli" valutazione massima della Guida Duemilavini, il 2004 e il 2006 sono i "Vini dell'Eccellenza" per I Vini d'Italia de Le Guide de L'espresso, senza considerare tutti gli altri innumerevoli riconoscimenti ottenuti.
Il particolare modo di produrre questo Vino, ha attirato l'attenzione anche dell'Università di Udine.
L'Azienda Roncùs produce anche altri ottimi Vini: Sauvignon, Pinot Bianco, Friulano (Tocai), Roncùs Bianco e il Rosso Val di Miez.
Parlando con Marco Perco ho cercato di capire tra le righe quale sia la fonte del suo grande successo, e forse sono riuscito a intuirla, proprio quando è andato a prendere una grande e vecchia fotografia. Mi ha detto: "guarda, Giorgio, questa è stata una terra contesa, che ha visto molto sudore e sangue, la guerra e passata davanti alle nostra casa molte volte, ma noi non abbiamo mai ceduto e siamo rimasti qui per attaccamento e amore". Nella foto in bianco e nero (vedi ultima foto in basso), ancora in ottimo stato di conservazione, incorniciata, si vedevano, fotografati nel cortile dell’Azienda, davanti alla loro casa, un gruppo di prigionieri Austriaci affranti, della Prima Guerra Mondiale, sorvegliati, su lo sfondo, da Soldati Italiani e un Carabiniere Reale (corpo fondato nel 1814, anche per compiti di polizia militare); non solo una foto, ma un cimelio, estremamente significativo e affascinante.
Per fare un Vino del livello delle Vigne Vecchie ci vuole della ottima uva, un terreno particolare, un clima adatto, ma anche delle persone con una grande esperienza, passione e sensibilità, come Marco Perco, bravo, simpatico e solare Vignaiolo.
Azienda Agricola Roncùs
Via Mazzini, 26 Capriva del Friuli (Go)
Tel. 0481 809349 Fax. 0481 808535
info@roncus.it
http://www.roncus.it/