venerdì 17 ottobre 2025

“ABALONE GIGANTE” UNA DELIZIA DEL MARE CHE OGGI HA RAGGIUNTO COSTI DECISAMENTE ELEVATI.



 

Il Mare offre alle nostre tavole innumerevoli e meravigliose opportunità gastronomiche, alcune sono più rare di altre e ciò è dovuto in parte ai cambiamenti climatici ma soprattutto all’improvvida tendenza umana di portare allo sfinimento ogni risorsa.

Uno di questi deliziosi frutti, che “Madre Natura” produce in mare, si chiama “Abalone” ed è conosciuto anche come “Orecchio di Mare”, “Orecchio di Venere” o “Patella Reale” per la sua forma particolare.

L’Abalone, il cui nome Scientifico è “Haliotis Tuberculata Lamellosa” è un “mollusco gasteropode marino” a conchiglia rigida appartenente al GenereHaliotis” (Aliotide), l’unico della Famiglia delleHaliotidae”.

Anche un Gioco da Tavolo, inventato in Francia nel 1987, si chiama “Abalone” ma non è commestibile……

Con il termine “gasteropode” (gastèr = stomaco e podòs = piede) gli Antichi Greci ci hanno tramandato la denominazione di esseri che si spostano strisciando sul proprio stomaco.

L’Abalone vive aderendo con forza a scogli e rocce, trai 5 e i 15 metri di profondità, è erbivoro, si nutre di alghe, lattughe di mare, piante coralliformi, trova alimenti anche all’interno delle rocce che sminuzza con i suoi piccolissimi denti cornei.

Le dimensioni dell’Abalone in età adulta sono molto diverse a seconda della tipologia, ne conosciamo circa un centinaio di varianti, e la sua grandezza varia da un minimo di 2/3 cm. fino al più grande (“gigante”) di 50 cm. e più. L’Abalone è un mollusco a conchiglia rigida, di forma ovale, molto larga simile a un orecchio (da ciò ne deriva il nome “Orecchia di Mare”). Sulla conchiglia è presente una fila di fori, gli ultimi dei quali sono aperti: l'ossigeno viene estratto dall'acqua, essa penetra nelle branchie localizzate sotto la conchiglia per poi essere espulsa attraverso i fori.

La parte esterna, ma soprattutto quella interna, madreperlacea, della conchiglia dell’Abalone, nelle sue diverse forme e colori ha bellissime tonalità iridescenti che, principalmente, comprendono il blu, il viola, il rosso e il verde. All’interno la polpa del mollusco è di colora bianco giallastro

L’Abalone si difende grazie alla forza con cui si attacca allo scoglio (o altra roccia), grazie ai due muscoli principali del corpo, tramite il suo piede utilizzando lo stesso principio della “pompa a vuoto”. Il movimento dell’Abalone viene effettuato grazie alla contrazione muscolare del piede che viene spinto in avanti e si fissa alla roccia aderendovi. L'onda di contrazione si espande poi a tutto il corpo e alla fine il mollusco effettua un nuovo "passo". 

Da sottolineare che questo particolare mollusco vive e sopravvive solo in acque assolutamente incontaminate.

La conchiglia dell’Abalone è molto apprezzata anche dai collezionisti e per la fabbricazione di monili e strumenti musicali. Particolarmente caratteristica è la lavorazione, a scopo decorativo, che ne fanno i Maori (Popolo Polinesiano).

L’Abalone è un mollusco a fecondazione esterna, i maschi raggiungono la maturità sessuale a 2 anni di età mentre le femmine la raggiungono a 3 anni: i gameti (cellule sessuali) vengono rilasciati in acqua dove avviene la loro fecondazione dando vita alle uova. Successivamente da quest’ultime escono le “larve trocofore” (ovoidali e trasparenti) che si trasformeranno poi in “veliger” (una larva più sviluppata che presenta già alcuni tratti definiti dell’adulto).

L’Abalone è un mollusco perlifero diffuso in molti Mari e Oceani del Mondo, in particolare lungo le Coste del Mediterraneo, dell’Africa, della Nuova Zelanda, dell’Australia, delle Coste Occidentali dell’America Settentrionale, delle Isole della Manica e del Pacifico. In Italia l’Abalone ha come habitat la Costa Orientale della Sicilia, dove lo chiamano “Occhio di Bue”, e la sua pesca in apnea, molto limitata, avviene alla fine della Primavera e in Estate.

L’Abalone, pescato per millenni, è diventato famoso come prodotto alimentare di élite quando nel 1915 fu presentato al grande pubblico in occasione dell’Esposizione Internazionale Panama-Pacifico, la Fiera Mondiale tenutasi a San Francisco, Stati Uniti, dal 20 Febbraio al 4 Dicembre, per festeggiare il completamento del Canale di Panama avvenuto il 3 Agosto 1914.

L’Abalone è stato pescato nel Mondo, specialmente a partire dagli anni Sessanta, in maniera talmente intensa che ha rischiato di scomparire. Per la sua particolare polpa è una vera delizia per il palato, una prelibatezza da sempre usata nelle Cucine più importanti e ricche. Oltre a ciò, nel Sud-est Asiatico, è ricercatissimo essendo considerato anche un potente afrodisiaco.

Per far fronte alle grandi richieste dei mercati, e scavalcare i numerosi divieti di pesca (messi in atto in buona parte della Terra), dagli anni Novanta, è iniziata, a partire dal Sudafrica, la sperimentazione prima e poi l’avvio di Aziende che praticano l’Acquacoltura Marina (oppure a Terra) per commercializzare l’Abalone. La differenza delle acque dove si coltiva l’Abalone dà alle diverse produzioni una specifica qualità e una differenziazione di tipologie, forme e sapori.

Molte sono le prerogative nutrizionali dell’Abalone: ha un alto contenuto proteico, un alto contenuto di omega-3 ed è anche ricco di minerali (calcio, ferro e magnesio).

Ma il comune denominatore resta l’eccezionale sapore, iodato e delicato, della sua carne, la sua muscolatura, che può essere degustata (dopo una particolare pulitura e spazzolatura) sia cruda che cotta in ogni modo. La polpa tagliata a “lamelle” ha una consistenza soda, decisamente particolare che, unita alla sua scivolosa umidità, ricorda vagamente quella dei pezzi di funghi porcini sott’olio.

Una vera delizia, un’esperienza sensoriale unica, che si può cucinare secondo varie ricette che ci giungono da molte parti del Mondo.

