mercoledì 30 aprile 2014

CASE BASSE SOLDERA I.G.T. ROSSO TOSCANA: STRAORDINARIA DEGUSTAZIONE DI VARIE ANNATE.




Un detto Galiziano (Comunità Autonoma nel nord-ovest della Spagna) cosi recita: “ La realtà è un’allucinazione causata dalla mancanza di alcool”.

Senza arrivare a tale estremizzazione, parafrasando una frase di Johann Wolfgang von Goethe (sommo letterato, scrittore, poeta e drammaturgo Tedesco vissuto tra il 1749 e il 1832), potrei dire che: “la vita è troppo breve per non bere del vino eccezionale”.

Proprio un Vino eccezionale, 100% Sangiovese Grosso, viene prodotto dal mio grande amico Gianfranco Soldera (classe 1937)  nella sua Azienda Agricola Case Basse a Montalcino in Provincia di Siena: “Case Basse Soldera I.G.T. Rosso Toscana”.

Il Vino di Gianfranco Soldera non ha più la denominazione “Brunello di Montalcino” dopo la sua uscita  dal Consorzio del Brunello (22 Marzo 2013) a seguito della nota vicenda del danno doloso subito nella sua Cantina (sono andati persi 626 hl. di vino di sei annate) nel Dicembre 2012.

Non è facile descrivere un “Paradiso Terrestre” come Case Basse (24 ettari di cui 7 di bosco). 
Un luogo creato da mani sapienti, che ci riporta ad un tempo in cui la natura regnava regina. 
Tutto qui ha un senso ed è concatenato per creare l’humus ideale (la parte più attiva, sotto l’aspetto chimico fisico, della sostanza organica del terreno). 

 I coloratissimi giardini, due ettari, frutto dell’opera amorevole della signora Graziella (gentilissima moglie di Gianfranco), ricchi di tutto ciò che vola e cammina, il bosco che ha la funzione di depurare l’aria, il torrente, lo stagno pieno di vita che serve per annaffiare ed irrigare, il frutteto, le vigne, gli animali, tutto questo insieme crea un habitat perfetto.

Autorevoli Professori, d’importanti Università Italiane, hanno scelto l’Azienda Case Basse Soldera per utilizzarla come una fucina di studi e di sperimentazioni.
Legato a ciò anche l’istituzione del “Premio Internazionale Brunello di Montalcino Case Basse Soldera” che dal 2010 premia, ogni anno, dei giovani e meritevoli Ricercatori.

La nuova Cantina di Case Basse, edificate nel 2001, con il supporto dell’Architetto S. Lombardi, è veramente eccezionale, fatta con amore e semplice naturalità, una cosa viva che respira, non vi si prova alcun disagio anche standovi delle ore. 

Uno scavo di 23 metri ha permesso di ottenere 9 metri di palificata di piloni di acciaio su cui poggia il pavimento in porfido a 14 metri sotto terra. 
Le pareti sono fatte da un’enorme quantità di pietre tenute insieme esclusivamente da della rete metallica ideale struttura per la traspirazione.

Le grandi botti di Rovere di Slavonia, con spessori che variano da 7 a 12 centimetri, piene delle diverse annate di Vino, maestose e immobili, fanno il loro proficuo lavoro di anni per produrre un nettare che riempie non più di 15.000 bottiglie, da 0,75 l., nelle annate più abbondanti e “a cose normali”.

Sono andato a trovare Gianfranco Soldera a Case Basse e sono stato accolto, come sempre, con straordinaria amicizia e disponibilità.

Dopo una lunga ma piacevolissima chiacchierata (diverse ore), dove Soldera mi ha raccontato tutte le ultime novità, siamo andati nella sua Cantina per una eccezionale degustazione di alcune annate del suo Vino.

Le annate degustate sono state 2006 - 2007 - 2008 - 2009 - 2013.

Le ultime due sono state spillate direttamente dalle botti.

Solo il “Case Basse Soldera I.G.T. Rosso Toscana 2006” (le circa 7.000 bottiglie “sopravissute”) è  attualmente sul mercato, il 2007 (solo 2.000 rarissime bottiglie) e il 2008 (10.000) verranno commercializzati a Settembre del 2014.

