domenica 17 novembre 2013

RISTORANTE “DA MIRKO” A MARINA DI CECINA (LI): I SAPORI DEL MARE A TAVOLA.




Cecina, in Provincia di Livorno, oggi è un vivace Comune, di circa 28.000 abitanti, ma ha, alle spalle, un’antica storia che risale addirittura agli Etruschi.

Le prime notizie sugli abitanti della zona, ubicata allora nell’Etruria Settentrionale, risalgono però alla dominazione Romana, quando il Prefetto Cecina Decio Aginazio Albino, circa nei primi anni del 400 d.C., nell’attuale Località di San Vincenzino, ristrutturò un edificio molto antico, forse risalente al I secolo a.C., trasformandolo in una Villa Urbana (una grande costruzione con spazi aperti a giardino, molti ampi locali e porticati, oltre ad un’imponente cisterna sotterranea), i cui resti sono ancora visibili.

Nel 1590 il Granduca di Toscana, Ferdinando I de’ Medici, dette qui l’avvio all’urbanizzazione  costruendo un Palazzo, sede dell’amministrazione delle terre circostanti, un ponte di legno sul Fiume Cecina, un mulino e le prime case del Borgo che successivamente, nella seconda metà del 1700, verrà denominato “Fitto di Cecina”.

Solo dopo la nomina, nel 1746, del Marchese Carlo Andrea Ignazio Ginori a Governatore della Città di Livorno e del suo Porto, che Cecina iniziò ad ampliarsi verso il mare.

Il Marchese Ginori è famoso anche per aver fondato, nel 1735, in una sua Villa in Località Doccia (oggi Sesto Fiorentino), una delle più prestigiose manifatture di tutta Europa, la “Porcellana Ginori” (diventata poi, nel 1896, la Richard-Ginori). 

Proprio in quegli anni la costa Cecinese fu bonificata dagli stagni paludosi, portatori di malaria, e completamente trasformata con la creazione di 15 km. di rigogliose pinete (400 ettari) ubicate a nord e a sud del Fiume Cecina
Le Pinete servivano anche come barriera alla salsedine in difesa delle campagne coltivate.

Oggi tali Pinete formano la “Riserva Naturale Biogenetica dei Tomboli di Cecina”.

Cecina è collegata, senza interruzione di sorta, con il suo quartiere litoraneo di Cecina Mare (o Marina di Cecina) principalmente con il bel Viale alberato (Viale della Repubblica). 

Marina di Cecina, dagli anni sessanta, è una meta turistica estiva accogliente e molto apprezzata e le sue spiagge, vista la particolare validità dei servizi offerti e la qualità del mare, dal 2006 ricevono anche la prestigiosa “Bandiera Blu”.  

Proprio sulla lunga e bella passeggiata pedonale del lungomare di Marina di Cecina, a ridosso della spiaggia, c’è il RistoranteDa Mirko” dello Chef Patron Mirko Pedroni.

Mirko è nato a Cecina, il 10 Maggio 1979, dopo le scuole dell’obbligo decide che il suo lavoro sarà quello di fare il Cuoco
A tale scopo frequenta l’Istituto Statale Professionale Settore ServiziEnrico Mattei”, di Rosigano Solvay (LI) (con sede distaccata a Castiglioncello LocalitàLe Forbici”), con l’Indirizzo Servizi per l’Enogastronomia e l’Ospitalità Alberghiera, diplomandosi nel 1996.

Mirko, mentre frequenta la Scuola, nei periodi di vacanza estivi, fa le sue prime esperienze nella cucina del più vecchio Ristorante di Marina di Cecina, “Il Faro”. 
Il Locale dal 1957 è della Famiglia Poggetti, e in cucina, da 35 anni, c’è il bravo Chef Rosario Larosa.

Appena diplomato entra a lavorare al Ristorante del Villaggio Turistico Francese Club Cecina, ubicato sul mare in Località Gorette, a San Pietro in Palazzi (LI). 
Qui, dal 1996 al 1998, apprende i dettami della Cucina internazionale con l’esperto Chef Hugo.

Dal 1999 fino al 2002, Mirko fa l’esperienza più importante per la sua carriera, lavora fianco a fianco con il grande Chef Mauro Bazzichi del RistoranteBagatelle” di Marina di Cecina.