L’Abalone io lo gradisco anche crudo con un pochino di limone ma essendo una polpa molto consistente deve essere piccolo di taglia e affettato molto fine. Se cotto (obbligatoriamente con una cottura lenta) la mia preferenza cade decisamente sul classicissimo ed eccezionale “fritto” (con vari tipi di pastelle), mi entusiasma anche quello al vapore, e quello in umido (preparato secondo ricette Cinesi o Giapponesi) anche accompagnato con vari tipi di funghi.

L’Abalone Gigante, per esempio come quello che si può trovare in Corea del Sud (in particolare all'Isola di Jeju famosa per le sue "Haenyeo" le pescatrici subacquee che praticano questo tipo di pesca da parecchi secoli), lungo le Coste Occidentali del Nord America (in California), in Australia, in Nuova Zelanda e in Giappone, grazie alla sua rarità e alla difficoltà di pesca esclusivamente manuale che contempla anche il rischio della vita dato il pressante pericolo degli squali, ha raggiunto prezzi incredibilmente elevati. L'Abalone Gigante selvatico oggi è diventato un vero e proprio “lusso”, una prelibatezza molto richiesta nell’alta ristorazione ed è uno dei frutti di mare più costosi al Mondo tantoché ha fatto nascere anche un florido mercato di contrabbando.

L’Abalone è decisamente una fascinosa e preziosissima delizia tra le più esclusive per il palato, fortunatamente lo possiamo trovare fresco o congelato anche a prezzi abbordabili grazie ai numerosi allevamenti di qualità sparsi nel Mondo.  

https://www.youtube.com/watch?v=iqZk7WienrQ&t=10s


"Abalone": Un Lusso Esclusivo

"Abalone": Il Gusto del Mare (Foto DuCoq)

Acquacoltura di Abalone

"Abalone": Una Preziosa Delizia  (Foto DuCoq)


giovedì 9 ottobre 2025

“PERLINO”: DA 120 ANNI UN’AZIENDA CHE CON GRANDE IMPEGNO VALORIZZA I VINI PREGIATI DEL PIEMONTE.




Nella bellissima e produttiva Regione Piemonte c’è Asti una stupenda e storica Città che è stata nel Medioevo un importantissimo “Libero Comune”, con diritto di "battere moneta”, ed è stata anche uno dei più importanti centri commerciali di tutta Europa

Asti è ubicata a circa 55 km. a sud-est di Torino, nella Valle del Fiume Tanaro il quale la delimita a sud. La Città si adagia in mezzo alle celebri e dolci Colline che si trovano tra le Langhe e il Monferrato in una posizione climatica favorevole, quasi nel cuore del Piemonte. Una zona famosa in tutto il Mondo per le straordinarie produzioni che a partire dai Vini, come l’Asti Spumante e la Barbera d’Asti, arrivano fino ai magnifici prodotti tipici, una Terra ricca di storia e gusto.

La Città di Asti è famosa anche per il suoPalio Storico che nel 2025 compie ben 750 anni.

Il termine “Palio” derivante dal Latino “pallium” il telo di stoffa rettangolare indossato come soprabito sopra la “tunica romana”, indicava in origine solamente la pezza di stoffa preziosa che era posta al punto d'arrivo e che era assegnata al vincitore di una gara, successivamente il termine abbracciò l'insieme dei riti e delle consuetudini strettamente collegate a un particolare evento.

Dal XVIII Secolo il “Palio della Corsa di Asti” si chiama "Sendallo" ed è un labaro di tela rettangolare istoriata, generalmente azzurra, confezionata in un tessuto misto seta/cotone detto di “zendale” o "sangallo".

Il “Palio di Asti” (o Palio Astese) è una “festa tradizionale”, con radici medievali, nata nell'ambito delle celebrazioni patronali di “San Secondo” che culminano con il fascinoso Corteo Storico (oltre 1200 Figuranti) e la suggestiva Corsa di Cavalli montati a pelo (senza sella). La Corsa è strutturata in tre batterie da sette partecipanti ciascuna: i primi tre classificati di ogni batteria accedono alla corsa finale che decide l'assegnazione del Palio. Infatti sono 21 i partecipanti ammessi, ripartiti fra Rioni, Borghi Cittadini e Comuni della Provincia di Asti. I “Cavalli” che partecipano alla Corsa delPalio di Asti” si chiamano “Corsieri”.

Ad Asti la “Festa per il Patrono” si svolge ininterrottamente dal XII Secolo, più precisamente si hanno notizie certe della corsa correlata in una citazione del 1275 in cui il cronista locale Guglielmo Ventura riporta che gli Astigianisicut fieri solet Ast, in festo Beati Secundi” (“come risulta essere solito ad Asti, durante la festa del Beato Secondo”) corsero il Palio per dileggio sotto le mura della nemica Città di Alba. Se già nel 1275 la "Corsa del Palio" era definita una consuetudine, è probabile che la sua origine debba collocarsi ancor prima, si pensa dopo l'anno 1000, ma si considerano gli anniversari a partire da questa data del 1275 e quindi quest’anno si festeggiano i 750 anni.

Dal 2018, come ufficializzato nelConsiglio del Paliodel 23 Ottobre 2017, il “Paliosi disputa la prima Domenica di Settembre e come stabilito nel 1988 la corsa avviene nella centrale Piazza Alfieri di Asti dove si devono effettuare tre giri.

La Storia che desidero raccontarvi oggi nasce proprio in un piccolo Comune (poco più di 1.800 Abitanti) della Provincia di Asti: “Castello di Annone”.

Il nome di questo antico Comune deriva dal Latinoad nonum” perché distante 9 “miglia Romane” (miglio Romano = 1.478,5 m.) da Asti, meno di 10 minuti di auto. Nel Medioevo “Castello di Annone” divenne un notevole punto strategico di passaggio, tanto da rendere il Paese fiorente centro di mercati e mercanti con importanti scambi finanziari; conservò la sua importanza fino al 1644 anno in cui fu distrutto dalle Truppe Spagnole.

Nel 1905 Giuseppe Perlino ebbe l’idea di intraprendere il commercio di Vini d’eccellenza del Territorio e scelse come Sede proprio “Castello d’Annone”: creò un’impresa semplice, denominata con il suo cognome “Perlino”, ma allo stesso tempo già moderna per il tempo, il cui vero capitale era tanto lavoro e lo spirito di sacrificio della sua Famiglia e dei suoi Collaboratori.