I Vini di Case Basse (pur tenendo conto che ogni annata ha le sue specifiche peculiarità e il suo particolare grado d’invecchiamento) hanno sempre dei bei colori rosso cupi, degli straordinari “parfum des fleurs” e aromi particolarmente speziati, in bocca danno il meglio con la loro fantastica eleganza, la grande finezza, la vellutata scorrevolezza, il retrogusto molto lungo e avvolgete.

Vini di grande valore e grande fascino che si possono conservare per decenni.

Soltanto con la vendemmia 2017 Gianfranco Soldera tornerà, finalmente, a regime con tutte le botti piene.

Attualmente il 90% della produzione di Case Basse va all’estero, il 10% che rimane in Italia, dato il limitatissimo quantitativo, diventa più che una preziosa rarità.

Parlare con l’amico Gianfranco Soldera è sempre piacevole, dalle sue parole si impara a conoscere l’uomo intelligente e di carattere, l’agricoltore illuminato e appassionato, il marito premuroso e innamorato, il padre attento e autorevole, il nonno giocoso e amorevole. 

Oltre ad apprendere perle di saggezza che ti rimarranno per sempre impresse: “Le Viti devono soffrire, non vanno concimate, devono affondare le radici in profondità per trovare nutrimento”; “La natura non ha bisogno dell’opera dell’uomo che quando interviene fa solo danni”; “Un grande Vino è l’unico prodotto naturale commestibile che può durare più a lungo della vita di un uomo”; “Il Vino si fa in Vigna non in Cantina”; “Un Vino straordinario si distingue per armonia, eleganza, complessità e naturalità”. 

Come mi succede tutte le volte, anche in questo caso, non sarei mai venuto via da Case Basse, avrei continuato ancora ad ascoltare da Gianfranco Soldera i suoi “segreti”, ma la giornata è volata e si è  fatto tardi.

Il Case Basse Soldera I.G.T. Rosso Toscana è un Vino magnifico e unico che si posiziona tra i pochi grandissimi Vini del mondo, ed è prodotto a Montalcino, in quel “Paradiso Terrestre” che si chiama Case Basse.

Azienda Agricola Case Basse

Località Case Basse, Montalcino (Siena)

Tel. e Fax.  0577 848567



Gianfranco Soldera e Giorgio Dracopulos

2006 la particolare Etichetta sul retro

Case Basse Soldera I.G.T. 2006

venerdì 25 aprile 2014

“CARRASCO, GUIJUELO”: GLI STRAORDINARI JAMÓN SPAGNOLI DI “CERDO IBÉRICO”.




Uno dei prodotti gastronomici più straordinari, interessanti e famosi al mondo si chiama “Jamón ”, che tradotto letteralmente significa “Prosciutto”, e viene fatto nella Penisola Iberica.

In Spagnoloprosciutto” si dice anche “pernil” ma è un termine meno usato.

Per la Spagna dire “Jamón” non è semplicemente indicare quel particolare e curato salume che si ottiene, con un antico metodo di lavorazione, dalle zampe posteriori del maiale, ma è un vero e proprio “cult gastronomico” che impazza, in senso positivo, praticamente ovunque.

La Spagna è il primo Paese al Mondo come produzione e consumo di Prosciutti

Il frutto della lavorazione delle spalle più piccole del maiale, quelle anteriori, si chiama “Paleta o Paletilla”, e gli insaccati si chiamano “Embutidos”.

In Spagna ci sono due razze fondamentali di maiali, il più autoctono e prezioso, il “maiale Iberico” e, l’altro più comune, il “maiale bianco o serrano”, molto simile a quello delle zone Italiane di maggiore produzione.  

Il termine “serrano” indica la zona di allevamento e stagionatura, la Sierra, praticamente le terre più montane e collinari.

Il “maiale Iberico” (Cerdo Ibérico) è una razza molto antica appartenente alla famiglia dei suini, “sus scrofa domesticus” secondo la denominazione del medico, botanico e naturalista Svedese, Carl Nilsson Linnaeus (1707-1778), considerato l’ideatore della classificazione scientifica moderna degli organismi viventi.

Il “Cerdo Ibérico” a sua volta si divide in una decina di sottorazze differenti, la cui principale differenziazione è data dalla diversa colorazione dell’animale.

Il “maiale Iberico” allevato completamente allo stato brado, che si nutre in prevalenza di ghiande =  “bellotas” (nei mesi da ottobre a marzo e in quelli restanti viene aiutato con preparati naturali), è il più prezioso. 
Da questa selezionata razza di animali, che vengono macellati ad una età di 21 mesi e intorno ai 160 kg. di peso, deriva, dopo molti mesi di amorevoli cure, il prezioso  “Jamón Ibérico de Bellota”.

