domenica 26 aprile 2020

LA PREZIOSA LAVORAZIONE ARTIGIANALE DEL VETRO: “INDUSTRIA VETRARIA VALDARNESE” UNA STORIA ITALIANA DI ECCELLENZA.




Il sostantivo femminileialurgìa”, che deriva dal termine Grecoὑαλουργεῖον” e tradotto letteralmente significa “fabbrica di vetro”, definisce specificatamente la magica “Arte di fabbricare e lavorare il vetro”.

Cosa è il Vetro?

Il “Vetro” (senza scendere troppo nella descrizione tecnica che indicherebbe trattarsi di un liquido non accompagnato dalla cristallizzazione e molto, molto altro ancora) possiamo definirlo un materiale dalla consistenza molto dura e allo stesso tempo fragile, che ha un aspetto trasparente e traslucido. 
Si ottiene, per la parte che interessa il nostro argomento, prevalentemente dalla fusione ad altissima temperatura (a 1300/1500 gradi) di sabbia silicea con ossidi e carbonati.

Il “Vetro” si lavora, dandogli un’infinità di forme, quando è ancora caldissimo e fluido, successivamente si definisce la sua concretezza raffreddandolo con un processo piuttosto lento.

La Storia del Vetro si perde nella “notte dei tempi”, forse possiamo dire che un suo coinvolgimento, sicuramente casuale, nella  vita umana c’era già stato oltre 7000 anni fa.

Nei Secoli successivi la lavorazione del vetro si sviluppò sia tra i Fenici, gli Egiziani e i Greci, ma furono gli Antichi Romani che dettero un forte impulso a questo settore quando, intorno all’anno 100 a.C., perfezionarono la produzione grazie al soffiaggio dentro gli stampi che permise di aumentare notevolmente la possibile gamma dei manufatti.

Nel 400/600 si svilupparono varie particolari tecniche, anche nella realizzazione di manufatti come quella dell’uso del mosaico in vetro nell’Arte Bizantina.

Nel XI Secolo, in Germania, avvenne un nuovo balzo in avanti che fu dato dall’invenzione del procedimento per la realizzazione del vetro piano in lastre, e successivamente nel 1450 con l’invenzione a Venezia del “Cristallo” si arrivò praticamente alle stesse tecniche artigianali che anche oggi, se pur perfezionate, vengono usate.   

Ma il tempo non sempre è galantuomo e ai nostri giorni causa le note difficoltà commerciali date dallo scontro mondiale tra ciò che è industriale e ciò che è artigianale sono rimaste pochissime in Italia le Aziende che producono prodotti in Vetro di altissima qualità, una di queste è l’Industria Vetraria Valdarnese di San Giovanni Valdarno in Provincia di Arezzo.

San Giovanni Valdarno è un antico Comune della bellissima Campagna Toscana
I Fiorentini lo edificarono a scopo militare alla fine del 1300 sfruttando un’urbanizzazione già esistente. 
La sua storia si evince anche da una serie di prestigiose strutture, ancora oggi visibili, come la Basilica di Santa Marie delle Grazie, le Chiese, la Pieve di San Giovanni Battista, il Convento delle Agostiniane e quello di San Francesco (in Località Montecarlo) oltre a numerosi Palazzi
L’Abitato è attraversato dal Fiume Arno.

Proprio sul Lungarno Guido Reni, al Civico 60, c’è la Sede Legale e Operativa della sopracitata Industria Vetraria Valdarnese (IVV).

Questa bella Azienda, per pura coincidenza, ha esattamente la mia età, è stata fondata da Sirio Sarchi nel 1952.

Sirio Sarchi è stato un personaggio molto importante per San Giovanni Valdarno
ha iniziato come operaio in una fabbrica di ceramiche, poi è stato soldato nella Seconda Guerra Mondiale (1939 -  1945) e al suo ritorno è diventato impiegato in un’azienda vetraria di allora la “Taddei”.  