Dopo pochi anni di grande impegno e assoluta passione “Perlino” emerse tra le principali Aziende del settore e ciò permise un notevole ampliamento e il trasferimento della Sede nei pressi della Città di Asti. Negli anni '30, grazie a importanti investimenti strategici, l'Azienda ampliò ancor di più la sua produzione di ottima qualità affiancando ai “Vini Piemontesi” anche gli “Spumanti” e i “Vermouth” che rapidamente, grazie alle specifiche e positive prerogative, diventarono i suoi prodotti di punta iniziando a diffondersi anche all’estero.

Si definisce “Vino Spumante” un Vino caratterizzato da rilevante effervescenza, dovuta ad anidride carbonica disciolta, definita “spuma”. Il primo “Spumante Italiano” nacque nel 1865 grazie al lavoro sinergico tra i Fratelli Gancia e il Conte Augusto di Vistarino.

Nei vini “Spumanti Naturali” l'anidride carbonica (CO2) si forma per rifermentazione del vino. Si possono utilizzare due differenti metodi: il “Metodo Classico” (o “Metodo Champenoise” o “Metodo Tradizionale” o “Metodo della Rifermentazione in Bottiglia) e il “Metodo Martinotti” (o “Metodo Charmat”) conosciuto anche con il nome del processo produttivo "Metodo della Rifermentazione in Autoclave" detto anche “Metodo Italiano”. Oltre allo “Spumante Naturale" esiste anche lo “Spumante Gassificato" (detto anche "Artificiale") dove l'anidride carbonica viene addizionata artificialmente a basse temperature. Questo prodotto per la scarsa finezza dei profumi e il perlage grossolano è di qualità inferiore, si può considerare “Spumante” solo nel nome e ovviamente ha prezzi notevolmente inferiori allo “Spumante Naturale”.

Il “Vermouth” prende il nome dal termine Tedesco "Wermut" (artemisia o assenzio), la pianta chiave che, insieme ad altre spezie, aromatizza questo Vino detto appunto “Vino Aromatizzato”. Un Vino nato a Torino nel 1786 grazie all’intuizione di Antonio Benedetto Carpano (1751 - 1821) capace inventore, erborista e distillatore diventato celebre proprio per aver inventato il “Vermouth”. Carpano realizzò questo nuovo Vino aggiungendo a del Vino Bianco Moscato dell’alcol, dello zucchero e un infuso composto di oltre 30 varietà di piante, erbe e spezie (come genziana, china, timo, vaniglia, camomilla, zafferano, sambuco, alloro e altre). Il “Vermouth” divenne prestissimo così popolare che la bottega del distillatore Piemontese di Piazza Castello a Torino dovette star aperta 24 ore su 24. Il Vermouthdiventò anche la bevanda ufficiale della Corte dei Savoia e del Re Vittorio Amedeo III.

Il “Vermouth” grazie alla sua versatilità si è diffuso in tutto il mondo ed è un ingrediente fondamentale di Cocktail mitici come “Manhattan”, “Negroni”, “Americano” e “Martini”.

La gradazione e la composizione del “Vermouth” è regolamentata dalla Legge Italiana, in particolare la Legge n. 108 del 16 Marzo 1958, per la quale il “Vermotuh” è un “Vino Aromatizzato” di gradazione alcolica compresa tra il 15,5% e il 22% in Volume, che deve contenere estratti di erbe della famiglia delle artemisie, che ne costituiscono l’elemento caratterizzante. Il “Vermouth” deve essere composto per almeno il 75% di Vino rigorosamente di qualità eccellente, opportunamente dolcificato, aromatizzato e lasciato invecchiare. Il Vino può essere sia “Bianco”, “Rosso” e “Rosato” con gusto dolce, secco, extra secco e chinato. La percentuale di zucchero, così come la gradazione alcolica (mai inferiore al 15.5%) varia a seconda dello stile di “Vermouth”.

Il “Vermouth” può essere gustato anche da solo, sia liscio che con ghiaccio (on the rocks), dopo l’apertura di una bottiglia si consiglia di conservarla in frigo e consumarla in tempi rapidi.

Nel Marzo del 2017 è uscito il “Disciplinare del Vermouth” e un Decreto che ha riconosciuto il Piemonte come Zona Geografica di produzione del Vermouth” (Indicazione Geografica): “Vermouth di Torino IG”. Nel mese di Aprile 2017 è stato creato anche l’Istituto del Vermouth di Torino.

Alla fine degli anni '90 l’AziendaPerlino”, nel pieno della sua attività di consolidamento sui mercati Nazionali e Internazionali, ha realizzato un nuovo sito produttivo nel piccolo Comune di Montiglio Monferrato, sempre in Provincia di Asti, in cui è stata creata una particolarissima “bottaiaper l’affinamento in barrique dei Vini.

Oggi l’AziendaPerlino” con la sua antica tradizione lunga ben 120 anni, oltre a essere Leader nel settore ha anche un legame indissolubile con il Territorio Piemontese. Durante i decenni “Perlino” si è consolidata ampliando fortemente il “portafoglio” con acquisizione di Marchi Storici Piemontesi comeFilipetti”, “Scanavino” e “Casa Martelletti”.

L’impegno di “Perlino” in materia di qualità è assoluto e si è concretizzato, già da molti anni, con l’ottenimento di prestigiose attestazioni da parte di organismi accreditati quali “IFS”, “BRC” e più recentemente anche con la “Certificazione Biologica”. Dal 2016Perlino” fa parte del Gruppo Franco/Italiano “La Martiniquaise Bardinet”.

Nel 2024Perlinoha prodotto circa 14 milioni e mezzo di Vini Spumanti insieme ad altre specialità e 8 milioni di bottiglie diVermouth”, esportando i suoi prodotti in oltre 70 Paesi del Mondo.

