lunedì 30 gennaio 2012

SAN LEONARDO 2001 UN VINO ROSSO SEMPLICEMENTE FAVOLOSO.

In una della Regioni Vitivinicole più belle d’Italia, il Trentino-Alto Adige/Sudtirol, nel Comune di Avio in Provincia di Trento, e precisamente nella Frazione di Borghetto all’Adige, c’è una Tenuta che fa onore all’Enologia Italiana e anche a quella Mondiale: San Leonardo.
La Storia del Territorio dove sorge la Tenuta è molto antica e risale addirittura a 1500 anni fa quando, a seguito delle scorrerie dei Franchi nel Regno Longobardo, un gruppo di prigionieri Trentini fu graziato e tornò a casa. Questi uomini edificarono in questi luoghi, per ringraziamento, un Tempio dedicandolo a San Leonardo di Noblac ( 496-545), Abate Eremita Francese molto venerato, in tutta Europa, nel Medioevo, in quanto protettore degli imprigionati. Altre tracce di questi luoghi si ritrovano nel 900, ma è circa nel 1200 che i Frati Ospedalieri Crociferi dettero incremento alla coltura della vite nel loro Monastero e antico Ospizio che ivi sorgeva.
Molti altri eventi storici, anche di notevole interesse, si sono succeduti nei Secoli fino al 1784 quando la Nobile Famiglia Guerrieri Gonzaga ne diventa proprietaria per discendenza della linea femminile e alcuni secoli dopo per linea diretta.
Oggi la Tenuta San Leonardo è un piccolo e affascinante Borgo dove il suo proprietario, il Marchese Carlo Guerrieri Gonzaga, ha voluto, con l’aiuto di quello straordinario Enologo che è Giacomo Tachis, trasformarla in un’Azienda di punta della produzione Vitivinicola Mondiale.
Sono stati scelti i classici Vitigni dell’Haut Médoc (zona del Bordeaux, nel sud-ovest della Francia, dove si producono Vini a Denominazione di Origine Controllata) per improntare la produzione ad un taglio Bordolese Classico. Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot, impiantati con metodo Guyot, hanno dato, su questo “Terroir”, risultati eccezionali, raggiungendo una maturazione ottimale e dando, ai Vini prodotti, longevità ed estrema eleganza.
Stappare e degustare una bottiglia di San Leonardo (Vino Rosso prodotto per la prima volta con l’anno 1982 e solo negli anni ritenuti all’altezza), è sempre un evento, ma quando l’anno è il 2001 (grande annata in Trentino) questo fatto prende ancor più valore. Il San Leonardo 2001 ha raccolto numerosi premi e apprezzamenti dalle Guide specializzate del settore, come ad esempio i “18 Punti” dell’Espresso che lo ha anche classificato “Vino dell’Eccellenza”, le “Tre Stelle” date dalla Guida dei Vini di Veronelli, i “Tre Bicchieri” del Gambero Rosso e i “90 Punti” di Wine Spectator.
Il San Leonardo 2001, Vigneti Delle Dolomiti I.G.T. (60% Cabernet Sauvignon, 30% Cabernet Franc e 10% Merlot), 13% vol., stappato nel Gennaio 2012, ha un bel colore rosso rubino cupo, i profumi sono intensi e appaganti, in bocca sentori vellutati boisè (boscosi) e di spezie, estremamente eleganti, di spessore, che avvolgono e affascinano. Molto lungo e con un retrogusto straordinariamente piacevole, ha ancora un alto potenziale d’invecchiamento.
Mitico questo San Leonardo 2001, dopo tutti questi anni è ancora nel pieno delle sue peculiarità.
Che dire, un Vino Rosso semplicemente favoloso.

http://www.sanleonardo.it/

venerdì 20 gennaio 2012

PARADOR DE ALCALA’ DE HENARES, VICINO MADRID, UN MAGNIFICO RESORT DA SOGNO.