Il suino che cresce seguendo un percorso metà brado, mangiando ghiande, e metà in modo intensivo, con una alimentazione di mangimi selezionati, è la materia prima per lo “Jamón Ibérico de Recebo”.

Il maiale allevato intensivamente, con un’alimentazione esclusivamente di mangimi, serve per produrre lo  “Jamón Ibérico de Cebo”; se l’allevamento intensivo si svolge prevalentemente all’aperto il termine esatto è “Jamón Ibérico de Cebo de Campo”.

Per non creare confusione, data la non assoluta veridicità dell’indicazione, il termine “patanegra” (zampa nera in riferimento agli zoccoli di alcuni maiali Iberici), comunemente usato per il prosciutto di qualità Spagnolo, è stato vietato per legge a partire dal 15 Aprile 2006 con il Decreto Reale 1083 del 5 Ottobre 2001.

Tutta la produzione di “Jamones” è garantita con i marchi Denominazione d’Origine Protetta (D.O.P.), Indicazione Geografica Protetta (I.G.P.) e Specialità Tradizionale Garantita (S.T.G.).  

Nel Comune Spagnolo di Guijuelo, nella Provincia di Salamanca, nella grande Comunità Autonoma di Castiglia e León che occupa la parte settentrionale della Mesata (l’altipiano più antico e più grande della Penisola Iberica), c’è una storica, magnifica Azienda di “Jamón Ibérico de Bellota”: la Santos Carrasco Manzano S.A. con il marchio “Carrasco, Guijuelo”.

L’Azienda nasce nel lontano 1895 per merito di Francisco Carrasco, un mulattiere della zona, che, approfittando dell’arrivo della linea ferroviaria Sevilla - Salamanca - Gijón, incominciò ad allevare, non lontano dalla Stazione del suo paese, dei suini provenienti dalla Galizia e dall’Extremadura (altre Comunità Autonome vicine).

Successivamente Francisco, basando il suo lavoro su principi solidi come il massimo impegno, l’onestà e la grande qualità, dall’allevamento passò anche ad una piccola impresa di salatura di prosciutti.

Da allora la “Carrasco, Guijuelo” ha fatto molta strada, coinvolgendo tutta la Famiglia per 4 generazioni (dal figlio Atanasio al nipote Santos, fino ai bisnipoti Juan Atanasio e Francisco)  diventando una delle più importanti Aziende artigianali tradizionali produttrici di “Jamón Ibérico de Bellota”.

Dopo un’attenta e accurata selezione nel tempo, da 25 anni, i Carrasco allevano, con metodi naturali e personalizzati, su pascoli di proprietà, una razza suina (cerdo Ibérico puro) con cui si fanno prosciutti dai sapori e dalle sensazioni eccelse.

Oggi la Santos Carrasco Manzano S.A. è una bella realtà, con 40 dipendenti e un suo mattatoio, che produce varie tipologie di “Jamón” e di “Embutidos” (lomo, salchichón, chorizo, longaniza, secallona, fuet).
Della totale produzione di salumi circa il 20% (hanno aperto il mercato estero nel 1998) viene esportato in molte Nazioni Europee, in Sud America, in Oriente e in Australia.

L’Italia per loro è uno dei mercati più importanti.

Per descrivere “Carrasco, Guijuelo” non ci sono parole più adatte se non le loro:
Pura raza de cerdo Ibérico, crianza al aire libre en la dehesa salmantina, la magia de la naturaleza, la sabiduría del tiempo, la paciencia del experto. Tierra, arte y calma. Más de cien años dedicados a la alta gastronomía del cerdo Ibérico más selecto. Aroma, textura, esencia, sabor, cuerpo. Quatro generaciones de Carrasco pero una única origen: Guijuelo.”

Santos Carrasco Manzano S.A.
Calle Princípe Felipe,  25
Guijuelo  (Salamanca)
Tel.  + 34  923 580 420
Fax.  + 34 923 580 474



Selezione Carrasco Guijuelo


Jamón Ibérico de Bellota nella morsa


Jamón Ibérico de Bellota

giovedì 17 aprile 2014

CON L’AGNELLINO DI MARZAPANE DEL MONASTERO DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA DI LECCE AUGURO A TUTTI UNA SERENA SANTA PASQUA 2014.




