Visualizzazione post con etichetta argentina. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta argentina. Mostra tutti i post

giovedì 24 ottobre 2024

AD ASTI IN PIEMONTE IL “BAGNA CÀUDA DAY 2024”: UNA STRAORDINARIA MANIFESTAZIONE DIFFUSA ASSOLUTAMENTE IMPERDIBILE.

 


La “Bagna Càuda” è una definizione Piemontese che significa “Salsa Calda” ed è una tipicissima gustosa e interessante specialità gastronomica della Cucina di questo Territorio in particolare del Basso Piemonte.

Grazie alla pregevole iniziativa della Rivista Astigiani, organo dell’Omonima Associazione Culturale che si prefigge di promuovere il Territorio Astigiano, dal 2013 si svolge con cadenza annuale il “Bagna Càuda Day”, una grande Festa che dura per alcuni fine settimana invernali durante la quale si può degustare la “Bagna Càuda” in  Cantine, Osterie, Ristoranti e Vinerie, in particolare ad Asti, nelle Langhe, nel Roero, nel Monferrato e in altre Zone non solo Piemontesi.

Il 7 Febbraio 2005 la Delegazione di Asti dell’Accademia Italiana della Cucina (fondata nel 1953 dal Giornalista Orio Vergani) ha depositato presso il Notaio Marzia Krieg a Castigliole d’Asti il Testo di una “Ricetta Canonica” (da ritenersi la più affidabile e tramandabile) della “Bagna Càuda”. In occasione del “Bagna Càuda Day 2015” è stata presentata la proposta di candidare la “Bagna Càuda” all'UNESCO come “Patrimonio Immateriale dell'Umanità”.

La “Bagna Càuda” si prepara mettendo a cuocere nel latte dell’aglio (pulito e privato della sua anima) fino a quando raggiunge una consistenza molto morbida, successivamente si scola e si unisce ad acciughe (deliscate e dissalate in acqua fredda) cuocendo poi il tutto in olio extravergine di oliva, che non deve assolutamente friggere, fino a totale scioglimento degli ingredienti che diventano Salsa. Buona norma è l’uso della stessa quantità di aglio e di acciughe. La “Bagna Càuda” si consuma intingendovi vari tipi di verdure, solitamente invernali, crude o cotte. 

La “Bagna Càuda” è un rito conviviale, un vero e proprio “sistema gastronomico”, che in origine prevedeva la condivisione del cibo in forma collettiva da parte dei commensali che lo attingevano tutti da un unico recipiente somministratore il “Dian”, o “Tian”, un tegame di cottura in terracotta mantenuto caldo grazie a uno scaldino di coccio riempito di braci vive denominato “S-cionfetta”. La scomodità d'intingere in un unico recipiente e il fattore igienico hanno portato in anni più recenti all'adozione di speciali contenitori individuali in terracotta denominati “Fojot”.

Il “Fojot” è una ciotola a due piani, al primo piano (la ciotola vera e propria) viene versata la Salsa mentre sotto si trova lo spazio per mettere un fornellino ad alcol (o metaldeide in versione combustibile solido), in alternativa si può usare un lumino di cera, permettendo così di mantenere calda la Salsa durante tutta la degustazione.

La “Bagna Càuda” venne per moltissimo tempo snobbata dalle classi più abbienti che la consideravano un cibo Contadino e inadatto a un'alimentazione raffinata, principalmente per la presenza dell'aglio e degli effetti della sua assunzione sull'alito.

Un primo accenno storico di una Salsa tipoBagna Càuda” lo si ritrova alla fine del XIV Secolo nel Trattato del Medico-Dietista Antonio Guainerio (esercitò in Piemonte fra Torino e Chieri) dove si cita la passione dei Contadini Piemontesi per l’aglio, ingrediente fondamentale per il “Sapor Rusticorumuna tipica e amatissima pietanza calda Medievale cremosa e densa. Nel 1766 una descrizione più accurata venne fatta da un “Cuoco Piemontese” di una certa “Salsa detta del poveruomo” che più si avvicina alla nostra “Bagna Càuda”. 

La prima descrizione della Bagna Càuda nella sua versione attuale si deve al Giornalista e Scrittore Torinese Roberto Sacchetti (1847 - 1881).

Le “acciughe salate” erano un prodotto molto conosciuto e di facile reperimento in Piemonte già dal XII Secolo; arrivavano attraverso le rotte del sale marino ma non dalla Liguria, la cui Costa è prevalentemente scogliosa e ricca di dirupi e dove non c’è spazio per le Saline, ma dalla vicina Provenza (nel Sud della Francia) e dalle Foci del Rodano che invece ne erano ricche.

Carovane di Mercanti Astigiani percorrevano l’unica strada documentata che allora era denominata “Strata Salis” e che univa le Miniere di Salon-de-Provence, Comune Francese nel Dipartimento delle Bocche del Rodano oggi nella Regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra, ad Asti dove il sale veniva smistato per tutta l’Italia del Nord. Il percorso attraversava le Valli Maira, Stura, Gesso, Vermenagna e la Val di Susa.

Questo commercio era finanziato dai ricchi Banchieri di Asti che consideravano il “sale” alla pari di una moneta corrente. Molto probabilmente parte di questo traffico era anche praticato di contrabbando per evitare il pagamento delle gabelle ai vari passaggi di confine. Il commercio del sale favoriva anche l’approvvigionamento delle “acciughe salate” prodotte in grandi quantità nel Golfo del Leone, lungo la costa da Barcellona a Tolone.

La diffusione della “Bagna Càuda” è dovuta proprio alle “acciughe sotto sale” che grazie alla capillare azione degli “Acciugai” (o Anciuè), i Rivenditori al dettaglio delle acciughe, provenienti per la maggior parte dalla Valle Maira e dalle altre Vallate di collegamento tra il Sud Piemonte e la Provenza, che fino a tempi non lontani battevano sistematicamente le campagne per la venditaporta a porta”. Le acciughe venivano trasportate originariamente in barili e successivamente nelle grandi e variopinte latte da 10 e più chili.

Devo ricordare anche un altro particolare. Nel Cinquecento e nel Seicento in Piemonte si consumava soprattutto olio di noci e nocciole ed era questa tipologia di olio che veniva usata in prevalenza per le ricette più antiche di “Bagna Càuda”. Infatti in Piemonte gli oliveti si coltivavano in zone ridotte come sulle colline delle Valli Belbo e Tiglione. Nel 1709 una terribile gelata invernale causò la distruzione di molti oliveti con la conseguenza di un graduale abbandono della loro coltivazione, ripresa poi in anni molto più recenti. Una conseguenza fu che la “Bagna Càuda” nell’Ottocento, ormai dominatrice sulle tavole Contadine Piemontesi, in particolare dell’Astigiano e del Monferrino, prevedeva l’uso parsimonioso di olio d’oliva Ligure (la dicitura “olio d’oliva extra vergine” è più moderna).

LaBagna Càuda non è soltanto una gustosissima pietanza ma è anche, in soli tre semplici ingredienti base presi dalla Dieta Mediterranea, uno straordinario concentrato di proprietà positive per il nostro organismo:

- L’Aglio è una fonte di antiossidanti e dei precursori di una molecola denominata “allicina” che è dotata di attività antibatterica, antivirale e antimicotica. L’allicina è anche un’alleata della salute cardiovascolare riducendo la rigidità dei vasi sanguigni e agevolando l’abbassamento della pressione del sangue;

- Le Acciughe (Pesce Azzurro) sono ricche di “Acidi Grassi Omega 3” (ma anche di Proteine e Vitamine) che favoriscono la riduzione del livello di trigliceridi nel sangue aiutando a prevenire attacchi di cuore e ictus proprio grazie all'alto contenuto di “colesterolo buono”, oltre ad abbassare il rischio di trombi e coaguli grazie al mantenimento del sangue più fluido;

- L'Olio Extra Vergine d’Oliva è un'ottima fonte di molecole dall'attività antiossidante naturale, i composti fenolici, in particolare, sono stati associati a diversi effetti benefici per la salute, in particolare per il sistema cardiovascolare.

