Ai nostri
giorni creerebbe meraviglia se si sentisse dire di una strada parole di plauso
come queste: “Nonostante il gran tempo trascorso e il gran numero di carri che
giorno dopo giorno vi sono passati sopra, la compattezza delle grandi pietre
che formano il lastricato non è stata in alcun modo sconnessa, e, le stesse,
non hanno perduto nulla della loro levigatezza”.
Saremmo
ancora più meravigliati se si scoprisse che queste parole sono state dette
dallo storico Bizantino Procopio di Cesarea (vissuto all’incirca tra il 490 e
il 565 d.C.) in riferimento alla Via Appia Antica, circa 900 anni dalla sua
costruzione.
La Via
Appia, prima e grande Via pubblica Romana, chiamata anche “regina viarum”
(regina delle strade), ha preso il nome del Censore (magistrato) Romano, Appio
Claudio Cieco (350 a.C. - 271 a. C.) appartenete alla Gens Claudia, che ne iniziò
la costruzione nel 312 a.C. (la strada fu terminata nel 190 a.C.), collegava
Roma con Brindisi, allora chiamata “Brundisium”, il porto per la Grecia e per l’oriente.
Si tramanda
che Appio Claudio Cieco fosse “veramente cieco”, ma visto le imponenti opere
pubbliche di qualità a cui dette il via (come ad esempio anche il primo
acquedotto Romano “l’Acqua Appia”) si direbbe che, in tutti i casi, “ci vedeva molto
bene”.
Facendo un
confronto con le condizioni delle strade che percorriamo oggi c’è da “morire
d’invidia”.
Le strade
per gli Antichi Romani non servivano solo per velocizzare gli spostamenti di
quelle straordinarie formazioni militari che si chiamavano “Legioni”, ma avevano anche fondamentali scopi politici
e commerciali.
Furono il mezzo per l’espansione e la stabilità di quell’immenso
mondo militare e socio/politico che prendeva il nome d’Impero Romano.
All’apice
del loro splendore i Romani potevano contare su 29 arterie che da Roma “Caput
Mundi” si irradiavano, per più di 80.000 Km., in tutto l’Impero.
Il
viaggiatore che si apprestava a partire poteva fornirsi di carte stradali su
pergamena “generali” o “parziali” relative al percorso da effettuare.
Sulle strade
avrebbe trovato, a distanze raggiungibili, le “tabernae” (taverne), stazioni
dove avrebbe potuto rifocillarsi, cambiare i cavalli o dormire.
Luoghi nati
anche come punto di riferimento di ben due efficienti servizi postali, uno
pubblico e l’altro privato.
Gli Antichi
Romani ……… semplicemente straordinari.
Tra le
strade che nei secoli successivi salirono alla notorietà c’è la Via Francigena
(detta anche Franchigena, Francisca o Romea).
In realtà si
definisce Via Francigena quell’insieme di strade che, in prevalenza dall’Europa
del Nord e da quella Centrale, portavano i pellegrini a Roma.
Il
riferimento più importante relativo ad un tale percorso si trova nel
dettagliato racconto (79 tappe) fatto da Sigerico di Canterbury (950 - 994),
Arcivescovo Cattolico Britannico, che nel 990 intraprese il viaggio verso Roma
per ricevere dal Papa Giovanni XV il “pallium” (paramento liturgico, una striscia
di lana bianca, decorata da croci, dà avvolgere sulle spalle) simbolo della
dignità Arcivescovile.
Una tratta
di tale percorso, lungo e variegato, fatto da Sigerico, in uno dei Territori più belli e ricchi del
Mondo, la Toscana, parte con il suo arrivo a Pontremoli, attraverso il Passo
della Cisa e si dipana attraverso Aulla, Avenza, Camaiore, Lucca, Porcari, Altopascio,
Ponte a Cappiano, Fucecchio, San Miniato, Castelfiorentino, Gambassi Terme, San
Gimignano, Colle Val d’Elsa, Monteriggioni, Siena, Ponte D’Arbia, Montalcino, San
Quirico d’Orcia, Castiglion d’Orcia, Abbadia San Salvatore, per entrare poi nel
Lazio verso Acquapendente.