A ulteriore conferma dello strettissimo legame tra l’Azienda Perlino” con il Territorio e in particolare con il “Palio di Asti”, in cui è anche “Sponsor Tecnico Ufficiale”, dal 2022 vengono prodotti due speciali e specificiVermouth di Torino” (Bianco e Rosso, intensi, eleganti e inconfondibili, grazie a un sapiente equilibrio di erbe e spezie lavorate separatamente e poi miscelate con maestria) dedicati ai “Cavalli della Corsa” e denominati appunto “Corsieri del Palio”. In concomitanza con il “Palio di Asti 2025”, svoltosi Domenica 7 Settembre che ha visto vincere il “Rione Don Bosco” con il “Cavallo Anacleto” montato dal Fantino Giovanni Atzeni (detto Tittia), “Perlinoha voluto festeggiare i750 Anni del Palio” e i suoi “120 Anni di Attività” con una particolarissima “Quarta Edizione del Perlino Corporate Event 2025”: un Evento esclusivo, partito dal 4 Settembre e dedicato agli anniversari, che ha coinvolto i top clienti e collaboratori Internazionali con un'immersione totale nella Cultura Italiana attraverso tour guidati alla scoperta del Territorio e delle eccellenze enogastronomiche locali oltre a visite alle vigne e allo Stabilimento Produttivo.

Un particolare ringraziamento a Elena Branda, bella e brava Responsabile Marketing di Perlino, per la gentilezza e disponibilità dimostrata nei miei confronti.

https://www.perlino.com/

https://www.youtube.com/watch?v=y7aRLfrjwcY


Il "Palio di Asti" (Foto Perlino)

"Fantini" e "Corsieri" alla Partenza del "Palio di Asti" (Foto Perlino) 

Corteo Storico del "Palio di Asti" (Foto Perlino)

"Perlino": Magnifici Vigneti (Foto Perlino)

"Perlino": Spumanti Italiani di Alta Qualità. (Foto Perlino) 

"Perlino": Per Tutte le Occasioni (Foto Perlino)  

"Vermouth di Torino Rosso Corsieri del Palio" (Foto Perlino)

"Corsieri del Palio": Equilibrio di Erbe e Spezie (Foto Perlino)
 
"Vermouth Corsieri del Palio": Elegante e Intenso (Foto Perlino)


sabato 4 ottobre 2025

IL RISTORANTE “MAKORÉ” DI FERRARA, OASI DI GUSTO E ORIGINALITÀ, FESTEGGIA I SUOI PRIMI 10 ANNI DI SUCCESSI.



 

La bellissima e accogliente Regione "Emilia-Romagna", istituita ufficialmente il 7 Giugno del 1970 ha come Capoluogo la grande Città Metropolitana di Bologna. L'Emilia-Romagna è composta dall'unione delle parti comprese entro il territorio regionale di due “Regioni Storiche” con caratteristiche linguistiche, geografiche e storico-culturali distinte:

- L'Emilia, che comprende la maggior parte della Città Metropolitana di Bologna e le Province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena e Ferrara;

- La Romagna, che comprende le province di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini e i Comuni della Città Metropolitana di Bologna situati a est del Torrente Sillaro.

L’antica e fascinosa Città di Ferrara, diciassettesimo Comune per estensione d’Italia e Capoluogo dell’omonima Provincia, è situata nella pianura Emiliana a poca distanza dal Sud del Fiume Po e a circa 50 km. dal Mare Adriatico. Il Territorio Ferrarese è totalmente pianeggiante e, considerata la sua genesi oltre alle vicende storiche, si contraddistingue per i numerosi canali artificiali, per l'irrigazione e il drenaggio delle campagne, che grazie alle bonifiche sono state rese coltivabili e abitabili.

Ferrara confina a Nord con la Provincia Veneta di Rovigo (il Fiume Po divide la Regione Emilia-Romagna dalla Regione Veneto) e a Sud con il Territorio della Città Metropolitana di Bologna.

Non esistono fonti certe sull'etimologia del nome Ferrara anche se appare molto probabile che non nasca in Epoca Romana e che quindi sia comparso successivamente nel Medioevo. Del resto la Città di Ferrara è nata relativamente tardi rispetto ad altri insediamenti vicini e tale fatto si deve alle continue invasioni Barbariche che devastarono il Territorio tra il VII e l'VIII SecoloFerrara viene citata con questo nome dal Re Longobardo Astolfo, che regnò tra il 749 e il 756, con riferimento a un primo insediamento corrispondente alla Basilica di San Giorgio fuori le mura, annessa poi al Monastero di San Giorgio degli Olivetani, il luogo di culto cattolico più antico della Città.

Gli Estensi, una dinastia nobile di origine Italiana tra le più longeve in Europa, governarono Ferrara per tre secoli e le diedero il magico aspetto che ancora oggi conserva. Un’urbanistica straordinaria e unica che fonde con grande armonia le strutture Medievali e quelle Rinascimentali rendendola la prima Città moderna d’Europa. Moltissimi Palazzi, Teatri, Monumenti, un’infinità di Chiese (di cui molte sconsacrate), le antiche Mura e il “Castello Estense”, anche chiamato “Castello di San Michele”, ubicato al Centro della Città con le sue quattro Torri da cui si gode una vista panoramica sull'intero Territorio.

Una splendida Città d’Arte Ferrara, tranquilla e silenziosa, realizzata a misura d’uomo, da percorrere a piedi o in bicicletta, rivivendo a ogni passo magiche, suggestive e coinvolgenti atmosfere del passato.

Proprio per queste particolari e peculiari caratteristiche nel 1995 Ferrara ha ottenuto dall'UNESCO il riconoscimento di “Patrimonio dell'Umanità” per il Centro Storico e nel 1999 ne ha ottenuto un secondo per il “Delta del Po” e le “Delizie Estensi”, le splendide residenze rinascimentali fatte costruire dalla Casata d'Este.

Partendo proprio dal favoloso “Castello Estense” di Ferrara e imboccato Corso della Giovecca percorsi poco più di 200 m. la seconda traversa a sinistra è Via Palestro, proprio qui ai Civici 10/18 c’è un Ristorantefine dining” e Pescheria assolutamente imperdibile: Makoré

Il Ristorante/Pescheria Makoré ha aperto i battenti nel 2015, proprio nel 2025 festeggia i suoi primi 10 anni di attività, grazie all’impegno e la volontà di Federico Fugaroli, noto imprenditore (quinta generazione di una famiglia di agricoltori) con la passione per l’enogastronomia di eccellenza e per l’arte. Dal Mese di Gennaio 2022 il RistoranteMakoré” ha come Chef Denny Lodi Rizzini.

Denny è nato a Suzzara, Comune Lombardo della Provincia di Mantova, Giovedì 2 Giugno (Festa della Repubblica Italiana) del 1994. Fin da giovanissimo ha dimostrato interesse per la Cucina tanto da ottenere, nel 2014, il Diploma di “Preparazione Alimentare/Cucina Professionale/Assistente di Cucina” all’Istituto di Istruzione Superiore di StatoG. Greggiatidi Ostiglia (MN).