Ma questa vetreria non ebbe fortuna e Sirio insieme ad altri 45 dipendenti si trovarono senza lavoro.

Ecco che un uomo intelligente e lavoratore come Sirio non si perse d’animo e nel giro di sette mesi riuscì in un’impresa davvero imponente: 
ridare il lavoro e il pane ai sui colleghi licenziati. 
Nacque così nel 1952 l’Industria Vetraria Valdarnese, una Società Cooperativa con 30 Soci.

Dal 1969 la Sede è quella attuale sul Lungarno Guido Reni.

Dal 1952 al 1982 Sirio Sarchi fu l’industriale appassionato e illuminato alla guida dell’Azienda, ma allo stesso tempo s’impegnò come sempre anche nel sociale, tra l’altro dal 1956 al 1964 fu anche Sindaco di San Giovanni Valdarno per ben due mandati.

Sirio Sarchi ha lasciato un profondo e positivo segno nella memoria dei suoi concittadini tanto da essere ricordato anche in un bel Libro intitolato “Sirio Sarchi – Una vita per gli altri”.

Dal 1952 l’Industria Vetraria Valdarnese si è sviluppata velocemente, oggi conta su 60 dipendenti quasi tutti soci, ha uno Stabilimento che si sviluppa su una superficie di 7.500 mq., dove per mantenere le migliori condizioni di lavoro del personale è stato attivato anche un sistema di monitoraggio costante per la salute e l’ambiente.

L’Industria Vetraria Valdarnese esporta i suoi prodotti in 70 Paesi del Mondo.

Tutto questo lo si deve all’attenta ricerca che è stata fatta sulla materia, alla grande e intelligente creatività abbinata allo sviluppo del design, alla consolidata tradizione artigiana legatissima al Territorio Toscano e Fiorentino in particolare, alla ricerca costante del miglioramento delle tecniche di fabbricazione e all’accurato controllo di ogni processo produttivo.

L’Azienda I.V.V. è stata ed è all’avanguardia nel rendere accessibile, a una fascia di mercato sempre più ampia, una vasta scelta di oggetti in vetro di altissima qualità per la tavola, per il buffet e per la casa. 

Un lungo elenco di prodotti (bicchieri, piatti, alzate, vassoi, contenitori, vasi e complementi di arredo) che suddivisi in varie linee, ognuna con il suo specifico stile, sono magnifiche espressioni dell’Arte del vetro soffiato a bocca e poi formato a mano

In questi anni, nonostante la difficile congiuntura economico-finanziaria che ha colpito gran parte del Mondo, l’Industria Vetraria Valdarnese  ha consolidato il ruolo di Azienda di riferimento nel settore del vetro artigianale e di qualità con il MarchioMade in Italy”. 

Alla guida dell’Azienda I.V.V. c’è l’appassionato Presidente e Amministratore Delegato Simone Carresi e il super attivo Direttore Commerciale e Marketing Alessio Petrelli.

Nei Locali Pubblici e anche a Casa lamise en place” impone che tutto sia ordinatamente al suo posto e piacevole alla vista, in modo da permettere ai commensali di sentirsi pienamente a proprio agio e di consumare il pasto nel modo più confortevole.

Ecco che l’apparecchiatura diventa ancora più bella e piacevole se si usano prodotti in vetro di grande qualità, specialmente se lavorati con grande passione come quelli della Industria Vetraria Valdarnese: una vera e propria eccellenza Italiana.






L'Azienda (Foto IVV)

Il Calore della Passione (Foto IVV)

Il Fascino della Lavorazione (Foto IVV)

Vetro Soffiato (Foto IVV)

L'Artigianalità (Foto IVV)

Vetro Fatto a Mano (Foto IVV)

La Bellezza (Foto IVV)

L'Eleganza (Foto IVV)

La Personalità (Foto IVV)

La Raffinatezza (Foto IVV)

La Fantasia (Foto IVV)

Lo Stile (Foto IVV)

lunedì 20 aprile 2020

LA “PASTA”: SEMPLICEMENTE MERAVIGLIOSA ANCHE QUANDO SI GUARDA CON GLI OCCHI A MANDORLA.