La traduzione moderna del termine Spagnolo “Parador” è: “Albergo situato in località d’interesse turistico”.
Questa definizione, in se per se, è abbastanza fredda e asettica, ma in Spagnolo “Parador” o “Paradores” al plurale, è qualcosa di molto magico, importante, attraente, interessante e affascinante.
La Spagna è una nazione ricca di Storia che si riflette nell’Architettura dei suoi Monumenti, sparsi per tutto il Territorio. Essi hanno subito le molte e varie influenze dovute ai numerosi accadimenti che si sono succeduti attraverso i Secoli.
Alcune di queste strutture monumentali sono state scelte, per essere trasformate in “Paradores”. La scelta ha coinvolto le situazioni più belle, le più cariche di classe e di storia, quelle ubicate in posti particolari con fantastici panorami naturali o costruiti dalla mano sapiente dell’uomo.
Nel 1928, con il benestare di S. M. il Re D. Alfonso XIII, il Commissario Regio per Il Turismo, Marchese de la Vega Inclan, inaugurò, sulla Sierra de Gredos (sistema montuoso delle Provincie di Avila e Toledo), nella Valle del Tormes, il primo della lunga serie dei Paradores. Una catena di accoglienti Resort, di proprietà dello Stato, a salvaguardia del patrimonio storico e artistico, che, ad oggi, annovera ben 93 Sedi.
Antichi castelli, monasteri, ospizi, locande, o altri edifici di notevole valore hanno ripreso a vivere. Tutta la Rete dei Paradores ha, sostanzialmente, delle fondamentali costanti fisse: una politica di qualità nella gestione e nell’accoglienza, basata anche su tutti i comfort più moderni, uno sviluppo sostenibile, la valorizzazione del Territorio e dei suoi prodotti tradizionali, la Cucina di eccellenza della Spagna.
Alcalà de Henares è un grande Comune della Spagna, nella Comunità Autonoma di Madrid, a 654 m. s. l. m., dista una trentina di chilometri dalla Capitale Spagnola. La sua storia è antichissima, i Romani la chiamavano “Complutum” e gli Arabi la battezzarono “Alcalà” (roccaforte) grazie al Castello che allora vi sorgeva sulle sponde del Fiume Henares.
Qui nel 1293 fu fondato, da Re Sancho IV di Castiglia, lo “Studium Generale Complutense”, elevato poi al rango di Università da Papa Alessandro IV nel 1499 (poi trasferita a Madrid, nel 1836, per volontà della Regina Isabella II).
Alcalà de Henares è famosa anche per aver dato i natali a Miguel de Cervantes Saavedra (1547-1616) lo scrittore conosciuto in tutto il mondo per essere l’autore di quel romanzo straordinario che s’intitola “El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha” (Don Chisciotte della Mancia).
Il “Parador de Alcalà de Henares” sorge nel suggestivo e antico complesso monumentale che comprende un edificio del XVII Secolo, il “Convento de Domenicanos de Santo Tomas de Aquino” e la “Hosteria del Estudiante”, ubicata nel Collegio Minore di San Geronimo fondato dal Cardinale Cisneros nel 1510.
L’insieme del complesso, che ha per vista il meraviglioso Patio Trilingue de l’Università di Alcalà di Henares, per il suo straordinario valore, è stato riconosciuto dall’U.N.E.S.C.O., nel 1998, “Patrimonio dell’Umanità” (vedi ultima foto sotto: il plastico).
Tutto l’insieme, perfettamente ristrutturato e mantenuto, con un’opera di conservazione veramente notevole, offre agli ospiti ogni sorta di comodità e di soluzione per ogni qualsivoglia necessità.
Oltre a camere modernissime, accoglienti e di varie grandezze, ci sono gli appartamenti, circa 1000 metri quadri di saloni per riunioni o conferenze, salotti, giardini, bar, ristorante e piscina climatizzata.