Dopo questa positivissima esperienza, dal 2003 al 2004, Mirko assume, come Chef, la responsabilità della Cucina del Ristorante dello Stabilimento Balneare/DiscotecaIl Delfino” in Località Le Gorette” a San Pietro in Palazzi, Cecina.

Nel 2005 Mirko lavora in alcuni conosciuti Ristoranti all’Abetone (PT) , nota Località sciistica, e a  Casale Marittimo (PI).

Mirko ha ormai raggiunto le capacità per “camminare con le proprie gambe” e decide di prendere la gestione del Ristorante dello Stabilimento BalneareIl Delfino”.
Dal 2006 al 2010 l’esperienza nel suo Locale gli darà molte soddisfazioni e lo farà conoscere come Chef emergente.

Poi, nel Gennaio 2011, si trasferisce sul Lungomare di Marina di Cecina e apre il suo nuovo RistoranteDa Mirko”.

Il RistoranteDa Mirko” è sulla spiaggia, salendo tre scalini si entra nel disimpegno che subito sulla destra si apre nella luminosissima sala ad elle (ben 5 grandi aperture vetrate).
Magnifica la vista del mare.

Il colore prevalente è il bianco, il soffitto è verde pallido con una lunga tenda drappeggiata ad onda.
Nella Sala (subito all’inizio, a sinistra, c’è il bancone) si trovano una dozzina di tavolini, ben distanziati, con le seggiole imbottite dall’alta e comoda spalliera, il tutto per servire al meglio una quarantina di coperti.

Con la buona stagione si può mangiare fuori nell’ampio dehors sempre sulla spiaggia.

La Terrazza esterna, quella di lato al Ristorante, sempre durante la stagione Estiva, viene attrezzata anche a Wine-Sushi-Bar per poter far gustare anche ottimi aperitivi accompagnati da gustosi stuzzichini.

L’apparecchiatura è semplice ma fine ed elegante.
La Carta dei Vini è molto curata, grande attenzione per le piccole Aziende di qualità. 
Troviamo un ampia selezione di Vini Bianchi Italiani, da tutte le Regioni più avocate, e dal Mondo, poi ci sono le Bollicine Italiane e gli Champagne, per finire una piccola ma importante selezione di Vini Rossi Toscani. 
Una Carta dei Vini attenta anche nei prezzi. 

Il Menu è di Mare, ma è possibile seguirne uno apposito per i Vegetariani
Ci sono tre percorsi guidati consigliati dallo Chef: “Il 5°/4°” (di mare), “Percorso”, “Only for Two” (per una serata indimenticabile). 
La scelta alla carta, poi, accontenta tutti.
 Infine troviamo i Dessert e, se volete,   ognuno ha il suo specifico abbinamento al bicchiere.

Ma veniamo alla degustazione effettuata che è stata accompagnata dai seguenti Vini:

- “Emilio Primo Bianco 2012”, Toscana I.G.T., 100% Vermentino, 13% Vol., prodotto, in Località Sant’Uberto a Bolgheri (LI), dall’Azienda Terre del Marchesato della Famiglia Fuselli;

- “Ben Ryé 2010”, Bianco naturale dolce, Passito di Pantellaria D.O.P., 100% Zibibbo (Moscato di Alessandria), 14,5% Vol., dell’Azienda Siciliana Donnafugata a Marsala (Trapani).

In tavola il cestino metallico con il fragrante e buon pane della Casa: Pane bianco al latte, Pane di segale e semi di girasole, Schiacciatina olio e sale.

Sono state servite le seguenti portate:

Triglia farcita con olive taggiasche su vellutata di piselli e olio nuovo;

- “Trittico di pesce arrosto gratinato” - Tonno gratinato ai pistacchi di Bronte su crema di topinambur (“helianthus tuberosus, rapa tedesca, chiamata anche carciofo di Gerusalemme), Palamita gratinata al sesamo nero su crema di batata (“ipomoea batadas”, patata dolce detta anche Americana), Alici gratinate al mais su insalata invidia (“cichorium endivia”, insalata Belga);

- “Risotto in mezza bottiglia” - Risotto sfumato allo Champagne con ostriche e gamberi rossi;

- Paccheri ripieni di baccalà mantecato con cipolla caramellata e pomodorino confit, su vellutata di zucca;

- “Composto, di pesce fresco del giorno, Bollito e non Bollito” - Filetti di orata, rana pescatrice, nasello, con verdure al vapore;

- Semifreddo al pistacchio di Bronte, croccantino di pistacchi e gelato ai fichi, con un biscotto di pasta sfoglia con la forma del “pesciolino” simbolo del Ristorante.