A tutto ciò si aggiungono gli indiscussi e infiniti benefici che il consumo di verdure crude e cotte apportano alla nostra alimentazione.

La “Bagna Càuda nei Secoli si è Internazionalizzata diventando una Ricetta famosa in molti Paesi del Mondo. In Argentina, dove è giunta negli ultimi anni del 1800 grazie all’elevato numero di Emigrati Piemontesi, è conosciuta come “Bañacauda” e in ben due Cittadine dove la percentuale di Popolazione di Origine Italiana è altissima, Calchin Oeste in Provincia di Córdoba e a Humberto Primo (fino al 1935 il nome ufficiale era “Nueva Roma”) in Provincia di Santa Fe, se ne celebra ogni anno la “Fiesta”. In Giappone a metà degli anni 90’ grazie ad alcune trasmissioni televisive di un Gastronomo di Origini Piemontesi la “Bagna Càuda” si è rapidamente diffusa fino a diventare popolarissima in tutto il Paese. La “Bagna Càuda”, grazie sempre agli Emigrati, è conosciutissima anche in molte zone degli Stati Uniti.

Quest’anno la più grande Manifestazione collettiva al Mondo ilBagna Càuda Day” si svolgerà negli gli ultimi due fine settimana di Novembre (22-23-24 e 29-30 Novembre e 1° Dicembre) con una novità assoluta: il prolungamento dell’Evento anche dal 29 Gennaio al 2 Febbraio 2025 con la “Bagna della Merla”. La Manifestazione coinvolgerà più di 150 locali tra Ristoranti, Cantine Storiche, Agriturismi, con una disponibilità di oltre 20.000 posti a tavola. L’iniziativa è promossa per il dodicesimo anno dall’Associazione Culturale Astigiani che ne destina gli utili a favore di concrete azioni di solidarietà.

La Manifestazione sarà diffusa non solo in Piemonte, ma anche in Valle d’Aosta e in Liguria con persino significative presenze all’estero. In Cina celebreranno il “Bagna Càuda Day” i Piemontesi che lavorano a Shanghai, si festeggerà anche in Giappone a New York e in altre capitali Europee.

Anche per questa Edizione 2024 tutti i partecipanti alle degustazioni (i bagnacàudisti) nei Locali aderenti riceveranno in omaggio ilBavagliolone in Stoffa” che quest’anno è disegnato dalla giovane e brava artista Giorgia Sanlorenzo che ha interpretato il motto “Esageruma nen il mondo è di tutti”. Un forte richiamo a difendere il Pianeta Terra, la nostra casa comune così bistrattata. “Esageruma nen” è un’espressione Piemontese che significa “Non esageriamo”.

Per sapere quali sono i Locali che aderiscono all’originale formula 2024 del Bagna Càuda Daysarà sufficiente andare sul sito https://bagnacaudaday.it/ e scorrere gli elenchi, suddivisi per aree geografiche: Astigiano, Monferrato, Langhe, Torinese, Alto Piemonte e non solo.

Per ogni Locale è pubblicata una scheda con il numero di posti messi a disposizione, telefono e mail per prenotare.

Simpaticissima l’idea di Seguire i Semafori” che indicano il tipo di Bagna Càuda proposta dai vari Locali partecipanti: “Rosso” per la versione classica “Come Dio Comanda”, “Giallo” per quella “Eretica” con l’aglio stemperato e “Verde” per la bagna “Atea” senz’aglio.

Ci sarà anche la possibilità di avere la Bagna Càuda con consegna a domicilio (già pronta con tutte le verdure giuste) grazie ai Locali che propongono la versioneSporta a ca’”.

I “bagnacàudisti” potranno esprimere un indice di gradimento sull’accoglienza e la convivialità ricevuta.

Tra le novità di quest’anno c’è anche una simbolica e fascinosa carovana, composta da auto storiche del “Camea Club di Asti”, che partirà Sabato 23 Novembre dalla Liguria, più precisamente dall’Oleificio Roi di Badalucco in Provincia di Imperia percorrendo la Strada del Col di Nava e passando per Nizza Monferrato e Costigliole, portando ad Asti l’olio nuovo di olive taggiasche, le acciughe, l’aglio di Vessalico, i cardi e i peperoni. La Carovana arriverà ad Asti in Piazza Catena verso le ore 17 e proprio in Piazza sarà allestito oltre alMercatino della Bagna Càudaanche un grande Fujotche verràacceso a mo’ di braciere olimpicoper dare il via alBagna Càuda Day 2024”.

Il “Bagna Càuda Day” ha anche le sue simpaticissime mascotte: sono le “Acciù in Stoffa” (pezzi unici portafortuna anche in versione portachiavi) e per i più golosi le “Acciculate” (di finissimo Cioccolato prodotto dalla Ditta Davide Barbero nella originale forma a pesce).

Ogni anno nel Bagna Càuda Daynon si festeggia soltanto una magnifica, gustosissima, colorata, storica e tipica ricetta della Cucina Piemontese, ma anche un forte simbolo culturale di socializzazione e convivialità.

Bagna Càuda Day 2024”: una gioiosa e straordinaria Manifestazione diffusa assolutamente imperdibile.

https://bagnacaudaday.it/

https://www.youtube.com/watch?v=lxAGwVdy-l4


 "Bagna Càuda": Un Vero Sistema Gastronomico (Foto F. Bello)

 "Bagna Càuda": Una Gustosissima Pietanza (Foto Franco Bello)

 "Bagna Càuda: 3 Ingredienti della Dieta Mediterranea (Foto F. Bello)

"Bagna Càuda": Socializzazione e Convivialità (Foto Franco Bello)

Gioiosa e Straordinaria Manifestazione (Foto BCD)

"Bagna Càuda Day 2024": Il Bavaglione (Foto F. Bello)


giovedì 15 febbraio 2024

“EXTRAORDINARIO - OLIO EXTRAVERGINE, OLIVE E OLIVI DI MONTEVERDI”: L’INTERESSANTISSIMO LIBRO DI ALESSANDRO COLLETTI.

 


Il Poeta, Diplomatico e Politico Cileno Ricardo Eliécer Neftali Reyes Basoalto (1904 1973), da tutti conosciuto con lo pseudonimo di Pablo Neruda, è stato una delle principali figure della Letteratura Latino-americana del Novecento, in una sua poesia cosi scrisse: “E lì negli assolati uliveti, dove soltanto cielo azzurro con cicale e terra dura esistono, lì il prodigio la capsula perfetta dell’uliva che riempie il fogliame con le sue costellazioni: più tardi i recipienti, il miracolo, l’olio”.

Oltre alla Poesia è necessario anche conoscere nel dettaglio quel prodotto straordinario denominato “Olio Extravergine di Oliva”, un prodotto essenziale per una sana Alimentazione.

Le piante di “olivo selvatico” (Olea Europaea Oleaster) esistono da millenni e l’uomo ha imparato a conoscerle da oltre 6000 anni.

Questa conoscenza venne approfondita, a partire dagli Armeni e successivamente anche dagli Egiziani. Queste straordinarie piante, non più selvatiche ma coltivate, dalle quali grazie alla spremitura delle olive si ricava quel magnifico prodotto che si chiama Olio, divennero imprescindibili per la vita dell’uomo.

Già 2000 anni a.C. nel Codice Babilonese (composto da 282 leggi), che porta il nome del Re Hammurabi (regnò dal 1792 al 1750 a.C.), si regolava la produzione e il commercio dell’olio d’oliva.

L’olio di oliva, prima per i Greci e poi per i Romani, fu fondamentale per lo sviluppo dell’agricoltura, del commercio, dell’alimentazione e ciò ne favorì la diffusione in tutto il bacino del Mediterraneo.