Nell’Ordinamento della Chiesa Cattolica si definisce Suora (dal Latino “soror = sorella”) una donna che avendo fatto promessa a Dio (voto) di povertà, obbedienza e castità, in forma semplice, aderisce ad una Congregazione Religiosa (Istituto dove i membri emettono i voti in forma semplice).

Con il termine Monaca, invece, si denomina la donna che prende i voti, in forma solenne, ed aderisce ad un Ordine Religioso che segue una regola Monastica.

Di solito le Monache vivono in Monasteri canonicamente autonomi retti da una Madre Badessa o Priora, molte volte eletta dalle stesse Monache.

Molti sono gli Ordini Monastici Cattolici, uno tra gli Ordini più importanti è quello di San Benedetto.

Le origini dell’Ordine di San Benedetto risalgono intorno al 529 con la fondazione, da parte di San Benedetto da Norcia (480 - 547), dell’Arciabbazia di Montecassino, attualmente in Provincia di Frosinone
L’Ordine segue “La Regola” (Sancta Regula Monachorum) dettata, nel 534, dal Santo e composta da un “prologo” e settantatre “capitoli”.

Le origini del monachesimo femminile benedettino, invece, sono piuttosto nebulose e si perdono nei secoli passati, le prime notizie certe si hanno solo a partire dall’ VIII Secolo al tempo dell’evangelizzazione della Germania.

Le Monache Benedettine sono religiose “claustrali” (di clausura) e la loro regola comprende oltre la preghiera anche molte attività lavorative.

Oggi le Monache Benedettine sono diffuse in moltissime parti del mondo con più di 200 Monasteri e più di 4.000 tra monache e novizie che pospongono al loro nome la sigla O.S.B. (Ordo Sancti Benedicti).

In Puglia, nel Salento (Penisola Salentina = il tacco d’Italia), nel centro storico dell’antichissima Città di Lecce (ha origini preromane) sorge la Chiesa di San Giovanni Evangelista con annesso Monastero delle Monache Benedettine

La costruzione del complesso in stile Romanico-Barocco, voluta dal Conte Normanno Accardo II della Casata degli Altavilla, ebbe inizio nel 1133 e proseguì attraverso i secoli con ampliamenti e ristrutturazioni fino al 1761.

Oggi il Monastero di San Giovanni Evangelista è una piccola comunità di 25 Monache di Clausura Benedettine Cassinesi che sono molto attive nell’attività di tipografia ed editoria ma soprattutto nella lavorazione artigianale della pasta di mandorle.

La pasta reale (o pasta di mandorle) è un’antica ricetta, sviluppatasi nel meridione d’Italia, oggi  riconosciuta come “Prodotto Agroalimentare Tradizionale Siciliano” inserito nella lista dei “Prodotti Agroalimentari Tradizionali Italiani” (P.A.T.).

Una delle preparazioni dolciarie, più note al mondo, fatta con pasta di mandorle finemente lavorata e poi amalgamata con zucchero e albume d’uovo, è il “marzapane”.   

Un’altra antica tradizione meridionale, che si è consolidata sul finire del ‘700 nei conventi femminili, contemplava l’uso, per la preparazioni di dolci delle grandi occasioni e per le feste, della pasta di mandorle con “faldacchiera”.

La “faldacchiera” è simile ad uno zabaione (fatto sbattendo la spuma di tuorlo d’uovo insieme allo zucchero, un cucchiaio per ogni tuorlo, poi cotto, molto lentamente, a bagnomaria) mescolato con marmellata ai vari sapori ed altri ingredienti (canditi, cioccolato, frutta secca, marsala ecc.).  
Questo particolare preparato veniva poi inserito, come ripieno, nei dolci che, seguendo la classica iconografia Cristiana, per Natale assumevano la forma di un pesce e per Pasqua quella di un agnellino.

Oggi, causa la facile deperibilità della “faldacchiera” (un preparato con le uova) si continua ad usarla solo per i dolci di pronta consumazione.

Le Monache di Clausura Benedettine Cassinesi, del Monastero di San Giovanni Evangelista di Lecce, sono famosissime per la delicatezza e la bontà dei loro dolci, che data la richiesta vanno, per tempo, prenotati.

Le Monache per Natale e Pasqua continuano a produrre, come da secoli, i buonissimi e soffici dolci di marzapane a forma di pesce e di agnellino.