La “pasta” come alimento……. ha una storia estremamente interessante.

La “pasta” attraverso i secoli è stata ed è fondamentale della nostra tradizione gastronomica e non solo. 
E’ una tipologia di cibo che unisce, sin dalle epoche più lontane, l’Europa e l’Asia.

Possiamo risalire all’Età Neolitica, l’ultimo dei tre periodi che costituiscono l’Età della Pietra, si parla di oltre 9.000 anni prima di Cristo, quando le popolazioni divennero stanziali e iniziarono a coltivare cereali e ad allevare animali.
Con l’uso della levigatura e della scoperta della ceramica vennero introdotte anche nuove forme di più lunga conservazione di quei cereali macinati e impastati con l’acqua che venivano cotti o lasciati essiccare al sole. 

Un tipo di alimento, la pasta, conosciuto anche dagli antichi Greci che la chiamavano  “laganon” (acqua e farina di grano duro in fogli sottili poi fritti). 
Successivamente i Romani  la definirono “pastam” descrivendo un miscuglio di farina impastata con acqua e con l’aggiunta di una qualsivoglia salsa.
In tutti questi casi si parla di un prodotto non bollito, ma messo a cuocere su piastre calde o dentro a dei forni.

Bisogna arrivare nel V Secolo d.C. in Palestina per trovare tracce di pasta bollita e oltre l’Anno Mille, più precisamente intorno al XII Secolo, per trovare le prime tracce di pasta secca introdotta in Sicilia con l’arrivo degli Arabi.

In quel tempo il lungimirante e super documentato geografo, cartografo e viaggiatore berbero Abū ‘Abd Allāh Muhammad ibn Muhammad ibn ‘Abd Allah ibn Idrīs al-Sabti  (1099 - 1165), più semplicemente chiamato “Al Idrisi il Siciliano”, cita una pasta secca a forma di fili, da loro denominata “itryah”, prodotta nella colonia Araba di Palermo.  

L’Italia, con il suo clima particolarmente adatto per la coltivazione del grano duro, divenne presto il paese più importante per la produzione della pasta.
Nel Medioevo apparvero le paste forate, la pasta secca lunga e quella ripiena e nel XIV Secolo vennero costituite le prime Corporazioni di Pastai
Fino poi ad arrivare nel XVI Secolo alla nascita dei primi pastifici, a conduzione familiare, sorti nella penisola Italica in zone particolarmente favorite dal clima, adatto per una lenta essiccazione della pasta, come a Gragnano in Provincia di Napoli.

Con le successive migliorie tecnologiche della rivoluzione industriale arriviamo alla pasta prodotta  in tempi più vicini a noi. 

La lavorazione della pasta, pur mantenendo fermi i dogmi della tradizione, si è modernizzata, in particolare per quanto riguarda la trafilatura.
La trafilatura è il passaggio della pasta nella “trafila”, il marchingegno, la macchina che da la forma desiderata alla pasta stessa a secondo dei formati desiderati. 
Impossibile non citare delle attuali  vere e proprie straordinarie eccellenze Italiche come la pastatrafilata in bronzo” o quella “trafilata in oro”.

Ma oggi voglio approfondire alcuni tipi di pasta, estremamente diffusi nel Mondo grazie anche alla loro facile abbinabilità e veloce cottura che genericamente, da alcuni decenni, vengono denominatiNoodles”.

Con il termine IngleseNoodle” i Britannici si riferiscono a un alimento fatto con pasta di farina a forma di strisce lunghe e sottili.
Gli Americani con la stessa parola ampliano il raggio di copertura a prodotti di pasta con forme e dimensioni diverse.
Il vocabolo “Noodle” però non ha origini Anglosassoni ma deriva dalla definizione TedescaNudel” che letteralmente si può tradurre in “Tagliatella”.

