La fondazione di Roma risale alla metà dell’ottavo secolo a.C., è stata fissata, dagli storici, al 21 Aprile del 753 a.C. (Natale di Roma), sicuramente la nascita della Città fu frutto di una volontà “Gentilizia”, basata su motivi economici, politici, sociali e militari. Il sostantivo “gentilizio” deriva dal latino “gentilicus = che riguarda la gens”, e la parola”gens” deriva sempre dal latino “gentilis = della stessa stirpe”. La “Gens” , plurale “Gentes”, quindi non era altro che una comunità, una tribù, un clan di persone, unite, anche da legami di non consanguineità, di cui non sappiamo molto, in verità, e le origini di questo tipo di organizzazione sociale si perdono nei meandri del tempo. La Gens Romana la conosciamo meglio, sappiamo che le persone condividevano lo stesso “nomen” gentilizio, anche se le diverse parti di una “gens”, le famiglie (familiae), si personalizzavano con il proprio “cognomen” (o soprannome). Per esempio: la Gens Cornelia comprendeva sia i Cornelii Scipiones, sia i Cornelii Balbi che i Cornelii Lentuli, ma tutti erano sempre e soltanto Cornelii. La Gens Romana si divideva in “Gentes Maiores”, le principali famiglie e le più vecchie, e “Gentes Minores”, le più recenti o di origini plebee, che erano state poi elevate, per qualche merito, al rango del patriziato. Tra le più antiche c’era la “Gens Lucilia” o più semplicemente i “Lucilii”, erano di rango senatorio, di loro si ricordano personaggi come Gaio Lucilio (circa 180 a.C. – 102 a.C.), definito da Orazio una dei progenitori della satira ( al tempo una opera poetica che constava di componimenti vari), o Sesto Lucilio Basso, generale e senatore dell’Impero Romano, che combatté la Prima Guerra Giudaica, partecipando al famoso assedio, di due anni, alla Fortezza di Masada (in ebraico Metzada), nella Giudea sud-orientale, vicino all’odierna Palestina. Nel 1887, a Roma, durante dei lavori, per la costruzione di un muro di cinta, venne alla luce il Mausoleo di Lucilio Peto, che nella Milizia Equestre aveva ricoperto le cariche di “Tribunus Militum”, “Praefectus Fabrum” e "Praefectus Equitum”; questo monumento è conosciuto anche come “Il Sepolcro dei Lucilii”. In onore di così antica casata, ad Ostia Lido (Roma), è stata dedicata una strada, proprio in centro, a pochi passi dal lungomare : Via dei Lucilii.
Proprio in Via dei Lucilii, ai numeri civici 17 e 19, c’è un Ristorante che per i suoi molti meriti è d’obbligo visitare : Il Tino.
Questo Locale nasce nel 1965 come Vineria, gestito da due giovani signore, che pur servendo agli avventori solo vino, non disdegnavano il fatto che i loro clienti si portassero da casa il mangiare. Attraverso gli anni, nel 1985, con una successiva gestione, il Locale si affinò, sviluppando anche una cucina propria. Poi tra il 1994 e il 2004 Massimo Salvatori, il titolare di allora, lo trasformò, cambiandogli nome, “Le Bizze del Tino”, e soprattutto i contenuti, vi fu un netto miglioramento della cucina. Di seguito due brevi e non fortunate gestioni, di un anno ciascuna. La svolta arriva nel 2006, e precisamente il 16 Giugno, quando Claudio Bronzi e Daniele Usai rilevano il Locale.