Con il dolce di marzapane a forma di “Agnellino”, ripieno di marmellata di pere, del Monastero di San Giovanni Evangelista di Lecce, auguro a tutti una serena Santa Pasqua 2014.

 Monastero di San Giovanni Evangelista
Via delle Benedettine, 4   
Lecce
Tel / fax  0832 305027 


L'Agnellino di Marzapane

domenica 13 aprile 2014

PER LA PRESENTAZIONE DEL “FOODIES FESTIVAL 2014” DI CASTIGLIONCELLO (LI) UNA BELLA SERATA ALL’ISTITUTO ALBERGHIERO “E. MATTEI”.




Castiglioncello, Frazione del Comune di Rosignano Marittimo in Provincia di Livorno, ha un’antica storia legata indissolubilmente a quella strada Romana che porta il nome di Via Aurelia.

Tra il III e II Secolo a.C. prese forma la rete delle principali vie di scorrimento dell’Italia Romana, tra queste una delle più importanti si chiama tutt’ora Via Aurelia.

Nel 241 a.C. il Console della Repubblica Romana Lucio Aurelio Cotta (esponente politico di spicco della gens Aurelia) volle una strada, lunga circa 190 miglia (280 Km.), che unisse i centri abitati che oggi portano i nomi di Palo, Cerveteri, Ansedonia fino a giungere a Vada (a quel tempo un porto di una certa importanza).

In epoche successive l’Aurelia prosegui verso Pisa, raggiungendo poi la Francia e la Spagna; oggi il suo tracciato corrisponde, all’incirca, al percorso della SS-1.

La Via Aurelia fin dalla sua nascita ebbe scopi principalmente commerciali, attraverso i secoli sul suo percorso nacquero piccoli centri per dare conforto e assistenza ai viandanti che la percorrevano.
Castiglioncello sorse, con poche case, intorno alla Torre Medicea (solido monumento ancora esistente) voluta, intorno alla metà del 1500, dal Granduca di Toscana Cosimo I de’Medici (1519 -  1574), come punto di avvistamento e difesa contro i pirati.

Passarono moltissimi anni e Castiglioncello, baciata da un clima piacevole e mite, iniziò ad essere la meta dei Pittori Macchiaioli (il più famoso dei quali Giovanni Fattori era nato proprio a Livorno nel 1825) che presero a frequentarla e a immortalarla nei loro dipinti, divenendo piano piano un’ambita località turistica.

Oggi Castiglioncello, adagiata sulle sue bellissime scogliere e immersa nella sua lussureggiante pineta in un fantastico contesto panoramico, accoglie i turisti anche con molte iniziative e manifestazioni.

Apre il programma Eventi 2014Foodies Festival - Cibo e Cibi a Castiglioncello” nei giorni 25, 26 e 27 Aprile.

Il Centro Commerciale Naturale (CCN) della nota Località Turistica ha organizzato una serie di attività che si snoderanno non solo nel centro stesso, che verrà chiuso al traffico, ma che coinvolgeranno gran parte di Castiglioncello fino al Porto Marina Cala de’Medici di Rosignano Solvay.

A CalettaBirra Nostra” le buone birre artigianali, a Portovecchio l’AssociazioneStreet Food” porterà il meglio del cibo di strada, nella centrale Via Fucini si parlerà di Vino, nel parco del Castello PasquiniCheap & Chic” un mercatino per chi ama le eccellenze gastronomiche toscane, a Villa Celestina seminari e forum scientifici legati all’alimentazione, nella tensostruttura del Castello Pasquini corsi di cucina, cake design, taste show, e sabato 26 gli show coking di chef, anche “stellati”, come Luciano Zazzeri, Marco Stabile, Francisco Cortés Molina, Silvia Volpe e Simone Rugiati.

Moltissimi gli ospiti, medici, nutrizionisti, food blogger, giornalisti ed esperti che interverranno all’Evento.

Tutti i Ristoranti di Castiglioncello e del Porto Marina Cala de’Medici proporranno menu a tema e piatti dedicati alla manifestazione e tutti i negozi avranno le vetrine dedicate.

Foodies Festival - Cibo e Cibi a Castiglioncello” è patrocinata dalla Regione Toscana, dalla Provincia di Livorno, dal Comune di Rosignano Marittimo, dalla Camera di Commercio di Livorno.

