domenica 24 gennaio 2010

FRANCO BIONDI SANTI, MONTALCINO (SIENA) E IL BRUNELLO, NEL BEL LIBRO: QUESTA E' LA MIA TERRA.

E' appena uscito, edito dalla Protagon Editori di Siena, un bel libro di Maurizio Boldrini, Bruno Bruchi e Andrea Cappelli dal titolo: “QUESTA E’ LA MIA TERRA, Franco Biondi Santi, Montalcino e il Brunello”.
La Pubblicazione è di grande formato, sulla copertina scura spicca un significativo ed intenso primo piano di Franco Biondi Santi (classe 1922), un nobiluomo della campagna Toscana che ha fatto della sua vita straordinaria una missione per lo sviluppo della Viticoltura e del Vino, in particolare il Brunello di Montalcino.
Nel Libro, di 160 pagine finemente rilegate, ci sono molte avvincenti fotografie, anche di grande dimensione, come sempre molto ben realizzate dal bravo fotografo Bruno Bruchi. Molto materiale inedito è stato raccolto direttamente dall'Archivio Privato della Famiglia, gentilmente donato, insieme a moltissimi, preziosi ed antichi volumi, dai Biondi Santi, nel 1874, alla Biblioteca Comunale di Montalcino (Si).
Il Libro è suddiviso in una Introduzione, “L’Alchimista che trasforma gli acini in oro liquido”, fatta dagli Autori, in cui viene espressa tutta la loro motivata ammirazione per questo straordinario Viticoltore, e in Sei Capitoli, oltre alla Bibliografia finale.
Il Capitolo Uno, "L'Albero dei Biondi Santi" è anche l’asse portante di tutto il Volume, occupa infatti esattamente la metà delle pagine: in questo lungo capitolo viene raccontata, per bocca dello stesso gentiluomo toscano, non solo l’affascinante storia della sua Famiglia, fin dal 1789, ma anche, in stretto legame, quella di un mondo legato alla terra, all'Italia, a Montalcino e al suo Vino, il Brunello. La documentazione in questa parte del libro è quanto mai rara e interessante.
Tra i molti particolari, ed estremamente avvincenti ricordi, possiamo trovare:
La vecchia foto del nonno, Ferruccio Biondi Santi, diciassettenne, in uniforme da Garibaldino, appoggiato al suo moschetto con la baionetta in canna (fucile ancora oggi gelosamente conservato), che partì volontario nella Terza Guerra d’Indipendenza contro l’Impero Austriaco nel 1866;
I molti i riconoscimenti, documentati, sul Vino prodotto dal 1865, allora brunello con la”b” minuscola, premiato, con la Medaglia d'Argento, all'Esposizione Agraria di Montepulciano del 1869, per poi diventare la Prima Grande Riserva del 1888 (nella loro cantina ci sono ancora due preziosissime bottiglie di questa storica annata), e soprattutto gli attestati di paternità del Brunello di Montalcino, confermati nel 1932 in un documento che porta la firma dell’allora Ministro dell’Agricoltura e delle Foreste Giacomo Acerbo, che per quelle strane coincidenze della Storia, era nato, a Loreto Aprutino nell’interno del Pescarese, il 25 luglio, proprio del 1888. Capitolo Due, “Il Greppo e la produzione del Brunello”: è dedicato alla storia della Tenuta, il Greppo appunto, che si trova su una collina sulla strada tra Montalcino e Sant’Antimo, ai meravigliosi vigneti di Sangiovese che la circondano e ai “segreti” di Biondi Santi per fare il Brunello. Un illustre personaggio come lui, con sessantanove vendemmie sulle spalle, ha certamente molto da raccontare.
Capitolo Tre, “Un legno speciale per il Brunello”: incentrato sulle botti di Rovere di Slavonia (in Croato Slavonija, attuale regione orientale di questo Stato), scelte perché sono di un legno abbastanza neutro, solo leggermente tannico e con un delicato profumo di vaniglia, che proviene da boschi ubicati sui rilievi del territorio considerato.
Capitolo Quattro, “Le Antiche riserve e il rito della Ricolmatura”: ampia trattazione dei modi di conservazione delle bottiglie, dai tappi allo speciale “rito” della ricolmatura con Vino della stessa vendemmia, nei casi in cui il nettare cali nella bottiglia per il trascorrere dei decenni. Questa tecnica Biondi Santi è stato tra i primissimi ad effettuarla, i suoi Vini, grazie a ciò, possono superare la eccezionale meta dei cento anni.
Capitolo Cinque, "Il Vero Moscatello di Montalcino": qui si descrive la storia del Vino dolce che i frati dell'Abbazzia di Sant'Antimo producevano, con uve di Moscato Bianco, già nel 1200, e che attraverso i secoli, per le sue pregevoli peculiarità, si era diffuso in tutte le corti d'Europa, ottenendo nel 1867, all'Exposition Universelle di Parigi, la " Mention Honorable". Di questo Vino particolare, Franco Biondi Santi conserva ancora una sessantina di straordinarie bottiglie dell'ultima annata prodotta , il 1969.
Capitolo Sei, "Dalla Normandia alla rinascita di Sant'Antimo": vi si descrive l'impegno profuso dalla Famiglia Biondi Santi, e in particolare da Franco, ad aiutare Padre Andrea Forest, proveniente da un Convento della Normadia (Francia), per il recupero della storica Abbazia, faro della Cristianità, in Toscana, durante il Medioevo.
Sono stati molto bravi gli Autori (Maurizio Boldrini, Bruno Bruchi, Andrea Cappelli), riuscendo a fare di "Questa è la mia Terra" un bel Libro "sincero", coinvolgente e che riesce a trasportare il lettore attraverso uno dei mondi più affascinanti che l'uomo possa trovare in questa sua esistenza terrena, fatto di Terra ma anche di lunghi filari di Viti, di magnifico Vino ma anche di storie di Uomini con la "U" maiuscola come Franco Biondi Santi.
http://www.biondisanti.it/



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