Tutto molto buono.

La Cucina del giovane Chef Mirko Pedroni è misurata, equilibrata, tranquilla, giusta negli abbinamenti e nei sapori, tutte le preparazioni sono molto ben presentate. 
Si sente la mano di uno Chef saggio ed esperto che predilige la qualità e la tradizione rispettando le materie prime.  

Mirko in Cucina è validamente aiutato dal Sous-chef Giapponese Atsushi Setogushi, con Mirko da più di due anni, e, da quattro anni, anche dalla sua fidanzata Giulia De Luca.

Il servizio di Sala è svolto con molta professionalità, educazione e attenzione da Saly  Thiam, da oltre dieci anni con Mirko, e da Daniela Puddu.

Al Ristorante Da Mirko” di Marina di Cecina ho trovato un giovane e bravo Chef che mi ha fatto sentire, a tavola, i buoni sapori del mare.

Ristorante Da Mirko

Via Baldissera,  3

Marina di Cecina (LI)

Tel. 0586 622208

Aperto a pranzo e cena

Di riposo il Mercoledì


L'Ingresso

La Sala

Triglia Farcita con Olive Taggiasche

Trittico di Pesce Arrosto Gratinato

Risotto in Mezza Bottiglia

Paccheri Ripieni

Composto "Bollito e non Bollito"

Semifreddo al Pistacchio

Mirko Pedroni e Giorgio Dracopulos

venerdì 8 novembre 2013

RISTORANTE OSTERIA ENOTECA “LA GATTAIOLA” A FAUGLIA (PI): LA SOLIDITA’ DELLA BUONA CUCINA TRADIZIONALE TOSCANA DI QUALITA’.




La Colline Pisane, denominate anche Monti Pisani, sono un Territorio storico-geografico che comprende i rilievi, della Provincia di Pisa, ubicati a sud della Cittadina di Pontedera e a nord dell’arroccata e antica Volterra.

Proprio all’inizio delle Colline Pisane, a sud del Valdarno inferiore, su di un dolce rilievo sorge un antico Borgo ricco di Storia e di Tradizioni, espressione di una civiltà secolare contadina ormai, purtroppo, quasi del tutto scomparsa: Fauglia.

Il Toponimo (nome proprio di un luogo geografico) “Favulia”, citato per la prima volta in un documento del 1187, deriva dal Latinofaba” (fava) da cui si desume si intendesse citare la zona come un antico luogo dove venivano coltivate le fave (Vicia faba, pianta della famiglia delle Leguminose).

Oggi Fauglia è un piccolo Comune di circa 3.500 abitanti, immerso nel bosco, che si distende lungo il crinale della collina.

Il piccolo Castello, distrutto dalle truppe Fiorentine nel 1433, non è più un punto di riferimento del Paese, come non c’è più la vecchia Chiesa di San Lorenzo (già citata nel 1251) purtroppo crollata dopo il tremendo terremoto del 1846
Al posto della Chiesa andata perduta venne ricostruita quella attuale ubicandola più verso il centro del Paese.

A Fauglia quello che invece non è andato del tutto perduto, ed è rimasto come un forte legame con i tempi passati, è quel senso di serena tranquillità, basata sui ritmi della vita naturale della campagna, che tutt’oggi aleggia ancora tra i Faugliesi.

Proprio a Fauglia, nel Gennaio del 1951 e precisamente Giovedì 11, nasce il principale “attore” della nostra storia: Francesco Betrò.

Francesco, fin da piccolo, vive la tranquilla vita di Paese, conosce la filosofia delle cose buone coltivate con amore, si innamora dei profumi e dei colori della campagna.
Dopo le Scuole dell’obbligo, da giovanissimo, nel 1968 entra a lavorare nel Bar del Paese, una delle attività della sua Famiglia, ubicato nella Piazza centrale.

In questo Locale, dove le tradizionali partite a carte vengono giocate con il sigaro Toscano in bocca e si alternano ai racconti del duro lavoro della terra, mentre si sorseggia il vino buono, con i pesanti bicchieri di vetro, Francesco acuisce la sua personale filosofia di vita.