Le prime esperienze lavorative di Denny Lodi Rizzini, tra il 2015 e il 2016, sono state presso l’Hotel RistoranteLigabue” a Gualtieri in Provincia di Reggio Emilia e alla TrattoriaPomposa - Al Re Gras” di Modena. Sono seguite altre importanti esperienze tra il Maggio 2016 e il Marzo 2017 al RistoranteCasa Perbellini” (Due Stelle Michelin) di Verona e alla “Locanda Margon” (Due Stelle Michelin) ubicata nella Frazione Ravina della Città di Trento.

Tra i primi mesi del 2017 fino al Febbraio 2021 ci sono state poi le sue esperienze più importanti visto che grazie alla sua bravura era diventato Chef de Partie: al “Dopolavoro Dining Room” (Una Stella Michelin), al RistoranteGlam by Enrico Bartolini” (Due Stelle Michelin) e al RistoranteLocal”, tutti di Venezia, oltreché all’Hotel & RestaurantBad Schörgau” di Sarentino in Provincia di Bolzano

Nel Marzo del 2021 Denny è arrivato a Ferrara al Makorécome Sous-chef, diventandone poi, come già accennato, nel Gennaio 2022, lo Chef.

Il Ristorante Makoré prende il nome dagli alberi pregiati “makoré” che crescono fino a 50 m. nelle foreste umide adagiate lungo le Coste di Guinea e Costa d’Avorio, i loro tronchi raggiungono un diametro di due metri e il loro legno, un tempo, veniva spesso utilizzato per la costruzione delle imbarcazioni: ecco nel nome del Ristorante il richiamo del mare.

Un Locale molto accogliente, decisamente elegantemente intimo, pochi e confortevolmente posizionati i tavoli, circa 30 i coperti. Le pareti hanno fascinosi quadri con soggetti marini (vele) e su tutto spicca la grande “Cucina a vista” situata ben visibile dalla Sala. Bellissima anche la “Cantina/esposizione a vista” e il grande bancone in prezioso e raro marmo (“labradorite” del Madagascar) dai colori cangianti e brillanti. Elegante e curatissima l’apparecchiatura.  

Collegata al Ristorante e separata da una semplice “quinta di teatro” c’è un altro fiore all’occhiello della proprietà: la “Pescheria Boutique”. Alla Pescheria i clienti possono acquistare, dal Martedì al Sabato, del pesce freschissimo e super selezionato scegliendo tra le 30 tipologie che quotidianamente arrivano dai Mercati Ittici di Chioggia, Porto Garibaldi e altri importanti punti nevralgici del Centro Italia.

Per la Pescheria e il Ristorante una sola fondamentale regola: “La migliore qualità prima di tutto”.

Al Ristorante Makoré la “Carta dei Vini”, oltre 200 Etichette Nazionali e Internazionali che spaziano tra grandi Maison e piccoli Produttori con un certo orientamento anche verso i Vini naturali, bio e biodinamici, è stata curata con grande passione dal bravo Sommelier Isacco Giuliani.

Oltre al “Menu à la Carte” (dove le preparazioni di Mare sono al posto d’onore) giocato su cinque ingredienti chiave, un vegetale, la pasta, il riso, un pesce d’acqua dolce e uno d’acqua salata che variano secondo le stagioni, il Ristorante Makoré offre Tre Percorsi Degustazione alla cieca: “Promessa” quattro diverse portate (tre salate e una dolce) - “Svolta” sei diverse portate (cinque salate e una dolce) - “Prestigio” otto diverse creazioni (sette salate e una dolce).

Per celebrare questo importante traguardo dei10 Annidal fine Settembre 2025Makoré presenta unPercorso Speciale di 10 Portate”, un chiaro “manifesto della filosofia del Ristorante”.

Il “Menu del Decennale” comprende: 4 antipasti, 2 primi piatti, 2 secondi piatti, 1 dessert e la novità del particolarissimoservizio del pane” che viene elevato a portata autonoma e centrale. Un viaggio attraverso i piatti che hanno segnato la storia del locale e che gli ospiti hanno più amato negli anni. Tra le proposte, veri simboli di un dialogo tra memoria gastronomica e creatività contemporanea, si trova: “Soffritto all’italiana” - “Zucca, beurre blanc, salvia, amaretto” - “Branzino, ravanelli, fasolari, gel di cenere” - “Sgombro, kefir, salsa verde” - “Pane” - “Pasticcio Estense” - “Riso al gò, furikake, pesto di alga Nori” - “Radicchio, tuorlo in negativo, Parmigiano Reggiano” - “Storione marinato, cavolo cappuccio, maionese al sesamo nero” - “Buquet di rose”.

Fin dall’inizio il RistoranteMakoré” ha percorso una strada coraggiosa e controcorrente che è quella di riscrivere il linguaggio del pesce in una Città da sempre legata al mare. Allo stesso tempo, ha dato voce al mondo vegetale, trattandolo non come contorno ma come protagonista con piatti capaci di esaltarne la stagionalità e la complessità dei sapori.

La “cucina” dinamica, bella, equilibrata e divertente dello Chef Denny Lodi Rizzini, in grande maggioranza realizzata con preparazioni di Mare (visto che laPescheriaè in Casa), è sicuramente legata alle stagionalità e al territorio ma è anche ispirata da una grande passione che lo porta a essere costantemente creativo e in evoluzione. Lo Chef è supportato da una giovane e valida Brigata di Cucina.

Il Sevizio di Sala, oltre al già citato Sommelier Isacco Giuliani, è curato con grande professionalità e cortesia dal Maître Nicola Mantovani e dalla Chef de Rang Elisabetta Hölzl.

Il Ristorante fine diningMakoré”, ubicato nel magico cuore di Ferrara, con i suoi 10 anni di storia, di ricerca, di passione, di un percorso fatto di identità, territorio e dialogo culturale realizza una piacevolissima Cucina che unisce radici e influenze lontane in un unico linguaggio.  