I “Noodles” si differenziano dalla nostra “Pasta” principalmente per il pochissimo uso del Grano Duro e della Trafilatura.

 Le Paste che oggi definiamo “Noodles”, nascono in Cina sicuramente prima del 2000 a. C., non esiste una data certa ma solo indicazioni ottenute grazie a dei ritrovamenti archeologici. 
I “Noodles” Cinesi erano inizialmente soltanto integrali.

Attraverso i Secoli e con l’aumento degli scambi commerciali i “Noodles” si diffusero in molti Paesi confinanti o vicini alla Cina e nel IX Secolo giunsero in Giappone probabilmente portati da Monaci Buddhisti.
Ma la vera espansione e la diffusione generalizzata del “Noodles” in Giappone avvenne solo negli Anni Cinquanta dopo la Seconda Guerra Mondiale (1939 - 1945).

I “Noodles” si preparano aggiungendo dell’acqua ad alcuni tipi di farine: riso, mais, soia, grano saraceno, patata dolce, alghe, fagiolo mungo nero (fagiolo Indiano nero) e non solo. 
In casi più rari all’impasto si aggiungono  delle uova. 
Tutti i “Noodles” migliori sono quelli fatti a mano.

I “Noodles” hanno una infinità di varianti a secondo in che Paese vengono preparati, per tale fatto e per circoscrivere vi parlerò di alcune varianti Giapponesi.

I Principali e più usati (non solo in Giappone) tipi di “NoodlesNipponici sono:

- “Soba” - (蕎麦 = Soba, è il termine giapponese per il Grano Saraceno) Spaghetti fini preparati con la farina di grano saraceno che gli attribuisce un colore marroncino, possono avere delle varianti tra cui gli “Zaru Soba”(笊蕎麦) che sono la versione fredda e vengono serviti su delle superfici adagiate sopra uno strato di ghiaccio, oppure i “Ni-hachi” più particolari in quanto realizzati con otto parti di grano saraceno e due di frumento;

- “Udon” - (うどん) Sono delle simil tagliatelle, spesse e corpose, quasi sempre dal colore bianco lucido, preparate con farina di grano tenero, sale e acqua, possono essere serviti caldi e freddi in moltissime varianti;

- “Sōmen” - (素麺) Spaghettini finissimi (circa 1 mm.), di colore bianco, di farina di grano bianca, vengono lavorati a mano per diverse ore e poi essiccati all’aria, l’impasto viene allungato con dell’olio vegetale in modo da favorire il particolare taglio extra fine, i più preziosi possono essere anche affinati per alcuni anni prima di essere commercializzati, anche loro hanno diverse versioni;

- “Ramen” - (ラーメン) Sono tagliatelle di “tipo Cinese” denominate anche “Chuka Soba” (Soba Cinese), solide e corpose, sono di colore ancora più giallo quando, nell’impasto di farina di frumento, sale, acqua e “Kansui” (acqua minerale alcalina), vengono aggiunte le uova, possono essere freschi o secchi, lisci o arricciati.

Ma “Ramen” si chiama anche la mitica zuppa in cui si immerge questa tipologia di pasta. 
Una Zuppa di brodo ristretto di pollo o maiale con inseriti molti altri ingredienti, anche in questo caso ne esistono moltissime varianti.
La “Zuppa Ramen”, nelle versioni di più grande qualità, è diventata praticamente “un’opera d’arte” che viene preparata nei migliori Locali specializzati denominati “Ramen-yada Maestri che studiano anni e devono superare un esame prima di poterla realizzare.

La Zuppa di Ramen è cosi popolare, non solo in Giappone ma in gran parte del Mondo, che dal 1958 ne esiste anche una versione istantanea da preparare a Casa (inventata dall’imprenditore Momofuku Andō fondatore della “Nissin Food”) e, in alcune città Giapponesi, viene distribuita anche calda in lattina da macchinette automatiche poste nelle strade
Per non parlare poi dello “Shinyokohama Raumen Museum”.