Nel 1981, animato da spirito imprenditoriale e mettendo in atto dei progetti innovativi applicati alla sua esperienza lavorativa, apre, con dei soci, alcuni Bar, nella Città di Pisa.
Questi Locali ben presto diverranno di moda e saranno molto frequentati. 
Tra di essi uno dei più famosi si chiama “Di La D’Arno”, il primo Pub Pisano.

Alla metà degli anni ottanta Francesco però decide di ritornare a lavorare a Fauglia, ma non nel Bar di Famiglia che ormai ha lasciato alla gestione della sorella Franca.

Accanto al Bar ci sono dei vecchi locali e Francesco si impegna nella loro difficile ristrutturazione per adeguarli al suo intento. 
Vuole aprire un’Osteria Enoteca su misura per il Paese.

Lavori complessi e onerosi che comprendono anche un grosso scavo per la creazione di un particolarissimo ambiente simile a piccole grotte ad uso di Cantina.

L’Osteria è composta dall’insieme degli spazi ottenuti; si entra e si esce da una stanza all’altra, attraverso vari passaggi e, per tale motivo, il Locale verrà battezzato con il nome “La Gattaiola”.

Si chiamano “gattaiole” quelle piccole aperture, di solito ubicate in basso negli angoli delle porte esterne che permettono ai gatti domestici di entrare ed uscire liberamente. 
Anticamente, e non solo, questo sistema applicato alle porte delle Cantine o degli annessi agricoli permetteva ai gatti di sorvegliare meglio gli ambianti difendendoli dai roditori.

Il 12 Luglio 1986, Francesco Betrò, insieme al Cuoco Patrizio Marini, inaugura l’Osteria EnotecaLa Gattaiola”.

Patrizio è nato a Pisa (ma, anche lui, è di Fauglia), l’8 Agosto del 1958, allo studio ha preferito il lavoro.
Da giovanissimo, a solo 12 anni, si è presentato al RistoranteLa Pergola” di Cenaia (PI) chiedendo di fare il cameriere, è stato assunto ma “infilato” in Cucina. 
Nasce così, casualmente, la sua carriera di Cuoco
La Pergola”, in quegli anni, è un Locale importante, ristorante, pizzeria, discoteca, qui si fanno i grandi numeri e il lavoro non manca. 
Col tempo, con la passione e l’impegno Patrizio sale nella scala gerarchica della Brigata di Cucina
Dopo questa esperienza ha continuato il lavoro in altre strutture ristorative sia a Tirrenia (PI) che a Fauglia.

Nei primi tempi l’Osteria La Gattaiola” segue il desiderio di Francesco nella “politica” dell’abbinamento di stuzzichini alla più importante degustazione dell’ampia selezione dei Vini.

Fin dall’inizio la Cantina è ricchissima, Francesco si è fatto aiutare, nelle scelte, da Massimo Rustichini, uno dei più grandi intenditori e distributori di Vino delle nostre zone.

Ma la clientela che frequenta il Locale, col tempo, visto che il mangiare è molto buono, chiede sempre di più, e l’Osteria piano piano si trasforma in vero e proprio Ristorante

Oggi l’Osteria Enoteca La Gattaiola”, si raggiunge sempre attraverso lo stretto Vicolo San Lorenzo che parte dalla Piazza della Chiesa
Scendendo alcuni gradini si arriva, sulla destra, alla porta in legno di accesso, proseguendo, invece, si trovano le ampie e panoramiche terrazze, una delle quali coperta, che vengono usate con la bella stagione.
Entrati dal portoncino principale troviamo a sinistra il bancone con alle spalle il passaggio alla Cucina, a destra una prima saletta. 
Proseguendo diritti uno spazio con due tavoli su cui si affaccia, a  sinistra, un’altra saletta, mentre a destra uno stretto e breve corridoio porta alla sala principale.
Da quest’ultimo locale una ripida e fascinosa scaletta scende fino alle piccole “grotte”, ieri Cantina, oggi super particolari nicchie dove si può mangiare.

Tutto il Locale ha il fascino del “vissuto” ed è molto accogliente. 
L’arredamento è rustico, il soffitto a volte, gli archi di mattoni, il pavimento di cotto antico, i tavoli in legno, le seggiole di una volta, l’apparecchiatura fatta con le tovagliette di carta gialla personalizzate con sopra i bei piatti dipinti.