Il RistoranteMakoré”, oasi di gusto e originalità, e il bravo Chef Denny Lodi Rizzini vi aspettano per farvi degustare le preparazioni più rappresentative dei loro primi dieci anni di successi.

https://www.makore.it/

https://www.youtube.com/watch?v=9gsyY65HxqA


"Ristorante Makoré": Una Vista della Sala  (Foto Makoré)

"Soffritto all'Italiana".....  (Foto Makoré)

"Zucca".....  (Foto Makoré)

"Pasticcio Estense".....  (Foto Makoré)

"Riso al Gò".....  (Foto Makoré)

"Radicchio".....  (Foto Makoré)

"Storione Marinato".....  (Foto Makoré)

Il Bravo Chef Denny Lodi Rizzini  (Foto Makoré)


venerdì 26 settembre 2025

“COZZE AL TRAMONTO”: UNA GUSTOSISSIMA E FACILE PREPARAZIONE DELLA CUCINA LIVORNESE.



Livorno, bella città portuale adagiata sulla suggestiva costa Toscana, ha alle spalle una lunga e ricca storia che inizia con i primi insediamenti umani (confermati da ritrovamenti archeologici) addirittura nella Preistoria.

Convenzionalmente si definisce “Preistoria” quel periodo che precede l’invenzione della scrittura, avvenuta in oriente tra i 3500 e i 3200 anni prima di Cristo.

Altri ritrovamenti successivi ci indicano che qui vissero anche Etruschi e Romani.

Già nel I Secolo a.C. Marco Tullio Cicerone (106 a.C. - 43 a.C.), filosofo, scrittore, politico, avvocato e pregevole oratore Romano, in una lettera indirizzata a suo fratello, Quinto Tullio Cicerone, citava l’antica “Pisis” (Pisa) e una località vicina definita “Labrone”. Tutt’oggi “Labronico” è sinonimo di “Livornese”.

Il primo dato certo di un toponimo “Livorna” risale però al 1017 e si riferisce a un piccolo nucleo abitativo a pochi chilometri a sud della Foce del Fiume Arno.

Grazie all’interramento del vicino Porto Pisano, tra il XIII e XIV Secolo, Livorno, con il suo Porto, si sviluppò rapidamente dotandosi di robuste fortificazioni ed edificando il maestoso “Fanale dei Pisani” (o Fanale Maggiore, uno dei fari più antichi d’Italia, ricostruito fedelmente dopo i danni subiti durante la Seconda Guerra Mondiale).

Grazie alle “Leggi Livornine” emanate, tra il 1591 e il 1593 dal Granduca di Toscana Ferdinando I de’ Medici, particolarmente “larghe di manica in accoglienza, e l’istituzione del “Porto Franco”, la Città prese a crescere sotto tutti gli aspetti, anche sotto il profilo gastronomico.

Uno di Monumenti più belli e fascinosi della Città di Livorno è sicuramente laTerrazza Mascagni”.

La “Terrazza Mascagni”, ubicata sul Lungomare delimita l'estremità occidentale del Piazzale Mascagni, ed è stata costruita a partire dagli Anni Venti.

Nell'area occupata da questo “belvedere” un tempo sorgeva un “fortilizio” facente parte del sistema difensivo della costa. Noto come “Forte dei Cavalleggeri” era composto da una Torre (tre piani fuori terra) posizionata all'estremità ovest e da un vasto Complesso edilizio che occupava un'area di 30 x 60 metri. Nel Forte alloggiava un distaccamento dei cavalleggeri per il pattugliamento della costa finalizzato soprattutto a impedire il contrabbando. Dopo il 1861 (Unità d’Italia) il Complesso fu ceduto al Comune e fu totalmente smantellato nel 1872.

Nell'ultimo decennio dell'Ottocento nella Zona dell’attuale Terrazza sorse l’Eden, un Parco giochi che rimase in funzione fino ai primi anni del secolo successivo; in questa struttura, sin dal 1896, si tennero alcuni dei primi spettacoli cinematografici Italiani.

La trasformazione della spianata in una grande piazza sul mare avvenne solo a partire dal 1925 su progetto dell'Ingegnere Enrico Salvais con la collaborazione di Luigi Pastore. I lavori furono ultimati rapidamente e, poco più tardi, fu innalzato un “Gazebo per la musica” a forma di “Tempietto Neoclassico” con una cupola circolare su colonne; l'opera fu progettata dall’Architetto Pisano Ghino Venturi (1884 - 1970), donata alla città dal Console Pedro Bossio e inaugurata il 27 Settembre 1931 con l'intervento della banda musicale della Città di La Spezia.

Distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale (1939 - 1945) dai bombardamenti Anglo/Americani che colpirono con forza tutta la Città, la Terrazza fu poi ripristinata e ampliata nel secondo dopoguerra utilizzando le macerie del centro cittadino e assunse quella configurazione sinuosa che la caratterizza ancora oggi. Nell'occasione la Terrazza venne rinominata e dedicata al mitico Compositore Livornese Pietro Mascagni (1863 - 1945).

Gravemente danneggiata nel corso degli anni dalle violente mareggiate e dall'incuria, sul finire degli anni novanta la Terrazza è stata completamente restaurata, con il ripristino delle aree verdi circostanti e con la fedele ricostruzione dell’antecedente “Gazebo per la musica”.

LaTerrazza Mascagni” oggi è semplicemente bellissima: una grande Piazza delimitata verso il mare da una sinuosa balaustra formata da 4.100 eleganti colonnine in conglomerato cementizio, con il pavimento costituito da una scacchiera di 8.700 metri quadrati formata da 34.800 piastrelle bianche e nere.

La Città di Livorno, con la sua vasta linea costiera e in particolare con laTerrazza Mascagni”, offre punti di osservazione ideali e semplicemente magnifici per ammirare il sole che scende all'orizzonte. Tra un’infinità di citazioni, che fanno di questo momento una vera e propria “emozionante magia” dove il cielo al Tramonto s’incendia fiammeggiando di arancione, cremisi e oro, credo che la più bella per la sua straordinaria semplicità popolare ed efficacia sia: "Sei bella come un Tramonto a Livorno".

Dopo Livorno e i suoi Tramonti parliamo anche delle “Cozze” che a Livorno, e in altre zone della Toscana, chiamano anche “Datteri” o “Muscoli”.

Il nome scientifico della “Cozza” è “Mytilus Galloprovincialis”, è stata così battezzata dal Naturalista Francese Jean-Baptiste Pierre Antoine de Monet Cavaliere di Lamarck (1744 - 1829) che alla fine del XVIII Secolo per primo introdusse anche il termine “Biologia”.