Siamo certi, grazie ai numerosi ritrovamenti archeologici, che l’olio di oliva veniva prodotto nella Penisola Italica già avanti Cristo nei Secoli VIII e VII.

L’Italia geograficamente si prestava, e si presta, grazie al favorevole “clima mediterraneo”, allo sviluppo delle piante di olivo, in particolare l’Olea Europaea Sativa, le varietà da olio e da mensa.

Lucio Giunio Moderato Columella (70 d.C.), agricoltore e scrittore Romano di Agricoltura, nel I Secolo d.C., nel suo trattato, pervenutoci integro in dodici volumi, “De re Rustica”, definiva l’olivo come “il migliore albero esistente” (Olea prima omnium arborum est).

Nel mondo Romano si arrivò ben presto ad avere una classificazione di cinque tipologie di olio a seconda del momento in cui avveniva la raccolta e la spremitura:

- “Oleum Ex Albis Ulivis”, l’olio migliore, prodotto con olive verdi chiare raccolte manualmente e scelte una per una direttamente dalla pianta;

- “Oleum Viride”, quello fatto con olive più verdi e tendenti a scurirsi, prese sempre sulla pianta, buono ma non eccellente;

- “Oleum Maturum”, l’olio delle olive più mature, di qualità mediocre;

- “Oleum Caducum”, generato da frutti già caduti a terra, il meno buono;

- “Oleum Cibarium”, il risultato della spremitura delle olive peggiori, scartate e bacate, quest’ultimo olio, il più cattivo, era riservato agli schiavi.   

Sempre i Romani produssero anche selezioni particolari di olio di buona qualità come, a esempio quello di Venafro (Venafrum), una zona particolarmente vocata nell’attuale Provincia di Isernia. Visto che l’avidità umana era già connaturata in quei tempi, arrivarono anche le contraffazioni, infatti c’era in circolazione molto olio d’oliva scadente, come quello proveniente dall’Africa, che veniva usato esclusivamente per l’illuminazione.

L’olio d’oliva, attraverso i Secoli, è sempre stato conosciuto per le sue virtù terapeutiche e organolettiche. Molti sono i suoi meriti, nella prevenzione dei disturbi dell’apparato digerente, grazie alla massima digeribilità e al fatto che viene assorbito interamente dall’intestino regolandone le funzioni. Oltre a ciò aiuta a prevenire e a curare molte altre malattie legate all’invecchiamento osseo e alle problematiche cardiovascolari.

Oggi la coltivazione dell’olivo viene praticata in più di 50 Paesi del Mondo, con una produzione, di livello e buona qualità, anche in quelli meno tradizionali come Messico, Cile, Perù, Argentina, Stati Uniti, e Sudafrica

L’Italia è il secondo produttore Mondiale di Olio di Oliva, dopo la Spagna, e la sua produzione migliore, l’Olio Extravergine di Oliva con denominazioni D.O.P. e I.G.P., è sicuramente ai massimi livelli qualitativi.

Da alcuni mesi è uscito un Libro molto interessante di Alessandro Colletti che racconta l’olio d’oliva di una particolare e affascinante zona della Toscana: “Extraordinario - Olio extravergine, olive e olivi di Monteverdi - Storia, dati, assaggi, ricette, curiosità”.  

Monteverdi Marittimo è un piccolo Comune (circa 750 abitanti) Toscano, in Provincia di Pisa, rientrante nel Territorio della Val di Cornia (la Valle dove scorre il Fiume Cornia), nell'entroterra geotermico della Maremma Pisana e ubicato a un'altitudine di 364 metri s.l.m. a ridosso delle Colline Metallifere. Il Comune è il più meridionale della Provincia di Pisa, confina a Ovest con la Provincia di Livorno e a Sud con quella di Grosseto, dista da Pisa circa 88 km, da Livorno 87, da Grosseto 72 e circa 41 da Piombino, che sono le principali Città di riferimento. In linea d'aria a circa 15 km più a Ovest di Monteverdi Marittimo si trova la Costa Tirrenica.

Monteverdi Marittimo ha vita in una Terra di antichissime tradizioni qui, a partire dal IX Secolo a.C. ha vissuto e ha prosperato una straordinaria e raffinata Civiltà come quella degli Etruschi. Un Territorio bellissimo dove grazie a cultura, arte, natura, paesaggi e testimonianze archeologiche millenarie ravviva lo spirito di chi lo vive. Il nome Monteverdi è una rappresentazione perfetta di questo piccolo, tranquillo e magico Borgo, circondato da fitti boschi di splendida e verdeggiante vegetazione mediterranea.

La tranquillità, la pace, lo struggente paesaggio e il senso di raccoglimento attrassero, prima dell’Anno Mille, dei Monaci che cercando solitudine e bellezza qui fondarono nel 754 d.C. il “Monastero di San Pietro in Palazzuolo”. Il Monastero sorse per opera del Nobile Longobardo Wilfrido (San Walfredo), figlio del Gastaldo Ratchausi di Pisa, indicato come il capostipite della Famiglia Pisana dei Della Gherardesca. Alla costruzione dell’Abbazia seguì la nascita del Borgo e anche la costruzione del Castello.

I Fiorentini sottomisero Monteverdi nel 1472 in occasione della conquista di Volterra. Nel 1665 il Granduca di Toscana Ferdinando II de' Medici (1610 - 1670) eresse il Territorio Monteverdi in Feudo Granducale consegnandolo alla Nobile Famiglia Volterrana degli Incontri. Nei Secoli successivi i Lorena abolirono i Feudi e Monteverdi ebbe l’autonomia Comunale e oggi al suo interno rientra la Frazione di Canneto e il nucleo abitato di Gualda.

Anche Canneto è un piccolissimo e suggestivo Borgo il cui Castello, noto già dal 1084, è costruito con una particolare planimetria pressoché circolare su un piccolo ma panoramico sperone roccioso circondato da terrazzamenti coltivati ed è situato nella Valle del Torrente Sterza, lungo la strada che collega la Val di Cecina con la Maremma. Nel bellissimo contesto di Canneto durante l’anno si svolgono numerose manifestazioni e sagre a carattere enogastronomico che valorizzano le ottime produzioni di queste terre tra cui spiccano Olio e Vino.

Alessandro Colletti l’Autore del LibroExtraordinario - Olio extravergine, olive e olivi di Monteverdi - Storia, dati, assaggi, ricette, curiosità” è un conosciutissimo ed esperto Assaggiatore Professionale di Olio. Nato a Bolzano nel 1951, da giovane ha quasi sempre vissuto a Milano dove dopo le Scuole dell’Obbligo ha frequentato e si è diplomato all’Istituto Tecnico Industriale Statale “Ettore Conti”. Poi sempre a Milano ha studiato Lettere e Filosofia con Indirizzo Storico all'Università Statale.

Dal 15 Gennaio 1984 Alessandro si è trasferito a Monteverdi Marittimo per gestire una bella proprietà: l’Agriturismo Podere Pratella. Innamoratosi e sposatosi con Angela Sabato, Cittadina di Monteverdi, ha due Figli: Dario e Michela.

Alessandro Colletti è autore di diversi Libri sulla storia del suo Paese, con i quali ha espresso molto bene la sua appassionata esplorazione storica del Territorio.

Il LibroExtraordinario - Olio extravergine, olive e olivi di Monteverdi - Storia, dati, assaggi, ricette, curiosità” si presenta nel comodo formato 14,5 x 20,5 cm. con la Copertina Cartonata ed è stato realizzato con il fondamentale contributo del Circolo di Promozione Turistica e Culturale
di Monteverdi MarittimoBadivecchia”, un’Associazione di Promozione Sociale (Aps), e il Patrocinio del Comune di Monteverdi Marittimo (PI).