Molto ben attrezzato anche il Centro Benessere (comunemente definito con il termine anglosassone di SPA) che permette di accedere ad un’innumerevole scelta di rilassanti e piacevoli sensazioni.
Un bellissimo Campo da Golf dista solo 8 chilometri.
Molto comode anche le vie di accesso, la Stazione Ferroviaria è a 2 Km. e a 20 Km. l’Aeroporto Internazionale di Madrid-Barajas.
Nei Paradores molta considerazione e importanza viene data ai prodotti del territorio e la Cucina dei loro Ristoranti segue, dove è possibile, la filosofia del Km. 0 (far percorre a tutti i prodotti usati il tratto più breve tra il luogo di produzione e quello di consumazione).
Freschezza, qualità, tradizione e maestria degli Chef è quanto si trova nei luoghi di Ristorazione dei Paradores.
Ma veniamo alla degustazione, fatta dopo la completa visita del complesso, al Ristorante del Parador dell’Alcalà de Henares, cena preparata dal bravo Chef Julian Martin Bermejo e dalla sua operosa Brigata di Cucina.
Un grande abbondantissimo Buffet di ottime Tapas, piccoli antipasti e stuzzichini che hanno assunto una grande importanza sia nella cucina tradizionale che in quella innovativa della Spagna, ciò grazie alla grande qualità delle materie prime usate e alla straordinaria fantasia degli abbinamenti e presentazioni.
Insieme a due interessanti Vini, uno Rosso (Tinto), Dominio de Valdelacasa Cosecha 2007, Denominazione di Origine (D.O.) Toro, della Bodega (Cantina) del Palacio De Los Frontaura y Victoria, Santiago, Valladolid, e uno Bianco, El Grifo 2009, Malvasia Secca (pre-filossera) Denominazione di Origine Lanzarote, di un’Azienda Familiare, la più antica delle Canarie e una delle più antiche della Spagna, nata nel 1775, le Bodegas El Grifo di San Bartolomé de Lanzarote.
Successivamente, comodamente seduto ad un grande tavolo con una elegante e precisa apparecchiatura sono stati serviti:
- “Sopa Boba Alcalaìna” (Zuppa semplice dell’Alcala), con uovo cotto a bassa temperatura.
Accompagnato da Tagonius Blanc 2007, D.O. Vinos de Madrid (Denominazione di una zona vitivinicola che si trova a sud della Capitale), un Blend di Malvar e Chardonnay delle Bodegas Tagonius, Tielmes, Madrid.
- “Jarrete de Ternera” (Stinco di Vitello), cotto a fuoco lento.
Con la carne l’abbinamento è stato fatto con un Vino rosso invecchiato, El Regajal Selecciòn Especial 2009, fatto con Uve Tempranillo, Cabernet Sauvignon, Syrah e Merlot, D.O. Vinos de Madrid, prodotto dalla Bodega Vigna El Regajal, Aranjuez, Madrid.
- “Costrada de Alcalà” Un dolce al cucchiaio (Millefoglie) tostato alla fiamma nel momento del servizio;
- La piccola pasticceria: Ciambelline dell’Alcalà e Mandorle caramellate provenienti dal Convento delle Suore Clarisse.
In abbinamento Moscatel De La Marina Mendoza, 100% Moscatel de Alejandria, D.O. Alicante, del Viticoltore Enrique Mendoza, Alfaz del Pi, Alicante.
Tutto perfettamente servito, ben presentato e molto buono: la qualifica di “Parador” è anche in enogastronomia un sigillo di garanzia.
Un particolare ringraziamento per la visita al Parador, per la bella serata e la disponibilità nei miei confronti, oltre all’estrema gentilezza, va allo Chef Julian Martin, al Direttore Pedro Soria Alvarez, ed ai Dirigenti Nazionali Emilio Gomez-Calcerrada Gascon e Laura Arias Cubria.
Peccato dover lasciare il Parador de Alcalà de Henares, vicino a Madrid, un Resort da sogno che lascia nel cuore un segno incancellabile.