Anche ”Vetrina Toscana”, il programma di Regione e Unioncamere Toscana nato per promuovere la rete di ristoranti e botteghe che fanno dei prodotti del territorio la loro principale caratteristica, ha dato un importante contributo oltre al patrocinio.

Hanno aderito all’Evento le Associazioni Enogastronomiche Nazionali F.I.S.A.R., A.I.S., A.I.R.O., Slow Food, A.I.C., oltre a molte altre Associazioni, Enti e Aziende del territorio.

L’Agenzia specializzata “Superior ADV”, di Livorno, è stata il supporto per la progettazione e la comunicazione del “Foodies Festival”. 

Proprio per la presentazione alla stampa dell’Evento in questione, venerdì 4 Aprile 2014, alle ore 18.30, si è svolta una conferenza presso l’Istituto Professionale Statale Commerciale Turistico Alberghiero (I.P.S.C.T.) “Enrico Mattei” di Rosignano Solvay, nella Sede di Castiglioncello in Località “Le Forbici”.

La Presidente del Centro Commerciale Naturale, Licia Montagnani, insieme all’Assessore al Commercio, Turismo e Agricoltura del Comune di Rosignano Marittimo, Luca Agostini, ad Andrea Leonardi e Marco Provinciali dell’Agenzia “Superior ADV”, hanno motivato e dettagliatamente illustrato il programma di “Foodies Festival - Cibo e Cibi a Castiglioncello” ai numerosi giornalisti presenti. 

Poi è seguito l’intervento dell’Assessore al Commercio, Turismo e Agricoltura della Provincia di Livorno Paolo Pacini e del Sindaco di Rosignano Marittimo Alessandro Franchi.

L’Istituto AlberghieroEnrico Mattei”, ha messo in campo per l’occasione i preparati allievi della Classe 3 A ENO (indirizzo di Cucina) e delle Classi 3 e 4 A SV (indirizzo di Sala) guidati rispettivamente dai bravi e attenti professori Giuseppe Rizzuto (docente di Cucina) e Roberto Fenzi (docente di Sala).

L’accoglienza è state gentile e professionale e ai presenti è stato offerto, prima della conferenza stampa, un gradito aperitivo accompagnato da stuzzichini vari.

A conclusione, nella Sala dell’Istituto, preparata con molta cura in ogni dettaglio, è stata servita la cena.

I piatti sono state accompagnati dai Vini:

- “Fortulla 2012”, Rosato di Toscana I.G.T., 13% Vol., prodotto dall’Azienda Agricola “Agrilandia” di Castiglioncello (LI);

- “G.D. Vajra Moscato D’Asti 2013”, D.O.C.G. Moscato D’Asti, 5,5% Vol., 100% Moscato Bianco, imbottigliato all’origine dall’Azienda Agricola “G.D. Vajra” ubicata nella Frazione di Vergne a Barolo (CN).

In tavola i buoni panini, della Scuola, assortiti nei vari sapori.

Le portate servite (preparate con ricette prese dai menu dei Ristoratori di Castiglioncello):

- Insalatina di polpo agli agrumi con sapori mediterranei;

- Pappa al pomodoro con calamaretti e crema di basilico;

- Passato di pesce di scoglio con seppioline gratinate;

- Ravioli di patate con ragù di cacciucco;

- Cartoccino di mare;

- Bavarese alla fragola con salsa di kiwi.

Tutto gradevolmente gustoso e ben presentato.

Molto bravi sia i ragazzi della Brigata di Cucina sia quelli addetti al servizio in Sala.

Per la presentazione del “Foodies Festival 2014 - Cibo e Cibi a Castiglioncello” abbiamo trascorso proprio una bella serata ospiti all’Istituto Professionale Statale Commerciale Turistico Alberghiero (I.P.S.C.T.) “Enrico Mattei” di Rosignano Solvay, nella Sede di Castiglioncello in Località “Le Forbici”.



L'Aperitivo di Benvenuto

La Presentazione di "Foodies Festival 2014"

Luca Agostini, Licia Montagnani, Andrea Leonardi

Luca Agostini e Paolo Pacini

Licia Montagnani e Alessandro Franchi

Pappa al Pomodoro

Ravioli di Patate

Cartoccino di Mare

Bavarese alla Fragola

I Ragazzi del Servizio di Sala

Il Prof. Rizzuto e la Brigata di Cucina

sabato 5 aprile 2014

L’ORA DEL PATÉ : UN LIBRO DI RICETTE, UNA GARA GASTRONOMICA E MOLTO CUORE DI BIMBI.