Nelle 194 pagine del Libro, ricche di interessantissime e storiche foto (e disegni) in bianco e nero, ci sono anche i saluti e i contributi di Francesco Govi Sindaco di Monteverdi Marittimo, Carlo Quaglierini Presidente del Consiglio Comunale, Riccardo Cassarri Presidente del Circolo Badivecchia, Oris Danzini e Giorgio Piglia. L’editing e la grafica sono state curate da Giuliana Balletti.

Il Libro ci coinvolge in storie, racconti, ricette (non solo gastronomiche) e moltissimo altro del prezioso “Olio di Monteverdi”. Immagini e testimonianze servono per approfondire, per conoscere meglio e promuovere un “Olio Extraordinario”, con una tradizione millenaria, che nasce dalla grande passione che i produttori della Zona mettono nel realizzarlo e dalla felice posizione di Monteverdi Marittimo, situato tra dolci colline accarezzate dall’aria salmastrosa proveniente dal mare. Un Libro di assoluto valore storico/culturale riconosciuto anche dal Circolo CulturaleEmilio Agostini” (del vicino e altrettanto storico Comune di Sassetta, in Provincia di Livorno) che lo ha insignito del “Premio Letterario 2023”.

Che altro dire del LibroExtraordinario - Olio extravergine, olive e olivi di Monteverdi - Storia, dati, assaggi, ricette, curiositàdi Alessandro Colletti sennonché è interessantissimo e tutto da leggere.

https://www.youtube.com/watch?v=gWDqrQ-Cd4c


Alessandro Colletti e il Suo Libro

Alessandro Colletti Grande Esperto di Olio (Foto Lorenzo Manzini)

Giorgio Dracopulos e Alessandro Colletti

"Extraordinario" il Libro di Alessandro Colletti

venerdì 5 gennaio 2024

“ARAMBURU”: IL MIGLIOR RISTORANTE ARGENTINO PER LA PRIMA EDIZIONE DELLA “GUIDA ROSSA MICHELIN ARGENTINA 2024”.

 


La Repubblica (Federale) Argentina è ubicata nella parte meridionale dell’America del Sud e il suo vasto Territorio comprende una Città Autonoma, la Capitale Buenos Aires, e 23 Province. L’Argentina con una superficie di 2.791.810 km² è il più esteso Paese di Lingua Spagnola del Mondo, il secondo Stato più grande dell'America Latina, il quarto delle Americhe e l'ottavo al Mondo. Il suo Territorio confina a Nord con la Bolivia e il Paraguay, a Nord-est con Brasile e Uruguay, a Est con l'Oceano Atlantico e a Ovest con il Cile. L’Argentina è uno Stato Indipendente dal 25 Maggio 1810 quando fu deposto l'ultimo Viceré Spagnolo.

Daniel Barenboim (classe 1942), famoso Pianista e Direttore d'Orchestra Argentino con cittadinanza Spagnola, Israeliana e Palestinese ha detto una frase molto significativa: “L'Argentina è l'unico Paese Italiano dove si parla Spagnolo”.

Infatti esiste un fortissimo legame che unisce l’Italia e l’Argentina e recenti studi stimano che circa il 60 per cento della Popolazione Argentina rivendica origini Italiane. Tra il 1870 e il 1960 furono oltre 2 milioni gli Italiani che si trasferirono in Argentina per sfuggire a guerre, carestia e povertà, a testimonianza dell’importanza di tale fatto c’è anche l’istituzione della “Giornata dell’Emigrante Italiano” che si celebra ogni anno il 3 di Giugno.

La Cucina Argentina in seguito ai grandi flussi immigratori ha subito importanti contaminazioni da culture molto diverse tra loro, principalmente Italiana e Spagnola, ma anche Portoghese, Inglese, Tedesca, Russa, Giapponese, Cinese, Turca ed Ebrea. In Argentina si fa grande uso di carne di ottima qualità (bovina, ovina e caprina) ma anche di pesci e crostacei, importante la produzione agricola: una Cucina non molto ricca di spezie e condimenti ma abbondante nelle quantità. L’Argentina è anche un rilevante produttore di Vini e le Province di Mendoza e di San Juan sono sicuramente le più ricche sia per quantità sia per qualità di Vino prodotto.

La qualità delle materie prime Argentine è riconosciuta nel Mondo e la “Nuova Cucina Argentina” grazie a bravissimi Chef ha raggiunto un livello Internazionale davvero notevole.

Per quanto fino a qui accennato la miticaGuida Rossa Michelinha deciso di fare una specifica Edizione proprio dedicata all’Argentina.

La “Guida Rossa Michelin” ha una lunga storia, è stata pubblicata e presentata per la prima volta in occasione della “Exposition Universelle” di Parigi nel 1900 con un intento promozionale, infatti la Guida veniva regalata con l’acquisto dei pneumatici Michelin. Una idea geniale venuta proprio ai due Fratelli Michelin, André (1853 - 1931) ed Edouard (1859 - 1940), che il 28 Maggio 1889 avevano fondato la “Michelin et Cie”, trasformatasi poi in “Manufacture Francaise des Pneumatiques Michelin”.

Nell’Edizione del 1926 apparvero le “étoiles de bonne table” (stelle della buona tavola). In verità il simbolo sembra più un “fiore a sei petali”, ma stella era stata definita e stella è rimasta. Dal 1931 entrò in uso il sistema di premiazione della qualità dei Ristoranti con “Una, Due o Tre stelle”. La “Prima” indica un Locale con “Un’ottima Cucina nella sua Categoria”, la “Seconda” una “Cucina Eccellente, questa tavola merita una deviazione”, la “Terza” si riferisce a “Una delle migliori Cucine, questa tavola vale il viaggio - vi si mangia sempre molto bene, a volte meravigliosamente”.

Negli anni la “Guida Rossa Michelin” ha ampliato la sua copertura e ha raggiunto un numero di Edizioni che coprono molte Nazioni in 4 Continenti oltre a quelle relative a grandi Capitali o Città del Mondo.

Nella serata di Giovedì 24 Novembre 2023, negli accoglienti e spaziosi Arenas Studio ubicati in uno dei Quartieri più celebri e visitati di Buenos AiresLa Boca”, sorto come Porto Fluviale nella prima metà del XIX Secolo, si è svolto il bellissimo Gala condotto da Ivan De Pineda per la presentazione della “Prima Edizione della Guida Rossa Michelin Argentina 2024 - Buenos Aires & Mendoza”.

Gli “Arenas Studios” nascono dal recupero di varie strutture industriali dove era ubicata in precedenza la “Compañía Italo-Argentina de Electricidad” (CIAE) che generava energia elettrica per il Porto di Buenos Aires. Oggi è un grande complesso con oltre 20.000 metri quadri di strutture che offrono soluzioni e servizi, con diversi comfort in termini di logistica, per ospitare o realizzare tutti i tipi di prodotti audiovisivi e produzioni aziendali.

La “Prima Guida Michelin” dedicata all’Argentina ha messo in luce l'eccellenza gastronomica di solo due Zone specifiche del grande Paese che però coprono più di un terzo della popolazione: la Città Metropolitana di Buenos Aires (circa 16 milioni di abitanti) e la Provincia Andina di Mendoza (oltre un milione di abitanti).

La Presidente dellaGuida Michelin ArgentinaEliana Banchik e il Direttore Internazionale delle Guide Michelin Gwendal Poullennec hanno spiegato, all’inizio del Gala, le finalità e la filosofia della nuova Guida. Successivamente Matías Lammens, il Ministro dello Sport e del Turismo Argentino ha portato il saluto delle Istituzioni.

Poi sono iniziate le Premiazioni con la consegna del Premio Speciale per lo “Chef Emergente più Giovane” a Tomás Treschanski del RistoranteTrescha” di Buenos Aires, delle “Placche Michelin” a tutti i 57 Ristoranti Raccomandati dalla Guida (42 a Buenos Aires e 15 a Mendoza), dei 7 Ristoranti, tutti della Capitale, a cui è stato dato il “Bib Gourmand” (riconoscimento ai Locali che offrono un Menu dove prevale il miglior rapporto qualità/prezzo) e il Premio al “Miglior Sommelier dell’Anno” andato a Martín Bruno del RistoranteDon Julio” di Buenos Aires.