Claudio Bronzi è nato a Roma, il 14 gennaio del 1979, da piccolo ha sempre sognato di fare il pilota, e infatti alle superiori si diploma all’Istituto Tecnico Aeronautico, ma il caso vuole che un cugino, di secondo grado, lo convinca ad andare a lavorare in un Locale ai Parioli (uno dei Quartieri chic di Roma) che ha appena aperto (1998), il Duke’s California Bar & Restaurant. Il Locale è un ambiente giovane e raffinato, una grossa novità nella capitale, ha subito successo. Claudio scopre qui il suo amore per il Vino e la Ristorazione di qualità. La passione lo porta nel 2000 a diplomarsi Sommelier A.I.S. , è molto bravo e lo promuovono Responsabile di Sala, carica che manterrà fino al 2006, quando rileverà Il Tino a Lido di Ostia.
Daniele Usai, nato ad Ostia, classe 1977, anche se si diploma, nel 1996 all’I.T.C. Paolo Toscanelli di Roma, Perito Commerciale, ha nel sangue la Cucina, già mentre studia lavora nelle cucine di alcuni Locali di Ostia, nel 1998 entra come Sous Chef al Duke’s di Roma e vi rimane fino al 2001. Successivamente lavora, un anno per ciascuno, con grandissimi e mitici Chef, pluripremiati, anche con le “ambite” Stelle Michelin, Enrico Derflingher, al Ristorante La Terrazza dell’Eden di Roma, e Gualtiero Marchesi, del Ristorante, che porta il suo nome, presso l’Albereta Relais & Chateaux a Erbusco in Provincia di Brescia. Dal 2003 al 2004 è al Ristorante Moma di Roma, poi si trasferisce a Londra, per due anni, lavora come Chef de Cuisine al Detroit Bar & Restaurant al Covent Garden (distretto di Londra). Torna a Roma nel 2005 per lavorare al Ristorante Tribeca Cafe, e nel Giugno 2006, con Claudio rileva il loro attuale Locale.
Il Ristorante Il Tino, già da fuori, è un locale raccolto e accogliente, si entra in una piccola saletta con due tavoli sulla sinistra, dove spiccano le alte imbottiture rosse dei divanetti lato muro, di fronte il piccolo bancone del bar. Piegando a destra si entra nella seconda saletta, con cinque tavoli, si scende una caratteristica scaletta che ci porta nell’ultima saletta, un poco più grande, rettangolare, con sei tavoli, sulla destra un passaggio che porta alla Cantinetta e alla Cucina. Le luci sono soffuse, alle pareti gli opulenti personaggi delle opere di Fernando Botero (pittore e scultore colombiano), l’arredamento è semplice ma elegante. Bella l’apparecchiatura, spiccano le bianche tovaglie in lino. Per dare il meglio in comfort e qualità, alla clientela, non si superano i ventotto coperti. Il Menù, Antipasti, Paste, Secondi e Dolci sono divisi in “Stagionali”, chiaramente riferiti alle scelte legate al periodo dell’anno, e “Da i nostri ricordi”, piatti scelti tra quelli che hanno avuto maggior riscontro nella storia della loro cucina. In prevalenza Mare, ma i piatti che si possono ordinare sono ben differenziati e coprono una vasta scelta di sapori accuratamente selezionati. Il Menù Degustazione ha sei portate, ma si può creare anche su misura pescando sei scelte dal Menù, ciò che si preferisce. La Carta dei Vini Italiani è straordinaria, una delle più belle che abbia mai visto, non solo per la prestigiosa selezione dei Vini Bianchi e Rossi da tutte le Regioni, degustabili in diversi casi anche al bicchiere, ma per come è fatta. Una piccola enciclopedia sul vino, 150 Pagine, suddivise in Regioni, ognuna delle quali ha le schede illustrative della sua “Ampelografia” (dal Greco ampèlon = vigna e da àmpelos = vite, tralcio), la scienza che individua, denomina e classifica le varietà dei vitigni, con in fondo le informative sulle tipologie di “Vitigni Autoctoni” e “Vitigni Nazionali”. Seguono le pagine con la descrizione di ogni specifico Vitigno, sotto, l’Etichetta del Vino citato, l’anno, il prezzo, la scheda tecnica, la scheda produttore. Che dire, anche il più profano può scegliere tranquillamente un Vino secondo le proprie esigenze, nella consapevolezza di fare la scelta più giusta. La Carta dei Vini Francesi è in preparazione, se queste sono le premesse, sarà sicuramente un altro piccolo capolavoro.