L’ultimo tipo di “NoodlesGiapponese che desidero citare sono gli “Shirataki”. 
Questi spaghettini hanno una grande particolarità in quanto sono fatti con una farina derivata da un tubero, simile a una barbabietola, che si chiama “Konjac”. 
Il tubero viene essiccato e ridotta a farina diventando “Konnyaku” una pasta gelatinosa con cui si realizzano gli “Shirataki” spaghetti a zero calorie ma ricchi di fibre.

L’incredibile successo dei “Noodles”, come già accennato, è dovuto alla loro bontà e anche alla loro grande versatilità che si presta alle più varie interpretazioni: si possono scottare in acqua bollente, friggere in olio, saltare in un “Wok” (padellone di ferro di forma conica con il fondo arrotondato), preparare caldi, freddi, ghiacciati, asciutti, in brodo caldo o freddo, in versioni super ricche o addirittura umili, in una infinità di versioni con carne, pesce, uova, verdure, salse, alghe e non solo.

Per godere al massimo del fascino dei “Noodles” ovviamente vanno degustati usando le tradizionali bacchette, in GiapponeseHashi” (), e seguendo regole e consuetudini Locali.

Ricordatevi che uscendo da un Ristorante Giapponese dovete dire allo Chef o a chi vi ha invitato: “Grazie per l’ottimo pranzo” (素晴らしいランチをありがとう)

Che cosa posso aggiungere se non che la “Pasta” è semplicemente meravigliosa anche quando si guarda con gli “occhi a mandorla”.







"Soba"  Foto di 影山久美子 (Kumiko Kageyama) 

Alcune Versioni di "Soba"
 Foto di 影山久美子 (Kumiko Kageyama) 

"Udon"

"Udon" Zuppa con Maiale, Funghi e Uova

"Sōmen"

"Ramen" la Zuppa

"Ramen Istantaneo" della Nissin Food

"Shirataki"

"Noodles" La Pasta Vista con gli Occhi a Mandorla

mercoledì 15 aprile 2020

VISITARE “BORGO CASA AL VENTO” NEL CUORE DEL CHIANTI CLASSICO ANCHE PER ADOTTARE UNA BARRIQUE.




Nella magnifica Regione Toscana nella Provincia di Siena c’è un piccolo (meno di 3000 Abitanti) Comune denominato Gaiole in Chianti.

Se pur piccolo Gaiole in Chianti ha avuto e ha una grande importanza storico geografica ed enologica.

Il Centro Abitato di Gaiole in Chianti si trova a 356 m. s.l.m. e, fin dall’Anno Mille in poi, è sempre stato sede di un mercato che nei Secoli ha accresciuto la sua valenza commerciale e strategica diventando un punto di riferimento per tutte le zone limitrofe. 
Nel Comune ci sono tutt’oggi le tracce ben visibili di tale fatto, anche nelle strutture di moltissime Chiese, Cappelle e Castelli.    

Tutto il Territorio Comunale è ubicato nelle splendide Colline del Chianti (breve Catena Montuosa di circa 20 Km. a cavallo tra le Province di Firenze, Siena e Arezzo), che segnano il confine dalla Regione del Chianti con il Valdarno e la Val di Chiana
Queste colline sono famose per la produzione di un Vino Rosso super conosciuto in tutto il Mondo
il Chianti.

Già nel periodo Etrusco (dal IX al I Secolo a.C.) qui si coltivava la Vite e si produceva Vino, ma le prime tracce della parolaChiantirisalgono a una pergamena del 790 e i riferimenti chiari alla vinificazione si trovano in altre pergamene del 913.