Successivamente sono saliti sul palco i rappresentanti dei 6 Ristoranti (2 a Buenos Aires e 4 a Mendoza) Premiati con “Una Stella Michelin”, i 7 Ristoranti a cui è stata riconosciuta la “Stella Verde” (che premia i Ristoranti particolarmente impegnati in una rigorosa “Cucina Sostenibile”, metodo, filosofia, stagionalità…) e infine è stato premiato il miglior Ristorante 2024, da subito, con “Due Stelle Michelin”: “Aramburu” a Buonos Aires dello Chef Gonzalo Aramburu.

Il Gran Gala per la Presentazione dellaPrima Edizione della Guida Rossa Michelin Argentina 2024 - Buenos Aires & Mendozasi è concluso tra gli scroscianti applausi del numeroso pubblico presente e la grandissima emozione di tutti i premiati.

Gonzalo Aramburu è nato a Buenos Aires nel 1976, avendo perso la Madre da piccolo e il Padre esercitando la professione di Avvocato non aveva avuto nessuna spinta Familiare verso la Cucina se non quella di semplici giochi che faceva con la Sorella. Dopo le Scuole Medie e Superiori per seguire le orme del Padre si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza ma lo studio non era proprio la sua massima aspirazione e lasciata l’Università iniziò a seguire, sempre nella Capitale, un Laboratorio Teatrale. In quel periodo una sua Amica gli disse che avrebbe seguito un Corso di Cucina, Gonzalo avendo molto tempo libero e soprattutto incuriosito iniziò ad andare con l’Amica al Corso e qui nacque la “scintilla”.  

Gonzalo Aramburu ha continuato ad approfondire la nuova passione Culinaria e dopo essersi Diplomato al prestigiosoInstituto Argentino de Gastronomía”(IAG) di Buonos Aires ha iniziato a lavorare nelle Cucine di uno dei migliori Hotel della Capitale, successivamente si è trasferito negli Stati Uniti in Florida a Miami, dove viveva la Sorella, e qui ha esercitato in un Bistrot con Cucina Internazionale. Poi ha continuato a fare importanti esperienze lavorando con Chef famosi e “Super Stellati” sia in Europa che negli Stati Uniti: Gaston-Albert-Célestin Lenôtre (1920 - 2009), considerato uno dei più grandi innovatori nell'Arte Dolciaria, Martín Berasategui Olazábal (classe 1960) che con i suoi Locali ha ben “12 Stelle Michelin”, Daniel Boulud e Charles Trotter (quest’ultimo purtroppo ci ha lasciati nel 2013 a soli 54 anni).

Gonzalo Aramburu nel 2006 è tornato in Argentina nella sua Buenos Aires, non aveva ancora compiuto i trenta anni ma aveva il profondo desiderio di mettersi in proprio: grazie all’aiuto di suo Padre e dando fondo a tutti i suoi risparmi (ha dovuto vendere anche l’auto) nel 2007 ho aperto il suo RistoranteAramburu”. Il fondo trovato era una ex sede sindacale, a circa due chilometri a sud del Centro della Capitale, con un costo dell’affitto abbastanza basso ma si dovettero fare molti lavori di adeguamento e poi ci fu la necessità di arredarlo, un vero “sforzo eroico” visto che per necessità si dovette anche riciclare e sistemare dei mobili usati. Gli inizi furono molto difficili ma a poco a poco con il passaparola la clientela iniziò ad aumentare, arrivarono i primi giornalisti e anche le prime critiche favorevoli.

Dopo 10 Anni di intensissimo lavoro quando ormai era conosciuto come un bravissimo Chef, Gonzalo Aramburu sentì il bisogno di adeguare il suo Ristorante alle nuove esigenze e per tale motivo nel 2018 trasferì la sua attività nella Sede attuale diAramburuall’indirizzo Vicente López 1661, nel Barrio Recoleta. “Recoleta” è un Quartiere di lusso, un'area di enorme interesse storico e architettonico, facile da percorrere a piedi e rinomato per le residenze in stile parigino, i palazzi signorili e le boutique eleganti.

Aramburu” è un Locale molto accogliente, romantico con l’illuminazione soffusa e raffinato, la Sala al Piano Terra (soltanto 12 tavoli in pietra) ha la Cucina a vista e lo “Chef's Table”, al Primo Piano si trova un’altra Saletta e il Salottino, bella la Cantina che ospita una selezione dei migliori Vini Nazionali ma anche Vini tra i più importanti del Mondo. Un Locale che per i suoi molti aspetti positivi nel 2022 è stato selezionato nello specifico e mitico elenco dei migliori Ristoranti del Mondo dalla prestigiosissima AssociazioneRelais & Châteaux”.

Il RistoranteAramburu” fa parlare di sé grazie alla straordinaria, raffinata e originale Cucina di altissimo livello, un mix di creatività proveniente dalle varie esperienze Internazionali di Gonzalo Aramburu che si fondono con le selezionatissime materie prime stagionali del Territorio lavorate (a vista) con maestria e semplicità: “Una Cucina Argentina Decisamente Contemporanea”. Oltre a ciò anche la super professionale e cordialissima accoglienza della Brigata di Sala è un punto di forza del Locale.

Alla Clientela viene offerto un unico Menu Degustazione di 18/19 portate che però viene sempre personalizzato secondo le esigenze di ogni commensale: Dessert, Caffè e quant’altro viene servito al Piano Superiore.

Il RistoranteAramburo a Buenos Aires del grande Chef Gonzalo Aramburu ha sicuramente meritato di essere premiato dallaPrima Edizione della Guida Rossa Michelin Argentina 2024 - Buenos Aires & Mendozacon le Due Stellee di salire sul podio come miglior Ristorante Argentino.

https://www.arambururesto.com.ar/

https://www.youtube.com/watch?v=uLGNR295XVo


Lo Chef Gonzalo Aramburu..... (Foto Aramburu)

"Aramburu": Una Vista della Sala e della Cucina (Foto Aramburu)

Ristorante "Aramburu": Due Stelle Michelin..... (Foto Aramburu)

"Creatività e Materie Prime del Territorio"..... (Foto Aramburu)

"Cucina Argentina Contemporanea"..... (Foto Aramburu)

"Il Miglior Ristorante Argentino"..... (Foto Aramburu)

giovedì 8 dicembre 2022

“BAGNA CÀUDA”: STRAORDINARIA, STORICA E TIPICA RICETTA DELLA CUCINA PIEMONTESE.




La “Bagna Càuda” è una definizione Piemontese che significaSalsa Calda” ed è una tipicissima gustosa e interessante specialità gastronomica della Cucina di questo Territorio in particolare del Basso Piemonte

La “Bagna Càuda” si prepara mettendo a cuocere nel latte dell’aglio (pulito e privato della sua anima) fino a quando raggiunge una consistenza molto morbida, successivamente si scola e si unisce ad acciughe (deliscate e dissalate in acqua fredda) cuocendo poi il tutto in olio extravergine di oliva, che non deve assolutamente friggere, fino a totale scioglimento degli ingredienti che diventano Salsa. Buona norma è l’uso della stessa quantità di aglio e di acciughe.

La “Bagna Càudasi consuma intingendovi vari tipi di verdure, solitamente Invernali, crude o cotte

La “Bagna Càuda” è un vero rito conviviale che in origine prevedeva la condivisione del cibo in forma collettiva da parte dei commensali che lo attingevano tutti da un unico recipiente somministratore ilDian” o “Tian” un tegame di cottura in terracotta mantenuto caldo grazie a uno scaldino di coccio riempito di braci vive denominato “S-cionfetta”. La scomodità d'intingere in un unico recipiente e il fattore igienico hanno portato in anni più recenti all'adozione di speciali contenitori individuali in terracotta denominatiFojot”.