Prendendo
spunto da questo tracciato, Ruggero Larco ha scritto il bel Libro, appena
uscito, “La Via Francigena I Piatti Tipici -
Storia, architettura e ricette del tratto Toscano” pubblicato da “Aska” Edizioni (Casa Editrice Fiorentina
specializzata nel valorizzare il patrimonio
culturale e territoriale della Toscana).
Ruggero, classe 1953, è nato “con il
sapore del salmastro in bocca” a Lido di Camaiore, nella Versilia Lucchese.
Per
la maggior parte della sua vita è stato a Firenze dove si è anche laureato in
Architettura.
Dopo alcuni anni come assistente del Professore Giancarlo
Cataldi, si è dedicato alla progettazione e all’imprenditoria nel campo
dell’edilizia.
Ha sempre avuto una grande amore per la gastronomia e, dal 2004,
è membro dell’Accademia Italiana della Cucina dove
attualmente ricopre l’incarico di Delegato del Valdarno Fiorentino.
Dal 2006, Ruggero Larco, desideroso di
quiete e di un maggior contatto con la natura, vive in un casale sulle ultime
propaggini del Chianti che guardano verso il Valdarno superiore.
La sua
passione per il buon cibo e la cucina tradizionale lo ha portato a scrivere dei
Libri, molto interessanti, dedicati ad alcuni aspetti anche gastronomici
territoriali Toscani, tradizionali e meno noti.
Nell’aprile 2011 ha pubblicato il suo “Pievi e Ricette. Dal Cuore della Toscana per la gioia degli
occhi e del palato”.
Un’accurata ed erudita
trattazione delle espressioni più belle dell’Architettura Religiosa Romanica
del Territorio del Chianti in abbinamento alle sue più antiche tradizioni Culinarie.
Nel 2012 è stato pubblicato il suo secondo Libro, “La Maremma in Tavola - Luoghi, storie e ricette tra terra e
mare”.
Ventiquattro Capitoli, riferiti
ognuno ad una Località suggestiva e/o antica, che viene illustrata, attraverso l‘ubicazione,
la storia, le curiosità e poi viene abbinata ad un Menu degustato, con la
descrizione delle ricette stesse, e con il relativo Vino abbinato.
Il nuovo Libro, “La Via Francigena I Piatti Tipici -
Storia, architettura e ricette del tratto Toscano”, di
Ruggero Larco è un’opera (272 pagine in formato 16,5 cm. x 24) molto ricca e
dettagliata.
Dopo una prima parte dove viene
ampiamente inquadrata la “Geomorfologia del Territorio” e l’epoca con il suo
contorno “Storico-Culturale” (partendo dall’antica Roma) si passa alle Località
attraversate (tappe) dall’Arcivescovo Inglese.
Ogni antico Centro Urbano viene
fascinosamente raccontato e abbinato ai piatti più tipici con relative ricette.
Ben 24 antipasti, 24 primi piatti, 24 secondi piatti e 24 tra dolci e formaggi:
una “delizia per il palato” già solo nello scritto.
Una super dettagliata appendice (19
pagine), in fondo al Libro, ci rivela tutti i “prodotti tipici” D.O.P. e I.G.P.
e anche i Vini D.O.C. e D.O.C.G. dei Territori attraversati.
Il bel Libro
dell’amico Ruggero Larco “La Via Francigena I Piatti Tipici -
Storia, architettura e ricette del tratto Toscano” è un volume scorrevole che si legge
molto volentieri, un Libro che coinvolge il lettore in piacevoli “excursus”
storici accompagnati da appetitose ricette.
Ruggero Larco insieme a Giorgio Dracopulos
Ruggero Larco
La Copertina
La Quarta di Copertina
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