Una cosa mi ha piacevolmente colpito, nella sua semplice comunicatività, sia nella prima pagina del Menù, che in quella della Carta dei Vini, c’è scritto: “Con amore” - Claudio e Daniele.
Eccoci alla degustazione, in tavola il vassoio con l’ottimo pane della Casa :
Focaccia al cipollotto di Tropea,
Grissini ai chiodi di garofano,
Schiacciatina croccante alla paprika,
Panini al latte e semi di sesamo,
Spighette di semola rimacinata,
Panini al latte ai semi di papavero.
Come aperitivo e in accompagnamento all’entrée e al primo antipasto è stata stappata una bottiglia Cabochon Brut 2004 Franciacorta D.O.C.G. (70% Chardonnay, 30% Pinot Nero) dell’Azienda Monte Rossa di Bornato (BS):
- Tartare di tonno con pomodorino confit e melissa;
- Filetto di spatola farcito con pomodoro confit e burrata in salsa al basilico.
In abbinamento, ai piatti successivi, una bottiglia di Latour a Civitella 2007, (100% Grechetto) Civitella D’Agliano I.G.T. dell’Azienda Sergio Mottura di Civitella D’Agliano (VT):
- Medaglione di polpo croccante in crosta di bottarga e aneto, con crema di piselli lievemente aromatizzati al wasabi;
- Capesante ai ferri con cous cous al nero di seppia con coulisse di salsa al coriandolo;
- Agnolotti farciti di peperoni gialli arrosto, bisque di mazzancolle con emulsione di burro della Normandia, menta al bergamotto e panure (pralinato sopra) all’arancio;
- Filetto di ricciola croccante cotta nel sake con emulsione agli asparagi bianchi e melissa;
- Trancettino di tonno in crosta di sale al timo con maionese ai capperi di Pantelleria e cipollotto rosso di Tropea.
Petit Patisserie della Casa: Alchechengi con glassa al cioccolato e mandorle, Meringhe alla vaniglia, Salame al cioccolato con pistacchi, Cantuccini con nocciole.
Molto belle le presentazioni, ottimi i sapori, anche nei molteplici accostamenti. Non ce la faccio più, sono più che sazio, rinuncio al dolce, anche se la degustazione di Rum super invecchiati e pregiati Cioccolati è terribilmente invitante. Per chi arriva più leggero, ci si può sbizzarrire con le Carte dei Dolci, Vini da Dessert, Distillati e Caffè.
La Cucina di Claudio e Daniele si basa su regole e principi chiari, fare il massimo che si può in Casa, usare prodotti del territorio, stagionali e di qualità, innovazione si, “ma con i piedi ben piantati per terra”, e anche, soprattutto, su una Cucina fatta “con amore”.
Ristorante Il Tino
Via dei Lucilii, 17/19 Lido di Ostia (Roma)
Tel. – Fax. 06 5622778
Aperto sempre, giorno di riposo il Lunedì
info@ristoranteiltino.com
http://www.ristoranteiltino.com/
Proprio in Via dei Lucilii, ai numeri civici 17 e 19, c’è un Ristorante che per i suoi molti meriti è d’obbligo visitare : Il Tino.
Questo Locale nasce nel 1965 come Vineria, gestito da due giovani signore, che pur servendo agli avventori solo vino, non disdegnavano il fatto che i loro clienti si portassero da casa il mangiare. Attraverso gli anni, nel 1985, con una successiva gestione, il Locale si affinò, sviluppando anche una cucina propria. Poi tra il 1994 e il 2004 Massimo Salvatori, il titolare di allora, lo trasformò, cambiandogli nome, “Le Bizze del Tino”, e soprattutto i contenuti, vi fu un netto miglioramento della cucina. Di seguito due brevi e non fortunate gestioni, di un anno ciascuna. La svolta arriva nel 2006, e precisamente il 16 Giugno, quando Claudio Bronzi e Daniele Usai rilevano il Locale.