Il “Fojot” è una ciotola a due piani, al primo piano (la ciotola vera e propria) viene versata la Salsa mentre sotto si trova lo spazio per mettere un fornellino ad alcol (o metaldeide in versione combustibile solido), in alternativa si può usare un lumino di cera, permettendo così di mantenere calda la Salsa durante tutta la degustazione.

La “Bagna Càuda” venne per moltissimo tempo snobbata dalle classi più abbienti che la consideravano un cibo Contadino e inadatto a un'alimentazione raffinata, principalmente per la presenza dell'aglio e degli effetti della sua assunzione sull'alito.

Un primo accenno storico di una Salsa tipoBagna Càuda” lo si ritrova alla fine del XIV Secolo nel Trattato del Medico-Dietista Antonio Guainerio (esercitò in Piemonte fra Torino e Chieri) dove si cita la passione dei Contadini Piemontesi per l’aglio, ingrediente fondamentale per il “Sapor Rusticorum” una tipica e amatissima pietanza calda Medievale cremosa e densa. Nel 1766 una descrizione più accurata venne fatta da unCuoco Piemontesedi una certaSalsa detta del pover uomo” che più si avvicina alla nostra “Bagna Càuda”. 

La prima descrizione della “Bagna Càuda” nella sua versione attuale si deve al Giornalista e Scrittore Torinese Roberto Sacchetti (1847 - 1881).

Le “acciughe salate” erano un prodotto molto conosciuto e di facile reperimento in Piemonte già dal XII Secolo; arrivavano attraverso le rotte del sale marino ma non dalla Liguria, la cui Costa è prevalentemente scogliosa e ricca di dirupi e dove non c’è spazio per le Saline, ma dalla vicina Provenza e dalle Foci del Rodano che invece ne erano ricche.

Carovane di Mercanti Astigiani percorrevano l’unica strada documentata che allora era denominata “Strata Salis” e che univa le Miniere di Salon-de-Provence, Comune Francese nel Dipartimento delle Bocche del Rodano oggi nella Regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra, ad Asti dove il sale veniva smistato per tutta l’Italia del Nord. Il percorso attraversava le Valli Maira, Stura, Gesso, Vermenagna e la Val di Susa.

Questo commercio era finanziato dai ricchi Banchieri di Asti  che consideravano il “sale” alla pari di una moneta corrente. Molto probabilmente parte di questo traffico era anche praticato di contrabbando per evitare il pagamento delle gabelle ai vari passaggi di confine. Il commercio del sale favoriva anche l’approvvigionamento delle “acciughe salate” prodotte in grandi quantità nel Golfo del Leone, lungo la costa da Barcellona a Tolone.

La diffusione della “Bagna Càuda” è dovuta proprio alle “acciughe sotto sale” che grazie alla capillare azione degli “Acciugai” (o Anciuè), i Rivenditori al dettaglio delle acciughe, provenienti per la maggior parte dalla Valle Maira e dalle altre Vallate di collegamento tra il Sud Piemonte e la Provenza, che fino a tempi non lontani battevano sistematicamente le campagne per la venditaporta a porta”. Le acciughe venivano trasportate originariamente in barili e successivamente nelle grandi e variopinte latte da 10 e più chili.

Devo ricordare anche un altro particolare. Nel Cinquecento e nel Seicento in Piemonte si consumava soprattutto olio di noci e nocciole ed era questa tipologia di olio che veniva usata in prevalenza per le ricette più antiche di “Bagna Càuda”. Infatti in Piemonte gli oliveti si coltivavano in zone ridotte come sulle colline delle Valli Belbo e Tiglione. Nel 1709 una terribile gelata Invernale causò la distruzione di molti oliveti con la conseguenza di un graduale abbandono della loro coltivazione, ripresa poi in anni molto più recenti. Una conseguenza fu che la “Bagna Càuda” nell’Ottocento, ormai dominatrice sulle tavole Contadine Piemontesi, in particolare dell’Astigiano e del Monferrino, prevedeva l’uso parsimonioso di olio d’oliva Ligure (la dicitura “olio d’oliva extra vergineè più moderna).

LaBagna Càudanon è soltanto una gustosissima pietanza ma è anche, in soli tre semplici ingredienti base presi dalla Dieta Mediterranea, uno straordinario concentrato di proprietà positive per il nostro organismo:

- LAglio è una fonte di antiossidanti e dei precursori di una molecola denominata “allicina” che è dotata di attività antibatterica, antivirale e antimicotica. L’allicina è anche un’alleata della salute cardiovascolare riducendo la rigidità dei vasi sanguigni e agevolando l’abbassamento della pressione del sangue;

- Le Acciughe (Pesce Azzurro) sono ricche di “Acidi Grassi Omega 3” (ma anche di Proteine e Vitamine) che favoriscono la riduzione del livello di trigliceridi nel sangue aiutando a prevenire attacchi di cuore e ictus proprio grazie all'alto contenuto di “colesterolo buono”, oltre ad abbassare il rischio di trombi e coaguli grazie al mantenimento del sangue più fluido;

- L'Olio Extra Vergine d’Oliva è un'ottima fonte di molecole dall'attività antiossidante naturale, i composti fenolici, in particolare, sono stati associati a diversi effetti benefici per la salute, in particolare per il sistema cardiovascolare.

A tutto ciò si aggiungono gli indiscussi e infiniti benefici che il consumo di verdure crude e cotte apportano alla nostra alimentazione.

La “Bagna Càudanei Secoli si è Internazionalizzata diventando una Ricetta famosa in molti Paesi del Mondo. In Argentina, dove è giunta negli ultimi anni del 1800 grazie all’elevato numero di Emigrati Piemontesi, è conosciuta come “Bañacauda” e in ben due Cittadine dove la percentuale di Popolazione di Origine Italiana è altissima, Calchin Oeste in Provincia di Córdoba e a Humberto Primo (fino al 1935 il nome ufficiale era “Nueva Roma”) in Provincia di Santa Fe, se ne celebra ogni anno la “Fiesta”. In Giappone a metà degli anni 90’ grazie ad alcune  trasmissioni televisive di un Gastronomo di Origini Piemontesi la “Bagna Càuda” si è rapidamente diffusa fino a diventare popolarissima in tutto il Paese. La “Bagna Càuda”, grazie sempre agli Emigrati, è conosciutissima anche in molte zone degli Stati Uniti.

Il 7 Febbraio 2005 la Delegazione di Asti dell’Accademia Italiana della Cucina (fondata nel 1953 dal Giornalista Orio Vergani) ha depositato presso il Notaio Marzia Krieg a Castigliole d’Asti il Testo di unaRicetta Canonica” (da ritenersi la più affidabile e tramandabile) dellaBagna Càuda”.  

Grazie alla pregevole iniziativa della Rivista Astigiani, organo dell’Omonima Associazione Culturale che si prefigge di promuovere il Territorio Astigiano, dal 2013 si svolge con cadenza annuale il “Bagna Càuda Day”, una grande Festa che dura un intero fine settimana autunnale durante la quale si può degustare la “Bagna Càuda” in  Cantine, Osterie, Ristoranti e Vinerie, in particolare ad Asti, nelle Langhe, nel Roero, nel Monferrato e in altre Zone non solo Piemontesi.

In occasione delBagna Càuda Day 2015è stata presentata la proposta di candidare la “Bagna Càuda” all'UNESCO come “Patrimonio Immateriale dell'Umanità”.