Negli Stati Uniti d’America, nel novembre 2006, due grandi appassionate di cucina, soprattutto Italiana, titolari di due Blog specializzati, LisaLa Mia Cucina” e IvonneCream Puffs in Venice”, decisero di mettersi in gioco e di fare una gara, tra di loro, su dei salatini fatti con la medesima ricetta.

Rimaste entusiaste da questa esperienza la replicarono il mese successivo, invitando altri due Food Blogger, e sfidandosi con i biscotti.

Nei mesi seguenti la gara vide aggiungersi, grazie alla potenza del Web (www = world wide web = ragnatela che gira intorno al mondo), sempre nuovi appassionati e questo iniziale Gruppo venne battezzato “The Daring Bakers” (Gli Audaci Fornai).

La parola Inglesedaring”, come al solito, ha molti significati in Italiano (audace, ardimentoso, ardito, baldo, coraggioso, colui che osa) in questo caso mi è piaciuto tradurla con “audace”.

Passarono alcuni anni e da molte parti del mondo si sono avvicinati a questo divertente gioco moltissimi altri/altre amanti della cucina, tanto che, nel 2009, queste centinaia di appassionati sono stati battezzati con il nome “The Daring Cooks” (Gli Audaci Cuochi).

Oggi “The Daring Bakers” e “The Daring Cooks” fanno tutti parte del grande gioco internazionale gastronomico (challenge = sfida), che fa capo all’omonimo sito, “The Daring Kitchen” (L’Audace Cucina).

Prendendo spunto da quando finora detto una Food Blogger Italiana, Alessandra Gennaro, esperta e super acculturata, non solo in campo gastronomico, ha ricreato tra le pagine del suo BlogMenu Turistico” (tenuto con l’amica Daniela), una sfida simile a quella d’oltre Oceano, la “MTChallenge” . 

Tutto è iniziato, nel maggio 2010, con il “numero zero- la ricetta dell’uovo fritto”.

Diversamente dalla versione Americana che da spazio solo al vincitore della gara, quella Italica riconosce a tutti i partecipanti la soddisfazione di pubblicare le loro realizzazioni tramite i vari collegamenti con i Blog o con i più diversi link.

La sfida “MTChallenge” si gioca ogni mese dell’anno, escluso agosto e dicembre, ed è regolamentata in maniera severa, accurata e dettagliata: sembra quasi che il regolamento lo abbia scritto un magistrato …….
  
Questa “Gara Gastronomica” è piaciuta moltissimo e ha avuto un immediato riscontro, oggi è il gioco più frequentato e famoso dei Food Blogger e degli appassionati di Cucina sul Web in Italia.

Dal gran numero di ricette inedite archiviate, oltre 5.000, nasce la collana “I Libri dell’MtChallenge”.

Il primo Volume della Collana, pubblicata dalla nota Casa Editrice GenoveseSAGEP Editori” di Fabrizio Fazzari, è intitolato “L’Ora del Paté”.

Il “pâté”, in Italianopasticcio” (siamo drasticamente battuti dalla fascinosa terminologia Francese), e altre preparazioni simili, hanno una lunga storia praticamente diffusa in moltissimi Paesi del Mondo.

Il termine pâté”, si riferisce alla pasta che, creando un effetto involucro, ricopre questo tipo di preparazione.

Oggi però il pâté” è praticamente diventato sinonimo di “foie gras” = “fegato grasso” (potenza dei cugini d’Oltralpe), di anatra o di oca, fatto ingrossare tramite un’alimentazione forzata degli animali.        

Il “fegato grasso” delle oche è un alimento usato da secoli.
Se ne trova traccia già in un bassorilievo ornamentale di un sepolcro Egiziano (tomba di Mereruka, importante sacerdote della piramide di Teti) scoperto nella grande necropoli di Saqqara, 30 km. a sud del Cairo, risalente alla Quinta Dinastia (nove Faraoni regnanti in Egitto nel periodo denominato Antico Regno, dal 2500 al 2350 a.C.), si vedono dei servitori che prendono per il collo, rimpinzandole, oche e anatre con delle palline di cibo e, successivamente, belle piene, le stesse si dirigono a dissetarsi.

Attraverso i Greci e poi i Romani il “fegato grasso” si è diffuso e trasformato nei secoli fino a giungere ai nostri tempi.