Claudio Bronzi è nato a Roma, il 14 gennaio del 1979, da piccolo ha sempre sognato di fare il pilota, e infatti alle superiori si diploma all’Istituto Tecnico Aeronautico, ma il caso vuole che un cugino, di secondo grado, lo convinca ad andare a lavorare in un Locale ai Parioli (uno dei Quartieri chic di Roma) che ha appena aperto (1998), il Duke’s California Bar & Restaurant. Il Locale è un ambiente giovane e raffinato, una grossa novità nella capitale, ha subito successo. Claudio scopre qui il suo amore per il Vino e la Ristorazione di qualità. La passione lo porta nel 2000 a diplomarsi Sommelier A.I.S. , è molto bravo e lo promuovono Responsabile di Sala, carica che manterrà fino al 2006, quando rileverà Il Tino a Lido di Ostia.
Daniele Usai, nato ad Ostia, classe 1977, anche se si diploma, nel 1996 all’I.T.C. Paolo Toscanelli di Roma, Perito Commerciale, ha nel sangue la Cucina, già mentre studia lavora nelle cucine di alcuni Locali di Ostia, nel 1998 entra come Sous Chef al Duke’s di Roma e vi rimane fino al 2001. Successivamente lavora, un anno per ciascuno, con grandissimi e mitici Chef, pluripremiati, anche con le “ambite” Stelle Michelin, Enrico Derflingher, al Ristorante La Terrazza dell’Eden di Roma, e Gualtiero Marchesi, del Ristorante, che porta il suo nome, presso l’Albereta Relais & Chateaux a Erbusco in Provincia di Brescia. Dal 2003 al 2004 è al Ristorante Moma di Roma, poi si trasferisce a Londra, per due anni, lavora come Chef de Cuisine al Detroit Bar & Restaurant al Covent Garden (distretto di Londra). Torna a Roma nel 2005 per lavorare al Ristorante Tribeca Cafe, e nel Giugno 2006, con Claudio rileva il loro attuale Locale.
Il Ristorante Il Tino, già da fuori, è un locale raccolto e accogliente, si entra in una piccola saletta con due tavoli sulla sinistra, dove spiccano le alte imbottiture rosse dei divanetti lato muro, di fronte il piccolo bancone del bar. Piegando a destra si entra nella seconda saletta, con cinque tavoli, si scende una caratteristica scaletta che ci porta nell’ultima saletta, un poco più grande, rettangolare, con sei tavoli, sulla destra un passaggio che porta alla Cantinetta e alla Cucina. Le luci sono soffuse, alle pareti gli opulenti personaggi delle opere di Fernando Botero (pittore e scultore colombiano), l’arredamento è semplice ma elegante. Bella l’apparecchiatura, spiccano le bianche tovaglie in lino. Per dare il meglio in comfort e qualità, alla clientela, non si superano i ventotto coperti. Il Menù, Antipasti, Paste, Secondi e Dolci sono divisi in “Stagionali”, chiaramente riferiti alle scelte legate al periodo dell’anno, e “Da i nostri ricordi”, piatti scelti tra quelli che hanno avuto maggior riscontro nella storia della loro cucina. In prevalenza Mare, ma i piatti che si possono ordinare sono ben differenziati e coprono una vasta scelta di sapori accuratamente selezionati. Il Menù Degustazione ha sei portate, ma si può creare anche su misura pescando sei scelte dal Menù, ciò che si preferisce. La Carta dei Vini Italiani è straordinaria, una delle più belle che abbia mai visto, non solo per la prestigiosa selezione dei Vini Bianchi e Rossi da tutte le Regioni, degustabili in diversi casi anche al bicchiere, ma per come è fatta. Una piccola enciclopedia sul vino, 150 Pagine, suddivise in Regioni, ognuna delle quali ha le schede illustrative della sua “Ampelografia” (dal Greco ampèlon = vigna e da àmpelos = vite, tralcio), la scienza che individua, denomina e classifica le varietà dei vitigni, con in fondo le informative sulle tipologie di “Vitigni Autoctoni” e “Vitigni Nazionali”. Seguono le pagine con la descrizione di ogni specifico Vitigno, sotto, l’Etichetta del Vino citato, l’anno, il prezzo, la scheda tecnica, la scheda produttore. Che dire, anche il più profano può scegliere tranquillamente un Vino secondo le proprie esigenze, nella consapevolezza di fare la scelta più giusta. La Carta dei Vini Francesi è in preparazione, se queste sono le premesse, sarà sicuramente un altro piccolo capolavoro.