Successivamente seguendo i metodi e gli insegnamenti sviluppati dai Monaci, al tempo praticamente gli unici che producevano Vino, alcune Famiglie Nobili, come i Ricasoli (nel 1141) o gli Antinori (nel 1385), iniziarono a farsi strada nella produzione vitivinicola.

Questo notevole sviluppo è dimostrato anche dalla nascita a Firenze, nella seconda metà del 1200, dell’Arte dei Vinattieri, una delle Arti Minori delle Corporazioni di Arti e Mestieri della Città.

Con il passare dei Secoli la produzione del Vino nelle campagne Toscane divenne talmente importante che, nel 1716, il Granduca di Toscana Cosimo III fissò i confini Territoriali dove si potevano produrre, con regole e controlli, 4 Vini Regionali tra cui quello denominatoVino Chianti”.

Nel 1924 fu costituito il Consorzio con 33 Produttori (oggi sono circa 600) per la difesa del Vino Tipico del Chianti e della sua Marca d’Origine
il simbolo che venne adottato fu quello delGallo Nero”. 
Nel 1932 venne aggiunto al termine “Chianti” il suffisso “Classico” per puntualizzare e decisamente distinguere il “Chianti Originale” da quello prodotto al di fuori del Territorio delimitato nel 1716.

Nel 1984 ilChianti Classicoottenne la Denominazione d’Origine Controllata e Garantita (D.O.C.G) il massimo riconoscimento per i Vini di grande qualità.

Oggi nelle Zone del “Chianti Classico” rientrano i Comuni Fiorentini di S. Casciano in Val di Pesa, Greve in Chianti, Barberino Tavarnelle e in quelli Senesi di Castellina in Chianti, Radda in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Gaiole in Chianti.

Uscendo da Gaiole in Chianti si può percorrere la Strada Comunale 6 in direzione della Frazione di Barbischio, a 454 m. s.l.m., un fascinoso ex antico Castello di cui oggi sopravvive solo una Torre e un piccolo antico agglomerato di abitazioni. 
Prima di entrare proprio in tale Località si può prendere a destra una strada sterrata che, per circa 1,5 Km., attraversa un fitto bosco e dei curati vigneti, fino ad arrivare, alla fine della stessa, in un posto molto bello, panoramico e magico denominato “Borgo Casa al Vento”.

Borgo Casa al Ventoè un piccolissimo Borgo con una Storia molto antica.

Le sue origini risalgono  probabilmente al dominio di Federico I Hohenstaufen (meglio conosciuto come Federico Barbarossa, 1122 - 1190), Imperatore del Sacro Romano Impero e Re d’Italia
infatti si sono trovate tracce di una sua donazione della Torre di Barbischio e dei possedimenti fino a Casa al Vento
Notizie più certe su “Casa al Vento” si trovano nel 1500 quando qui vivevano sette Famiglie.

Alla fine del 1800Casa al Vento” era la Residenza Estiva del Parroco di Gaiole, Don Carapelli
tale fatto è testimoniato da una Lapide in loco ancora visibile con il suo nome e datata 1871
Il Parroco, che doveva essere certamente una persona simpatica, era un amante del Vino e coltivava qui la sua Vigna, sostenendo fermamente che i suoi Parrocchiani sarebbero stati curati meglio se alle Preghiere si aggiungevano anche dei buoni bicchieri di Vino.

In anni più recenti il Borgo era ridotto a un rudere e la proprietà era ancora divisa tra le originarie sette Famiglie
Oggi la Proprietà è della Famiglia Gioffreda.

Giuseppe Gioffreda e la Moglie Ria pur avendo origini Pugliesi si erano trasferiti a Milano negli Anni 60.  
Giuseppe aveva avuto successo come Promotore Finanziario e sua Moglie si era dedicata all’insegnamento.

Nel 1992 Giuseppe Gioffreda (classe 1938, affettuosamente chiamato “Pippi” da Familiari e Amici) e Ria, innamoratisi del posto, iniziarono a rilevare le proprietà fino a giungere all’acquisizione completa di “Borgo Casa al Vento”.