mercoledì 11 gennaio 2012

CHATEAU MARGAUX 2001 UN VINO DI GRAN CLASSE DAL FASCINO INDISCUTIBILE.

Margaux è un Comune Francese di poco meno di 1500 abitanti, si trova nella Regione dell’Aquitania, nel Dipartimento 33 della Gironda, nell’Arrondissement (divisione amministrativa del Territorio in uso in Francia) Bordeaux, Cantone Castelnau-de-Médoc. L’Aquitania è una regione della Francia Sud-occidentale con 250 Km di costa sull’Oceano Atlantico. Ha per Capoluogo Bordeaux, confina con la Spagna, ed è attraversata da tre Fiumi: Garonna, Dordogna, Adour.
I Fiumi Garonna e Dordogna s’incontrano nel Comune di Ambès, e da qui in poi, prima di finire nell’Oceano, formano l’estuario della Gironda, da cui deriva anche il nome del Dipartimento.
Il Territorio del Bordeaux è la più vasta zona vitivinicola di Francia, conosciuta in tutto il Mondo come una delle migliori zone per la produzione del Vino grazie al particolare “terroir” (territorio nel senso di complesso sistema ambientale naturale, chimico, fisico e climatico).
Tra le sottodenominazioni del Haut-Medoc, sempre nel distretto di Bordeaux, il Margaux, ubicato sulla riva sinistra della Gironda, ha il più grande numero di Chateau Grand Cru Classé.
L’Imperatore Napoleone III, in occasione della “Exposition Universelle des produits de l’Agriculture, de l’Industrie et des Beaux-Arts” tenutasi a Parigi tra il 15 maggio e il 15 novembre 1855, volle redigere un sistema di “classificazione ufficiale” dei migliori Vini del Bordeaux esposti per l’occasione. Un ristretto comitato di esperti e commercianti del settore, dopo aver effettuato una selezione di ottimi Vini, prendendo anche in considerazione l’alta professionalità degli Chateaux (Castelli) di produzione, espresse la Classificazione, che prende il nome dall’anno in cui è stata fatta il 1855, ed è ordinata per importanza, dal “Premier Grand Cru Classé” al “Cinquièmes Grand Cru Classé” (dal primo al quinto livello).
Subito fuori l’Abitato di Margaux, in direzione della Garonna, si trova lo Chateau Margaux e l’omonimo Vino, da loro prodotto, è un “Premier Grand Cru Classé” (nel 1855 ce ne erano solo 4). E’ una delle Aziende più straordinarie del mondo.
La lunghissima e avventurosa storia di questo Castello risale addirittura al XII Secolo quando era un piccolo fortino che si chiamava “La Mothe de Margaux” (Motte-and-bailey, un monticello di terra sormontato da una fortificazione in legno o pietra).
La Mothe de Margaux passò di mano in mano tra diversi proprietari, ma è con Pierre de Lestonnac che avvenne la svolta, tra il 1572 e il 1582. Egli infatti anticipando la tendenza di tutta la zona, cambiò la produzione da cerealicola a vitivinicola. Già alla fine del XVII Secolo l’Azienda, che nel frattempo era stata denominata Chateau Margaux, occupava una superficie di 265 ettari di cui più di un terzo dedicato alle vigne.
I Lestonnac e i loro eredi conservarono l’Azienda per moltissimi anni, altri proprietari seguirono, ma fu Bertrand Duat Marchese di Colonilla che, nel 1810, edificò il bellissimo, omonimo, Castello di fattezze neo-palladiane, uno dei rari esempi in Francia, che tutt’oggi possiamo ammirare. L’opera fu progettata ed eseguita da un Architetto allora molto conosciuto, Louis Combes, il suo merito fu anche quello di costruire attorno all’edificio principale tutto il necessario, praticamente un piccolo villaggio, per poter produrre nel modo migliore il vino.
Seguirono nuovi proprietari per lo Chateau Margaux fino ad arrivare al 1977, quando passò nelle mani del Magnate Greco André Mentzelopoulos. Con lui arrivarono i grandi investimenti, con la sua grande passione per il Vino insieme al lavoro del bravo Enologo Emile Peynaud (1912-2004) furono migliorate, ancora di più, le vigne e la produzione. La gran mole di lavoro ebbe come risultato la straordinaria Annata del 1978. André muore nel 1980 e al suo posto, in Azienda, la figlia Corinne che la dirige negli anni anche attraverso varie società miste con capitali diversi. Oggi la proprietà è di nuovo totalmente della Famiglia Mentzelopoulos.
Dei circa 200 ettari di vigne dello Chateau Margaux il 75% è Cabernet Sauvignon, il 20% Merlot, il 2% di Cabernet Franc e Petit Verdot, altri 12 ettari sono impiantati a Sauvignon Blanc. La produzione annuale si aggira su 150.000 bottiglie di Chateau Margaux, 200.000 del secondo vino il Pavillon Rouge du Chateau Margaux e circa 35.000 del Pavillon Blanc du Chateau Margaux.
Stappare una Bottiglia di Chateau Margaux è un evento eccezionale e indimenticabile.
La bottiglia degustata è lo Chateau Margaux 2001, Grand Vin, Premier Grand Cru Classé, Appellation Margaux Controlée (A.O.C.), 13% Vol, prodotto con una “Miscela Bordeaux” Rossa, fatta di Cabernet Sauvignon, piccola percentuale di Merlot, piccolissima di Cabernet Franc e Petit Verdot.
Questo Vino viene affinato, per 18/24 mesi, in barrique nuove, nella magnifica e fascinosa Cantina con i suoi 200 anni di storia.
Nel 2001 all’inverno molto piovoso è seguita una estate calda con sbalzi di umidità alternati al secco, un leggero ritardo nella maturazione dell’uva ha costretto a vendemmiare otto giorni dopo le date canoniche.
Un Vino così importante, aperto dopo circa 11 anni, ha bisogno sicuramente di respirare a lungo prima di dare il massimo delle sue potenzialità , comunque già odorando il tappo le premesse erano ottime.
Colore rosso rubino chiaro, al naso molto fruttato con aromi di pelle e cenere, in bocca molto equilibrato, robusto, strutturato ed elegante, prevalgono sentori delicati di rovere, tannino dolce e vellutato, un Vino molto lungo e dal retrogusto persistente e intensamente aromatico.
Il 2001, anche se non ha raggiunto i livelli delle vendemmie 2000 e 2005, rimane comunque un’annata molto interessante e di grande livello. Tra le moltissime valutazioni positive, di questa bottiglia, i 18/20 della “Grand Guide Des Vins De France Bettane & Desseauve”, le “Tre Stelle” de “Le Guide Hachette Des Vins”, la “Medaglia d’Argento” al “Concours Des Grands Vins De France Macon”, i 92/100 di “Wine Spectator”.
Un gran Vino lo Chateau Margaux 2001, un solido Margaux tradizionale, dagli aromi complessi, di classe, raffinato e dal fascino indiscutibile che potrà dare ancora molto “piacere” negli anni a venire.