Le “Cozze” sono dei Molluschi Bivalvi, cioè hanno un guscio detto conchiglia composto da due apparati distinti detti “Valve”, prevalentemente di carbonato di calcio e in questo caso sono anche simmetriche, che sono tenute insieme da una “cerniera” mobile funzionante grazie a dei muscoli adduttori. Le “Cozze” sono “Molluschi Lamellibranchi”, hanno delle branchie a forma di lamelle che fungono da organi per la respirazione assorbendo l’ossigeno e allo stesso tempo filtrando il cibo per l’alimentazione trattenendo plancton e particellato organico in sospensione. Le “Cozze” si trovano in tutto il Mar Mediterraneo, nel Mar Nero, e nella fascia Costiera dell’Atlantico Orientale che parte dal Marocco fino ad arrivare alle Isole Britanniche. Poi si sono diffuse anche in altre parti del Mondo, ma essendo un’anomalia rispetto alla fauna locale sono considerate una “Specie Invasiva”.

Le “Cozze” sono “frutti di mare” (così definiti perché vengono raccolti e non pescati) molto apprezzati per il loro ricco, delizioso e saporito gusto, per tale motivo e per riuscire a coprire le grandi richieste del Mercato Internazionale è nata una particolare branca dell’Acquacoltura: la “Mitilicoltura”. 

La Cucina Livornese, pur essendo un intricato groviglio di ricette provenienti da tradizioni distanti tra di loro, sopraggiunte con il notevole afflusso di gruppi etnici perseguitati per motivi legali o religiosi, si è sviluppata con un suo specifico, vario e robusto carattere che si può ritrovare anche in una ricetta, assolutamente e unicamenteLivornese” come le “Cozze al Tramonto”.

Tutto quello che fin qui Vi ho raccontato era doveroso per capire una preparazione semplice ma allo stesso tempo straordinariamente buona come le “Cozze al Tramonto”. 

Le “Cozze al Tramonto” necessitano di una salsa di pomodoro piccantina (preparata con passata di pomodoro, aglio, peperoncino e poco sale in una padella ben oliata con olio extra vergine di oliva) di cozze ben pulite dove si toglie completamente la parte superiore delle “valve”, di alcune uova ben sbattute e di una parte dell’acqua delle cozze stesse. Al momento che la salsa al pomodoro si è formata si mettono nella padella le cozze, senza sovrapporle, e un pochino della loro acqua. Successivamente quando la salsa inizia a ritirarsi si spargono sopra le uova sbattute e dopo 2/3 minuti di fuoco alto le cozze sono pronte. Possono esse servite anche accompagnate da alcune fette di pane abbrustolito.

Ovviamente le quantità sono proporzionate alle persone da soddisfare e a come volete considerare la preparazione: “Antipasto” o “Secondo Piatto”. 

Un particolare ringraziamento va al mio Amico Maurizio Manetti che recentemente con grande maestria me le ha preparate.

LeCozze al Tramontosono una gustosissima e facile preparazione della Cucina Livornese, con il loro straordinario sapore sono verapoesia messa in tavola”, e inoltre riproducono con molta fedeltà i meravigliosi colori di un fascinoso e suggestivoTramonto Livornese”.

https://www.youtube.com/watch?v=YvaaGTgVFiE


 La "Terrazza Mascagni" (Foto Visit Livorno)

Fascinoso Tramonto alla Terrazza Mascagni (Foto Brave Tuscany)

Filari di Cozze  (Foto Nieddittas)

 La Raccolta delle Cozze  (Foto Nieddittas)

"Cozze al Tramonto": Antipasto o Secondo Piatto

"Cozze al Tramonto": Preparate da Maurizio Manetti

"Cozze al Tramonto": Gustosissima Ricetta Livornese


sabato 20 settembre 2025

DA 20 ANNI NEL CUORE DELLA MERAVIGLIOSA CITTÀ DI FIRENZE C’È UNA FASCINOSA E GUSTOSA PRESENZA NAPOLETANA: “‘O MUNACIELLO”.

 


Venerdì 19 Settembre 2025, in coincidenza con i festeggiamenti del Patrono di Napoli San Gennaro, che sono un'esplosione di devozione popolare nei confronti del Santo Patrono, affascinante sintesi di tradizione e spiritualità, il Ristorante Pizzeria “‘O Munaciello” di Firenze ha festeggiato nel cuore del Quartiere di Santo Spirito i suoi primi 20 anni di attività con una straordinaria serata dal sapore assolutamente Campano per ricordare il 19 Settembre 2005 il giorno della sua apertura.

Il Quartiere Santo Spirito è uno dei cuori pulsanti di Firenze, nella zona dell'Oltrarno, sulla riva sinistra del Fiume Arno, e si estende attorno all'omonima Piazza, animata da mercati, ristoranti e locali di ogni genere. È noto per la sua atmosfera autentica, per le botteghe artigiane e la presenza di meraviglie come la Basilica di Santo Spirito e Palazzo Pitti con alle spalle il Giardino di Boboli.  

La “Pizza” non è semplicemente un alimento ma è una vera e propria magia: attraverso un rito manuale lavorando dell’acqua e della farina si realizza un simbolo d’Italianità conosciuto in tutto il Mondo. La “Pizza” oggi è un successo planetario che viene arricchito con vari ingredienti ma quando è nata era una preparazione “molto povera”.

La “Pizza” è assolutamente un’invenzione Italiana, e più precisamente è frutto di quella straordinaria e particolare capacità inventiva che può nascere solo nella magnifica Città di Napoli. Sulla sua origine però, prima del XVII Secolo, non abbiamo notizie certe.

Circa nella prima metà del 1700 il “Re degli ortaggi” il Pomodoro venne adottato per arricchire la “Pizza” fino allora bianca. Il Pomodoro (Solanum Lycopersicum), importato dalle Americhe in Europa nel 1540 dal navigatore e condottiero Spagnolo Hernan Cortés Monroy Pizarro Altamirano (1485 - 1547), fino a pochi anni prima era stato considerato velenoso e pertanto usato solo come pianta ornamentale.

Nei decenni successivi la “Pizza” si è diffusa in Italia e nel Mondo diventando una forma di cibo comunitario simbolo della condivisione con un linguaggio potente, universale e senza età. 

Ma non tutte le “Pizze” sono uguali e non tutte sono prodotte nel modo giusto. A conferma del “vero metodo di produzione” di questo straordinario manufatto alimentare, il 7 Dicembre 2017, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (Unesco) ha riconosciuto “l’Arte del Pizzaiuolo Napoletano” come “Bene Immateriale dell’Unesco e Patrimonio Culturale dell’Umanità”. A Napoli il “Pizzaiolo” si chiama “Pizzaiuolo” come si evince anche dalla Loro Associazione Pizzaiuoli Napoletani (A.P.N.).