I Coperti, sia fuori che dentro, sono una sessantina.

La Carta dei Vini è ricca, moltissime Etichette di Vini Rossi, soprattutto Toscani, ma anche da molte altre Regioni Italiane avocate, una selezione di Vini Bianchi dalla Toscana, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, poi ci sono gli Spumanti, i Passiti e i Distillati.

Il Menu, esclusivamente di Terra offre un’ampia scelta di antipasti, primi, secondi (anche alla griglia) e dolci.

Ma veniamo alla degustazione fatta.

In tavola il cestino del pane e della schiacciatina.

Le portate sono state accompagnate da un buon Vino Rosso del Territorio, “gentile” e profumato, “Fattoria Uccelliera Chianti 2011”, Chianti D.O.C.G., 13% Vol., 85% Sangiovese e 15% Canaiolo, 13% Vol., prodotto dalla Fattoria Uccelliera di Fauglia (PI).

Sono state servite le seguenti portate:

- Prosciutto artigianale;

- Funghi Porcini e fagioli;

- Polentina e tartufo;

- Carpaccio di ovoli (fungo Amanita Caesarea) nostrani;

- Crostini assortiti e frittata alta di verdure;

- Ovetti di quaglia al tartufo, salcicce di cinghiale, tomino al tartufo e asparagi selvatici;

- Tagliolini al tartufo;

- Straccetti di pasta fresca ai funghi;

- Fagottini di patate e pecorino, al pistacchio;

- Agnello nostrano arrosto;

- Funghi Porcini e polenta, fritti;

- Pinolino al cioccolato;

- Biscotti secchi uvetta, pinoli e mandorle.

Tutto buono, i sapori e i profumi sono di “casa”, quelli della nostra cucina tradizionale stagionale.

Lo Chef Patrizio Marini ha una “mano leggera”, i suoi piatti seguono le ricette “senza tempo”, quelle preparazioni che si possono mangiare anche tutti i giorni e non stancano mai.
Patrizio in Cucina è validamente aiutato dalla moglie, la gentile signora Graziella Primerano.

Parlare di Francesco Betrò non è facile. 
Innanzi tutto è un personaggio, poi è un ottimo padrone di casa; la sua filosofia, basata sui legami più naturali con la sua terra e con la tradizione, arriva alla clientela attraverso un simpatico comportamento e un dialogo affabulante.

In questa particolare atmosfera, se cade spesso qualcosa, bicchieri, tazzine, posate ecc., anche senza essere state toccate, non vi preoccupate, potrebbe essere il “fantasmino buongustaio” che ha preso qui la residenza.

Sono stato bene al Ristorante Osteria EnotecaLa Gattaiola” di Fauglia dove Francesco Betrò conferma l’inossidabile solidità della Cucina Tradizionale Toscana di qualità.

Osteria Enoteca “La Gattaiola”

Vicolo San Lorenzo, 2/4

Fauglia  (Pisa)

Tel.  050 650852


Alcuni Passaggi

Il Bancone

Una Saletta

Una Nicchia

Funghi Porcini e Fagioli

Crostini e Frittata

Ovetti di Quaglia al Tartufo 

Agnello Arrosto

Funghi Porcini e Polenta Fritti

Pinolino al Cioccolato

Biscotti

Francesco Betrò e Giorgio Dracopulos

domenica 3 novembre 2013

AL “PALACIO REAL DE MADRID” (PALAZZO REALE DI MADRID) LE ANTICHE E SUGGESTIVE CUCINE DEI SOVRANI SPAGNOLI.




La Spagna è quel meraviglioso Paese, ricco non solo di storia, che è ubicato nell’Europa Sud-occidentale.

Insieme al Portogallo, Andorra e Gibilterra forma quel particolare Territorio che prende il nome di Penisola Iberica.

La Storia della Spagna è molto complessa e interessante e si perde nella notte dei tempi.

Furono gli Antichi Romani a dare il nome “Hispania”, a queste terre, durante la loro conquista iniziata con la seconda Guerra Punica, nel 206 a.C., contro i Cartaginesi.

Per quello che desidero raccontarvi, la nostra “particolareStoria della Spagna inizia nel 711 con l’invasione Musulmana della Penisola Iberica.