http://www.chateau-margaux.com/


giovedì 5 gennaio 2012

ALAMBIQUE A MADRID UN LUOGO CULT DELLA CUCINA SPAGNOLA E INTERNAZIONALE.

Dalla parola Araba “all-ambiq” (distillare) e da quella Greca “ambix” (tazza) nasce la parola “Alambicco”, nome attribuito ad una strano marchingegno, composto da una caldaia collegata ad una serpentina di raffreddamento, che serve ad attuare un’antichissima tecnica di separazione delle sostanze presenti in una miscela: la distillazione. Nel Medioevo questa pratica veniva utilizzata soprattutto per la produzione di bevande alcoliche. Oggi la distillazione viene diffusamente applicata in molti processi chimici.
Nella meravigliosa Città di Madrid, in Spagna, in uno dei punti più caratteristici del centro storico, Plaza de la Ecarnacion, in angolo, al numero civico 2, c’è un luogo estremamente fascinoso per gli appassionati di Gastronomia: “Alambique” (Alambicco).
L’idea e l’apertura di Alambique si deve a Clara Maria Gonzalez de Amezua che la realizzò, nel 1973, insieme a tre amici. La signora Clara, “First Lady” della Cucina Spagnola, è un’appassionata madrilena che ha fatto della sua vita un costante impegno per la diffusione della Cucina del suo Paese nel mondo. Fin dalla giovanissima età di 15 anni, Clara ha cucinato, prima per la sua famiglia, successivamente grazie alla sua bravura e straordinaria predisposizione è arrivata all’insegnamento e alle consulenze. Molti e molteplici i suoi impegni, dai libri alle conferenze alla lunga collaborazione con la Comité Oleicola (Oleicolo) Internacional (C.O.I.) e per la Real Academia Espanola de Gastronomia. La sua grande preparazione e il prestigio conseguito negli anni le hanno fatto avere, tra l’altro, il riconoscimento di Commanderie Des Cordons Bleus De France (la più alta onorificenza dei Cuochi di Francia).
Inizialmente aperto come negozio di articoli per la cucina, nel 1978, Alambique diventa anche la “Scuola di Cucina” per definizione, a cui viene dato il nome del frate francescano Spagnolo “Juan De Altamiras” (cuoco provetto e scrittore di testi di cucina del XVIII Secolo).
Oggi Alambique è diretto con mano sicura dall’affascinante figlia di Clara, Maria Llamas che, a fronte del successo e delle richieste, ha aperto anche una succursale nella Spagna Nord-occidentale nel centro più popoloso della Comunità Autonoma della Galizia, la Città di Vigo .
Da Alambique ho partecipato ad una serata dedicata alle Tapas, piccole e deliziose preparazioni caratteristiche Spagnole servite come antipasti o con gli apertivi. Negli ultimi anni, le Tapas, hanno assunto una grande importanza sia nella cucina tradizionale che in quella innovativa della Spagna, ciò grazie alla grande qualità delle materie prime usate e alla straordinaria fantasia degli abbinamenti e delle presentazioni.
In accompagnamento sono stati degustati i Vini di due interessanti Aziende Vitivinicole, la Bodegas Valsardo De Panafiel e la Compania De Vinos Telmo Rodriguez.
Negozio, Scuola con prestigiosi insegnanti e grandi Chef da tutto il mondo, organizzazione di eventi enogastronomici, fucina di idee e di talenti, indicatore sapiente delle nuove tendenze e molto altro ancora, questo è Alambique, un luogo Cult della Cucina Spagnola e Internazionale.