Oggi la “Pizza” fatta con particolare attenzione alla qualità delle farine, con l’uso del “Lievito Madre” (l’unico che può dare all’impasto morbidezza e perfetta consistenza), con l’utilizzo di ingredienti di altissimo livello di provenienza Locale o a filiera corta, meglio se biologici, guarnita con ricchezza e fantasia, è denominata “Pizza Gourmet”. Questa tipologia di “Pizza”, che mira soprattutto alla digeribilità e al gusto, deve essere “obbligatoriamente servita tagliandola a spicchi.

Il “Munaciello” (o Monaciello) in Dialetto Napoletano significa “Piccolo Monaco ", è un personaggio leggendario, con origini non certe e plurisecolari, proprio del Folclore Napoletano. Uno spiritello di natura sia benefica che dispettosa, di solito rappresentato come un ragazzino deforme o una persona di bassa statura, abbigliato con un saio e con fibbie argentate sulle scarpe/sandali.

Si dice che il “Munaciello” tenderebbe a esprimersi, nei confronti degli abitanti della casa dove si appalesa, con tipiche manifestazioni di simpatia (lasciando monete e soldi nascosti dentro l'abitazione, oppure facendo scherzi innocui che possono essere trasformati in numeri da giocare al lotto), di antipatia (nascondendo oggetti, rompendo piatti e altre stoviglie, stuzzicando i dormienti) o di apprezzamento (sfiorando con “carezze” le belle donne).

Un antico Proverbio Napoletano così recita: “‘O Munaciello a chi arricchisce e a chi appezzentisce”.

Ancora oggi il “Munaciello” è una figura della Tradizione Popolare molto amata e riconoscibile, presente in molti oggetti artigianali e ciondoli, che rappresenta magnificamente quell'aspetto magico, misterioso e affascinante della fantastica Città di Napoli.

Ma torniamo al Ristorante Pizzeria’O Munaciellodi Firenze ubicato in Via Maffia al Civico 31r.

Via Maffia è un’antica e stretta strada Fiorentina fiancheggiata da storici edifici, oggi è un senso unico in direzione di Via Santo Spirito.

Negli accoglienti e scenografici ambienti quattrocenteschi, che in origine sono stati una parte di un Convento, poi adibiti ad “albergo dei pellegrini” e successivamente diventati ambienti di servizio, come stalle per i cavalli e ricovero per le carrozze, “’O Munaciello” esprime tutta la sua anima Campana grazie anche alle decorazioni artigianali, alle ceramiche di Vietri, alle opere dei Maestri Sciuscià di San Gregorio Armeno, e agli “Scartellati” scaramantici.

Gli “Scartellati” sono figure tradizionali della Cultura Popolare di Napoli che rappresentano delle persone con la gobba, "scartello" appunto, che vengono considerate portatori di ricchezza, prosperità e buona fortuna.

Semplicemente magnifico e possente il “forno a legna” che è stato realizzato su misura dal noto Maestro Artigiano Stefano Ferrara.

Il Ristorante Pizzeria ’O Munacielloè nato nel 2005 per merito di un gruppo di amici Fiorentini, innamorati della Cultura Partenopea, che per primi hanno voluto portare la “Pizza Verace Napoletanaa Firenze: quella con il cornicione alto, l’impasto lievitato per 48 ore e cotto solo nel forno a legna.

Oggi il “brand” è guidato dalla bravissima Valentina Borgogni che continua a proporre agli ospiti un’esperienza assolutamente piacevole e coinvolgente tra ottima cucina, autentico folklore e sincera ospitalità.  

L’anima gastronomica di “’O Munaciello” porta la firma del grande Maestro Pizzaiuolo Carmine Candito e dell’eccellente Chef Lisa Conti, dei “traghettatori” che sanno trasportare gli ospiti in un viaggio tra le migliori specialità dei Quartieri Spagnoli di Napoli.

La ricca cena svoltasi Venerdì 19 Settembre 2025 al Ristorante Pizzeria ‘O Munaciello” di Firenze per festeggiare i 20 anni di attività è stata una serata davvero speciale dove sono state servite le pizze e piatti storici del Locale. Vere delizie come gli immancabili “scialatielli allo scoglio” e gli “gnocchetti con pomodorini e stracciatella”, ma anche alcune novità, create per l’occasione, come la “pizza crudo e fichi” e la “montanara con fuscella di Napoli e filetti di alici del cantabrico”.

La “fuscella di Napoli” (o ricotta di fuscella) è un magnifico prodotto “lattiero-caseario fresco”, tipico della Zona Vesuviana, ottenuto dalla cottura e dal successivo sgocciolamento del siero di latte vaccino caldo che forma una massa fioccosa. Il nome del prodotto deriva dalle "fuscelle", i cestini forati (originariamente di vimini) in cui la ricotta viene riposta per il drenaggio e la vendita. 

La serata evento ha avuto anche degli ospiti d’onore come la brava soprano Letizia Dei accompagnata dalla chitarra e voce dell’altrettanto bravo Maestro Andrea Checcucci.
Oltre a tutto ciò gli ospiti hanno goduto anche di sorprese e di cadeau.  

Negli anni il Marchio‘O Munaciello”, grazie al successo Fiorentino e ai molti riconoscimenti ottenuti, ha travalicato gli Oceani aprendo negli Stati Uniti, in Florida, nella grande Area Metropolitana di Miami (oltre sei milioni di abitanti) ben 3 Locali.

Da 20 anni il Ristorante Pizzeria‘O Munaciello”, ubicato nel cuore della meravigliosa Città di Firenze, non è solo una fascinosa e gustosa presenza Napoletana ma è anche un super accogliente Locale dove godere appieno di un’atmosfera unica intrisa di storia, arte e convivialità.

https://www.munaciello.com/firenze/

https://www.youtube.com/watch?v=xjIZWdyF2CI


Ristorante Pizzeria "'O Munaciello" a Firenze (Foto 'OM)

Una Vista Interna (Foto 'OM)

 Il "Forno a Legna" (Foto 'OM)

Pizzeria "'O Munaciello": Solo Deliziose Bontà (Foto 'OM)

Anima e Folclore di Napoli (Foto 'OM)

Pizzeria "'O Munaciello": Gusto e Convivialità (Foto 'OM)