Da subito partirono impegnativi e accurati lavori per recuperare le strutture secondo le origini e per adattarle alle nuove necessità. 
Ria si dedicò con molta passione a curare questa ristrutturazione fino al più piccolo dettaglio, mentre Giuseppe s’impegnò nel far rivivere al meglio i Vigneti, riportando anche selezionati cloni di Sangiovese, oltre a iniziare i lavori della nuova Cantina interrata, da lui progettata, terminata poi nel 2004.

Pippi Gioffreda decise anche di coltivare biologicamente le sue Vigne utilizzando le tecnologie più avanzate sia in Campagna sia in Cantina.

Purtroppo nel 2006 la signora Ria si ammalò gravemente e prematuramente, con il grande dolore di tutta la Famiglia, lasciò questo Mondo.

Proprio in quel momento estremamente difficile il loro Figlio Francesco iniziò ad affiancare il Padre Giuseppe nella conduzione e lo sviluppo dell’Azienda.

Francesco Gioffreda è nato nella bellissima e salmastra Città Pugliese di Brindisi il 24 Marzo 1964. Dopo gli studi dell’obbligo ha frequentato l’Università Bocconi di Milano dove, nel 1992, si è Laureato in Economia e Commercio
Successivamente ha fatto una brillante carriera in campo finanziario anche all’Estero, come in Russia dove è stato per 7 anni
Francesco ha un Fratello più piccolo, Paolo (classe 1968), Avvocato in Milano, che non segue l’Azienda di Famiglia.

Nel 1990 Francesco Gioffreda si è sposato con Patrizia Selvolini grande appassionata ed esperta di Vini proprietaria di un’altra magnifica Azienda, sempre nel Comune di Gaiole in Chianti, il “Castello di Tornano”. 
Dalla loro unione sono nati due bellissimi Figli, Sofia (classe 1997) che si è Laureata in Marketing e vive a Londra e Samuele (classe 1995) che si sta per Laureare in Ingegneria Civile a Milano.

Francesco Gioffreda fino al momento in cui ha conosciuto sua Moglie non si era mai interessato al Vino ma con un’insegnante competente e coinvolta come Patrizia non poteva esimersi e in poco tempo ha recuperato gli “anni perduti”.

A “Borgo Casa al Vento” inizialmente come Enologo hanno avuto il bravo Stefano Chioccioli che ha indirizzato i primi imbottigliamenti e attualmente c’è l’altrettanto bravo Enologo Marco Chellini.

Casa al Ventoa oggi ha una selezionatissima produzione di meno di 35.000 bottiglie l’anno diChianti Classico”, diVini I.G.T.” e non solo, fatta usando prevalentemente Barriques di Legno Francese:

- “AriaChianti Classico D.O.C.G., 100% Sangiovese, 13,5% Vol., fa 12 Mesi di Barriques e 6 di affinamento in Bottiglia, una produzione di circa 20.000 Bottiglie
Il “primo vino” prodotto dall’Azienda con la Vendemmia 2006 imbottigliato e poi venduto nel 2007
Il 2006 è l’anno della scomparsa di Ria Gioffreda e pertanto a Lei è stato dedicato: “a Ria”;

- “FohoChianti Classico D.O.C.G. Riserva, 100% Sangiovese, 13,5% Vol., fa 18 Mesi di Barriques e 6 di affinamento in Bottiglia, ne vengono prodotte circa 5.000
Prima Vendemmia quella del 2003 commercializzata poi nel 2007
Il nome deriva da un aneddoto tramandato in cui si dice che il già nominato Don Carapelli dopo una vendemmia di un’annata molto calda assaggiando il suo Vino abbia esclamato: “l’è foho”;