Le popolazioni Arabe arrivarono in Spagna dopo aver conquistato militarmente tutto il Nord Africa.
Con molta facilità, gli Arabi (detti anche “Saraceni” e successivamente indicati anche con il termine “Mori”), sconfissero e cacciarono dalla Spagna i Visigoti (insediatisi qui dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente).

In tutta la Spagna rimasero solo alcune sacche Cristiane, di resistenza, formatesi nelle impervie regioni montuose settentrionali. 

Solo dopo la vittoriosa (per i Cristiani ma non per le fonti Musulmane) Battaglia di Covadonga (dal Latino “Cova Dominica” = “Grotta della Madonna”), un posto “incredibile”, in una Località ubicata fra le montagne, oggi denominate Picos de Europa (una catena montuosa lungo la costa Settentrionale della Spagna), iniziò la “Reconquista”.

Con il termine Reconquista gli Spagnoli indicano un periodo lunghissimo, più di 750 anni, in cui essi s’impegnarono duramente per la completa liberazione della loro Terra dai Mori.

Che in questa Battaglia, combattuta nel 722, il leggendario Nobile Condottiero Asturiano Don Pelayo di Fafila (690-737) abbia vinto o no, poco conta, quello che fece, di sicuro, fu fondamentale per la Storia della Spagna: dette inizio alla rivolta. 

Don Pelayo fondò, senza mai proclamarsi Re, anche la prima entità politica Cristiana di tutta la Penisola Iberica: il Regno delle Asturie.

Da questa prima “fiammella divampò un incendio”.

Il Regno delle Asturie, nel 914, si fuse con quello di Leon e poi, nel 1230, con il Regno di Castiglia, cosi via, attraverso i secoli, con nobili matrimoni ed anche cruenti eventi fu possibile unificare  Terre e Città della Spagna.

Lo scettro, attraverso gli anni, passò nelle mani di Nobili Famiglie come i Trastamara (1369 - 1516), gli Asburgo (1516 - 1700), i Borbone (1700 - 1868).

Tra il 1808 e il 1813, nel periodo dei Borbone, ci fu una interruzione del loro Regno, infatti Napoleone Bonaparte impose come Re di Spagna il fratello Giuseppe.

Proprio sotto il Regno di Filippo V di Borbone (1683 - 1746), a Madrid, al posto di un antico insediamento militare dei Mori del IX Secolo e successivamente Cristiano, diventato poi “Alcazar de los Austrias” (fortezza degli Austriaci, intendendo la dinastia dei Borbonici Habsburgo), completamente distrutto in un rovinoso incendio nel 1734, si progettò e iniziò la costruzione del nuovo “Palacio Real de Madrid”.

Il 17 Aprile del 1738 iniziarono gli imponenti lavori che furono affidati all’Architetto Torinese Giovanni Battista Sacchetti (1690 - 1764).   

La costruzione del “Palazzo Nuovo”, come fu inizialmente chiamato, si prolungò fino al 1764, il primo Re che vi prese dimora fu Carlo III di Borbone (1716 - 1788).

Il Palazzo è la Residenza Ufficiale anche dell’attuale Re di Spagna, sua maestà Juan Carlos di Borbone, ma non è stato più abitato dal 1931, quando Re Alfonso XIII di Borbone (1886 - 1941) lasciò la Spagna dopo una “specie” di plebiscito che scelse la Repubblica.  

L’imponente Palazzo Reale di Madrid si erge maestoso ai numeri civici 2, 4 e 6 di Calle de Bailén, in pieno centro della bella Capitale Spagnola, davanti ai verdi giardini di Plaza de Oriente.

Il complesso, in stile Baracco, oggi “Patrimonio Nacional”, è il più grande Palazzo Reale di tutta l’Europa Occidentale, ha una superficie di 135.000 metri quadrati e 3.418 stanze. 
Sale e saloni arredati con sfarzo e ricchezza, pieni di bellissime opere d’arte di famosi artisti di varie epoche.
Potete trovarvi una infinità di pregiati mobili, arazzi, tappeti, lampadari, affreschi e dipinti, preziosi orologi, rarissime porcellane, oltre alle ricche collezioni come l’armeria, un vero e proprio museo.