Una cosa mi ha piacevolmente colpito, nella sua semplice comunicatività, sia nella prima pagina del Menù, che in quella della Carta dei Vini, c’è scritto: “Con amore” - Claudio e Daniele.
Eccoci alla degustazione, in tavola il vassoio con l’ottimo pane della Casa :
Focaccia al cipollotto di Tropea,
Grissini ai chiodi di garofano,
Schiacciatina croccante alla paprika,
Panini al latte e semi di sesamo,
Spighette di semola rimacinata,
Panini al latte ai semi di papavero.
Come aperitivo e in accompagnamento all’entrée e al primo antipasto è stata stappata una bottiglia Cabochon Brut 2004 Franciacorta D.O.C.G. (70% Chardonnay, 30% Pinot Nero) dell’Azienda Monte Rossa di Bornato (BS):
- Tartare di tonno con pomodorino confit e melissa;
- Filetto di spatola farcito con pomodoro confit e burrata in salsa al basilico.
In abbinamento, ai piatti successivi, una bottiglia di Latour a Civitella 2007, (100% Grechetto) Civitella D’Agliano I.G.T. dell’Azienda Sergio Mottura di Civitella D’Agliano (VT):
- Medaglione di polpo croccante in crosta di bottarga e aneto, con crema di piselli lievemente aromatizzati al wasabi;
- Capesante ai ferri con cous cous al nero di seppia con coulisse di salsa al coriandolo;
- Agnolotti farciti di peperoni gialli arrosto, bisque di mazzancolle con emulsione di burro della Normandia, menta al bergamotto e panure (pralinato sopra) all’arancio;
- Filetto di ricciola croccante cotta nel sake con emulsione agli asparagi bianchi e melissa;
- Trancettino di tonno in crosta di sale al timo con maionese ai capperi di Pantelleria e cipollotto rosso di Tropea.
Petit Patisserie della Casa: Alchechengi con glassa al cioccolato e mandorle, Meringhe alla vaniglia, Salame al cioccolato con pistacchi, Cantuccini con nocciole.
Molto belle le presentazioni, ottimi i sapori, anche nei molteplici accostamenti. Non ce la faccio più, sono più che sazio, rinuncio al dolce, anche se la degustazione di Rum super invecchiati e pregiati Cioccolati è terribilmente invitante. Per chi arriva più leggero, ci si può sbizzarrire con le Carte dei Dolci, Vini da Dessert, Distillati e Caffè.
La Cucina di Claudio e Daniele si basa su regole e principi chiari, fare il massimo che si può in Casa, usare prodotti del territorio, stagionali e di qualità, innovazione si, “ma con i piedi ben piantati per terra”, e anche, soprattutto, su una Cucina fatta “con amore”.
Ristorante Il Tino
Via dei Lucilii, 17/19 Lido di Ostia (Roma)
Tel. – Fax. 06 5622778
Aperto sempre, giorno di riposo il Lunedì
info@ristoranteiltino.com
http://www.ristoranteiltino.com/
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