LaBagna Càudanon è soltanto una straordinaria, gustosissima, colorata, storica e tipica ricetta della Cucina Piemontese, ma è un forte simbolo culturale di socializzazione e una gioiosa festa di convivialità.

https://bagnacaudaday.it/

https://www.youtube.com/watch?v=lxAGwVdy-l4


"Bagna Càuda" Gustoso Simbolo di Covivialità (Foto Franco Bello)

 
"Agli" (Foto BCD)


"Acciughe Sotto Sale"

"Le Verdure" (Foto BCD)

"Bagna Càuda Day" (Foto BCD)

venerdì 10 giugno 2022

“GHIRARDELLI CHOCOLATE” A SAN FRANCISCO (USA) DAL 1852 UNA ECCEZIONALE ESPRESSIONE DEL TALENTO ITALIANO.



Un famoso naturalista Tedesco, ma anche Esploratore, Geografo e Botanico, Friedrich Heinrich Alexander Freiherr von Humbold (17691859) ha scritto: “Mai la natura ha racchiuso un nutrimento di così alto valore in uno spazio piccolo come quello del seme di cacao”.

Il “cacao” è una pianta che non ha ancora messo d’accordo gli studiosi sulla sua sicura appartenenza, la “vexata quaestio” è sulla classificazione della Famiglia: Sterculiaceae o Malvaceae. Certo è il nome scientifico “Theobroma Cacao” (“Theobroma” in Greco antico significavaCibo degli Dei”) datole da colui che è considerato il padre della moderna classificazione degli organismi viventi il Medico, Botanico, Naturalista e Accademico Svedese Carl Nilsson Linnaeus (1707 - 1778).

La “pianta del cacao”, originaria dell’America Meridionale, è un alberello sempre verde che può raggiungere anche una decina di metri di altezza. Foglie e fiori, frutti a forma di cedro allungato con dimensioni molto varie e all’interno i preziosi semi, da 25 a 40, ovali e piatti di colore bruno violaceo disposti in 5 file. Le coltivazioni di “cacao” richiedono molto impegno e pazienza visto che iniziano a produrre solo dopo il quinto anno di vita. Le piante fruttificano praticamente tutto l’anno ma in due specifici periodi raggiungono la massima produzione. La vita fruttifera dura circa tre decenni. Il “cacao” viene coltivato principalmente in tre grandi zone geografiche: America del Sud, Asia e Africa. Ogni pianta rende circa 2 kg. di semi secchi, una resa del 50% rispetto al raccolto, che si ottengono tramite una leggera fermentazione, un accurato essiccamento solare, la tostatura e la macinazione. 

I ritrovamenti archeologici ci dicono che i primi a dare grande considerazione al “cacao” furono i Maya che fin dagli albori della loro Storia conoscevano queste preziose piante. Dalla lavorazione della parte grassa dei suoi semi ricavavano (tanto per ribadire) il “Kakaw Uhana = Cibo degli Dei” un preparato  che è all’origine del nostro Cioccolato. La Civiltà Maya si sviluppò per un lunghissimo periodo, nella zona geografica che si potrebbe oggi definire Centro America, dal 1000 a.C. alla scoperta del Continente Americano nel 1492, per poi iniziare a decadere fino alla definitiva scomparsa nel 1697. Probabilmente fu l’esploratore e navigatore Genovese Cristoforo Colombo (1451 - 1506) durante il suo quarto viaggio a scoprire la pianta del “cacao” nel 1502. Ma fu il nobile Spagnolo Hernán Cortéz Monroy Pizarro Altamirano (1485 - 1547), militare e condottiero, che nel 1528 portò in Spagna i primi semi di Cacao e il preparato dei Maya.

Alla fine del 1500 e i primi del 1600 il Cacao iniziò a uscire dalla Spagna e a diffondersi in Europa. Successivamente l’aggiunta dello zucchero al Cacao, per combattere il naturale sapore amaro, fece nascere quella che si può definire “cioccolata”. Nel 1778, l’inventore di origine Francese Doret, dopo aver costruito a Torino una macchina automatica idraulica per la produzione della cioccolata, poi ceduta alla ditta “Caffarel”, produsse il primo cioccolatomoderno” in barrette e i primicioccolatini”. Molta strada è stata fatta attraverso i secoli e oggi la magnifica “Arte del Cioccolato” ha raggiunto livelli eccelsi e straordinari.

Desidero raccontarvi la Storia di un Italiano di nome Domenico Ghirardelli che nel 1852 (esattamente 100 anni prima che io nascessi) ha fondato negli Stati Uniti d’America, nel Nord della California nella mitica Città di San Francisco, una delle Aziende nel Settore del Cioccolato tra le più famose e antiche della Nazione Americana: laGhirardelli & Sons Chocolate Company”.

Domenico Ghirardelli era nato in Liguria a Rapallo, in Provincia di Genova, il 21 febbraio del 1817, Figlio di Giuseppe Ghirardelli, un noto Mercante di spezie di Genova e di Maddalena Ferretto. Finite le Scuole dell’Obbligo da giovanissimo entrò a lavorare presso la oggi storica “Cioccolateria Artigianale Romanengo” di Genova che nel 1814 aveva inaugurato il suo primo Negozio in Via Soziglia 74 R (tuttora aperto). Ma Domenico era un ragazzo coraggioso con nel cuore uno spirito avventuroso e a soli 20 anni, nel 1837 appena sposatosi con Elisabetta Corsini, intraprese con la Moglie il lungo e pericoloso viaggio per nave verso il Sud America e precisamente in Uruguay, allo scopo di andare a lavorare in un’Azienda che produceva Cioccolato e Caffè. Un viaggio molto pericoloso tantoché a causa di un incidente rimase subito vedovo.

Nel 1838 Ghirardelli volle nuovamente trasferirsi, arrivò nella Città Coloniale di Lima, adagiata sulla Costa dell’Oceano Pacifico e Capitale del Perù, dove aprì una Pasticceria. Pochi anni dopo sposò in seconde nozze la Peruviana Carmen Alvarado Martín (1830 - 1887) dalla quale ebbe sette Figli. Iniziò anche a usare come suo nome di Battesimo quello Spagnolo diDomingo”. Nel 1849 Domenico Ghirardelli si trasferì negli Stati Uniti, più precisamente in California. Anche questo suo trasferimento aveva delle motivazioni avventurose che vi voglio raccontare.

Un vicino di Casa di Domenico a Lima era l’Americano James Lick; con Lui era nata un’amicizia e una collaborazione in affari. James era nato il 25 Agosto 1796 a Stumpstown (oggi Fredericksburg) nello Stato della Pennsylvania, era un noto falegname specializzato nel realizzare pianoforti ma era anche diventato nel tempo un importante uomo d’affari che nel 1821 si era trasferito in Argentina e poi a Lima in Perù.

Nel 1848 a Coloma, in California nella Contea di El Dorado, a “Sutter's Mill” (una segheria ad acqua) fu trovato il “prezioso metallo giallo” e si scatenò subito un’incredibile e furiosa corsa all’oro di oltre 300.000 persone provenienti da molte parti del Mondo. L'improvvisa ricchezza rinvigorì l'economia Americana e l'improvviso aumento della popolazione permise alla California di passare rapidamente alla condizione di Stato dell’Unione nel 1850. In parallelo però la corsa all’oro portò gravissime conseguenze per gli Indiani della California che ne accelerò il declino a causa delle malattie, della fame e del genocidio.

James Lick vide nellacorsa all’oro” nuove e incredibili prospettive di guadagno e nel 1848 si trasferì in California portando con se una vera fortuna: 30.000 $ in oro (oggi un valore di quasi 3 milioni di dollari) e 600 libbre (275 Kg,) di cioccolato acquistato grazie all’Amico Domenico Ghirardelli. Il cioccolato fu venduto così velocemente che James Lick convinse Ghirardelli, nel 1849, a trasferirsi armi e bagagli in California. Solo a titolo di curiosità aggiungo che quando morì l’1 Ottobre del 1876 James Lick era l’uomo più ricco della California.