Entrando dai grandi cancelli di Calle de Bailén si acceda al grande spazio interno denominato “Plaza de la Armeria”. 
A destra il Palazzo Reale vero e proprio, a sinistra la sontuosa, anch’essa imponente, “Catedral de Santa Maria la Real de la Almudena”, la sede Episcopale dell’Arcidiocesi di Madrid, pur essendo iniziata la sua costruzione nel 1883, la Cattedrale è stata consacrata, da  Papa Giovanni Paolo II, solo il 15 di Giugno del 1993.

All’interno del Palazzo Reale, al piano terra, si aprono due ampi piazzali, il “Patio del Rey” e il “Patio de la Reina”, ai loro lati due gallerie, a destra la “Galeria del Rey” e a sinistra la “Galeria del Cierzo”. 

Proprio da quest’ultima, scendendo una scaletta si accede al primo piano seminterrato e dopo un percorso, non breve, si arriva nella zona Cucine del Palazzo Reale.

Le Cucine, “ Las Cocinas del Palacio Real de Madrid”,  sono una serie di grandi e alti locali, con i soffitti a volte, uniti tra di loro da un lungo corridoio senza porte. 
L’ultima, la più grande, è divisa, orizzontalmente, da due grandi archi che si formano da un massiccio pilastro centrale.
Le stanze sono finestrate, ma trattandosi di un seminterrato, sono posizionate molto in alto.
I diversi spazi sono divisi modo che ogni specifica attività avesse tutti i possibili agi, ovviamente del tempo, per lavorare nel miglior modo possibile con gli accessori adatti.

Nei momenti di maggior lavoro qui c’erano centinaia di persone che si adoperavano ognuna nelle sue specifiche mansioni. 

Da “Plaza de Oriente” esiste anche un accesso diretto alle Cucine, serviva per agevolare i fornitori.

Le Cucine del Palazzo sono formate dalla stanza del Pane e della Pasticceria, quella per la preparazione delle verdure e della frutta fino ad arrivare a quella delle vera e propria cucina con i grandi piani in ghisa di riscaldamento, lavorati e con le maniglie in ottone, i forni e il grande e un ingegnoso girarrosto (costruito in Francia) per gli animali, più grandi, arrostiti interi.
In quest’ultimo locale, in un angolo, c’è la Carbonaia, con le pale e la carriola, elemento essenziale per dare vita a un numero cosi elevato di fornelli e piani riscaldanti.

I mortai, le presse, i lavabo, le pile in ceramica per scolare le verdure, la grande ghiacciaia in legno (fresqueras), le madie e gli scaffali, i ripiani, alle pareti, con una infinità di pentole, pentolini, padelle, casseruole, stampi, soprattutto in super lucidato rame, tutti  marcati con simboli reali, fanno da contorno ai piani di appoggio in legno e in marmo.

E poi ci sono i riscaldatori portatili, i più vecchi a carbone, ma tutti finemente intarsiati e decorati.
Fondamentali questi riscaldatori. 
Anche se c’è una scala e un montacarichi che collega direttamente le Cucine ai piani nobili, far arrivare i cibi “sani e salvi” ma soprattutto, se non caldi,  almeno tiepidi, nella grande e stupefacente Sala da Pranzo Reale, con un unico lungo tavolo da 140 posti, o in qualche altra Sala del Palazzo, non era cosa da poco visto le distanze.

Queste affascinanti, curiose e antiche Cucine del Palazzo Reale, perfettamente conservate, sono state utilizzate ancora in anni recenti soprattutto in particolari eventi e occasioni.

Il Menu giornaliero del Re era molto ricco, poteva scegliere tra una cinquantina di preparazioni, che venivano servite in preziosi vassoi e usando magnifici servizi da tavola (piatti, bicchieri,  posaterie, accessori).

Una visita molto interessante, suggestiva e divertente quella a “Las Cocinas del Palacio Real de Madrid” dove venivano preparate  le prelibatezze, anche molto scenografiche, da mettere sulla  tavola dei Sovrani Spagnoli.



La "Catedral de Santa Maria la Real de la Almudena"

Il Lungo Corridoio

La Panetteria - Pasticceria

I Lavatoi

La "Fresqueras"

La Stanza delle Preparazioni

La Credenza

Il Locale più Grande

Uno dei Piani di Riscaldamento

Il Girarrosto

La Carbonaia

Le Mensole 

Uno dei Riscaldatori

La Sala da Pranzo Reale

Alcuni Accessori dei Servizi da Tavola