La leggenda indica il Cuoco, di origine Normanna, Jean Joseph Close (1757-1828) come l’inventore del “pâté de foie gras” (o almeno qualcosa di più simile a quello attuale).
In realtà Close, il responsabile della Cucina del Maréchal de France Louis Georges Érasme de Contades (1704 - 1795), Governatore dell’Alsazia, ebbe l’idea di avvolgere il pâté de foie gras” in uno strato sottile di farcia di vitello e di ricoprirlo con una crosta di pasta. 
Naque così il “pâté  alla contadouno dei primi prodotti su larga scala quando il Cuoco si mise a lavorare in proprio.

Ma torniamo al Libro “L’Ora del Paté”.

Il Libro di 144 pagine, nel formato 17x24 cm., ha un’accattivante brossura con bandelle, ed è uscito da pochissimo, proprio a dicembre 2013.

La prima tiratura è stata un super successo, è andata esaurita in solo 6 giorni sfruttando il mantra “Questo Natale basta biscotti”.

Il volume contiene 41 ricette di pâté (più altre di preparazioni collegate), pani, cracker, grissini, burro e composte, il tutto “condito” con numerosi e poco conosciuti aneddoti storici oltre a molti suggerimenti tecnici e simpatiche curiosità.

Lo stile è molto gradevole e innovativo, sia nella grafica che nelle moltissime illustrazioni e composizioni fotografiche.

L’Ora del Paté” è stato curato dall’ideatrice Alessandra Gennaro, le illustrazioni sono di Roberta Sapino e le fotografie di Sabrina de Polo.

La prima presentazione del volume è avvenuta il 5 dicembre 2013, data dell’uscita, a Genova, poi sono seguite, prima di Natale, quella di Novara, a gennaio 2014, quella di Milano, e a febbraio a Firenze.

Giovedì 27 marzo 2014, alle ore 18.00 presso la “Feltrinelli Librerie”, di via Di Franco 12, il LibroL’Ora del Paté” è stato presentato anche a Livorno.

Alla presentazione di Livorno hanno partecipato Alessandra Gennaro, Fabrizio Fazzari, Cristina Galliti (Blogger e coautrice) e la brava giornalista enogastronoma Eleonora Cozzella.

Eleonora ha ben introdotto l’argomento inquadrandolo simpaticamente anche dal punto di vista storico, Cristina ha raccontato l’entusiasmo dei partecipanti dell’ “MTChallenge”, Alessandra ha descritto le emozionanti fasi dalla nascita dell’idea alla realizzazione del Libro, Fabrizio ha espresso tutta la sua soddisfazione per aver messo in cantiere con la sua Casa Editrice il progetto di questa nuova Collana.

Fabrizio ha sottolineato, con enfasi, che le autrici e le partecipanti al libro hanno voluto sostenere, con utili derivati dalle vendite, il ProgettoCuore di Bimbi” della FondazioneAiutare i Bambini”di Milano.

Alla fine le molte persone presenti hanno potuto acquistare il Libro, ovviamente con dedica.

A dimostrazione dell’impegno delle Blogger dell’ “MTChallenge” alcune di loro, arrivate anche da lontano, hanno preparato, per tutti i presenti, alcuni vassoi di simpatici stuzzichini a base di pâté con ricette del Libro.

Il Buffet è stato accompagnato da buoni Vini della “Tenuta Poggio Rosso” di Populonia Stazione, Piombino (LI), serviti con grande professionalità da Giovanni Raimondi Sommelier F.I.S.A.R. Delegazione Storica di Livorno.  

Credo che niente sia più adatto a descrivere L’Ora del Paté” se non l’inizio della frase scritta all’interno della copertina, sulla bandella del Libro stesso: “Non è solo Francese - Non è solo Foie Gras - Non è solo per le grandi occasioni - E’ facile da preparare, versatile, raffinato, pieno di sorprese, in una parola è il pâté come non lo avete mai visto …… omissis …………..”

Che altro dire, L’Ora del Patéè un bel libro non solo di dettagliate ricette, ma anche una divertente gara gastronomica e molto, moltissimo buon cuore di bimbi”.






L'Antichissimo Bassorilievo Egizio 

La Locandina

La Sala della "Feltrinelli Librerie"

F. Fazzari, A. Gennaro, E. Cozzella, C. Galliti

Il Buffet

Il Sommelier Giovanni Raimondi

La Quarta di Copertina

La Copertina