- “T’AmoRosso Toscana I.G.T., 50% Sangiovese e 50% Merlot, 13,5% Vol., matura parte in Acciaio e parte in Barriques, si affina per 6 Mesi in bottiglia prima di essere commercializzato, la produzione si aggira intono alle 4.000 Bottiglie, la Prima Vendemmia è stata il 2017;

- “AlliariaBianco Toscana I.G.T., un Blend di Chardonnay e Grillo, Uve provenienti da Vigne non di proprietà, 12,5% Vol., fa 8 Mesi di Acciaio e 2 in Bottiglia, ha una produzione di circa 3.000 Bottiglie, la Prima Vendemmia quella del 2018;

- “Ros’AriaRosato Toscana I.G.T., 100% Sangiovese, 12,5% Vol., ottenuto da una macerazione a bassa temperatura per poche ore seguita da una fermentazione a temperatura controllata e in assenza di bucce. Un Vino prodotto dal 2015 esclusivamente nelle annate più proficue, soltanto 500 bottiglie;

- “Vincanto”,  una novità assoluta, Vendemmia 2016, Chianti Classico Gran Selezione D.O.C.G. (una nuova tipologia istituita dal Consorzio negli ultimi anni per i Vini al Vertice della Denominazione), 100% Sangiovese, solo 700 bottiglie, un Vino prezioso che ha fatto 36 Mesi di Barriques, sarà imbottigliato in questa estate 2020 e commercializzato nel 2021.

Poi c’è anche una piccola produzione di ottimo Olio Extra Vergine di Oliva, circa 500 bottiglie, un Blend di Cultivar Moraiolo, Frantoio e Leccino, è una produzione talmente selezionata che viene prodotto solo nella annate migliori.

A “Borgo Casa al Vento” c’è anche la possibilità di aderire a una pregevole iniziativa: 
A un prezzo concordato tutti possono diventare produttori di buon Vino scegliendo una Barrique che darà, al momento giusto, all’acquirente ben 300 bottiglie conetichetta personalizzata”. 
Non solo ma nel pacchetto ci sono anche comprese tre notti da trascorrere aBorgo Casa al Vento”.

Infatti “Borgo Casa al Vento” non è solo produzione di Vino ma è anche un super accogliente Resort con bellissime Suites, confortevoli Camere (una in particolare ha il letto a forma di botte), grandi Appartamenti e una fascinosa Villa (dappertutto si gode di una magnifica vista della Campagna e delle Vigne), e poi c’è il Ristorante, la grande Piscina e gli Spazi Benessere.

Il Ristorante è un vero “Km. 0” dato che usa in gran parte i prodotti dell’Azienda, la Cucina è Tradizionale Toscana (si fanno anche dei Corsi), l’accoglienza è estremamente fascinosa dato che è ubicato nella “Vecchia Cantina del Borgo” con la bellissima volta a mattoni faccia vista. 
La capienza è di 50 coperti all’interno e 80 all’esterno nello splendido giardino adattissimo anche per Matrimoni ed Eventi.

Cosa altro posso aggiungere se non che si può andare a visitareBorgo Casa al Vento”, nel cuore del Chianti Classico, non solo per godere delle bellezze della natura, dell’ottimo Vino, del buon cibo, della straordinaria accoglienza ma anche per Adottare una Barrique”.






"Borgo Casa al Vento" (Foto Casa al Vento)

Le Vigne (Foto Casa al Vento)

Il Vino Fatto con Amore (Foto Casa al Vento)

La Cantina una Vista (Foto Casa al Vento)

La Barricaia (Foto Casa al Vento)

Il Vino (Foto Casa al Vento)

La Cura dei Particolari (Foto Casa al Vento)

L'Accoglienza (Foto casa al Vento)

La Piscina (Foto Casa al Vento)

Una Vista della Sala Ristorante (Foto Casa al Vento)

Bellezze della Natura (Foto Casa al Vento)

Francesco Gioffreda, Samuele Gioffreda,
Patrizia Selvolini e Sofia Gioffreda
(Foto Casa al Vento)