Appena arrivato in California anche Domenico Ghirardelli fu preso dalla frenesia dell’oro e per alcuni mesi con alterne fortune fece il cercatore, ma la sua anima di commerciante di cioccolato ebbe presto il sopravvento e aprì uno dei primi negozi del territorio, sempre in California, a Stockton (allora Capoluogo della Contea di San Joaquin) vendendo dolci e altri prodotti ai cercatori d’oro. Diversi mesi dopo, Ghirardelli aprì un secondo Negozio all'angolo tra Broadway e Battery a San Francisco, che divenne, nel 1850, il suo primo Locale in quella Città

Il 3 Maggio del 1851 un incendio distrusse l'attività di Ghirardelli a San Francisco e, pochi giorni dopo, anche il suo Negozio di Stockton andò a fuoco. Tuttavia, nel Settembre dello stesso anno, Ghirardelli utilizzò i soldi rimasti per aprire la Cairo Coffee House” sempre a San Francisco ma l’attività si rivelò infruttuosa, Lui non si arrese e aprì un nuovo Negozio, chiamato “Ghiardelli & Girard” all'angolo tra Washington e Kearny Street, qui le cose iniziarono ad andare bene tantoché Ghirardelli, guadagnando abbastanza soldi, riuscì a chiamare la sua Famiglia, che viveva ancora in Perù, e allo stesso tempo iniziò a importare il cacao in grandi quantità

Nel 1852 Domenico Ghirardelli fondò laGhirardelli & Sons Chocolate Company” e successivamente prese la Cittadinanza Statunitense. L'anno successivo, nel 1853, l'attività si trasferì all'angolo tra Jackson e Mason Street. Nel 1855 servì un impianto di produzione più grande, quindi la Fabbrica fu spostata all'angolo tra Greenwich e Powell Street, mentre l'Ufficio rimase nella posizione precedente.

Intorno al 1865, un operaio della Ghirardelli mise a punto una tecnica con la quale, appendendo un sacchetto di semi di cacao in una stanza calda, era possibile privare i semi del burro di cacao per sgocciolamento, il residuo polverizzato poteva essere impiegato nella produzione di cioccolato. Tale Tecnica, nota come “Processo Broma” diventò in seguito il metodo più comune per la produzione di cioccolato.

Durante questo periodo l'Azienda vendeva anche liquori, un mercato che però abbandonò nel 1871Nel 1866, l'Azienda importava 450 kg. di semi di cacao all'anno, non vendeva solo cioccolato ma anche caffè e spezie sia negli Stati Uniti che all’Estero (Cina, Giappone e Messico), nel 1885 arrivò a importare 450.000 libbre (200.000 kg.) di semi di cacao. La “Ghirardelli Chocolate” negli anni divenne sempre più  importante anche su scala industriale e Ghirardelli divenne il cioccolatiere di maggior successo della Città”, il suo nome diventò celebre in tutti gli Stati Uniti d'America.

Ritiratosi in pensione nel 1892, Domingo Ghirardelli lasciò le redini dell’Azienda nelle mani dei Figli e decise di tornare in Italia presso i propri luoghi d’infanzia; rientrato a Rapallo nel 1892, vi morì due anni dopo il 17 Gennaio del 1894 all'età di 77 anni. Riportato negli Stati Uniti d'America, il suo corpo fu sepolto presso il grande Cimitero immerso nella natura di “Mountain Viewa Oakland. Per le strane e talvolta incredibili coincidenze della Storia, la Città di Oakland, Capoluogo amministrativo della Contea di Alameda ubicata sulla Costa Est della Baia di San Francisco e collegata dal 1936 a San Francisco dal lungo (160 m.) Ponte in acciaio e cemento denominato “Bay Bridge”, è sta fondata proprio nel 1852 lo stesso anno in cui Domingo Ghirardelli fondava la sua “Ghirardelli & Sons Chocolate Company”.

Per andare avanti devo fare un piccolo passo indietro: nel 1893 la “Ghirardelli & Sons Chocolate Company” aveva comprato un intero isolato nell’Area Marina della Baia di San Francisco per farne la Sede della Azienda. Una Complesso che aveva superato bene anche il terribile terremoto che la mattina del 18 Aprile 1906 aveva colpito la Città di San Francisco lasciando senza Casa oltre 300.000 persone. Quando nel 1962 i Figli di Ghirardelli vendettero tutta l’attività allaGolden Grain Maccheroni Company”(un’altra Azienda fondata da un Immigrato Italiano, Domenico De Domenico) che trasferì tutto a San Leandro a Est della Baia di San Francisco,  l’area in questione doveva diventare una zona di lottizzazione abitativa. Per impedire ciò l’ereditiera Lurline Matson Roth (1890 - 1985) e suo Figlio William Matson Roth (1916 - 2014acquistarono tutto.

I Roth assunsero l'Architetto Paesaggista Lawrence Halprin e lo Studio Tecnico Wurster, Bernardi & Emmons allo scopo di convertire gli Edifici (storiche strutture in mattoni) e la Piazza in un fascinoso complesso integrato di Ristoranti e Negozi. Fu il primo grande progetto di riutilizzo adattivo negli Stati Uniti inaugurato nel 1964. Nel 1981Ghirardelli Square” fu acquistata da una partnership di “Capital & Counties USA” e “Northwestern Mutual Life”. Al fine di preservare Piazza Ghirardelli per le generazioni future “Ghirardelli Square”, nel 1982, è stata iscritta nel “Registro Nazionale dei Luoghi Storici” degli Stati Uniti. Nel 1983 il Centro Commerciale è stato nuovamente venduto. OggiGhirardelli Square”, ubicata all'estremità orientale dell'Area Ricreativa Nazionale del Golden Gate”, collegando il Lungomare dell'Imbarcadero al Parco Naturale di Marina Green, Crissy Field e al Presidio Parklands Project, è un super famoso, accogliente, divertente e visitatissimo Centro Commerciale con alcune decine di Negozi anche Storici e un Hotel 5 Stelle.

Dal 1998Ghirardelli Chocolate Company” è una Consociata interamente controllata dallaLindt & Sprüngli” una Multinazionale Svizzera (specializzata nel settore della produzione e vendita di prodotti dolciari e nella realizzazione di cioccolateria di lusso) fondata nel 1845 da David Sprüngli-Schwarz e da suo Figlio Rudolf Sprüngli-Ammann. Oggi “Ghirardelli” è una delle poche Aziende di Cioccolato negli Stati Uniti a controllare ogni aspetto del processo di produzione, scartando fino al 40% dei semi di cacao importati e utilizzando solo quelli l'Azienda chiama i “semi di massima qualità". Nel 2015 c’è stato un piccolo incidente di percorso con l’Ente di Controllo Alimentare Americano ma in brevissimo tempo e stato risolto.

Recentemente ho avuto il piacere di degustare, tra il grande e interessantissimo numero di proposte dellaGhirardelli Chocolate Company”, iGhirardelli Sea Salt Soiree - Intense Dark” (cioccolatini di cioccolato fondente con sale marino e mandorle tostate) trovandoli gustosissimi e assolutamente deliziosi.

Ghirardelli Chocolate Company a San Francisco (USA) dal 1852 una eccezionale espressione del talento Italiano.

https://www.ghirardelli.com/

https://www.youtube.com/watch?v=-WQADWBXSzk


"Ghirardelli Chocolate Company": Un Mito (Foto GCC)

"Ghirardelli Chocolate Company": Il Cioccolato (Foto GCC)

"Ghirardelli Chocolate Company": Vere Delizie (Foto GCC)

Fantasia e Gusto (Foto GCC)

Una Scelta Super Gustosa (Foto GCC)

Eleganza e Gusto (Foto GCC)

Ghirardelli Chocolate Company a San Francisco dal 1852 (Foto GCC)
 
Giorgio Dracopulos e i "Ghirardelli Sea Salt Soiree" 

"Ghirardelli Sea Salt Soiree" (Foto GCC)